Meno di 24 ore e termineranno i due mandati presidenziali di George W. Bush.
Un Presidente e una Presidenza oggi sotto il tiro dei “politicamente corretti”, la cui fine fa tirare un sospirone di sollievo a comunisti e islamici.
Ed è quel sospiro di sollievo che ne attesta la bontà.
Ma è stata anche la presidenza dalla quale mi sento rappresentato più e meglio di tutte quelle che l’hanno preceduta e che ho potuto “conoscere”.
Più di quella di Nixon e Ford, che pure ha restituito un progetto serio agli Stati Uniti dopo la sbornia kennedyana e la “grande società” johnsoniana, ma che ha, come macchia indelebile, l’aver abbandonato il Vietnam del Sud senza combattere un nemico ormai allo stremo delle forze e costretto alla pace anche dai bombardamenti del 1971-1972 ordinati con coraggio dal Presidente Nixon.
Più di quella di Reagan e di Bush padre, nonostante il primo abbia fatto rinascere gli Stati Uniti, liberandoli dalla sindrome del Vietnam e risollevandoli dopo la disastrosa, dolente presidenza Carter.
Reagan ha fatto tanto a livello psicologico, ma le sue azioni si sono limitate al giardino di casa, mentre Bush padre non ha avuto il coraggio di affondare l’azione militare nel 1992, arrivando a Bagdad e destituendo Saddam, lasciando tale fardello sulle spalle del figlio.
La presidenza di George W. Bush, invece, ha saputo riprendere un progetto globale di società e, anche costretto dall’aggressione musulmana dell’11 settembre, restituito dignità ad un mondo occidentale sin troppo remissivo e sulla difensiva, diciamo anche alquanto codardo.
Il Presidente George W. Bush ha dimostrato che, se lo si vuole, l’Occidente ha ancora in se stesso le doti imperiali che hanno fatto grandi prima Roma e poi Londra.
Il Presidente George W. Bush non è rimasto annichilito dall’odiosa dichiarazione di guerra dell’11 settembre, ma ha mandato le truppe a stanare ed abbattere i terroristi, ovunque nel mondo.
Purtroppo il suo è stato uno sforzo non compreso se non da pochi: Blair, Howard e più timidamente, solo sotto alcuni aspetti, Aznar, Berlusconi e Koizumi.
Ma anche in questo dobbiamo rendere grazie al Presidente George W. Bush che ha messo a nudo la pusillanimità di una certa europa (quella franco tedesca, tanto per essere chiari) ormai inquinata da un multiculturalismo che ne ha ammazzato la volontà di agire sulla scena internazionale nel nome di Radici e per Valori e Principi fondati su una Tradizione di Civiltà, la nostra Civiltà, quella che ha reso possibile il maggior benessere al maggior numero di persone mai raggiunte.
Così sappiamo che il primo nemico che dobbiamo sconfiggere è in mezzo a noi, è il nemico interno, che ha sostenuto le ragioni del nemico esterno, contro la nostra stessa sicurezza e il nostro stesso interesse.
Il Presidente George W. Bush ci ha indicato la strada da seguire se vogliamo ancora essere protagonisti nel mondo futuro, senza abdicare al primato, nostro da secoli e ridurci ad essere comparse dove i protagonisti sono altri.
A 62 anni il Presidente George W. Bush avrà ancora la possibilità di dare il suo contributo, cominciando con il restituire voglia di combattere al partito Repubblicano che non può certo adeguarsi su un McCain troppo bipartisan ma, viceversa, dovrà prepararsi alle prossime sfide.
Nel 2012 il Presidente George W. Bush potrebbe in teoria ripresentarsi, cercando di ripetere l’impresa compiuta dal solo Grover Cleveland (22° e 24° presidente) a fine ottocento, ma quel che importa è che torni un altro Bush, di nome o di fatto, alla Casa Bianca.
Questi 8 anni che hanno dimostrato che l’Occidente può, se lo vuole, continuare a primeggiare anche nel futuro.
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Un Presidente e una Presidenza oggi sotto il tiro dei “politicamente corretti”, la cui fine fa tirare un sospirone di sollievo a comunisti e islamici.
Ed è quel sospiro di sollievo che ne attesta la bontà.
Ma è stata anche la presidenza dalla quale mi sento rappresentato più e meglio di tutte quelle che l’hanno preceduta e che ho potuto “conoscere”.
Più di quella di Nixon e Ford, che pure ha restituito un progetto serio agli Stati Uniti dopo la sbornia kennedyana e la “grande società” johnsoniana, ma che ha, come macchia indelebile, l’aver abbandonato il Vietnam del Sud senza combattere un nemico ormai allo stremo delle forze e costretto alla pace anche dai bombardamenti del 1971-1972 ordinati con coraggio dal Presidente Nixon.
Più di quella di Reagan e di Bush padre, nonostante il primo abbia fatto rinascere gli Stati Uniti, liberandoli dalla sindrome del Vietnam e risollevandoli dopo la disastrosa, dolente presidenza Carter.
Reagan ha fatto tanto a livello psicologico, ma le sue azioni si sono limitate al giardino di casa, mentre Bush padre non ha avuto il coraggio di affondare l’azione militare nel 1992, arrivando a Bagdad e destituendo Saddam, lasciando tale fardello sulle spalle del figlio.
La presidenza di George W. Bush, invece, ha saputo riprendere un progetto globale di società e, anche costretto dall’aggressione musulmana dell’11 settembre, restituito dignità ad un mondo occidentale sin troppo remissivo e sulla difensiva, diciamo anche alquanto codardo.
Il Presidente George W. Bush ha dimostrato che, se lo si vuole, l’Occidente ha ancora in se stesso le doti imperiali che hanno fatto grandi prima Roma e poi Londra.
Il Presidente George W. Bush non è rimasto annichilito dall’odiosa dichiarazione di guerra dell’11 settembre, ma ha mandato le truppe a stanare ed abbattere i terroristi, ovunque nel mondo.
Purtroppo il suo è stato uno sforzo non compreso se non da pochi: Blair, Howard e più timidamente, solo sotto alcuni aspetti, Aznar, Berlusconi e Koizumi.
Ma anche in questo dobbiamo rendere grazie al Presidente George W. Bush che ha messo a nudo la pusillanimità di una certa europa (quella franco tedesca, tanto per essere chiari) ormai inquinata da un multiculturalismo che ne ha ammazzato la volontà di agire sulla scena internazionale nel nome di Radici e per Valori e Principi fondati su una Tradizione di Civiltà, la nostra Civiltà, quella che ha reso possibile il maggior benessere al maggior numero di persone mai raggiunte.
Così sappiamo che il primo nemico che dobbiamo sconfiggere è in mezzo a noi, è il nemico interno, che ha sostenuto le ragioni del nemico esterno, contro la nostra stessa sicurezza e il nostro stesso interesse.
Il Presidente George W. Bush ci ha indicato la strada da seguire se vogliamo ancora essere protagonisti nel mondo futuro, senza abdicare al primato, nostro da secoli e ridurci ad essere comparse dove i protagonisti sono altri.
A 62 anni il Presidente George W. Bush avrà ancora la possibilità di dare il suo contributo, cominciando con il restituire voglia di combattere al partito Repubblicano che non può certo adeguarsi su un McCain troppo bipartisan ma, viceversa, dovrà prepararsi alle prossime sfide.
Nel 2012 il Presidente George W. Bush potrebbe in teoria ripresentarsi, cercando di ripetere l’impresa compiuta dal solo Grover Cleveland (22° e 24° presidente) a fine ottocento, ma quel che importa è che torni un altro Bush, di nome o di fatto, alla Casa Bianca.
Questi 8 anni che hanno dimostrato che l’Occidente può, se lo vuole, continuare a primeggiare anche nel futuro.
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3 commenti:
Caro Max aspettati sorprese.... magari sarà un "bush" abbronzato.... hai letto di come ha risposto a quel topastro di chavez? non è detto che finiti i discorsi non si metta di impegno a LUCIDARE gli USA. io non ho pregiudizi: se farà il GATTO e prenderà i topi, anche con le ughie, sarà un buon presidente.
vediamo. Saluti!
Cari amici
Vi scrivo con piacere per segnalarvi l'uscita di un mio libro, "39 biglietti di sola andata", che tratta di una strage , l'ennesima, fatta dai partigiani comunisti, in provincia di Savona.
Vi invio una mia recensione con intervista, apparsa su IL GIORNALE, Genova, e la copertina se qualcuno dei Vostri iscritti avesse intenzione di acquistarlo dovrebbe ordinarlo via mail a robertonicolick50@alice.it, lo posso inviare a mezzo contrassegno al modico prezzo di 12 euro piu' le spese postali.
Roberto Nicolick
Il titolo del libro “39 biglietti di sola andata” ha un motivo preciso d’essere ?
Si, 39 sono i prigionieri giustiziati in modo arbitrario e sommario dai partigiani comunisti nel maggio del 45, a guerra finita, solo per vendetta . Sola andata, indica che fu un viaggio su un autobus , a senso unico senza speranza, verso la morte
Si e’ ispirato ad un fatto realmente accaduto ?
Certamente, la strage accadde per davvero, i cadaveri vennero tutti ritrovati e seppelliti dopo presso il cimitero di Altare, detto delle Croci Bianche, dove riposano tuttora, accanto a tombe di Partigiani, finalmente in pace, senza odio e rancori.
Chi sono i protagonisti della vicenda ?
Le vittime, tutti uomini dai 17 ai 60 anni compiuti, i loro fucilatori, esponenti della cosiddetta polizia partigiana comunista, le donne del convoglio repubblichino, che vennero stuprate nell’Alessandrino e un certo numero di persone che assistettero alle violenze e alla strage.
Nel libro vi sono anche delle foto
Infatti, foto recenti e d’epoca per meglio inquadrare e descrivere i luoghi dove si snoda la vicenda. Foto molto belle e suggestive, alcune assolutamente inedite.
In sintesi, ci racconti la vicenda, oggetto del suo scritto
Al crollo della Repubblica Sociale Italiana, aprile 1945, si formarono delle colonne in fuga dalle principali citta’ del Nord.
Una di queste partita da Savona, riesce ad arrivare tra mille difficolta’ a Valenza Po, dove le formazioni partigiane locali la intercettano e ne arrestano i componenti. Le donne subirono violenza sessuale, tutti furono derubati dei valori personali.
Quindi vennero imprigionati presso il carcere di Alessandria. Dove arrivarono i partigiani savonesi a prelevarli, con un autobus, da Alessandria , attraversando l’Acquese, raggiunsero Cairo, lasciando una scia di sangue di esecuzioni sommarie, A Cadibona , dopo un pestaggio violentissimo, si concluse la vicenda con la fucilazione in massa di 37 persone. Le donne furono risparmiate.
Per scrivere questo paperback dove ha raccolto i dati e le notizie ?
Dai giornali dell’epoca, dall’Archivio di Stato ma principalmente da testimonianze di persone che assistettero personalmente al fatto, e da persone che scamparono alla morte. A tutt’oggi queste soffrono di incubi per questa vicenda terribile.
Altri hanno ancora adesso paura, e non hanno voluto comparire, infatti non sono stati nominati, come pure gli assassini, che ho citato solo con le iniziali, per il cosiddetto diritto d’oblio
Gli assassini ?
Tutti personaggi noti e riconosciuti, protestarono la loro innocenza in tribunale, nel corso del processo che ebbe luogo successivamente. Alcuni furono condannati ma….amnistiati e tre di loro faranno anche carriera politica.
Comunque vissero tutti felici e contenti, la solita vergogna.
Perche’, Nicolick, ha scritto questo libro…scomodo ?
Sin da piccolo ero incuriosito dalla strage, se ne parlava a mezza bocca, senza dare fastidio agli assassini che viaggiavano onorati e rispettati.
Era in corso un meccanismo di rimozione di un fatto vergognoso. Tuttora attivo , e penso che i morti, di qualsiasi fazione, esercito, cultura o bandiera debbano essere ricordati e rispettati senza alcun tipo di strumentalizzazione politica. Questo in ultima analisi e’ il principale motivo, per riflettere sull’odio politico e sulla intolleranza di certi integralisti.
Inoltre parlare di una strage compiuta da Partigiani comunisti e’ come infrangere un tabù…
Forse questo libro e’ scomodo per due tipi di persone : per me che sto cominciando a ricevere delle minacce e per chi mi invia le minacce, perche’ e’ obbligato a guardarsi dentro…
Le’ e’ uno storico ?
No, sono una persona curiosa che vuole guardare dentro e dietro alle cose, che vuole capire, senza grandi strumenti culturali, senza atteggiamenti da secchione, e soprattutto voglio raccontare agli altri, non in modo ermetico o criptico, come accaddero certe cose, terribili e cruente, come quella in oggetto…
Caro Gabbiano, temo che le brutte sorprese le avrai tu, anche perchè Obama non appartiene alla consecutio culturale che ha, finora, avuto in America presidenti provenienti da immigrati europei e, quindi, appartenenti e con nel sangue la nostra civiltà.
La storia dei genitori di Obama è emblematica e se fino a Bush i presidentidetenevano un richiamo ancestrale all'europa, cioè a Roma, adesso il richiamo ancestrale è africano, cioè una civiltà a noi estranea e che non ha brillato per particolari contributi al progresso dell'Umanità.
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