Come già accadde nel Molise nel 2001, Berlusconi, a pochi mesi dalla vittoria alle politiche, riconquista una regione, scossa da scandali e inquisiti eccellenti.
L’Abruzzo del dopo Del Turco è tornato al Cavaliere, con un fortissimo segnale di disperata sfiducia nel rito elettorale rappresentato dal 48% di astensioni.
Ma le astensioni colpiscono ormai tutti e anche il non voto è una scelta legittima.
Tra il 52% dei votanti ha prevalso Berlusconi che, nonostante la crisi finanziaria, nonostante le retromarce sulla scuola, la giustizia e sulla sicurezza, nonostante il pacco tirato agli italiani con l’Alitalia, nonostante la campagna infamante orchestrata dagli avversari persino su Sky, continua ad essere ritenuto l’unico che possa reggere il timone del governo.
Una durissima lezione subisce il pci/pds/ds/pd di Veltroni che ora è, oggettivamente, più debole sia all’interno che all’esterno e che, con una freudiana dichiarazione, afferma di “voler fare molto di più per il pd”: più di quel che ha già fatto ?
Il pendolo veltroniano, che oscilla tra opposizione durissima alla Di Pietro e inciucio, ha dato i suoi frutti: Berlusconi ha vinto di nuovo, mentre i “duri e puri” si sono rifugiati tra le braccia di Di Pietro che, c’è da scommetterci, pensa di avere trovato il filone giusto e rincarerà la dose, mostrandosi ancor più sfascista di quanto è stato fino ad oggi.
L’Udc ha miseramente raggiunto un inutile 5% e La Destra dopo aver costretto all’uscita Daniela Santanchè ha perso la metà dei voti che aveva avuto ad aprile.
Storace dopo il voto di aprile ha sbagliato praticamente tutto.
Ha votato Alemanno a Roma senza alcun apparentamento.
Ha lasciato che la Santanchè fosse quotidianamente aggredita nel suo blog.
Ha spostato il centro di interesse del partito verso una politica romanocentrica e meridionalista, puntando su personaggi che, forse, possono riuscire nelle borgate, non certo come leaders nazionali.
Il risultato è una Destra ancora più frammentata e dispersa che porrà molti dubbi sulle scelte elettorali del prossimo anno a chi, come me, esclude di poter votare per un partito “di centro, moderato e liberale”, nonostante Berlusconi, vista la presenza così massiccia e così in rilievo di socialisti e di personaggi ai quali non possibile dare una collocazione e che diventano, ogni giorno di più, dichiarazione dopo dichiarazione, sempre meno presentabili, credibili e affidabili come il signor Gianfranco Fini che oggi se ne è uscito con un’altra delle sue, questa volta contro la Chiesa.
C’è solo da augurare lunga vita (politica e non) a Silvio Berlusconi, perché, veramente, dopo di lui – nonostante i suoi errori - il diluvio.
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L’Abruzzo del dopo Del Turco è tornato al Cavaliere, con un fortissimo segnale di disperata sfiducia nel rito elettorale rappresentato dal 48% di astensioni.
Ma le astensioni colpiscono ormai tutti e anche il non voto è una scelta legittima.
Tra il 52% dei votanti ha prevalso Berlusconi che, nonostante la crisi finanziaria, nonostante le retromarce sulla scuola, la giustizia e sulla sicurezza, nonostante il pacco tirato agli italiani con l’Alitalia, nonostante la campagna infamante orchestrata dagli avversari persino su Sky, continua ad essere ritenuto l’unico che possa reggere il timone del governo.
Una durissima lezione subisce il pci/pds/ds/pd di Veltroni che ora è, oggettivamente, più debole sia all’interno che all’esterno e che, con una freudiana dichiarazione, afferma di “voler fare molto di più per il pd”: più di quel che ha già fatto ?
Il pendolo veltroniano, che oscilla tra opposizione durissima alla Di Pietro e inciucio, ha dato i suoi frutti: Berlusconi ha vinto di nuovo, mentre i “duri e puri” si sono rifugiati tra le braccia di Di Pietro che, c’è da scommetterci, pensa di avere trovato il filone giusto e rincarerà la dose, mostrandosi ancor più sfascista di quanto è stato fino ad oggi.
L’Udc ha miseramente raggiunto un inutile 5% e La Destra dopo aver costretto all’uscita Daniela Santanchè ha perso la metà dei voti che aveva avuto ad aprile.
Storace dopo il voto di aprile ha sbagliato praticamente tutto.
Ha votato Alemanno a Roma senza alcun apparentamento.
Ha lasciato che la Santanchè fosse quotidianamente aggredita nel suo blog.
Ha spostato il centro di interesse del partito verso una politica romanocentrica e meridionalista, puntando su personaggi che, forse, possono riuscire nelle borgate, non certo come leaders nazionali.
Il risultato è una Destra ancora più frammentata e dispersa che porrà molti dubbi sulle scelte elettorali del prossimo anno a chi, come me, esclude di poter votare per un partito “di centro, moderato e liberale”, nonostante Berlusconi, vista la presenza così massiccia e così in rilievo di socialisti e di personaggi ai quali non possibile dare una collocazione e che diventano, ogni giorno di più, dichiarazione dopo dichiarazione, sempre meno presentabili, credibili e affidabili come il signor Gianfranco Fini che oggi se ne è uscito con un’altra delle sue, questa volta contro la Chiesa.
C’è solo da augurare lunga vita (politica e non) a Silvio Berlusconi, perché, veramente, dopo di lui – nonostante i suoi errori - il diluvio.
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1 commento:
"Zampognaro" è un mio "copyright":-) che calza benissimo a Di PIetro e ad altri ciaramellari degli Abruzzi.
Le frasi di Fini oggi contro la Chiesa sono a dir poco invereconde. Si vede che GianFuffa ha già in mente qualche altra carriera dopo lo scranno di Presidente della Camera. E' la fine di AN, a mio avviso.
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