Leggo dall’Ansa che il ministro temporaneo della solidarietà sociale, dopo aver incitato gli immigrati a scendere in piazza per accampare le loro pretese di comandare a casa nostra, oggi pretenderebbe che il “pacchetto welfare” fosse deciso dai “lavoratori”.
Ho già espresso le mie considerazioni sulla consultazione in atto e nel merito dei provvedimenti governativi, per cui vorrei allargare il discorso e richiamare la teoria dell’anaciclosi di Polibio.
Un comico che non fa più ridere e un politico comunista che dovrebbe fare il ministro ma interpreta il ruolo di agitatore, stanno rendendo attuale la degenerazione della nostra democrazia in oclocrazia, cioè in una competizione in cui la demagogia è padrona.
La rispolverata lotta di classe dell’estrema sinistra fa si che sia riesumata una concezione ottocentesca, con la quale la retorica dei “lavoratori” e delle “assemblee” aveva il sopravvento sulla logica individuazione della strada migliore per raggiungere obiettivi di progresso e sviluppo.
Grillo convoca la piazza per sbertucciare i politici, Ferrero si trincera dietro i “lavoratori” per opporsi ad un provvedimento del governo di cui fa parte.
Facendo finta di ignorare che:
- è in corso una consultazione nei luoghi di lavoro
- vengono chiamati a votare i pensionati
- ma non vengono chiamati a votare milioni di lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori, commercianti.
La tesi (singolare) di Ferrero (e che permea anche tutti coloro che fanno discendere dal voto delle assemblee dei lavoratori dipendenti e dei pensionati una portata di carattere generale) è che ad una minoranza di cittadini che per di più ha già potuto votare per il parlamento (cioè per i rappresentanti dell’interesse generale), viene attribuita la facoltà di decidere per tutti con un secondo voto organizzato e gestito da una parte in causa.
Il giacobinismo di Ferrero (e di Grillo per la sua parte) è evidente.
Così come è evidente la sostanziale delegittimazione del sistema di democrazia rappresentativa che viene sostituita dalla piazza o dalle assemblee dei “lavoratori” (ma con tale accezione sono considerati solo una parte dei lavoratori italiani).
Da una parte la piazza che processa senza garanzie e senza appello, dall’altra la demagogia dell’operaismo ottocentesco.
Questa degenerazione l’abbiamo già vista nell’est europeo e si chiama soviet.
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Ho già espresso le mie considerazioni sulla consultazione in atto e nel merito dei provvedimenti governativi, per cui vorrei allargare il discorso e richiamare la teoria dell’anaciclosi di Polibio.
Un comico che non fa più ridere e un politico comunista che dovrebbe fare il ministro ma interpreta il ruolo di agitatore, stanno rendendo attuale la degenerazione della nostra democrazia in oclocrazia, cioè in una competizione in cui la demagogia è padrona.
La rispolverata lotta di classe dell’estrema sinistra fa si che sia riesumata una concezione ottocentesca, con la quale la retorica dei “lavoratori” e delle “assemblee” aveva il sopravvento sulla logica individuazione della strada migliore per raggiungere obiettivi di progresso e sviluppo.
Grillo convoca la piazza per sbertucciare i politici, Ferrero si trincera dietro i “lavoratori” per opporsi ad un provvedimento del governo di cui fa parte.
Facendo finta di ignorare che:
- è in corso una consultazione nei luoghi di lavoro
- vengono chiamati a votare i pensionati
- ma non vengono chiamati a votare milioni di lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori, commercianti.
La tesi (singolare) di Ferrero (e che permea anche tutti coloro che fanno discendere dal voto delle assemblee dei lavoratori dipendenti e dei pensionati una portata di carattere generale) è che ad una minoranza di cittadini che per di più ha già potuto votare per il parlamento (cioè per i rappresentanti dell’interesse generale), viene attribuita la facoltà di decidere per tutti con un secondo voto organizzato e gestito da una parte in causa.
Il giacobinismo di Ferrero (e di Grillo per la sua parte) è evidente.
Così come è evidente la sostanziale delegittimazione del sistema di democrazia rappresentativa che viene sostituita dalla piazza o dalle assemblee dei “lavoratori” (ma con tale accezione sono considerati solo una parte dei lavoratori italiani).
Da una parte la piazza che processa senza garanzie e senza appello, dall’altra la demagogia dell’operaismo ottocentesco.
Questa degenerazione l’abbiamo già vista nell’est europeo e si chiama soviet.
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2 commenti:
"- ma non vengono chiamati a votare milioni di lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori, commercianti".
... e ci credo che vengono ignorate queste categorie, non sono quelli additati da questo governo come "evasori fiscali"?
http://epistemes.org/2007/10/02/padoa-schioppa-e-levasione-fiscale/
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