Ha ragione la Gelmini che ha chiesto una “moratoria” sui
temi eufemisticamente definiti “etici” ma che, in realtà, sono il rifugio di
chi non sa portare contributi concreti alla soluzione dei problemi italiani e
allora preferisce strologare sul nulla, come i bizantini discutevano sul sesso degli angeli quando i musulmani stavano conquistando Costantinopoli.
Peggio ancora quando queste elucubrazioni solipsistiche
assumono i toni da crociata talebana che si risolve, unicamente, con la
limitazione e repressione della Libertà di Pensiero, di Parola e di Stampa.
Vietare, cioè distruggere, è più facile che costruire e
molto più facile che tagliare la spesa pubblica.
Ecco, allora, che vengono additati al pubblico ludibrio
quanti si permettono di esternare, tramite gli strumenti altrimenti considerati
di “democrazia diretta”, quelle battute che si sprecano con gli amici.
Avete voluto i “social media” ?
Adesso quel che prima restava nell’ambito di una risata tra
quattro amici diventa una risatona tra quattrocento amici e ancora maggior
diffusione la ottengono proprio grazie a chi riprende le battute in libertà e
le rilancia con chiose ridondanti di severe reprimende, grondanti becero
moralismo e piatto conformismo.
Se non vi piace quello che si scrive, quello che anche io
scrivo, avete migliaia di altri siti dove trovare il vostro appagamento senza
pretendere di proibirmi di esprimere le mie idee e di fare le mie battute su
chiunque e qualunque evento storico o contemporaneo.
Questa caccia al babau razzista, omofobo, negazionista, sta assumendo toni da
persecuzione stalinista verso chiunque manifesti qualcosa di non conforme ai
desiderata delle madamine politicamente corrette.
Calderoli confida in un comizio rivolto ai leghisti che
quando guarda la Chienge pensa ad un orango ?
Crocefisso e costretto a chiedere ripetutamente scusa
(perché una volta sola non basta ?).
Un consigliere veneto di sel esprime una battuta (simpatica,
soprattutto se letta e recitata in lingua Veneta) sulla Dolores che, a sua
volta, si era chiesta (venendo addirittura condannata in meno di un mese neanche fosse un pericolo pubblico !)
perché nessuno “la” stuprasse (dove il “la” era spiegato da una fotografia
della Chienge) ?
In corso la procedura di espulsione dal suo partito con
tanto di sermone, con la penna rossa, di madonna Boldrini.
Il rabbino di Roma di cui non ricordo il nome, in occasione
dell’anniversario del bombardamento di Roma, insiste nel chiedere una legge che
proibisca e punisca il “negazionismo”: forse per poter poi scrivere, senza
contraddittorio, che il bombardamento fu opera dei “nazzifassisti” ?
Ma stiamo scherzando ?
In parlamento pensate, piuttosto, ad affrontare i temi seri:
ordine pubblico, sicurezza interna, meno tasse, abolizione imu, riduzione iva,
taglio delle spese statali e del debito pubblico, come incrementare il
benessere individuale, proteggere la proprietà privata, creare nuovi posti di
lavoro, incentivare l’imprenditorialità, incrementare il turismo, rivoluzionare
l’ordinamento giudiziario per riportare finalmente Giustizia nei nostri
tribunali.
Fateci stare bene, ricchi e sicuri, poi potrete anche, per usare un
sobrio francesismo, cazzeggiare come vi pare !
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4 commenti:
Non è il "rabbino di Roma". E' Riccardo Pacifici capo della comunità ebraica di Roma. E ha rilasciato un'intervista del 17 luglio al Corriere dove dice chiaro e tondo che su loro iniziativa è già pronto un ddl con l'appoggio di tutti i partiti (Pd, Pdl, Sel e M5S). Sono anni che prova a mettere il bavaglio al web.
http://archiviostorico.corriere.it/2013/luglio/17/Pacifici_chi_propaga_odio_deve_co_0_20130717_3dbd560e-eea5-11e2-b87f-f7b75cf41c45.shtml
Proprio lui ! Comunque qualche carica nella comunità ebraica la ricopre. Non si accorgono che gli unici a spargere odio a piene mani sono proprio loro con la caccia alle streghe razziste, omofobe e negazioniste ? E che il loro comportamento stuzzica l'interesse per le libere opinioni che vogliono conculcare e proibire ? Certo che lo sanno, ma senza un "nemico" non saprebbero come vivere ...
Parole dure, ma più che vere.
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