Non
è vero (purtroppo ...) che Berlusconi abbia governato per venti anni.
E
neppure per dieci.
Berlusconi
ha governato sette mesi nel 1994, cinque anni tra il 2001 e il 2006 e
tre anni e cinque mesi tra il 2008 e il 2011, per un totale di appena
nove anni non continuativi in 18 anni e cinque mesi.
A
Lui si sono alternati Dini, Prodi, D’alema, Amato, di nuovo Prodi e
Monti che hanno solo saputo disfare quel che, faticosamente, era
stato costruito.
Dini
ha smontato la riforma delle pensioni (che pure aveva condiviso)
ponendo le premesse per l’attuate dilettantesca soluzione della
Fornero.
Prodi,
D’alema e Amato hanno aumentato i capitoli di spesa, aumentando le
tasse (per l’euro, il 5% sulle rendite catastali, l’irap, le
aliquote irpef) ponendo le premesse per un aumento delle clientele
beneficiate e quindi delle resistenze a ridurre la spesa pubblica.
Ancora
Prodi ha nuovamente aumentato le aliquote irpef abbassate da
Berlusconi nel 2005 e affossato la riforma costituzionale del
2004-2005 impedendo la riduzione dei parlamentari e una maggiore
governabilità.
Non
pago, attraverso il suo ministro Damiano, ha eliminato lo “scalone
Maroni” nelle pensioni che era l’ultima possibilità di evitare
il massacro operato dalla Fornero.
Monti
ha ripristinato, aumentandola, l’ici, abolita da Berlusconi, ora
imu, senza abolire le altre tasse sulla casa (tipo la tarsu), ha
aumentato imposte e tasse, senza riuscire a ridurre il debito
pubblico e lo spread.
Monti
aspira alla santificazione, quindi ad essere riconfermato e viene in
ciò supportato dalle consorterie finanziarie internazionali, le
stesse che gli hanno fornito l’assist, raccolto da Napolitano, per
occupare Palazzo Chigi senza preventivo voto popolare.
Ma
non è il solo ad aspirare alla successione di Berlusconi.
Montezemolo,
Casini, Passera, credo che persino la stessa Fornero ci faccia un
pensierino e ancora Bersani, Di Pietro, Grillo, Vendola.
La
platea degli aspiranti è vasta, ma nessuno propone una ricetta
convincente e per lo più nessuno propone una ricetta purchessia.
Il
progetto di Berlusconi del 1994, meno stato, meno tasse, più
libertà, resta ancora quello più valido.
Bene
le scuse (anche se non occorrevano).
Bene
il nuovo partito (anche se non mi interessa il suo nome).
L’importante,
però, è che, finito questo periodo di decantazione, si torni allo
scontro con la sinistra, per impedire la diffusione della metastasi
rappresentata da Bersani-Casini-Vendola.
Tutto quel che arriverà in più, sarà grasso che cola.
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