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07 luglio 2025

Quando una tassa non è una rapina

Nei giorni scorsi, i latrati cattocomunisti sono stati indirizzati anche verso un emendamento che avrebbe aumentato di UN euro i pedaggi autostradali al superamento dei MILLE chilometri di percorrenza.

Una inezia e, soprattutto, una impostazione di tassa a fronte della prestazione di un servizio che è forse l'unica accettabile nel fantasioso e variegato mondo delle vessazioni fiscali.

Zitti quando si è trattato di pagare tasse generiche, zitti quando, negli anni Settanta, tutti gli Italiani hanno pagato la demagogia del sindaco comunista di Bologna che regalava (con i soldi altrui) la gratuità dei mezzi pubblici, zitti quando si tratta di pagare il superbonus per pochi eletti, zitti quando si sperperavano i soldi di tutti per pagare gente giovane e sana perchè continuasse a restare sul divano, zitti quando tutti paghiamo le utenze dei morosi o gli incentivi alla dannosa follia verde sulla quale qualcuno ci starà lucrando a mani basse alla faccia nostra, zitti quando si tratta di accollarsi i costi di trasporto, vitto, alloggio, cure, istruzione di clandestini, ma scatenati quando si tratta di far pagare, a chi la utilizza, l'autostrada.

Perchè di questo si tratta, di far pagare l'uso di un bene o di un servizio a chi lo usa e non all'intera comunità.

E' esattamente quello che dovrebbe essere una tassazione corretta: non colpire i risparmi, i redditi, i patrimoni come usando una rete a strascico dove restano impigliati sia quelli che usano sistematicamente i servizi che i cittadini che di quei servizi non sanno cosa farne, ma far pagare il consumo, il costo di un bene o servizio a chi quel bene o servizio utilizza.

Se porto in lavanderia un vestito, pago, io, il costo di quel lavaggio, dall'acqua al detersivo, dall'energia per il funzionamento dei macchinari alla mano d'opera.

Il lavaggio del mio vestito non viene pagato spalmandone il costo su tutti quelli che abitano in una determinata via o quartiere ed è giusto che il mio beneficio lo paghi io.

E' un principio che si è perso nel momento in cui, dal 1962 in poi, con l'ingresso dei socialisti prima nella maggioranza e poi, 1964, al governo e, peggio ancora, nel 1970 con l'istituzione delle regioni e ancora nel 1975 con la tragica vittoria dei socialcomunisti nei maggiori comuni d'Italia, lo stato, il pubblico, è stato chiamato a sopperire in regime di concorrenza sleale al Libero Mercato, intervenendo per produrre bene e servizi, facendoli pagare meno, molto meno, del loro costo reale, incrementando gli stipendi pubblici senza che corrispondessero ad una reale produttività, accollandosi, per garantire la pace sociale, aziende fallite, decotte, improduttive.

Cominciare a pensare di far pagare il costo effettivo di un bene o di un servizio a chi lo utilizza, è un primo passo verso una società più sana ed una cittadinanza più responsabile.

Ritirare l'emendamento che proponeva tale risibile aumento, ci dice che la canea socialisteggiante è ancora viva anche se il partito socialista non esiste praticamente più e adesso, quelli che ci hanno portato al disastro economico (l'arco costituzionale degli anni Settanta e Ottanta) oggi si fanno chiamare pd e, purtroppo, sono ancora vivi a vegeti.

E continuano a fare danni, come la campagna contro l'aumento di UN euro per le percorrenze autostradali superiori a MILLE chilometri, da far pagare a chi quelle autostrade percorre e non a chi usa altri mezzi o resta a casa che, quindi, senza quell'emendamento, pagherà con la sua tassazione generica, perchè quelle autostrade dovranno comunque essere mantenute in efficienza e perchè ciò accada occorreranno materiali e mano d'opera, da pagare.

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