Il Ministro Calderoli ha espresso una legittima posizione: non sa se parteciperà alla inaugurazione della kermesse celebrativa per i 150 anni dell’Unità Nazionale.
Sono insorti i neofiti del Nazionalismo, che poi sono gli stessi che vorrebbero imbarbarire l’Italia distribuendo a piene mani accessi, agevolazioni, cittadinanza e diritto di voto agli immigrati.
Naturalmente la reazione più giusta è stata quella del Ministro La Russa che, pur potendo vantare una Storia ed una Tradizione ben superiore a quella del pci/pds/ds/pd e dell’Udc in materia di Nazionalismo, ha semplicemente auspicato la presenza di tutti.
Ma il problema non è la, nota e in parte condivisibile, orticaria della Lega alla vulgata dell’Unità Nazionale, bensì la imposizione di continue celebrazioni, grondanti retorica fine a se stessa, per ogni anniversario di un qualche evento storico, reale o manipolato che sia.
E si può immaginare quanti di simili “eventi” possa avere una Nazione come l’Italia, di antico e nobile lignaggio, tanto quanto di lunghissima storia civile.
Ogni anno siamo ammorbati con una, sempre meno attinente al vero, storia della sconfitta nella seconda guerra mondiale, per non parlare del 1° maggio trasformato in manifestazione canora e dell’antagonismo sociale.
E poi il 2 giugno, il 4 novembre dove non si ricorda più la Vittoria, l’unica, vera ottenuta dalle Forze Armate dell’Italia moderna, ma la si collega arbitrariamente con le vicende della seconda guerra mondiale che, evidentemente, hanno bisogno di essere nobilitate con una robusta mano di realtà storica, ancorchè recuperata da un evento di 30 anni precedente.
Adesso, per oltre un anno, ascolteremo la retorica dell’Unità in chiave moderna e che non vale un millesimo di quelle stupende vicende che abbiamo tutti (almeno noi, della mia generazione) letto grazie al De Amicis e alle superbe e indimenticabili pagine di “Cuore”.
E poi le “giornate di ... o del ...” che ormai riempiono metà anno, cui aggiungere domeniche, feste religiose che, per “par condicio”, non si limitano alla sola religione Cristiana e chi più ne ha più ne metta.
Non è quindi peregrina la, moderata, moderatissima, esternazione del Ministro Calderoli che mette un punto interrogativo sulla sua partecipazione alle celebrazioni, preferendo il lavoro per realizzare quel federalismo che, probabilmente, arriverà con 150 anni di ritardo.
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Sono insorti i neofiti del Nazionalismo, che poi sono gli stessi che vorrebbero imbarbarire l’Italia distribuendo a piene mani accessi, agevolazioni, cittadinanza e diritto di voto agli immigrati.
Naturalmente la reazione più giusta è stata quella del Ministro La Russa che, pur potendo vantare una Storia ed una Tradizione ben superiore a quella del pci/pds/ds/pd e dell’Udc in materia di Nazionalismo, ha semplicemente auspicato la presenza di tutti.
Ma il problema non è la, nota e in parte condivisibile, orticaria della Lega alla vulgata dell’Unità Nazionale, bensì la imposizione di continue celebrazioni, grondanti retorica fine a se stessa, per ogni anniversario di un qualche evento storico, reale o manipolato che sia.
E si può immaginare quanti di simili “eventi” possa avere una Nazione come l’Italia, di antico e nobile lignaggio, tanto quanto di lunghissima storia civile.
Ogni anno siamo ammorbati con una, sempre meno attinente al vero, storia della sconfitta nella seconda guerra mondiale, per non parlare del 1° maggio trasformato in manifestazione canora e dell’antagonismo sociale.
E poi il 2 giugno, il 4 novembre dove non si ricorda più la Vittoria, l’unica, vera ottenuta dalle Forze Armate dell’Italia moderna, ma la si collega arbitrariamente con le vicende della seconda guerra mondiale che, evidentemente, hanno bisogno di essere nobilitate con una robusta mano di realtà storica, ancorchè recuperata da un evento di 30 anni precedente.
Adesso, per oltre un anno, ascolteremo la retorica dell’Unità in chiave moderna e che non vale un millesimo di quelle stupende vicende che abbiamo tutti (almeno noi, della mia generazione) letto grazie al De Amicis e alle superbe e indimenticabili pagine di “Cuore”.
E poi le “giornate di ... o del ...” che ormai riempiono metà anno, cui aggiungere domeniche, feste religiose che, per “par condicio”, non si limitano alla sola religione Cristiana e chi più ne ha più ne metta.
Non è quindi peregrina la, moderata, moderatissima, esternazione del Ministro Calderoli che mette un punto interrogativo sulla sua partecipazione alle celebrazioni, preferendo il lavoro per realizzare quel federalismo che, probabilmente, arriverà con 150 anni di ritardo.
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1 commento:
Tra l'altro Calderoli ha detto una cosa encomiabile ma soprattutto logica: per onorare i 150 anni dell'unità è meglio fare le riforme che stare lì con una bandiera in mano a veder parate ed ascoltare bande.
Non vedo dove sia lo scandalo, anzi, è un modo molto più bello di rendere omaggio all'evento.
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