I Britannici hanno votato.
Non sappiamo quale governo abbiano scelto.
Come gli osservatori preconizzavano da tempo, il parlamento inglese risulta così bloccato dalla mancanza di una qualsivoglia maggioranza coesa, obbligando alla scelta tra una rissosa coalizione e nuove elezioni.
Solo per inciso annoto come il risultato inglese esalti la bontà della legge elettorale italiana che, con il premio di maggioranza affidata alla coalizione di governo, non solo è perfettamente in linea con lo spirito degli italiani, ma garantisce anche una stabilità governativa.
Tornando alla Gran Bretagna, da antico anglofilo non può che dispiacermi la situazione in cui si trova Londra, anche se alcuni segnali positivi vanno evidenziati.
Anche l’ultima grande nazione europea boccia e rimuove la sinistra di governo (fra poco toccherà a quelle medie come la Spagna) e dopo Italia, Francia e Germania, i socialisti (sia pur sui generis come quelli inglesi) dovranno abbandonare il governo.
E questo è un fatto indubbiamente positivo.
Così come è positiva la maggioranza relativa dei Conservatori, conquistata grazie all’abbandono delle idee folli e di sinistra sui temi etici e dei cosiddetti e autoreferenziali “diritti civili” e il flop degli europeisti libdem.
Non sapendo cosa decideranno per la formazione del governo e dubitando che i Conservatori possano trovare alleati nei libdem che pretendono il passaggio al proporzionale, mentre i laburisti, che cambierebbero la legge in proporzionale, non riuscirebbero a fare governo con i libdem, mi limito ad osservare.
L’unico governo plausibile, che non sia costretto a mettere assieme una coalizione con più di due partiti, vede i Conservatori al governo.
L’unica alternativa, non può prescindere dai libdem che imporrebbero il proporzionale, la qual cosa libererebbe le energie rappresentate dal British National Party e dallo United Kingdom Indipendent Party.
Se il BNP è paragonabile alla nostra Forza Nuova: condivisibile in politica interna ed europea, non in quella economica e lo Ukip più o meno potrebbe essere paragonato alla Lega, anche se la connotazione antieuropeista è più caratterizzata, i Conservatori sono paragonabili al Pdl.
Ogni tanto ondeggiano ma, alla fine, rappresentano il meno peggio tra i grandi partiti, anche se Cameron deve ancora dimostrare la sua statura, a differenza di Berlusconi che ha ampiamente meritato i voti che gli abbiamo negli anni concesso (ed ora è chiamato ad una conferma estirpando l’erba finiota dal Centro Destra).
Certo è che questo risultato che non chiarisce denuncia la decadenza della Gran Bretagna, una crisi causata essenzialmente dalla massiccia immissione di persone estranee al tessuto culturale, sociale ed economico della società inglese.
La trasformazione della Gran Bretagna in una società multirazziale e multiculturale ha aperto gli spazi della disomogeneità e della frantumazione degli interessi e delle scelte.
E’ un insegnamento che dovrebbe ammonirci e indurci a non commettere lo stesso errore (ed orrore) di concedere frettolosamente cittadinanza e voto a degli estranei, maggiormente se in numero tale da sovvertire i tradizionali rapporti di equilibrio.
E adesso cosa accadrà a Londra ?
Poichè mi piace azzardare, io azzardo: nuove elezioni entro l’anno in Gran Bretagna (e perchè non anche in Italia così si fa chiarezza con Fini ?).
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Non sappiamo quale governo abbiano scelto.
Come gli osservatori preconizzavano da tempo, il parlamento inglese risulta così bloccato dalla mancanza di una qualsivoglia maggioranza coesa, obbligando alla scelta tra una rissosa coalizione e nuove elezioni.
Solo per inciso annoto come il risultato inglese esalti la bontà della legge elettorale italiana che, con il premio di maggioranza affidata alla coalizione di governo, non solo è perfettamente in linea con lo spirito degli italiani, ma garantisce anche una stabilità governativa.
Tornando alla Gran Bretagna, da antico anglofilo non può che dispiacermi la situazione in cui si trova Londra, anche se alcuni segnali positivi vanno evidenziati.
Anche l’ultima grande nazione europea boccia e rimuove la sinistra di governo (fra poco toccherà a quelle medie come la Spagna) e dopo Italia, Francia e Germania, i socialisti (sia pur sui generis come quelli inglesi) dovranno abbandonare il governo.
E questo è un fatto indubbiamente positivo.
Così come è positiva la maggioranza relativa dei Conservatori, conquistata grazie all’abbandono delle idee folli e di sinistra sui temi etici e dei cosiddetti e autoreferenziali “diritti civili” e il flop degli europeisti libdem.
Non sapendo cosa decideranno per la formazione del governo e dubitando che i Conservatori possano trovare alleati nei libdem che pretendono il passaggio al proporzionale, mentre i laburisti, che cambierebbero la legge in proporzionale, non riuscirebbero a fare governo con i libdem, mi limito ad osservare.
L’unico governo plausibile, che non sia costretto a mettere assieme una coalizione con più di due partiti, vede i Conservatori al governo.
L’unica alternativa, non può prescindere dai libdem che imporrebbero il proporzionale, la qual cosa libererebbe le energie rappresentate dal British National Party e dallo United Kingdom Indipendent Party.
Se il BNP è paragonabile alla nostra Forza Nuova: condivisibile in politica interna ed europea, non in quella economica e lo Ukip più o meno potrebbe essere paragonato alla Lega, anche se la connotazione antieuropeista è più caratterizzata, i Conservatori sono paragonabili al Pdl.
Ogni tanto ondeggiano ma, alla fine, rappresentano il meno peggio tra i grandi partiti, anche se Cameron deve ancora dimostrare la sua statura, a differenza di Berlusconi che ha ampiamente meritato i voti che gli abbiamo negli anni concesso (ed ora è chiamato ad una conferma estirpando l’erba finiota dal Centro Destra).
Certo è che questo risultato che non chiarisce denuncia la decadenza della Gran Bretagna, una crisi causata essenzialmente dalla massiccia immissione di persone estranee al tessuto culturale, sociale ed economico della società inglese.
La trasformazione della Gran Bretagna in una società multirazziale e multiculturale ha aperto gli spazi della disomogeneità e della frantumazione degli interessi e delle scelte.
E’ un insegnamento che dovrebbe ammonirci e indurci a non commettere lo stesso errore (ed orrore) di concedere frettolosamente cittadinanza e voto a degli estranei, maggiormente se in numero tale da sovvertire i tradizionali rapporti di equilibrio.
E adesso cosa accadrà a Londra ?
Poichè mi piace azzardare, io azzardo: nuove elezioni entro l’anno in Gran Bretagna (e perchè non anche in Italia così si fa chiarezza con Fini ?).
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2 commenti:
Inaudito: mentre, da questa parte della Manica, si sta facendo di tutto (o, per lo meno, gli "uomini di buona volontà" stanno facendo di tutto) per avvicinarsi il più possibile ad un sistema politico bipolare o bipartitico solido, in grado di esprimere maggioranze di governo chiare, sicure ed efficienti, sistema del quale la Gran Bretagna ha sempre rappresentato il più classico degli esempi, con la sua secolare tradizione in tal senso, ecco che, invece, proprio la stessa GB sembra farsi contagiare dal vizio continentale del risultato elettorale ambiguo e della conseguente prospettiva di potercisi arrangiare a governare solo ricorrendo a coalizioni di dubbie compattezza e possibilità di durata, Il mondo parrebbe dunque andare alla rovescia, con l'adeguamento del sistema migliore a quello peggiore anzichè viceversa.
Vero che la nostra legge elettorale, con il suo premio di maggioranza, sembra assicurare un certo riparo da rischi di questo genere, ma occhio a non scherzare col fuoco parlando di elezioni anticipate...
Tommaso Pellegrino-Torino
www.tommasopellegrino.blogspot.com
Meglio le elezioni, anche se si dovessero perdere (poi vedremo cosa riuscirebbe a realizzare una alleanza che per fare numero andrebbe da Fini a Grillo ...) piuttosto che restare fermi, bloccati sullo stallo dalla guerriglia dei finioti.
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