Prendo spunto dalla antipatica situazione in cui si sono venuti a trovare i redattori del quotidiano online “Legno Storto” con i quali solidarizzo, pur senza entrare nel merito.
E’ una riflessione che mi ha indotto la ormai più che decennale partecipazione a forum e blog in internet, ma anche l’evoluzione che ho rilevato nelle pratiche di ufficio che mi occupano ormai da 28 anni.
Sono sempre stato appassionato di politica e appartengo ad una generazione che ha “lasciato il segno”, spesso anche fisico, sui rispettivi nemici.
Le discussioni nelle assemblee studentesche al liceo e all’università o erano a senso unico, quando veniva, di forza, estromesso chi non belava con il gregge di sinistra, oppure, in quelle più ristrette, l’animosità era incendiaria.
Ma terminata la discussione, magari al suono della campanella per andare all’ora di ginnastica ... pardòn “educazione fisica”, ci si ricompattava, quando poi non si “combatteva” tutti assieme la buona battaglia sul campo di calcio nel pomeriggio per “l’onore” della classe.
Neanche veniva in mente la possibilità di denunciare qualcuno per una parola o un volantino sopra le righe e la stessa situazione ho trovato ai primi tempi in cui partecipai alle attività sindacali una volta entrato nel mondo del lavoro.
E sempre nel mondo del lavoro le pratiche erano di una linearità quasi disarmante, con i debitori che sì, ammettevano di essere tali e puntavano sulla possibilità di “recuperare” con qualche mirabolante affare che era in dirittura di arrivo.
Adesso non è più così.
Chi sbaglia cerca tutti i sistemi per scaricare sul prossimo i costi dell’errore confidando nella lentezza della “giustizia” che, alla fine, spinge alle transazioni, dove si chiude presto e con rinunce che, in genere, sono inferiori ai costi che si dovrebbero sopportare per far valere il proprio diritto.
La litigiosità, così, viene premiata.
Internet ha poi dato il “colpo di grazia” ai rapporti interpersonali.
Dietro uno schermo, digitando in una tastiera tutti si sentono giustizieri e depositari della verità.
L’aggressività che si percepisce negli scritti di internet, la rapidità con la quale si possono formulare le risposte, affossano ogni possibilità di confronto per una eterna lotta, senza fine, tra fazioni “l’una contro l’altra armata”.
Possiamo tutti immaginare se le fazioni si dovessero mai trovare per strada ...
A questo si aggiunga la rabbia che trascende ogni normale rapporto interpersonale e trasforma in una offesa da “lavare con il sangue” ogni critica.
Da qui il proliferare di querele (il più delle volte rimesse con una transazione) annunciate a suon di trombe e tromboni per poi finire nel nulla o in una eterna disfida a colpi di denunce reciproche (sì, perchè se Tizio querela Caio attribuendogli un fatto illecito, Caio, convinto della sua innocenza, può denunciare Tizio per calunnia, reato sostanzialmente più grave di quello di ingiurie o diffamazione ...).
Il pessimo esempio ci viene dai vertici che invece di aprire al confronto sulle idee e sui progetti, si concentrano sulla demonizzazione del nemico.
Probabilmente perchè a fronte di un progetto fondato su idee una fazione non è in grado di contrapporre altrettanto e quindi riesce a motivare le sue truppe solo incentivando la aggressività da canalizzare su una figura specifica: il nemico.
Per non parlare delle esagerazioni nelle richieste.
Mi hai definito, sia pur con un giro di parole, cretino ?
E io ti chiedo 100 milioni di euro ... di euro, non di lire !
Probabilmente anche il passaggio dalla lira all’euro ha aiutato a far perdere il senso della misura.
E’ poi da stigmatizzare che a fronte delle critiche all’operato di uno o più magistrati o dell'intera categoria, a decidere se si tratta o meno di diffamazione siano ... altri magistrati.
La riflessione finisce qui, perchè sarebbe facile dire “diamoci una calmata”, ma poi la “calmata” se la darebbero sempre i soliti che, pro bono pacis, contano fino a dieci e non reagiscono, lasciando campo libero ai litigiosi.
Tornare all’epoca pre internet sarebbe solo una bestialità, perchè internet è una utilità che deve essere sfruttata, non dalla quale farsi soffocare.
Prima o poi, però, i nodi dell’odio profuso a piene mani verranno al pettine e, allora, qualcuno una soluzione dovrà trovarla.
Nel frattempo ognuno ha diritto a manifestare liberamente le sue idee, anche quando sono fortemente critiche sull’operato altrui, non ad imporle con la forza al prossimo, anche quando sono finalizzate a concetti celestiali.
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E’ una riflessione che mi ha indotto la ormai più che decennale partecipazione a forum e blog in internet, ma anche l’evoluzione che ho rilevato nelle pratiche di ufficio che mi occupano ormai da 28 anni.
Sono sempre stato appassionato di politica e appartengo ad una generazione che ha “lasciato il segno”, spesso anche fisico, sui rispettivi nemici.
Le discussioni nelle assemblee studentesche al liceo e all’università o erano a senso unico, quando veniva, di forza, estromesso chi non belava con il gregge di sinistra, oppure, in quelle più ristrette, l’animosità era incendiaria.
Ma terminata la discussione, magari al suono della campanella per andare all’ora di ginnastica ... pardòn “educazione fisica”, ci si ricompattava, quando poi non si “combatteva” tutti assieme la buona battaglia sul campo di calcio nel pomeriggio per “l’onore” della classe.
Neanche veniva in mente la possibilità di denunciare qualcuno per una parola o un volantino sopra le righe e la stessa situazione ho trovato ai primi tempi in cui partecipai alle attività sindacali una volta entrato nel mondo del lavoro.
E sempre nel mondo del lavoro le pratiche erano di una linearità quasi disarmante, con i debitori che sì, ammettevano di essere tali e puntavano sulla possibilità di “recuperare” con qualche mirabolante affare che era in dirittura di arrivo.
Adesso non è più così.
Chi sbaglia cerca tutti i sistemi per scaricare sul prossimo i costi dell’errore confidando nella lentezza della “giustizia” che, alla fine, spinge alle transazioni, dove si chiude presto e con rinunce che, in genere, sono inferiori ai costi che si dovrebbero sopportare per far valere il proprio diritto.
La litigiosità, così, viene premiata.
Internet ha poi dato il “colpo di grazia” ai rapporti interpersonali.
Dietro uno schermo, digitando in una tastiera tutti si sentono giustizieri e depositari della verità.
L’aggressività che si percepisce negli scritti di internet, la rapidità con la quale si possono formulare le risposte, affossano ogni possibilità di confronto per una eterna lotta, senza fine, tra fazioni “l’una contro l’altra armata”.
Possiamo tutti immaginare se le fazioni si dovessero mai trovare per strada ...
A questo si aggiunga la rabbia che trascende ogni normale rapporto interpersonale e trasforma in una offesa da “lavare con il sangue” ogni critica.
Da qui il proliferare di querele (il più delle volte rimesse con una transazione) annunciate a suon di trombe e tromboni per poi finire nel nulla o in una eterna disfida a colpi di denunce reciproche (sì, perchè se Tizio querela Caio attribuendogli un fatto illecito, Caio, convinto della sua innocenza, può denunciare Tizio per calunnia, reato sostanzialmente più grave di quello di ingiurie o diffamazione ...).
Il pessimo esempio ci viene dai vertici che invece di aprire al confronto sulle idee e sui progetti, si concentrano sulla demonizzazione del nemico.
Probabilmente perchè a fronte di un progetto fondato su idee una fazione non è in grado di contrapporre altrettanto e quindi riesce a motivare le sue truppe solo incentivando la aggressività da canalizzare su una figura specifica: il nemico.
Per non parlare delle esagerazioni nelle richieste.
Mi hai definito, sia pur con un giro di parole, cretino ?
E io ti chiedo 100 milioni di euro ... di euro, non di lire !
Probabilmente anche il passaggio dalla lira all’euro ha aiutato a far perdere il senso della misura.
E’ poi da stigmatizzare che a fronte delle critiche all’operato di uno o più magistrati o dell'intera categoria, a decidere se si tratta o meno di diffamazione siano ... altri magistrati.
La riflessione finisce qui, perchè sarebbe facile dire “diamoci una calmata”, ma poi la “calmata” se la darebbero sempre i soliti che, pro bono pacis, contano fino a dieci e non reagiscono, lasciando campo libero ai litigiosi.
Tornare all’epoca pre internet sarebbe solo una bestialità, perchè internet è una utilità che deve essere sfruttata, non dalla quale farsi soffocare.
Prima o poi, però, i nodi dell’odio profuso a piene mani verranno al pettine e, allora, qualcuno una soluzione dovrà trovarla.
Nel frattempo ognuno ha diritto a manifestare liberamente le sue idee, anche quando sono fortemente critiche sull’operato altrui, non ad imporle con la forza al prossimo, anche quando sono finalizzate a concetti celestiali.
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2 commenti:
Ciao Massimo, ma quanto mi piace Storaceeeeee!!!
http://www.ilgiornale.it/interni/casa_montecarlo_storace_allattacco_fini__ho_fatto_denuncia_truffa_aggravata/31-07-2010/articolo-id=464513-page=0-comments=1
Ciao Jet, rieccomi.
Domani, commentando la dipartita finiota, un breve accenno anche alle vicende del 2008 ... :-)
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