I dati del referendum tra lavoratori dipendenti, pensionati, precari, disoccupati (tutti gli altri cittadini devono tacere e pagare) sono ancora in via di elaborazione, ma sembra che il “sì” abbia prevalso nella misura desiderata, cioè quella cifra ben superiore al 70% che rappresenta il rapporto di coalizione tra l’estrema e i presunti moderati.
Come era prevedibile emergono già le … lacune (vogliamo chiamarle così ?) che inficiano il voto e alcuni giornalisti (come quello de “La Cronaca” di Piacenza di cui riferisce Libero che ha già dimostrato come si potesse votare più volte senza controlli) possono mostrarne orgogliosamente le prove.
Ma non ci interessa qui contestare la legittimità di un voto che, come abbiamo ripetutamente scritto , è discutibile nel contenuto e nel metodo, quanto ipotizzare il percorso futuro del governo, ben più dannoso di qualsiasi accordo a perdere che possa aver firmato la trimurti confederale.
Sicuramente i media asserviti alla sinistra faranno rullare i tamburi attribuendo al voto il carattere di un viatico della base all’accordo e cercando di costringere quei parlamentari, soprattutto senatori, di sinistra ancora in possesso di una coscienza al voto a favore, in modo da allungare la vita a Prodi.
E’ però auspicabile che chi arriva a ricoprire ruoli di rappresentanza generale sappia leggere oltre la propaganda e riconosca che se gli stessi sindacalisti schierati per il “no” (che conoscono bene le capacità dei loro compagni) contestano il risultato, il mandato non possa essere tale da vincolarli nel voto.
Anche i mitizzati operai metalmeccanici, tanto esaltati, quanto sfruttati – più dai loro “compagni” in carriera che dai “padroni” – dovranno rendersi conto che tornano utili solo quando c’è da manifestare in piazza contro il Governo Berlusconi, ma quando a comandare c’è la sinistra le loro istanze vengono archiviate con una scrollatina di spalle ed un borbottio del loro presidente del consiglio.
Allora si può proprio dire che vengono utilizzati come “carne da macello”: devono protestare (e rimetterci giornate di lavoro) quando Berlusconi aumenta la loro capacità economica riducendo le tasse e applaudire tacendo (o venendo ignorati) quando Prodi toglie loro anche quel poco che con Berlusconi hanno accumulato (magari investendolo in case o in titoli di stato ...).
Il passaggio in consiglio dei ministri è solo formalità.
In parlamento si dovranno confrontare quelli che hanno giurato che non deve essere cambiata una sola virgola dell’accordo (capeggiati dall’esimio multipresidente Lcdm) e quelli che non voteranno se non si cambia il testo.
Se ambedue gli schieramenti fossero composti da persone di parola, il governo Prodi sarebbe già in crisi perchè al senato, scontato il voto contrario dei partiti della Casa delle Libertà, basta lo spostamento minimo di tre senatori per rendere inutile il pronto soccorso geriatrico cui ricorre regolarmente Prodi e le due ipotesi indicate si elidono a vicenda, quindi qualcuno – ben più di tre – dovrebbe, qualunque soluzione sia adottata, votare contro.
Ma qui scatta l’istinto di sopravvivenza e mantenimento della poltrona (avete notato come i “brogli” denunciati da Marco Rizzo – che non ha poltrone di rilievo – siano diventati per Fausto Bertinotti dei semplici “nei” ?) che escluderebbe voti contrari da parte della estrema sinistra.
Vi sono invece i senatori che possono ritrovarsi intorno a Dini (ma anche a Mastella, Di Pietro o alla SVP/PPTT) che, proprio per l’istinto di sopravvivenza, per non essere travolti dal continuo franare della sinistra, potrebbero decidere di porre misericordiosamente fine alla devastante esperienza del governo (?) Prodi, ricavandone – oltre a sicuri seggi per le prossime elezioni – anche l’eterno riconoscimento degli Italiani veri.
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Come era prevedibile emergono già le … lacune (vogliamo chiamarle così ?) che inficiano il voto e alcuni giornalisti (come quello de “La Cronaca” di Piacenza di cui riferisce Libero che ha già dimostrato come si potesse votare più volte senza controlli) possono mostrarne orgogliosamente le prove.
Ma non ci interessa qui contestare la legittimità di un voto che, come abbiamo ripetutamente scritto , è discutibile nel contenuto e nel metodo, quanto ipotizzare il percorso futuro del governo, ben più dannoso di qualsiasi accordo a perdere che possa aver firmato la trimurti confederale.
Sicuramente i media asserviti alla sinistra faranno rullare i tamburi attribuendo al voto il carattere di un viatico della base all’accordo e cercando di costringere quei parlamentari, soprattutto senatori, di sinistra ancora in possesso di una coscienza al voto a favore, in modo da allungare la vita a Prodi.
E’ però auspicabile che chi arriva a ricoprire ruoli di rappresentanza generale sappia leggere oltre la propaganda e riconosca che se gli stessi sindacalisti schierati per il “no” (che conoscono bene le capacità dei loro compagni) contestano il risultato, il mandato non possa essere tale da vincolarli nel voto.
Anche i mitizzati operai metalmeccanici, tanto esaltati, quanto sfruttati – più dai loro “compagni” in carriera che dai “padroni” – dovranno rendersi conto che tornano utili solo quando c’è da manifestare in piazza contro il Governo Berlusconi, ma quando a comandare c’è la sinistra le loro istanze vengono archiviate con una scrollatina di spalle ed un borbottio del loro presidente del consiglio.
Allora si può proprio dire che vengono utilizzati come “carne da macello”: devono protestare (e rimetterci giornate di lavoro) quando Berlusconi aumenta la loro capacità economica riducendo le tasse e applaudire tacendo (o venendo ignorati) quando Prodi toglie loro anche quel poco che con Berlusconi hanno accumulato (magari investendolo in case o in titoli di stato ...).
Il passaggio in consiglio dei ministri è solo formalità.
In parlamento si dovranno confrontare quelli che hanno giurato che non deve essere cambiata una sola virgola dell’accordo (capeggiati dall’esimio multipresidente Lcdm) e quelli che non voteranno se non si cambia il testo.
Se ambedue gli schieramenti fossero composti da persone di parola, il governo Prodi sarebbe già in crisi perchè al senato, scontato il voto contrario dei partiti della Casa delle Libertà, basta lo spostamento minimo di tre senatori per rendere inutile il pronto soccorso geriatrico cui ricorre regolarmente Prodi e le due ipotesi indicate si elidono a vicenda, quindi qualcuno – ben più di tre – dovrebbe, qualunque soluzione sia adottata, votare contro.
Ma qui scatta l’istinto di sopravvivenza e mantenimento della poltrona (avete notato come i “brogli” denunciati da Marco Rizzo – che non ha poltrone di rilievo – siano diventati per Fausto Bertinotti dei semplici “nei” ?) che escluderebbe voti contrari da parte della estrema sinistra.
Vi sono invece i senatori che possono ritrovarsi intorno a Dini (ma anche a Mastella, Di Pietro o alla SVP/PPTT) che, proprio per l’istinto di sopravvivenza, per non essere travolti dal continuo franare della sinistra, potrebbero decidere di porre misericordiosamente fine alla devastante esperienza del governo (?) Prodi, ricavandone – oltre a sicuri seggi per le prossime elezioni – anche l’eterno riconoscimento degli Italiani veri.
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1 commento:
Marco Rizzo, una parte di Prc e la Fiom (con Cremaschi) si trovano in una posizione ridicolmente paradossale. Sanno dei brogli e della contraffazione avvenuta da parte della Triplice di concerto con Montezuma, ma non possono fare nulla per invalidare questa consultazione. Altrimenti sarebbero i primi a saltare insieme a tutto il governo che bene o male sostengono. Loro e le loro poltrone.
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