Sono contrario alla guerra in Libia. Così come lo ero per il Libano e il Kossovo, diversamente dalla mia posizione su Iraq e Afghanistan. Certamente non per Gheddafi, che nel 1969 detronizzò un re saggio come Idris e cacciò gli Italiani confiscandone i beni (nel silenzio dei governi di allora) e neppure per quella parte del Trattato di amicizia italo-libica che ci porta a fare una ingiustificata e immotivata ammenda per gli anni (1912-1945) in cui la Libia era una nostra colonia, ma per i cospicui benefici che derivano dal medesimo Trattato in materia di sfruttamento delle risorse energetiche (gas e petrolio), di commesse per realizzare opere infrastrutturali in Libia e, soprattutto, per la collaborazione offerta e realizzata dalla Libia al fine di bloccare il flusso immigratorio verso l’Italia. Con la guerra tutto questo viene meno o, comunque, viene rimesso in gioco. Anche se sono completamente dalla parte di Berlusconi sul tema della giustizia, credo che lo scatenarsi della guerra contro la Libia possa essere motivo sufficiente per una crisi di governo. Io credo che un governo debba guardare unicamente all’interesse nazionale e non vedo come tale interesse possa essere perseguito da chi (Pdl pur con molti mal di pancia, pci/pds/ds/pd, Udc e altri) è favorevole all’azione bellica che manda a carte quarantotto i nostri contratti e la protezione assicurata al nostro territorio contro gli illegali. Ben venga, dunque, il dibattito parlamentare, anche se sono convinto che la Lega non romperà con il Pdl e non sfiducerà il Governo, nel nome della realpolitik. Mi auguro quindi che si possa costruire una nuova strategia che ci consenta di salvare il salvabile e il primo punto, che sarebbe stato meglio porre come condizione per l’uso delle nostre basi e il sorvolo del nostro spazio aereo, è il blocco navale per il respingimento degli immigrati, seguito a ruota dalla dispersione degli illegali su tutti gli stati europei e non, come pretenderebbe Napolitano (per il quale, tra l’altro, “non siamo in guerra” ...) solo sulle regioni italiane (che farebbero bene e rifiutarli per costringere il Governo a respingerli a casa loro, visto che a Lampedusa non possono restare). Dobbiamo poi pensare ai contratti, chiedendo la continuità, per successione, di quelli firmati dall’attuale governo di Tripoli, anche se non possiamo ignorare che la causa scatenante della frenesia francese e inglese è stata proprio quella di accaparrarsi i contratti che il nuovo governo libico sarà costretto a sottoscrivere con i vincitori, se non altro per debito di riconoscenza (e di subordinazione alle baionette grazie alle quali raggiungeranno il potere ...). Ma se l’obiettivo francese è scoperto, mi fanno più paura gli inglesi, meno invasati dei primi nel sostenere la guerra, più composti, più organizzati, sicuramente determinati a non farsi soffiare “l’affare”, quindi più pericolosi per i nostri interessi. Alla faccia della unione sovietica europea, perchè quando si tratta di affari non esiste Bruxelles che tenga. In completo stato confusionale la politica di Washington, ma questa è ormai una costante dell’attuale amministrazione americana. Non sarà facile, quindi, salvare parte dei vantaggi ottenuti dalla politica con la Libia sino ad ora conseguiti e purtroppo dobbiamo registrare come Berlusconi, che ha vigorosamente e con successo resistito alle aggressioni mediatiche e giudiziarie, rischi di compromettere tutto con questa improvvisata adesione alla guerra contro la Libia. L’impressione che ho, anche per gli articoli che ho letto di Veneziani e di Sgarbi, è che siano in tanti, nel Centro Destra, ad essere contrari a questa guerra e non vorrei che le bombe sulla Libia, oltre a cadere sugli interessi nazionali dell’Italia, colpissero il Premier, causando l’ inizio del dopo Berlusconi. Entra ne
1 commento:
Berlusconi che come sai, ho sostenuto come te, sui temi della giustizia e del fatto che ha creato una diga contro il comunismo, dando la speranza agli Italiani, non cadrà per il bunga-bunga, per le campagne mediatiche e nemmeno per i processi. Saranno i suoi elettori di centrodestra a voltargli le spalle per questo farsi trascinare da Napolitano (come ha scritto Feltri) e per aver ubbidito più all'Onu che a quegli interessi italiani che lui stesso aveva costruito. Chi fa 30 deve fare anche 31. Altrimenti tutto quanto va perduto.
Ce ne è anche per la Lega. Se continua con la sceneggiata dell'uscire dall'aula quando ha la sicurezza che i numeri ci siano (vedi lo stesso copione del Trattato di Lisbona) sarà trascinata fatalmente da un processo di erosione.
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