Ogni volta che Berlusconi parla, la sinistra entra in fibrillazione e usa toni apocalittici da fine del mondo.
Io, invece, apprezzo di gran lunga più il Berlusconi che parla “di pancia” rispetto al Berlusconi lettizzato che parla come un libro stampato di ... diritto costituzionale.
Il primo Berlusconi esprime quello che anche io sento, il secondo mi è distante quanto i Bersani, i Fini, i Casini, i Di Pietro.
Quanto più il Premier è aggredito e perseguitato, tanto più reagisce esprimendo quei sentimenti che sono comuni a gran parte del Centro Destra, senza quella ipocrisia tipica dei parrucconi istituzionali.
Negli ultimi giorni sono finiti nel mirino di Berlusconi la scuola (sulla quale mi riservo un apposito intervento) e le pastoie burocratiche e istituzionali in cui finiscono i provvedimenti del Governo.
Naturalmente le verginelle della sinistra, sempre pronte, quando fa loro comodo, a brandire formalità, burocrazia e cavilli come clave, hanno reagito istericamente, come zitelle consapevoli che neppure Jack lo Squartatore rivolgerebbe loro uno sguardo concupiscente.
Ma il problema posto dal Premier è serio e importante.
In un mondo veloce, come è quello contemporaneo, alla faccia delle varie “giornate della lentezza” istituite (e non ci dovrebbero essere nè giornate della lentezza, nè quelle da Speedy Gonzales, ma solo normalissimi giorni ognuno dei quali con i suoi tempi di lavoro, riposo e svago) , in un mondo che, comunque, grazie alla tecnologia, alle comunicazioni istantanee, alla importanza, perchè una iniziativa abbia efficacia, che si intervenga con celerità, ha ancora senso un ipertrofico parlamento, una corte costituzionale, un presidente della repubblica, ognuno con i propri funzionari e le proprie burocrazie, ognuno con qualcosa da dire, da modificare, da ritoccare, da dire, sui provvedimenti del Governo ?
No, non ha senso.
La democrazia non è qualcosa di immutabile e fine a se stessa, bensì deve evolvere con i tempi cui appartiene.
Provate solo ad immaginare come sarebbe se dovessimo applicare oggi lo stesso concetto di democrazia che vigeva nella Atene di Pericle.
Così la democrazia ottocentesca, ma anche quella espressa dalla costituzione del 1948 appare pesantemente datata, inefficiente e superata.
C’è bisogno di freschezza, c’è bisogno di linearità, c’è bisogno di rapidità, c’è bisogno di certezze, c’è bisogno di un progetto preciso che non sia una arlecchinata formata dal contributo, spesso contrastante, di troppe tendenze.
C’è bisogno di un uomo solo al comando.
Berlusconi ha ragione.
Il Governo assume i provvedimenti necessari ma, poi:
- vengono modificati nella loro stessa essenza dai numerosi interventi parlamentari;
- vengono alterati dalle richieste del presidente dellarepubblica;
- vengono disapplicati dai magistrati che “interpretano” invece di applicare;
- vengono cancellati dalla corte costituzionale nel nome di formalismi del passato;
- vengono così ritardati rispetto al momento necessario di applicazione perchè siano efficaci;
- vengono così stravolti rispetto al disegno iniziale;
- vengono depotenziati e spesso annullati nella loro utilità;
- vengono sommersi da adempimenti burocratici, balzelli e procedure che li rendono odiosi e inutili.
C’è bisogno di un uomo solo al comando che progetti, decida e promulghi.
E’ in contrasto con un concetto alto e lato di democrazia ?
No, se questo Uomo venisse eletto per un tempo congruo dal Popolo e al Popolo, unicamente al Popolo, rispondesse del suo operato.
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Io, invece, apprezzo di gran lunga più il Berlusconi che parla “di pancia” rispetto al Berlusconi lettizzato che parla come un libro stampato di ... diritto costituzionale.
Il primo Berlusconi esprime quello che anche io sento, il secondo mi è distante quanto i Bersani, i Fini, i Casini, i Di Pietro.
Quanto più il Premier è aggredito e perseguitato, tanto più reagisce esprimendo quei sentimenti che sono comuni a gran parte del Centro Destra, senza quella ipocrisia tipica dei parrucconi istituzionali.
Negli ultimi giorni sono finiti nel mirino di Berlusconi la scuola (sulla quale mi riservo un apposito intervento) e le pastoie burocratiche e istituzionali in cui finiscono i provvedimenti del Governo.
Naturalmente le verginelle della sinistra, sempre pronte, quando fa loro comodo, a brandire formalità, burocrazia e cavilli come clave, hanno reagito istericamente, come zitelle consapevoli che neppure Jack lo Squartatore rivolgerebbe loro uno sguardo concupiscente.
Ma il problema posto dal Premier è serio e importante.
In un mondo veloce, come è quello contemporaneo, alla faccia delle varie “giornate della lentezza” istituite (e non ci dovrebbero essere nè giornate della lentezza, nè quelle da Speedy Gonzales, ma solo normalissimi giorni ognuno dei quali con i suoi tempi di lavoro, riposo e svago) , in un mondo che, comunque, grazie alla tecnologia, alle comunicazioni istantanee, alla importanza, perchè una iniziativa abbia efficacia, che si intervenga con celerità, ha ancora senso un ipertrofico parlamento, una corte costituzionale, un presidente della repubblica, ognuno con i propri funzionari e le proprie burocrazie, ognuno con qualcosa da dire, da modificare, da ritoccare, da dire, sui provvedimenti del Governo ?
No, non ha senso.
La democrazia non è qualcosa di immutabile e fine a se stessa, bensì deve evolvere con i tempi cui appartiene.
Provate solo ad immaginare come sarebbe se dovessimo applicare oggi lo stesso concetto di democrazia che vigeva nella Atene di Pericle.
Così la democrazia ottocentesca, ma anche quella espressa dalla costituzione del 1948 appare pesantemente datata, inefficiente e superata.
C’è bisogno di freschezza, c’è bisogno di linearità, c’è bisogno di rapidità, c’è bisogno di certezze, c’è bisogno di un progetto preciso che non sia una arlecchinata formata dal contributo, spesso contrastante, di troppe tendenze.
C’è bisogno di un uomo solo al comando.
Berlusconi ha ragione.
Il Governo assume i provvedimenti necessari ma, poi:
- vengono modificati nella loro stessa essenza dai numerosi interventi parlamentari;
- vengono alterati dalle richieste del presidente dellarepubblica;
- vengono disapplicati dai magistrati che “interpretano” invece di applicare;
- vengono cancellati dalla corte costituzionale nel nome di formalismi del passato;
- vengono così ritardati rispetto al momento necessario di applicazione perchè siano efficaci;
- vengono così stravolti rispetto al disegno iniziale;
- vengono depotenziati e spesso annullati nella loro utilità;
- vengono sommersi da adempimenti burocratici, balzelli e procedure che li rendono odiosi e inutili.
C’è bisogno di un uomo solo al comando che progetti, decida e promulghi.
E’ in contrasto con un concetto alto e lato di democrazia ?
No, se questo Uomo venisse eletto per un tempo congruo dal Popolo e al Popolo, unicamente al Popolo, rispondesse del suo operato.
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3 commenti:
.. non la vedo così semplice..
in effetti se quest'uomo che dici avesse pieni poteri potrebbe anche usarli per potenziare il suo potere e rendere in questo modo difficile il ricambio a fine mandato. In tal modo il suo mandato potrebbe non finire più..
I contrappesi occorrono, ma non dovrebbero essere legati alla faziosità.
Guarda che quello che dici esiste,e si chiama dittatura,e semmai è un ritorno al passato :-D
Immaginavo simili obiezioni :-)
Ma la dittatura è il potere senza fine di uno solo (o di una oligarchia ... ad esempio di burocrati ... vi dice nulla ?) e qui io pongo un limite temporale al mandato.
Gaetano, invece, esplora la classica concezione dei contrappesi e, significativamente, dice "non dovrebbero essere legati alla faziosità". Il che significa che ci rimettiamo nella buona disponibilità d'animo di qualcuno, ad esempio dei magistrati. Concetto uguale al mio, perchè è vero che uno potrebbe accapparrarsi tutto il potere, ma dipende sempre dalla sua disposizione d'animo. Allora, visto che comunque mi rimetto alla correttezza altrui, preferisco puntare su uno solo, che su una intera casta.
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