Oggi è stato l’ultimo giorno di votazione per il referendum tra lavoratori dipendenti, pensionati, precari e disoccupati su welfare e pensioni.
Dopo aver visto le ragioni che inducono a preferire il “no” e espresso dubbi sulla effettiva rispondenza del risultato alla realtà del mondo del lavoro dipendente (ben più pesantemente il comunista Marco Rizzo ha parlato di “brogli”) mi trovo a commentare le prime “indiscrezioni” sul risultato che non fanno altro che accrescere le perplessità su come il tutto sia stato condotto.
Al gr1 delle 6 di stamattina – quindi a votazioni ancora aperte – la velina letta dallo speaker di turno annunciava il superamento della quota di cinque milioni di votanti, con un successo nettamente superiore alle previsioni.
Lo stesso speaker ha annunciato – a votazioni ancora aperte – la prevalenza dei “sì”.
Allora mi viene da pensare.
Alle primarie della sinistra del 2005 per la designazione di miss Ulivo, furono strombazzati milioni di votanti.
Adesso che devono formalizzare la scelta di Veltroni quale segretario del partito presunto democratico, quelle liste sono tenute ben sotto chiave e qualcuno ha anche ipotizzato che, poi, non furono a votare tutti quei milioni che si diceva.
Il referendum sindacale aveva in partenza posto un dato: 5 milioni di votanti, puntualmente superato.
La prevalenza dei sì, che lunedì pronosticavo ad oltre il 75% (non perchè me la fossi inventata su due piedi, ma perché era la percentuale ascoltata in ambienti sindacali per mettere a tacere la sinistra radicale) sembra superata (l’Ansa delle 16,05 parla di oltre l’82% ).
Siamo perfettamente a conoscenza del voto politico del 2006 dove la sinistra era pronosticata stravincere e poi, alla prova delle urne, avrebbe prevalso per una manciata di contestatissimi voti.
Se non fossi già ultracinquantenne.
Se non avessi la più totale sfiducia nella sinistra, nella sua affidabilità e nelle sue affermazioni, potrei domandarmi: possibile che riescano ad azzeccare regolarmente, quando si gestiscono tutto loro (operazioni di voto, liste elettorali, convalida delle schede, scrutinio) gli obiettivi prefissati ?
Con buona pace delle centrali sindacali, il dubbio c’è ed è molto consistente.
Anche perché chiunque abbia partecipato alle assemblee ed alla espressione del voto sa che solo la sua personale onestà gli ha impedito di votare due volte, visto che i sistemi di controllo non ci sono (è difficile che se uno vota in un luogo di lavoro e poi va alla sede di un sindacato sia individuato come uno che ha già votato altrove ...).
Ma c’è un altro aspetto che mi riservo di approfondire a commento del risultato finale quando verrà “proclamato” ed è la discrasia che emerge (sempre dall’Ansa delle 16,05) tra i risultati che provengono dalle fabbriche dove con la Fiom e parte della Uilm il “no” poteva contare su un “controllo” del voto e anche su sostenitori che sicuramente non hanno fatto mancare di esporre le loro ragioni e i dati che emergono dalle strutture territoriali, da dove escono risultati che portano il “sì” ad “oltre l’82%”.
Vedremo, a bocce ferme, la portata dell’annunciato “grande risultato” della triplice, ma, soprattutto, vedremo in parlamento a cosa condurrà tutto questo.
Dopo aver visto le ragioni che inducono a preferire il “no” e espresso dubbi sulla effettiva rispondenza del risultato alla realtà del mondo del lavoro dipendente (ben più pesantemente il comunista Marco Rizzo ha parlato di “brogli”) mi trovo a commentare le prime “indiscrezioni” sul risultato che non fanno altro che accrescere le perplessità su come il tutto sia stato condotto.
Al gr1 delle 6 di stamattina – quindi a votazioni ancora aperte – la velina letta dallo speaker di turno annunciava il superamento della quota di cinque milioni di votanti, con un successo nettamente superiore alle previsioni.
Lo stesso speaker ha annunciato – a votazioni ancora aperte – la prevalenza dei “sì”.
Allora mi viene da pensare.
Alle primarie della sinistra del 2005 per la designazione di miss Ulivo, furono strombazzati milioni di votanti.
Adesso che devono formalizzare la scelta di Veltroni quale segretario del partito presunto democratico, quelle liste sono tenute ben sotto chiave e qualcuno ha anche ipotizzato che, poi, non furono a votare tutti quei milioni che si diceva.
Il referendum sindacale aveva in partenza posto un dato: 5 milioni di votanti, puntualmente superato.
La prevalenza dei sì, che lunedì pronosticavo ad oltre il 75% (non perchè me la fossi inventata su due piedi, ma perché era la percentuale ascoltata in ambienti sindacali per mettere a tacere la sinistra radicale) sembra superata (l’Ansa delle 16,05 parla di oltre l’82% ).
Siamo perfettamente a conoscenza del voto politico del 2006 dove la sinistra era pronosticata stravincere e poi, alla prova delle urne, avrebbe prevalso per una manciata di contestatissimi voti.
Se non fossi già ultracinquantenne.
Se non avessi la più totale sfiducia nella sinistra, nella sua affidabilità e nelle sue affermazioni, potrei domandarmi: possibile che riescano ad azzeccare regolarmente, quando si gestiscono tutto loro (operazioni di voto, liste elettorali, convalida delle schede, scrutinio) gli obiettivi prefissati ?
Con buona pace delle centrali sindacali, il dubbio c’è ed è molto consistente.
Anche perché chiunque abbia partecipato alle assemblee ed alla espressione del voto sa che solo la sua personale onestà gli ha impedito di votare due volte, visto che i sistemi di controllo non ci sono (è difficile che se uno vota in un luogo di lavoro e poi va alla sede di un sindacato sia individuato come uno che ha già votato altrove ...).
Ma c’è un altro aspetto che mi riservo di approfondire a commento del risultato finale quando verrà “proclamato” ed è la discrasia che emerge (sempre dall’Ansa delle 16,05) tra i risultati che provengono dalle fabbriche dove con la Fiom e parte della Uilm il “no” poteva contare su un “controllo” del voto e anche su sostenitori che sicuramente non hanno fatto mancare di esporre le loro ragioni e i dati che emergono dalle strutture territoriali, da dove escono risultati che portano il “sì” ad “oltre l’82%”.
Vedremo, a bocce ferme, la portata dell’annunciato “grande risultato” della triplice, ma, soprattutto, vedremo in parlamento a cosa condurrà tutto questo.
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