Il 28 ottobre 1922 è la data che storicamente indica l’inizio del Ventennio Fascista e in cui, in quegli anni si celebrava, la Marcia su Roma.
Di tale evento ho già scritto e non farei altro che ripetermi, visto che, a quasi 53 anni, su vicende come quelle rappresentate dalla Marcia su Roma non ho avuto alcun ripensamento e, anzi, le discussioni – anche aspre – sia in gioventù che oggi, mi hanno sempre più convinto della fondatezza della mia prospettiva.
Il 28 ottobre, quindi, come data simbolo per una parte (piccola o grande dipende dal momento storico politico) della nostra Nazione.
Ed è innegabile (basti vedere le code al Cimitero di Predappio) che vi è, ancora oggi, 66 anni dopo la caduta del Fascismo e 64 dopo la sconfitta ad opera della Armate Anglo Americane nella seconda guerra mondiale, chi ritiene che tale data rappresenti la vera Festività Nazionale.
Credo che ognuno sia libero di celebrare le date che crede e come crede, evitando di imporre la propria visione ideologica sul prossimo.
Del resto qualunque data indicassimo come “Festa”, purchè non si lavori, vedrebbe l’entusiasta adesione dei cittadini.
Ma un Popolo senza Radici e senza la cultura della propria Storia è un Popolo destinato a non avere futuro.
Per questo il 28 ottobre merita di essere ricordato alla pari di altre date simboliche appartenenti ad altri contesti e, anche, ad altre parti politiche.
Certo, una Festa Nazionale ha una caratura di ben altro livello che non quella di ricorrenza di parte ed è per questa ragione che, nell’Italia di oggi, né il 28 ottobre, né il 25 aprile potranno mai essere riconosciuti come tali, anche se, a seconda delle contingenze politiche, potranno essere giorno di vacanza (“vacatio”) dal lavoro e di chiusura delle scuole e degli uffici pubblici.
Noi di Destra, la consapevolezza del significato del 25 aprile l’abbiamo maturata, anche se mai potrà essere considerata da qualcuno di noi, che esprima in buona fede e sinceramente il suo pensiero e i suoi sentimenti, una data festiva o da celebrare.
Quando anche a sinistra – dove notoriamente sono molto più lenti ad elaborare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato – faranno altrettanto con il 28 ottobre, si potrà pensare ad entrambe le date come ricorrenze simboliche di eventi importanti per la Storia Patria, riservando ad altra data, più unificante, la qualifica di Festa Nazionale.
Perché una Nazione può avere una sola Festa Nazionale.
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Di tale evento ho già scritto e non farei altro che ripetermi, visto che, a quasi 53 anni, su vicende come quelle rappresentate dalla Marcia su Roma non ho avuto alcun ripensamento e, anzi, le discussioni – anche aspre – sia in gioventù che oggi, mi hanno sempre più convinto della fondatezza della mia prospettiva.
Il 28 ottobre, quindi, come data simbolo per una parte (piccola o grande dipende dal momento storico politico) della nostra Nazione.
Ed è innegabile (basti vedere le code al Cimitero di Predappio) che vi è, ancora oggi, 66 anni dopo la caduta del Fascismo e 64 dopo la sconfitta ad opera della Armate Anglo Americane nella seconda guerra mondiale, chi ritiene che tale data rappresenti la vera Festività Nazionale.
Credo che ognuno sia libero di celebrare le date che crede e come crede, evitando di imporre la propria visione ideologica sul prossimo.
Del resto qualunque data indicassimo come “Festa”, purchè non si lavori, vedrebbe l’entusiasta adesione dei cittadini.
Ma un Popolo senza Radici e senza la cultura della propria Storia è un Popolo destinato a non avere futuro.
Per questo il 28 ottobre merita di essere ricordato alla pari di altre date simboliche appartenenti ad altri contesti e, anche, ad altre parti politiche.
Certo, una Festa Nazionale ha una caratura di ben altro livello che non quella di ricorrenza di parte ed è per questa ragione che, nell’Italia di oggi, né il 28 ottobre, né il 25 aprile potranno mai essere riconosciuti come tali, anche se, a seconda delle contingenze politiche, potranno essere giorno di vacanza (“vacatio”) dal lavoro e di chiusura delle scuole e degli uffici pubblici.
Noi di Destra, la consapevolezza del significato del 25 aprile l’abbiamo maturata, anche se mai potrà essere considerata da qualcuno di noi, che esprima in buona fede e sinceramente il suo pensiero e i suoi sentimenti, una data festiva o da celebrare.
Quando anche a sinistra – dove notoriamente sono molto più lenti ad elaborare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato – faranno altrettanto con il 28 ottobre, si potrà pensare ad entrambe le date come ricorrenze simboliche di eventi importanti per la Storia Patria, riservando ad altra data, più unificante, la qualifica di Festa Nazionale.
Perché una Nazione può avere una sola Festa Nazionale.
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3 commenti:
E poi mi chiedi perché quando sento parlare della Chiesa vedo rosso come un toro...
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/politica/2009/10/28/254126-immigrazione_parla.shtml
Continui a confondere singoli vescovi con tutta la Chiesa. Così facendo regali al nemico anche quei vescovi che, invece, ragionano correttamente come ha ben dimostrato, lanciando per primo l'allarme 9 anni fa, il Cardinal Biffi.
Certo. Ci vorrebbe una decisione coraggiosa che escludesse dalla Chiesa preti come quello Schettino, ma abbiamo bisogno, per vincere la guerra, degli altri preti, quelli che non appaiono nei giornali ma sono realmente dalla parte dei cittadini e non del "politicamente corretto".
Io, ieri ho festeggiato con Mia Figlia ed altri Camerati. Salumi, Pisarei, Risotto e Stinco di Maiale alla faccia degli Imam !Dove si è parlato anche del Mio Parroco, la cui fama aumenta.
Ce ne fossero, così !
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