Appartengo ad una generazione cresciuta a pane, nutella e John Wayne.
Non posso quindi non sentirmi partecipe, ogni 4 luglio, alla Festa dell’Indipendenza che ha tutte quelle caratteristiche gioiose, sentimentali e virtuose, che mi piacerebbe ritrovare in una analoga festa in Italia.
Gli Stati Uniti nacquero con una ribellione alla lontana autorità del Re d’Inghilterra che, tramite un parlamento nel quale i Coloni non avevano rappresentanti, imponeva odiosi balzelli.
I fatti accaddero 231 anni fa, ma sembra di rivivere l’oggi dell’Italia, dove una sinistra che in modo assai dubbio ha ottenuto una risicata maggioranza in parlamento, ha cominciato imponendo subito una tassazione che grida vendetta e penalizzando le categorie produttive per incassare soldi destinati alle proprie clientele.
Il 4 luglio rappresenta la ricorrenza dell’unica rivoluzione riuscita e compiuta senza degenerazioni.
E lo dimostra anche l’affetto con il quale gli Americani pensano e si rapportano alla monarchia britannica.
La stessa Presidenza, per alcuni “imperiale”, può essere considerata una rielaborazione in chiava repubblicana del concetto di monarchia, costituzionale e, dopo Truman, quindi in tempi recenti, a termine.
Un “Re” eletto dal Popolo e che è destinato a regnare al massimo per 8 anni.
E se lo spazio è “l’ultima frontiera”, come recita il fortunato incipit di una pluridecennale serie televisiva di fantascienza da poco terminata, gli Stati Uniti continuano ad essere quel “Grande Paese” che ha fatto galoppare la nostra fantasia da adolescenti e che ci rassicura, oggi, davanti alle aggressioni del terrorismo, del nichilismo e della barbarie.
Gli Stati Uniti sono legittimamente gli eredi di Roma e di Londra, dei due grandi Imperi che hanno marcato a fuoco ed indelebilmente il progresso civile dell’Umanità, anche di chi, oggi, cerca di distruggere quella stessa civiltà.
Ricordiamo come, ad ogni disastro naturale, i paesi colpiti si volgano a Washington in attesa di quegli aiuti che, immancabilmente, arrivano, nonostante le ormai reiterate ingratitudini.
Gli Stati Uniti ancora oggi rappresentano la nostra infanzia e il nostro futuro.
E non si vede chi possa tenere alto il testimone della Civiltà in un mondo in cui il barbaro preme nuovamente alle nostre porte.
Ricordiamo quindi anche noi il 4 luglio, come una data fondamentale anche per la nostra Libertà.
Non posso quindi non sentirmi partecipe, ogni 4 luglio, alla Festa dell’Indipendenza che ha tutte quelle caratteristiche gioiose, sentimentali e virtuose, che mi piacerebbe ritrovare in una analoga festa in Italia.
Gli Stati Uniti nacquero con una ribellione alla lontana autorità del Re d’Inghilterra che, tramite un parlamento nel quale i Coloni non avevano rappresentanti, imponeva odiosi balzelli.
I fatti accaddero 231 anni fa, ma sembra di rivivere l’oggi dell’Italia, dove una sinistra che in modo assai dubbio ha ottenuto una risicata maggioranza in parlamento, ha cominciato imponendo subito una tassazione che grida vendetta e penalizzando le categorie produttive per incassare soldi destinati alle proprie clientele.
Il 4 luglio rappresenta la ricorrenza dell’unica rivoluzione riuscita e compiuta senza degenerazioni.
E lo dimostra anche l’affetto con il quale gli Americani pensano e si rapportano alla monarchia britannica.
La stessa Presidenza, per alcuni “imperiale”, può essere considerata una rielaborazione in chiava repubblicana del concetto di monarchia, costituzionale e, dopo Truman, quindi in tempi recenti, a termine.
Un “Re” eletto dal Popolo e che è destinato a regnare al massimo per 8 anni.
E se lo spazio è “l’ultima frontiera”, come recita il fortunato incipit di una pluridecennale serie televisiva di fantascienza da poco terminata, gli Stati Uniti continuano ad essere quel “Grande Paese” che ha fatto galoppare la nostra fantasia da adolescenti e che ci rassicura, oggi, davanti alle aggressioni del terrorismo, del nichilismo e della barbarie.
Gli Stati Uniti sono legittimamente gli eredi di Roma e di Londra, dei due grandi Imperi che hanno marcato a fuoco ed indelebilmente il progresso civile dell’Umanità, anche di chi, oggi, cerca di distruggere quella stessa civiltà.
Ricordiamo come, ad ogni disastro naturale, i paesi colpiti si volgano a Washington in attesa di quegli aiuti che, immancabilmente, arrivano, nonostante le ormai reiterate ingratitudini.
Gli Stati Uniti ancora oggi rappresentano la nostra infanzia e il nostro futuro.
E non si vede chi possa tenere alto il testimone della Civiltà in un mondo in cui il barbaro preme nuovamente alle nostre porte.
Ricordiamo quindi anche noi il 4 luglio, come una data fondamentale anche per la nostra Libertà.
8 commenti:
Massimo, anch'io sogno per l'Italia un Independance day all'americana. E invece ci dobbiamo accontentare del solito 25 aprile con tutti i nessi e connessi e le solite bandiere rosse.
Bellissimo post Massimo.
Lo sottoscrivo. Anche con una punta do orgoglio visto che "noi" il rispetto e l'ammirazione per il Grande Paese non l'abbiamo a corrente alternata o, peggio, per personali tornaconti.
Ciao
Io so' cresciuto a pane, porchetta e Alberto Sordi. Al massimo arrivo a Kansansiti...
:)
Bellissimo post su cui concordo al 1000 per 1000. Azzecata il confronto con la situazione della nostra povera italia odierna dove il povero cittadino è super tassato con una pseudo rappresentazna politica.
Vorrei ricordare che nel bene e nel male gli Stati Uniti sono la democrazia più vecchia al mondo e da sempre sono sempre stati un faro per quanto riguarda le libertà individuali (magari i vari sinistroidi lobotomizzati non saranno d'accordo) questo si evince dal fatto che da sempre la gente cerca di scappare da regimi comunisti illeberali (tipo la Cuba tanto amata da Diliberto) verso gli Stati Uniti e non il contrario.
God bless America
Nessie. Sicuramente tra le tante date e ricorrenze, il 25 aprile è una delel meno indicate per poter essere Festa Nazionale, visto che è ricorrenza che divide e non unisce.
Monica. Esattamente. Tra le poche certezze, per me c'è sempre stata l'ammirazione per gli Stati Uniti.
Simone. Il pane è in comune :-)
Countrygirl. Diliberto se ne guarda bene dallo scappare a Cuba. Persino Berlinguer capì che poteva parlare di "eurocomunismo" solo perchè al riparo dell'ombrello missilistico Americano ...
Cari esportatori di democrazia, vi propongo un semplice quiz a proposito delle libertà individuali e del trionfo della Civiltà: in che paese del mondo un diciassettene è stato condannato a 10 anni di reclusione per essere stato sorpreso mentre si faceva praticare del sesso orale da una ragazza minorenne consenziente?
A.Georgia, Stati Uniti d'America
B.Iraq
C.Cina
D.Afghanistan
Chi indovina è la democrazia più antica del mondo (visto che come noto ad Atene vigeva una dittatura comunista).
Ho letto la dichiarazione di indipendenza e i nomi che la hanno firmata.
Mi sono commosso...
Certo che per mettere in una lista gli Stati Uniti con due paesi appena avviati, grazie a loro, alla democrazia e la più grande tirannia presente oggi sulla terra, ci vuole una notevole dose di trinarciutismo.
Senza considerare che la democrazia ateniese oggi, probabilmente, con tutte le "categorie" escluse dalla partecipazione al voto, verrebbe bollata, come Fascista, omofoba, misogina, schiavista ...
Quanto al caso specifico, probabilmente spulciato da chi guarda il granello di polvere nell'occhio altrui senza vedere la trave nel proprio, è tutto da approfondire con circostanze, reazioni, resistenze, denunce, precedenti e comportamenti reali ...
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