Arrigo Petacco è autore da anni affermato.
Non è uno storico, ma uno scrittore di storia che presenta nei suoi volumi in modo discorsivo ed accattivante e credo sia stata questa la sua fortuna.
Ogni suo libro più che un approfondimento con dotte (e noiose) lunghe citazioni di documenti è una veloce carrellata su una vicenda, un personaggio, un periodo.
Induce ad approfondire, se qualcuno è interessato a quell’evento, in ogni caso fornisce elementi sempre utili per conoscere la nostra storia.
Così è anche per la sua ultima produzione “Il Regno del Nord”, Mondatori, 19 euro, 165 pagine (indice escluso).
Un libro scritto, tra l’altro, nel pieno di un tentativo di dare all’Italia quella forma federale che Cavour, stando a quanto scrive Petacco, aveva sognato e che arriva a meno di due anni dalle celebrazioni – forse inopportune – per il 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia.
Un bel libro, che si legge tutto d’un fiato.
Un excursus sul periodo storico per poi arrivare al punto centrale: Cavour aveva pensato e proposto a Napoleone III un’altra Italia, un progetto che fu mandato all’aria da Garibaldi (dietro al quale stavano gli Inglesi) e da Vittorio Emanuele II che, nel perfetto stile Savoia, pensava solo ad allargare quanto più era possibile il suo regno.
L’occupazione della Sicilia e la prosecuzione della marcia garibaldina (con il segreto consenso del Re Vittorio Emanuele II e con l’evidente appoggio Inglese) impedirono dunque la realizzazione del piano di Cavour che, in un suo celebre carteggio con Costantino Nigra plenipotenziario a Parigi che gli scriveva di fermare Garibaldi perché “i maccheroni non erano ancora cotti”, rispose, facendo buon viso a cattivo gioco, che “i maccheroni non erano ancora cotti, ma le arance erano già in tavolo e dobbiamo prenderle” (e fu costretto a mangiare anche i maccheroni, una volta "cotti").
Ma l’idea di Cavour, che viene illustrata da Petacco, era per un Regno del Nord, sotto i Savoia, che andasse dalla Valle d’Aosta all’Istria e Dalmazia.
Un Regno centrale con capitale Firenze (anche se, come scrive Petacco, Cavour era convinto che avrebbero prevalso gli emiliani) con Emilia, Toscana e un Regno del Sud comprendente oltre all’allora Regno delle Due Sicilie anche Umbria e Marche, tolte al Papa che sarebbe rimasto a Roma e dintorni ma quale Presidente Onorario della Confederazione Italica.
E se avesse avuto ragione Cavour ?
E se il suo disegno fosse ancora attuale e più pratico delle riforme studiate a tavolino da tanti illustri professoroni ?
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Non è uno storico, ma uno scrittore di storia che presenta nei suoi volumi in modo discorsivo ed accattivante e credo sia stata questa la sua fortuna.
Ogni suo libro più che un approfondimento con dotte (e noiose) lunghe citazioni di documenti è una veloce carrellata su una vicenda, un personaggio, un periodo.
Induce ad approfondire, se qualcuno è interessato a quell’evento, in ogni caso fornisce elementi sempre utili per conoscere la nostra storia.
Così è anche per la sua ultima produzione “Il Regno del Nord”, Mondatori, 19 euro, 165 pagine (indice escluso).
Un libro scritto, tra l’altro, nel pieno di un tentativo di dare all’Italia quella forma federale che Cavour, stando a quanto scrive Petacco, aveva sognato e che arriva a meno di due anni dalle celebrazioni – forse inopportune – per il 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia.
Un bel libro, che si legge tutto d’un fiato.
Un excursus sul periodo storico per poi arrivare al punto centrale: Cavour aveva pensato e proposto a Napoleone III un’altra Italia, un progetto che fu mandato all’aria da Garibaldi (dietro al quale stavano gli Inglesi) e da Vittorio Emanuele II che, nel perfetto stile Savoia, pensava solo ad allargare quanto più era possibile il suo regno.
L’occupazione della Sicilia e la prosecuzione della marcia garibaldina (con il segreto consenso del Re Vittorio Emanuele II e con l’evidente appoggio Inglese) impedirono dunque la realizzazione del piano di Cavour che, in un suo celebre carteggio con Costantino Nigra plenipotenziario a Parigi che gli scriveva di fermare Garibaldi perché “i maccheroni non erano ancora cotti”, rispose, facendo buon viso a cattivo gioco, che “i maccheroni non erano ancora cotti, ma le arance erano già in tavolo e dobbiamo prenderle” (e fu costretto a mangiare anche i maccheroni, una volta "cotti").
Ma l’idea di Cavour, che viene illustrata da Petacco, era per un Regno del Nord, sotto i Savoia, che andasse dalla Valle d’Aosta all’Istria e Dalmazia.
Un Regno centrale con capitale Firenze (anche se, come scrive Petacco, Cavour era convinto che avrebbero prevalso gli emiliani) con Emilia, Toscana e un Regno del Sud comprendente oltre all’allora Regno delle Due Sicilie anche Umbria e Marche, tolte al Papa che sarebbe rimasto a Roma e dintorni ma quale Presidente Onorario della Confederazione Italica.
E se avesse avuto ragione Cavour ?
E se il suo disegno fosse ancora attuale e più pratico delle riforme studiate a tavolino da tanti illustri professoroni ?
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3 commenti:
Petacco è delle mie parti e lo conosco. Di lui ho letto "La croce e la mezzaluna" e hai ragione quando dici che è uno scrittore di storia molto accattivante e di chiara e non noiosa lettura.
A me risulta che Vittorio Emanuele, che era persona di buon senso, NON volesse annettere il SUD. Era molto scettico a causa della diversità di lingua, mentalità...
Ora cerco qualcosa in appoggio..
Lontana
In un capitolo del suo libro, Petacco narra come Cavour convinse Vittorio Emanuele ad inviare un dispaccio che ordinasse a Garibaldi di non sbarcare "in continente" e dice che Vittorio lo mandò, accompagnandolo con un altro, segreto, che gli diceva di ignorare l'ordine di fermarsi ...
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