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25 gennaio 2007

Il grande limite di una democrazia

Il discorso sullo stato dell’Unione del Presidente George W. Bush, mi induce a introdurre una riflessione su quello che, da tempo, mi sembra essere il grande limite di una democrazia: il frazionamento del potere decisionale.
A mio avviso la Presidenza Bush è una delle migliori che abbiamo avuto, seconda, per limitarci al XX e XXI secolo, solo a quelle di Nixon e Reagan.
Il Presidente Bush si è trovato ad affrontare una situazione internazionale che il suo predecessore, impegnato a “giocare al dottore”, aveva lasciato marcire e a neanche un anno dall’insediamento ha dovuto reagire al primo attacco portato con successo contro gli Stati Uniti.
Ed ha reagito bene.
Ha mostrato come gli Stati Uniti avessero volontà e possibilità di colpire, duramente, chi li attaccava.
Questo suo atteggiamento è stato premiato nelle due successive circostanze elettorali: il medio termine del 2002 e le presidenziali del 2004.
Nel medio termine del 2006, però, qualcosa si è incrinato e, causa anche uno scandalo omosessuale che non dovrebbe esistere in un partito di Destra, il Presidente Bush si trova oggi a dover limare la sua azione per colpa di un Congresso a maggioranza democratica.
Questo è un grave limite al dispiegamento di una strategia vittoriosa e un oggettivo vantaggio per i nemici degli Stati Uniti.
Il dover dividere il potere decisionale, il dover pensare a soluzioni condivise, di compromesso, con persone che hanno altre idee, toglie inevitabilmente gran parte dell’efficacia di una azione politica.
Lo vediamo anche in Italia, quando, ogni anno, elezioni anche parziali fanno rialzare la testa, all’interno di entrambe le coalizioni, a questo o a quello, con la pretesa di “contare” di più, di cambiare linea, strategia e presentando inevitabilmente il conto, il tutto con un pesante rallentamento dell’azione politica di governo.
Soprattutto nel mondo contemporaneo, invece, si dovrebbe spostare l’attenzione dal momento assemblearistico a quello decisionista, magari con l’affidamento di un centro di potere stabile e senza quei condizionamenti che derivano da una frequenza annuale di elezioni o dalla possibilità di legiferare sugli stessi temi, magari usando veti.
Nella Roma antica c’era il Dittatore, al quale venivano affidati poteri straordinari in tempi straordinari.
Famoso è rimasto nei libri di storia Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore, che riuscì a risollevare le sorti di Roma nonostante le terribili sconfitte e perdite inflitte da Annibale.
Oggi affrontiamo la minaccia del terrorismo islamico che, come portata, è distruttiva come lo era Annibale per Roma.
Forse sarebbe da rivedere il meccanismo, troppo assemblearista, della democrazia (o siamo già in una oclocrazia ?).

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7 commenti:

Otimaster ha detto...

Peccato che per realizzare certe cose è necesario avere a disposizione un Quinto Fabio Massimo e non ne vedo nessuno in giro per l'Italia, forse nel mondo ma in quest momento mi interesso solo al nostro paesello ; )

Anonimo ha detto...

Il dittatore / monarca a trasmissione ereditaria è sicuramente migliore della democrazia. Ma la soluzione migliore è una società basata sul rispetto della proprietà privata. Se leggi "Democrazia il dio che ha fallito" di Hoppe (ed. Liberilibri), parla proprio di questi problemi. Li affronta da un punto di vista più ampio che le decisioni strettamente legate alla pubblica sicurezza, ma il concetto è chiaro

Anonimo ha detto...

Magari Bush avesse preso esempio dal cunctator! Se fosse andato un po' meno a caccia e un po' di più in biblioteca...
Concordo su Clinton. Ovviamente.
Non su Bush. Gli scandali omosessuali non spingono a votare un "destro" a sinistra. Magari ci si spinge più a dx dal tuo amico P.J. Buchanan.
Il problema degli elefantin è uscire indenni dalla Guerra Irachena, sin qui mal progettata e mal condotta grazie all'ignoranza neoconseravatrice, con l'aiuto di una maggioranza irresponsabile come quella degli asinelli.
Cmq la teoria economice e sociale ha messo in rilievo da anni che il costo della democrazia è maggiore del costo (economico e sociale) della dittatura.
Ma l'efficienza non è l'unica variabile da prendere in considerazione...
PS: non sono morto, sono solo incasinato perso.

Massimo ha detto...

CRedo che il problema delel democrazia sia proprio quello di una base troppo larga nel momento decisionale.
Sicuramente sono personalmente contrario alla ereditarietà, anzi lo metterei come divieto.
Penso piuttosto ad un sistema di elezione per un mandato lungo che attribuisca poteri non opponibili da altri al Presidente.
Il Parlamento dovrebbe avere la potestà di revocarlo ocn una maggioranza qualificata (un 3/4 ad esempio, e avere potestà legislativa su temi secondari (ad esempio sul codice della strada).
Master, perchè dici che non c'è un Quinto Fabio in Italia ?
Il suo nome è Silvio, Silvio Berlusconi :-)

Massimo ha detto...

Simone, il tuo commento mi è arrivato dopo che avevo scritto il mio ...
Un po' incasinati lo siamo tutti, è l'epoca che viviamo ...
Conosco la tua posizione su Bush e tu conosci la mia, quindi inutile insistere, invece sul voto causa omo.
QUando c'è una alternativa secca, devo dirti in tutta sincerità che se il Centro Destra presentasse nel mio collegio un omosessuale non lo voterei e, non avendo altra possibilità, me ne starei a casa.
Potrei anche scegliere un candidato minore senza alcuna possibilità di vittoria: ma sarebbe solo tempo perso.
Quello che, però, credo abbia maggiormente alienato l'appoggio delal Destra TeoCon negli Stati Uniti è l'aver cercato di coprire lo scandalo omo da parte dei maggiorenti repubblicani, dando l'impressione che altri candidati omo si nascondessero tra le file dei Repubblicani.
Allora, nel dubbio ... e quello ha fatto la differenza (in fondo i democratici hanno vinto di un soffio e per un solo senatore ... così come il margine è minimo in molti collegi della camera dei rappresentanti ...)

Bisquì ha detto...

Unica responsabilità del presidente, in riferimento all'Iraq, è stata quella di aver scoltato dei politici invece dei militari (quelli veri).
Un militare quando interviene lo fa e lo deve fare con tutto il peso della propria potenza.
Ma anche questa è una colpa della democrazia, si diventa timidi per paura dell'opinione pubblica, con l'unica conseguenza di far diventare altrettanto cittadini e militari.

Anonimo ha detto...

veramente, il limite di una democrazia rispetto ad una dittatura è il seguente:
Un dittatore considera la nazione come "sua" personale proprietà privata. Per tale ragione la sfrutta, ma senza intaccarne il capitale, (sostanzialmente ne usa solo il reddito prodotto). Viceversa i governanti democratici, non "possiedono" la nazione, ne hanno solo in gestione l'usufrutto per i 5 anni di legislatura. Questo implica che siano interessati a massimizzarne l'usufrutto in questi 5 anni, anche a scapito del capitale totale. Tanto, non essendo loro proprietà, a loro interessa solo quanto ci hanno guadagnato dopo 5 anni. Il resto è affare dei proprietari. Cioè i cittadini. Ma i cittadini hanno solo la possibilità di nominare un governante pro tempore differente, il quale sarà egualmente interessato a massimizzare l'usufrutto a discapito del capitale totale. In sostanza, non si esce dal circolo vizioso.
Inoltre, mediante la democrazia, sono più difficili le rivolte, perchè si riesce a mascherare una chiara responsabilità dei danni, facendo ricadere i problemi a gestioni precedenti quelle attuali.