Tommaso Padoa Schioppa, il non rimpianto ministro dell’economia di Prodi, è riapparso domenica scorsa nel Corrierone, bollettino ufficiale di quei “poteri forti” mentori e ispiratori della sinistra nostrana.
Emblematicamente Padoa Schioppa – e freudianamente i solerti giornalisti del Corriere – titolavano l’editoriale “Si parli di Stato e non di Nazione”.
E’ un evidente infortunio, un lapsus, che dimostra quale sia l’interesse – neanche tanto nascosto – degli ambienti di cui il Corriere e Padoa Schioppa si fanno portavoce.
Preferire lo “stato” alla “nazione”, significa infatti prediligere una costruzione burocratico amministrativa, quindi già per questo di carattere illiberale e oppressivo, alla unione di persone “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor” che è rappresentata dalla Nazione.
Personalmente non ne dubitavo, visto la reiterata posizione espressione di una presunta supremazia dell’economia (cioè degli aridi numeri) sulla politica (cioè sulle persone e sull’umanità).
Abbiamo poi visto che, quando l’economia vacilla, tutti corrono a chiedere gli aiuti della politica, ma questo è un altro discorso.
E’ grave che passi inosservato l’editto pubblicato sul Corriere, perché rappresenta una indicazione su dove vorrebbero portarci i “poteri forti”, con la complicità dei partiti che da loro si abbeverano di idee come ad un fonte di acqua fresca.
La posizione di chi privilegia lo stato alla nazione è quella di chi vorrebbe organizzare, programmare, predeterminare, prevedere tutto, nulla lasciando a quella che è la principale fonte di progresso: la fantasia e l’inventiva umana.
Pensare allo stato e non alla nazione porta ad aprire le porte della nostra terra agli stranieri, purchè docili strumenti per la politica dei presunti e autoreferenziali “grandi”.
Questi aridi ragionieri (senza alcuna offesa verso i ragionieri) sono il più grande nemico che una Nazione possa avere, perché sono disinteressati a qualsiasi valutazione etica o morale, essendo solo ed esclusivamente proiettati ad accumulare numeri nei loro bilanci.
Ecco che questi signori parlano di “patrimoniali” , di “prolungare gli incentivi alla rottamazione”, di stato preferito alla nazione.
E trovano partiti vuoti di idee e di progetto che, pur di appigliarsi a qualche cosa, si prestano ad essere i loro ascari in politica.
E’ necessario un risveglio nazionale, una presa di coscienza, soprattutto dopo il fallimento di tutte le programmazione e di tutti i veggenti presentatisi come “esperti” di economia, per isolare e ignorare i signori che preferiscono lo stato alla nazione, riaffermando la supremazia della persona su ogni altra valutazione e quotazione ragionieristica.
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Emblematicamente Padoa Schioppa – e freudianamente i solerti giornalisti del Corriere – titolavano l’editoriale “Si parli di Stato e non di Nazione”.
E’ un evidente infortunio, un lapsus, che dimostra quale sia l’interesse – neanche tanto nascosto – degli ambienti di cui il Corriere e Padoa Schioppa si fanno portavoce.
Preferire lo “stato” alla “nazione”, significa infatti prediligere una costruzione burocratico amministrativa, quindi già per questo di carattere illiberale e oppressivo, alla unione di persone “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor” che è rappresentata dalla Nazione.
Personalmente non ne dubitavo, visto la reiterata posizione espressione di una presunta supremazia dell’economia (cioè degli aridi numeri) sulla politica (cioè sulle persone e sull’umanità).
Abbiamo poi visto che, quando l’economia vacilla, tutti corrono a chiedere gli aiuti della politica, ma questo è un altro discorso.
E’ grave che passi inosservato l’editto pubblicato sul Corriere, perché rappresenta una indicazione su dove vorrebbero portarci i “poteri forti”, con la complicità dei partiti che da loro si abbeverano di idee come ad un fonte di acqua fresca.
La posizione di chi privilegia lo stato alla nazione è quella di chi vorrebbe organizzare, programmare, predeterminare, prevedere tutto, nulla lasciando a quella che è la principale fonte di progresso: la fantasia e l’inventiva umana.
Pensare allo stato e non alla nazione porta ad aprire le porte della nostra terra agli stranieri, purchè docili strumenti per la politica dei presunti e autoreferenziali “grandi”.
Questi aridi ragionieri (senza alcuna offesa verso i ragionieri) sono il più grande nemico che una Nazione possa avere, perché sono disinteressati a qualsiasi valutazione etica o morale, essendo solo ed esclusivamente proiettati ad accumulare numeri nei loro bilanci.
Ecco che questi signori parlano di “patrimoniali” , di “prolungare gli incentivi alla rottamazione”, di stato preferito alla nazione.
E trovano partiti vuoti di idee e di progetto che, pur di appigliarsi a qualche cosa, si prestano ad essere i loro ascari in politica.
E’ necessario un risveglio nazionale, una presa di coscienza, soprattutto dopo il fallimento di tutte le programmazione e di tutti i veggenti presentatisi come “esperti” di economia, per isolare e ignorare i signori che preferiscono lo stato alla nazione, riaffermando la supremazia della persona su ogni altra valutazione e quotazione ragionieristica.
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1 commento:
Padoa Schioppa è colui che disse che l'euro è moneta battuta senza stato in grado però di unificare tutti gli stati. Prima si smantella la nazione, poi, proprio quegli stati che si intende surrettiziamente difendere.
Non solo si vuole la supremazia dell'economia sulla politica, ma si vuole sganciare l'economia reale dalla finanza. Schioppa (nomen-omen) è già tra le alte sfere del Fondo Monetario internazionale. E non a caso.
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