Ancora una volta un articolo di Marcello Veneziani mi offre il destro per parlare di un tema che qui ho trattato più volte e che, da anni, rappresenta il punto dolente della politica per una persona di Destra: dov’è la “mia” Destra ?
Una volta c’era l’Msi.
Lo si poteva votare o “tradire” con un “voto utile” al fine di bloccare l’avanzata comunista (le elezioni del 1948, 1976 e 1979 furono emblematiche in tal senso) ma quella era la Casa Madre per tutte le persone di Destra.
Il dopo Msi è cronaca.
La Destra si è dispersa in mille rivoli e tutti con motivazioni ragionevoli, perché lo sono tanto i “pragmatici” che privilegiano l’aspetto concreto dei piccoli passi nel senso desiderato, pur concedendo molto a quelli con i quali ci si deve necessariamente alleare, quanto i “puristi” che preferiscono una battaglia di principio, pur perdente, alla contaminazione derivante dal compromesso obbligato nelle alleanze.
Giustamente Veneziani osserva come le istanze della Destra abbiano un bacino di adesioni intorno al 15-20% che, in determinate circostanze, può anche diventare maggioritario.
Dov’è finito quel 15-20%.
Credo in parte significativa al Pdl e altrettanto importante nell’astensione.
Una parte minoritaria frazionata nella Destra Radicale con La Destra di Storace e, distanziata, Forza Nuova come capofila.
Poi, non potendo in alcun modo considerare di destra il gruppo dei finioti, c’è la Lega che di destra non è (e lo sarà ancora meno se dovesse – malauguratamente – finire ingloriosamente nelle mani di Maroni e dei suoi) ma che ha mutuato, fatto propri e innalzato i vessilli propri della Destra.
Tutte battaglie, tutti principi che la Lega ha astutamente (anche se convintamente sotto molti aspetti) fatti propri, tanto da divenire capisaldi della sua battaglia politica, ma che appartengono alla Destra quella Destra che esisterà sempre.
La Destra dell'Identità Nazionale, anche se si chiama "Federalismo", contro le porte aperte di chi considera gli immigrati una risorsa e invece sono la devastazione del nucleo etnico, sociale, politico, economico dell'Italia.
La Destra che sostiene l'Europa dei Popoli e delle Nazioni, quindi della Lira contro l'euro e l'europa degli gnomi dei "tecnici" e dei finanzieri senza Valori e senza Ideali.
La Destra della Libertà di opinione contro il politicamente corretto che sforna leggi elevando a reato il libero pensiero, dell'Ordine contro il permissivismo della massificazione, della protesta continua e del "no" a tutto; dell'Etica contro i capricci degli omosessuali, della liberalizzazione delle droghe, della "conquista" del sopprimere un innocente nel grembo materno o un vecchio debole nel suo letto.
La Destra dell’Autorità, della Gerarchia.
E allora le esigenze sono sostanzialmente due.
Unificare le forze, smetterla di voler essere più puri dell’acqua di montagna, scendere dal pero e rendersi disponibili per sporcarsi, dando anche “colpi bassi”, nell’arena della politica.
Personalmente sono disponibile a rinunciare a porre pregiudiziali, se la Destra, quella vera, tornasse unita.
Ma per essere unita c’è bisogno di tanti, piccoli, passi indietro da parte degli attuali reggitori dei più disparati movimenti, del coraggio di rimettersi in gioco per chi ha trovato casa nel comodo contenitore Pdl e, soprattutto, di un Leader all’altezza della situazione.
Un Leader che sappia catalizzare tutte queste forze disperse ed unificarle nel proprio nome.
La figura che maggiormente avrebbe potuto avvicinarsi a quella di un tal Leader è, per me, quella di Silvio Berlusconi.
Purtroppo l’età e quello che appare sempre più come un ricatto verso le sue aziende (non credo neanche un po’ che Berlusconi sia realmente d’accordo con la politica malvagia del governo Monti) sembrano averlo bruciato.
E come Veneziani, anche io aspetto ed anelo al Mister X che possa unire e riscattare la “mia” Destra.
La Destra che c'è, nei nostri cuori e nel nostro sentimento.
Manca il Leader.
Dice bene Veneziani.
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