In questi anni, soprattutto dopo il 1991, abbiamo visto come la magistratura abbia prepotentemente tracimato dai suoi limiti naturali, per diventare un contropotere, non elettivo.
La quantità industriale di informazioni di garanzia, prontamente rese pubbliche attraverso giornali e scribacchini compiacenti, ha compromesso la qualità degli atti stessi, la credibilità dell’istituzione e la legittimità stessa delle azioni.
Un Italiano sano di mente non può pensare di essere stato governato per decenni da banditi, magari compromessi con la mafia e, guarda un po’ che caso !, tutti dalla stessa parte politica.
Infatti, ad un esame più approfondito, l’alluvione di inquisizioni, si è ridotta ad un rivolo di condanne.
Ma permane una interpretazione ideologica della funzione togata che solo in parte è stata inquadrata dalla Riforma Castelli (che, infatti, ANM e sinistra vorrebbero abolire).
Ma una parte delle regole che devono informare il ruolo della magistratura, perché non tracimi, sono scritte nella Riforma Costituzionale.
E se il Consiglio Superiore della Magistratura è toccato in modo minimale (un po’ più di coraggio non avrebbe guastato) scorporando (art. 104, 4° comma) il terzo di membri elettivi del Parlamento in un sesto eletti dalla Camera e un sesto eletti dal Senato Federale, la Riforma Costituzionale che saremo chiamati il 25 e 26 giugno a confermare con il nostro SI’, ha riscritto l’art. 135 sulla composizione della Corte Costituzionale.
Una corte che è preposta a dirimere i conflitti di attribuzione, ma anche a determinare la conformità delle leggi alla carta costituzionale e giudicare sulle accuse mosse al presidente della repubblica.
Fino ad oggi i 15 giudici erano eletti per un terzo dal presidente della repubblica, per un terzo dalle varie magistrature e per un terzo dal parlamento.
Netta prevalenza (10 su 15) di giudici eletti o nominati da organi che non promanano dal Popolo, ma o sono eletti in secondo grado (presidente della repubblica) dove i compromessi sono all’ordine del giorno (sfido chiunque ad affermare che Napolitano sarebbe stato mai eletto con voto popolare !) o sono frutto dell’autoreferenzialità di una corporazione chiusa all’esterno e che è formata per concorso e non per elezioni.
Con la Riforma Costituzionale, rimane una maggioranza (8 su 15) di giudici nominati da tali organismi (4 dal presidente della repubblica e 4 dalla magistratura) ma ben 7 verranno eletti dal parlamento, con prevalenza (4 contro 3) del Senato Federale, quindi con un occhio di riguardo per le realtà locali.
Con la Riforma Costituzionale, viene inferto un duro colpo all’immobilismo parruccone del vecchio sistema, con auspicabili ulteriori sviluppi verso una corte più in sintonia con i sentimenti popolari.
In questo quadro la Riforma Costituzionale da confermare con il SI’ del 25 e 26 giugno, ha anche posto dei paletti sulle successive attività dei giudici che, alla fine del loro mandato novennale, non potranno ricoprire per tre anni tutta una serie di incarichi (governativi o amministrativi) riducendo quindi il rischio di “voti di scambio” e di interferenze nelle decisioni della corte stessa.
Probabilmente è per tali motivi che la sinistra, piccola maggioranza per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, si oppone al SI’, favorevole alla Riforma Costituzionale.
La quantità industriale di informazioni di garanzia, prontamente rese pubbliche attraverso giornali e scribacchini compiacenti, ha compromesso la qualità degli atti stessi, la credibilità dell’istituzione e la legittimità stessa delle azioni.
Un Italiano sano di mente non può pensare di essere stato governato per decenni da banditi, magari compromessi con la mafia e, guarda un po’ che caso !, tutti dalla stessa parte politica.
Infatti, ad un esame più approfondito, l’alluvione di inquisizioni, si è ridotta ad un rivolo di condanne.
Ma permane una interpretazione ideologica della funzione togata che solo in parte è stata inquadrata dalla Riforma Castelli (che, infatti, ANM e sinistra vorrebbero abolire).
Ma una parte delle regole che devono informare il ruolo della magistratura, perché non tracimi, sono scritte nella Riforma Costituzionale.
E se il Consiglio Superiore della Magistratura è toccato in modo minimale (un po’ più di coraggio non avrebbe guastato) scorporando (art. 104, 4° comma) il terzo di membri elettivi del Parlamento in un sesto eletti dalla Camera e un sesto eletti dal Senato Federale, la Riforma Costituzionale che saremo chiamati il 25 e 26 giugno a confermare con il nostro SI’, ha riscritto l’art. 135 sulla composizione della Corte Costituzionale.
Una corte che è preposta a dirimere i conflitti di attribuzione, ma anche a determinare la conformità delle leggi alla carta costituzionale e giudicare sulle accuse mosse al presidente della repubblica.
Fino ad oggi i 15 giudici erano eletti per un terzo dal presidente della repubblica, per un terzo dalle varie magistrature e per un terzo dal parlamento.
Netta prevalenza (10 su 15) di giudici eletti o nominati da organi che non promanano dal Popolo, ma o sono eletti in secondo grado (presidente della repubblica) dove i compromessi sono all’ordine del giorno (sfido chiunque ad affermare che Napolitano sarebbe stato mai eletto con voto popolare !) o sono frutto dell’autoreferenzialità di una corporazione chiusa all’esterno e che è formata per concorso e non per elezioni.
Con la Riforma Costituzionale, rimane una maggioranza (8 su 15) di giudici nominati da tali organismi (4 dal presidente della repubblica e 4 dalla magistratura) ma ben 7 verranno eletti dal parlamento, con prevalenza (4 contro 3) del Senato Federale, quindi con un occhio di riguardo per le realtà locali.
Con la Riforma Costituzionale, viene inferto un duro colpo all’immobilismo parruccone del vecchio sistema, con auspicabili ulteriori sviluppi verso una corte più in sintonia con i sentimenti popolari.
In questo quadro la Riforma Costituzionale da confermare con il SI’ del 25 e 26 giugno, ha anche posto dei paletti sulle successive attività dei giudici che, alla fine del loro mandato novennale, non potranno ricoprire per tre anni tutta una serie di incarichi (governativi o amministrativi) riducendo quindi il rischio di “voti di scambio” e di interferenze nelle decisioni della corte stessa.
Probabilmente è per tali motivi che la sinistra, piccola maggioranza per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, si oppone al SI’, favorevole alla Riforma Costituzionale.
Ma l’Italia ha bisogno di entrare nel terzo millennio, non di arroccarsi nei paludati sofismi e nelle corporazioni che appartengono ai lontanissimi anni in cui la vecchia costituzione fu scritta.
Precedenti post sulla Riforma del SI’
1) La dolce terra dove il SI' suona 2/6/2006
2) SI' per ridurre gli sprechi della politica 9/6/2006
Precedenti post sulla Riforma del SI’
1) La dolce terra dove il SI' suona 2/6/2006
2) SI' per ridurre gli sprechi della politica 9/6/2006
3) SI' alla efficienza.SI' alla governabilità 14/6/2006
1 commento:
Gli spunti più interessanti:
capoverso 3 e 4) Un Italiano sano..
capov.9) Netta prevalenza....
11) Con la Riforma Costituzionale..
Buon lavoro.
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