Se qualcuno pensasse che le parole più veementi (e volgari) che Bersani riesce a pronunciare siano dirette contro il Centro Destra, sbaglierebbe.
Anche in questa circostanza è opportuno richiamarsi alla saggezza popolare e prendere spunto dal proverbio che dice: parlare a nuora perchè suocera intenda.
Le miserabili parole di un Bersani non nuovo in questo sprofondo rosso di volgarità (ricordiamoci l’espressione “ha rotto i coglioni” rivolta ad uno dei migliori Ministri dell’Istruzione di sempre, la Gelmini, seconda al solo Gentile) denotano solo disperazione e se potrebbero essere liquidate con la battuta da forum per cui Bersani, per una volta, parla di cose che conosce, visto che, comunista, lui dalle fogne non è mai uscito, meritano invece una piccola analisi.
Bersani è il tipico funzionario del partito comunista, cresciuto all’ombra di falce e martello, grigio come possono essere solo i funzionari del pci poi pds/ds/pd, una “carriera” senza acuti ma, soprattutto, senza imprese nè rischi.
Fu presidente di una regione rossa per volontà del partito e sempre per volontà del partito ne fu rimosso e spedito a Roma con una mano di vernice, molto leggera, da “esperto” in questioni economiche.
Fu ministro con Prodi in uno dei governi peggiori non solo della repubblica ma di tutta l’unità d’Italia.
Dopo che il suo partito aveva bruciato funzionari più quotati di lui (da D’alema a Veltroni, passando per Rutelli e Franceschini) fu chiamato a sedersi su una poltrona scottante.
Le primarie del pci/pds/ds/pd sono, notoriamente, una farsa: viene eletto chi è sostenuto dall’apparato comunista.
Fu così per Prodi, Veltroni e Bersani, esattamente come così accadde a Bologna con Delbono (l’ormai famoso sindaco per sette mesi, inciampato in un bancomat e in una signora in cerca di personale rivalsa).
Cosa possiamo aspettarci da un simile pedigree ?
Nulla di stimolante, nulla di nuovo, nulla di fantasioso, nulla di geniale, ma anche nulla che si elevi appena un po’ dalla grigia mediocrità del travet di partito.
In un simile quadro i sondaggi penalizzano il pci/pds/ds/pd che risulta regredire ai livelli antecedenti alla fusione con la Margherita nonostante il Centro Destra, con il tradimento di Fini (e quando Berlusconi si deciderà a metterlo fuori definitivamente ed andare alle urne sarà sempre troppo tardi) offra assist a ripetizione (praticamente ad ogni flatulenza dei finioti e domenica pomeriggio compatisco i ferraresi che faranno meglio a restare in casa o munirsi di maschera antigas).
Il declino nei sondaggi del suo partito allarma, anche perchè, a ben guardare, il pci/pds/ds/pd ha avuto un costante abbassamento del livello dei suoi segretari, se pensiamo che, partito da Gramsci e poi, passando per Togliatti, Longo e Berlinguer, è arrivato a Franceschini e Bersani, per cui è immaginabile che il personale di cui dispone non sia tanto meglio.
Ma i voti potenziali che perde il pci/pds/ds/pd non vanno, ovviamente, al Centro Destra, bensì rafforzano Di Pietro che, con la sua loquacità da tribuno, le sue esagerazioni, il suo odio manifesto verso Berlusconi riesce a chiamare a raccolta tutti gli elettori di sinistra che, negli ultimi sedici anni, hanno abboccato alla campagna d’odio contro Berlusconi lanciata dalla stampa legata ai “poteri forti”e dalla politica di sinistra, quelli che si siedono in poltrona e, grazie a Santoro e compagni similari, riescono per un paio d’ore ad evitare i travasi di bile ogni volta che pensano al Premier e, ovviamente, non vedono oltre il loro incubo di Arcore.
Il pci/pds/ds/pd, però, non può accettare un “riequilibrio” elettorale, tutto interno alla sinistra, dividendo anche il poco che resta all’opposizione e con la prospettiva di doverlo ulteriormente dividere con Casini, Vendola, Rutelli, Bonelli, Fini, Diliberto, Ferrero e probabilmente mi sono dimenticato qualcuno.
Bersani ha provato a rinverdire la pallida fama da “esperto” in economia, ma è subito inciampato quando ha proposto la “tassa di scopo” (cioè tasse ad hoc per terremoti ed eventi disastrosi) e di “tassare le rendite finanziarie e immobiliari” (cioè aumentare i prelievi sui risparmi e ripristinare l’ici sulla prima casa), sgamato da avversari e cittadini ha rinunciato ad insistere a mostrare il pci/pds/ds/pd per quello che è: il partito delle tasse e della povertà annunciata e programmata.
Allora i consiglieri di Bersani avranno pensato di pennellare il loro grigio burocrate con una nota di colore, facendogli indossare lo scolapasta di Di Pietro.
Funzionario ligio e grigio rispose, come sempre, “obbedisco” ed ecco le espressioni volgari che pronuncia nei confronti del Ministro Gelmini e il tanfo della sua ultima esternazione.
Bersani, però, non ha la stessa simpatia naturale di Di Pietro, si vede lontano un miglio che non è ruspante come il competitore agli stessi voti, ma è costruito e, quindi, delle sue affermazioni resta solo la volgarità aggravata dalla sua premeditazione, come ogni atto della burocrazia più grigia.
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Anche in questa circostanza è opportuno richiamarsi alla saggezza popolare e prendere spunto dal proverbio che dice: parlare a nuora perchè suocera intenda.
Le miserabili parole di un Bersani non nuovo in questo sprofondo rosso di volgarità (ricordiamoci l’espressione “ha rotto i coglioni” rivolta ad uno dei migliori Ministri dell’Istruzione di sempre, la Gelmini, seconda al solo Gentile) denotano solo disperazione e se potrebbero essere liquidate con la battuta da forum per cui Bersani, per una volta, parla di cose che conosce, visto che, comunista, lui dalle fogne non è mai uscito, meritano invece una piccola analisi.
Bersani è il tipico funzionario del partito comunista, cresciuto all’ombra di falce e martello, grigio come possono essere solo i funzionari del pci poi pds/ds/pd, una “carriera” senza acuti ma, soprattutto, senza imprese nè rischi.
Fu presidente di una regione rossa per volontà del partito e sempre per volontà del partito ne fu rimosso e spedito a Roma con una mano di vernice, molto leggera, da “esperto” in questioni economiche.
Fu ministro con Prodi in uno dei governi peggiori non solo della repubblica ma di tutta l’unità d’Italia.
Dopo che il suo partito aveva bruciato funzionari più quotati di lui (da D’alema a Veltroni, passando per Rutelli e Franceschini) fu chiamato a sedersi su una poltrona scottante.
Le primarie del pci/pds/ds/pd sono, notoriamente, una farsa: viene eletto chi è sostenuto dall’apparato comunista.
Fu così per Prodi, Veltroni e Bersani, esattamente come così accadde a Bologna con Delbono (l’ormai famoso sindaco per sette mesi, inciampato in un bancomat e in una signora in cerca di personale rivalsa).
Cosa possiamo aspettarci da un simile pedigree ?
Nulla di stimolante, nulla di nuovo, nulla di fantasioso, nulla di geniale, ma anche nulla che si elevi appena un po’ dalla grigia mediocrità del travet di partito.
In un simile quadro i sondaggi penalizzano il pci/pds/ds/pd che risulta regredire ai livelli antecedenti alla fusione con la Margherita nonostante il Centro Destra, con il tradimento di Fini (e quando Berlusconi si deciderà a metterlo fuori definitivamente ed andare alle urne sarà sempre troppo tardi) offra assist a ripetizione (praticamente ad ogni flatulenza dei finioti e domenica pomeriggio compatisco i ferraresi che faranno meglio a restare in casa o munirsi di maschera antigas).
Il declino nei sondaggi del suo partito allarma, anche perchè, a ben guardare, il pci/pds/ds/pd ha avuto un costante abbassamento del livello dei suoi segretari, se pensiamo che, partito da Gramsci e poi, passando per Togliatti, Longo e Berlinguer, è arrivato a Franceschini e Bersani, per cui è immaginabile che il personale di cui dispone non sia tanto meglio.
Ma i voti potenziali che perde il pci/pds/ds/pd non vanno, ovviamente, al Centro Destra, bensì rafforzano Di Pietro che, con la sua loquacità da tribuno, le sue esagerazioni, il suo odio manifesto verso Berlusconi riesce a chiamare a raccolta tutti gli elettori di sinistra che, negli ultimi sedici anni, hanno abboccato alla campagna d’odio contro Berlusconi lanciata dalla stampa legata ai “poteri forti”e dalla politica di sinistra, quelli che si siedono in poltrona e, grazie a Santoro e compagni similari, riescono per un paio d’ore ad evitare i travasi di bile ogni volta che pensano al Premier e, ovviamente, non vedono oltre il loro incubo di Arcore.
Il pci/pds/ds/pd, però, non può accettare un “riequilibrio” elettorale, tutto interno alla sinistra, dividendo anche il poco che resta all’opposizione e con la prospettiva di doverlo ulteriormente dividere con Casini, Vendola, Rutelli, Bonelli, Fini, Diliberto, Ferrero e probabilmente mi sono dimenticato qualcuno.
Bersani ha provato a rinverdire la pallida fama da “esperto” in economia, ma è subito inciampato quando ha proposto la “tassa di scopo” (cioè tasse ad hoc per terremoti ed eventi disastrosi) e di “tassare le rendite finanziarie e immobiliari” (cioè aumentare i prelievi sui risparmi e ripristinare l’ici sulla prima casa), sgamato da avversari e cittadini ha rinunciato ad insistere a mostrare il pci/pds/ds/pd per quello che è: il partito delle tasse e della povertà annunciata e programmata.
Allora i consiglieri di Bersani avranno pensato di pennellare il loro grigio burocrate con una nota di colore, facendogli indossare lo scolapasta di Di Pietro.
Funzionario ligio e grigio rispose, come sempre, “obbedisco” ed ecco le espressioni volgari che pronuncia nei confronti del Ministro Gelmini e il tanfo della sua ultima esternazione.
Bersani, però, non ha la stessa simpatia naturale di Di Pietro, si vede lontano un miglio che non è ruspante come il competitore agli stessi voti, ma è costruito e, quindi, delle sue affermazioni resta solo la volgarità aggravata dalla sua premeditazione, come ogni atto della burocrazia più grigia.
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