Pierferdinando Casini, leader dell’Udc, già “cinno” della nidiata di Bisaglia e Forlani; Gianfranco Fini, ex pupillo di Giorgio Almirante, da alcuni anni instancabile giocatore ai quattro cantoni; Luca Cordero di Montezemolo, “figlioccio” di Gianni Agnelli, di professione multipresidente, si sono incontrati a cena.
Caratteristiche comuni ?
L’ambizione smodata che porta ognuno di questi ex “giovani di studio” a pensare a se stessi come salvatori della Patria.
Non riuscendoci da soli, soprattutto perchè individualmente scompaiono (come qualunque altro funzionario di partito, boiardo di stato o burocrate delle banche centrali) davanti a un Silvio Berlusconi, stanno forse pensando di mettere insieme le loro debolezze, credendo di realizzare una forza.
Sono tutti e tre “figli d’arte”, nel senso che senza i loro rispettivi mentori apparterrebbero alla “palude” della politica o della burocrazia confindustriale.
La loro aspirazione è quella di far rinascere il partitone delle poltrone di stato.
Casini per tradizione politica, Lcdm per tradizione industriale (la Fiat, come spesso sottolineato, è adusa a socializzare le perdite privatizzando i profitti, scaricando sul pubblico, grazie alle amicizie politiche, i costi derivanti dalla periodica incapacità del management a far fronte ai tempi che cambiano) e Fini per ... disperazione.
Mi ricordo il “biglietto da visita” che un deputato ora fedelissimo di Fini (al punto da lanciare Alleanza Nazionale a Bologna in una spericolata gara di inciucio con il sindaco comunista sulla sicurezza) presentò ai suoi esordi in consiglio comunale, definendo la Fiat come l’escrescenza tumorale dell’economia nazionale.
Chissà se oggi, nel rispetto della realpolitik del suo presidente, farà del Lingotto la sua Gerusalemme, con tanto di acquisto di auto Fiat (molti di noi hanno sempre avuto una particolare avversione per tutto ciò che è marchiato “Agnelli”, dalla Juventus, alla Ferrari, alla Fiat tanto che molti di noi non posseggono in famiglia auto Fiat e, per quel che mi riguarda, dovendo acquistare una vettura nuova mi rivolgerò, ancora una volta, ad un’altra casa ...) ?
Avrà futuro la “cosa Fiat” ?
Non credo che riuscirà a scalzare il primato del Partito del Popolo della Libertà che vede sempre più soggetti politici – oltre a singoli cittadini – disponibili a federarsi, ma, soprattutto, la nuova triade non è in grado di oscurare il Presidente Berlusconi.
Sono anni che i tre bazzicano gli ambienti politici e, ormai, hanno detto tutto e il contrario di tutto e la loro alleanza di interesse avrà vita finchè non si troveranno a dover decidere su chi occuperà i posti di rilievo, che potranno essere di governo o istituzionali.
Il difetto resta sempre quello del doroteismo che adesso ha contagiato anche Fini (ma cosa aspettano i suoi “colonnelli” ad esercitare il diritto di “golpe” ?).
La “cosa Fiat” non potrà che assumere quella tipica posizione di mezzo, nè carne, nè pesce, che tanti danni ha portato alla Nazione, esercitando l’arte del compromesso fine a se stesso e non per realizzare un progetto, sperando di rinverdire i fasti della politica dei due forni di andreottiana memoria.
Spiace vedere disperdere un patrimonio morale e ideale di cui, ancora, molti ritengono Alleanza Nazionale erede titolare, ma se ad un pranzo in compagnia non ci si nega mai, un’alleanza politica nel nome della Fiat e della balena bianca dovrebbe far riflettere attentamente sul triste destino (e repentino declino) che attende coloro che ancora pensano di vedere in Fini l’erede di Giorgio Almirante.
Tra parentesi.
Proprio a Bologna un consigliere comunale di A.N. ha salutato la compagnia per avvicinarsi non, in questo caso, a La Destra, ma al Partito del Popolo della Libertà.
Quella stessa Bologna che vede come capo gruppo in consiglio comunale per Forza Italia, Daniele Carella, missino, protagonista di tante battaglie – anche "sulla strada" – negli anni settanta e che già da alcuni anni ha abbandonato An, dimostrando perfetta conoscenza della situazione e di come si sarebbe evoluta.
La “cosa Fiat” potrà raccogliere adesioni, anche consistenti in termini elettorali, ma mai sufficienti per proporsi altro che come terzo partito, rendendo quindi sempre più precaria la nostra vita politica.
Una situazione paradossale che vede quelli come il sottoscritto, costituzionalmente ostili ad ogni approccio amichevole con la sinistra, auspicare la veloce conclusione dell’accordo tra il Presidente Berlusconi e Veltroni per la nuova legge elettorale (ma solo per quella) che metta fuori gioco le furbizie di triadi e “cose” varie.
Ci può essere un solo scopo utile e nobile nell’aprire un dialogo con la sinistra: mettere definitivamente fuori gioco i doroteismi, vecchi e nuovi, per arrivare ad un sistema in cui non ci siano ponti e pontieri, furbetti e furbastri, ma solo due progetti alternativi, senza commistioni.
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Caratteristiche comuni ?
L’ambizione smodata che porta ognuno di questi ex “giovani di studio” a pensare a se stessi come salvatori della Patria.
Non riuscendoci da soli, soprattutto perchè individualmente scompaiono (come qualunque altro funzionario di partito, boiardo di stato o burocrate delle banche centrali) davanti a un Silvio Berlusconi, stanno forse pensando di mettere insieme le loro debolezze, credendo di realizzare una forza.
Sono tutti e tre “figli d’arte”, nel senso che senza i loro rispettivi mentori apparterrebbero alla “palude” della politica o della burocrazia confindustriale.
La loro aspirazione è quella di far rinascere il partitone delle poltrone di stato.
Casini per tradizione politica, Lcdm per tradizione industriale (la Fiat, come spesso sottolineato, è adusa a socializzare le perdite privatizzando i profitti, scaricando sul pubblico, grazie alle amicizie politiche, i costi derivanti dalla periodica incapacità del management a far fronte ai tempi che cambiano) e Fini per ... disperazione.
Mi ricordo il “biglietto da visita” che un deputato ora fedelissimo di Fini (al punto da lanciare Alleanza Nazionale a Bologna in una spericolata gara di inciucio con il sindaco comunista sulla sicurezza) presentò ai suoi esordi in consiglio comunale, definendo la Fiat come l’escrescenza tumorale dell’economia nazionale.
Chissà se oggi, nel rispetto della realpolitik del suo presidente, farà del Lingotto la sua Gerusalemme, con tanto di acquisto di auto Fiat (molti di noi hanno sempre avuto una particolare avversione per tutto ciò che è marchiato “Agnelli”, dalla Juventus, alla Ferrari, alla Fiat tanto che molti di noi non posseggono in famiglia auto Fiat e, per quel che mi riguarda, dovendo acquistare una vettura nuova mi rivolgerò, ancora una volta, ad un’altra casa ...) ?
Avrà futuro la “cosa Fiat” ?
Non credo che riuscirà a scalzare il primato del Partito del Popolo della Libertà che vede sempre più soggetti politici – oltre a singoli cittadini – disponibili a federarsi, ma, soprattutto, la nuova triade non è in grado di oscurare il Presidente Berlusconi.
Sono anni che i tre bazzicano gli ambienti politici e, ormai, hanno detto tutto e il contrario di tutto e la loro alleanza di interesse avrà vita finchè non si troveranno a dover decidere su chi occuperà i posti di rilievo, che potranno essere di governo o istituzionali.
Il difetto resta sempre quello del doroteismo che adesso ha contagiato anche Fini (ma cosa aspettano i suoi “colonnelli” ad esercitare il diritto di “golpe” ?).
La “cosa Fiat” non potrà che assumere quella tipica posizione di mezzo, nè carne, nè pesce, che tanti danni ha portato alla Nazione, esercitando l’arte del compromesso fine a se stesso e non per realizzare un progetto, sperando di rinverdire i fasti della politica dei due forni di andreottiana memoria.
Spiace vedere disperdere un patrimonio morale e ideale di cui, ancora, molti ritengono Alleanza Nazionale erede titolare, ma se ad un pranzo in compagnia non ci si nega mai, un’alleanza politica nel nome della Fiat e della balena bianca dovrebbe far riflettere attentamente sul triste destino (e repentino declino) che attende coloro che ancora pensano di vedere in Fini l’erede di Giorgio Almirante.
Tra parentesi.
Proprio a Bologna un consigliere comunale di A.N. ha salutato la compagnia per avvicinarsi non, in questo caso, a La Destra, ma al Partito del Popolo della Libertà.
Quella stessa Bologna che vede come capo gruppo in consiglio comunale per Forza Italia, Daniele Carella, missino, protagonista di tante battaglie – anche "sulla strada" – negli anni settanta e che già da alcuni anni ha abbandonato An, dimostrando perfetta conoscenza della situazione e di come si sarebbe evoluta.
La “cosa Fiat” potrà raccogliere adesioni, anche consistenti in termini elettorali, ma mai sufficienti per proporsi altro che come terzo partito, rendendo quindi sempre più precaria la nostra vita politica.
Una situazione paradossale che vede quelli come il sottoscritto, costituzionalmente ostili ad ogni approccio amichevole con la sinistra, auspicare la veloce conclusione dell’accordo tra il Presidente Berlusconi e Veltroni per la nuova legge elettorale (ma solo per quella) che metta fuori gioco le furbizie di triadi e “cose” varie.
Ci può essere un solo scopo utile e nobile nell’aprire un dialogo con la sinistra: mettere definitivamente fuori gioco i doroteismi, vecchi e nuovi, per arrivare ad un sistema in cui non ci siano ponti e pontieri, furbetti e furbastri, ma solo due progetti alternativi, senza commistioni.
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5 commenti:
La "Cosa Fiat" sembra il nome dell'ultima utilitaria degli agnelli! -))
LCDM sta facendo un giro di consultazioni pre-elettorali?
Tutto questo mi pare abbia come risultato di aumentare il clima di sospetto che regna dentro la sx, salito alle stelle dopo il dialogo Berlusconi-Veltroni.
Ciao Massimo!
Perla
La cosa FIAT l'ha benedetta D'alema ....ecco perchè facevano tanto gli arroganti,avevano già il loro asso da calare .Tutto qui .E' la dote politica che il centro(con Fini?ahaahahah!!)darà alla sinistra .Salutoni
Caro Massimo,
post esemplare ! lo condivido in pieno !
A proposito, per l' auto io ho risolto così....mi sono preso la Nitro della Dodge....tanto per non sbagliare "stato"... :)
Un saluto, Jimmy di Ultimathule
Ottima definizione per l'inciucio tra Casini, Fini e Montezemolo.
E' un vero peccato che l'unica casa automobilistica italiana sia nelle mani della famiglia Agnelli, costringendoci a rivolgerci sul mercato straniero.
Mi domando come tanti missini di lunga militanza possano ancora ingoiare i rospi che Fini impone loro.
Sul tema Fini consiglio questo interessante articolo di Pelfini:
http://digilander.libero.it/idea.ap/andrea.htm
Saluti
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