Governare l’Italia non è difficile, è inutile.
La frase non è mia, ma del politico che ha retto per il maggior numero di anni la presidenza del consiglio: Benito Mussolini.
Se ne sta accorgendo anche Silvio Berlusconi, partito nel 1994 per la sua avventura politica con il passo del bersagliere e il coraggio dell’imprenditore, vede che le sue buone intenzioni e ottime idee si infrangono sul muro della burocrazia, del clientelismo, delle lobbies di spesa e delle meschine invidie anche di singoli esponenti che hanno raggiunto i ruoli importanti che ricoprono esclusivamente grazie a lui.
La contingenza economica internazionale avrebbe potuto consentire una manovra epocale, che significasse il ribaltamento di tutto quel che era stato condotto fino ad oggi con il pubblico che ingrassava senza produrre e il privato che arrancava per pagare anche quello che non avrebbe dovuto (e se una simile situazione non è un incentivo all'evasione ...).
Invece è una manovra costruita con fatica, non epocale, anche se rispettosa dell’indirizzo politico per il quale Berlusconi fu votato.
Naturalmente insorgono i privilegiati, a cominciare dai magistrati che non vogliono rinunciare a nulla.
I sacrifici ?
Li facciano gli altri.
Come i magistrati i “nani e ballerini” della “cultura” di regime cercano di salvaguardare il loro orticello.
Anche per loro, uniti contro tutti i tagli, ma in guerra tra loro visto che tagli devono pur esserci, i sacrifici li deve fare qualcun altro.
I dipendenti pubblici in genere, un autentico esercito, non accettano di partecipare alla riduzione della spesa pubblica.
Le femministe che hanno messo in campo ogni sorta di manifestazione per rivendicare la parità con gli uomini, adesso si stracciano le vesti (fortunatamente, forse per un residuo senso del pudore, solo metaforicamente) contro l’imposizione dell’europa di mandarle in pensione alla stessa età degli uomini.
Non parliamo poi di tutte le richieste perchè siano riconosciute anche le più piccole rivendicazioni personalistiche e di minoranze prive di alcuna rilevanza.
Naturalmente a spese di tutti noi.
Sì, perchè ogni richiesta, che sia quella delle ong di contributi pubblici, o le sentenze che impongono riconoscimenti agli immigrati o differiscono alle calende greche la loro espulsione, ha un costo che deve trovare a bilancio una sua copertura.
E qual’è la copertura più gettonata ?
La “tassa di scopo”, anche se la sinistra oggi non azzarda tanto, ma vorrebbe tassare “i patrimoni e le rendite”, senza spiegare che sono i risparmi di tutti noi, cioè quello che riusciamo a mettere da parte dopo che il reddito prodotto con il nostro lavoro è già stato ampiamente amputato dalle tasse.
Nonostante tutto ciò Berlusconi cerca, nuotando contro corrente, di difendere l’interesse dei cittadini contro un pubblico sempre più famelico.
Per questo bisogna rendergli merito, nonostante i ritardi e le imperfezioni dell’azione: gli altri farebbero sicuramente peggio danneggiandoci pesantemente e riducendo, con il diminuire la nostra capacità economica, anche la nostra libertà individuale.
Ma nonostante le resistenze dei privilegiati, l'Italia cresce.
Pensiamo a quanto saremmo tutti più ricchi se le ottime idee di Berlusconi non incontrassero così tanti ostacoli, costringendolo a ricostruire ogni giorno quel che altri, in notti da cospiratori, hanno nell'ombra disfatto.
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La frase non è mia, ma del politico che ha retto per il maggior numero di anni la presidenza del consiglio: Benito Mussolini.
Se ne sta accorgendo anche Silvio Berlusconi, partito nel 1994 per la sua avventura politica con il passo del bersagliere e il coraggio dell’imprenditore, vede che le sue buone intenzioni e ottime idee si infrangono sul muro della burocrazia, del clientelismo, delle lobbies di spesa e delle meschine invidie anche di singoli esponenti che hanno raggiunto i ruoli importanti che ricoprono esclusivamente grazie a lui.
La contingenza economica internazionale avrebbe potuto consentire una manovra epocale, che significasse il ribaltamento di tutto quel che era stato condotto fino ad oggi con il pubblico che ingrassava senza produrre e il privato che arrancava per pagare anche quello che non avrebbe dovuto (e se una simile situazione non è un incentivo all'evasione ...).
Invece è una manovra costruita con fatica, non epocale, anche se rispettosa dell’indirizzo politico per il quale Berlusconi fu votato.
Naturalmente insorgono i privilegiati, a cominciare dai magistrati che non vogliono rinunciare a nulla.
I sacrifici ?
Li facciano gli altri.
Come i magistrati i “nani e ballerini” della “cultura” di regime cercano di salvaguardare il loro orticello.
Anche per loro, uniti contro tutti i tagli, ma in guerra tra loro visto che tagli devono pur esserci, i sacrifici li deve fare qualcun altro.
I dipendenti pubblici in genere, un autentico esercito, non accettano di partecipare alla riduzione della spesa pubblica.
Le femministe che hanno messo in campo ogni sorta di manifestazione per rivendicare la parità con gli uomini, adesso si stracciano le vesti (fortunatamente, forse per un residuo senso del pudore, solo metaforicamente) contro l’imposizione dell’europa di mandarle in pensione alla stessa età degli uomini.
Non parliamo poi di tutte le richieste perchè siano riconosciute anche le più piccole rivendicazioni personalistiche e di minoranze prive di alcuna rilevanza.
Naturalmente a spese di tutti noi.
Sì, perchè ogni richiesta, che sia quella delle ong di contributi pubblici, o le sentenze che impongono riconoscimenti agli immigrati o differiscono alle calende greche la loro espulsione, ha un costo che deve trovare a bilancio una sua copertura.
E qual’è la copertura più gettonata ?
La “tassa di scopo”, anche se la sinistra oggi non azzarda tanto, ma vorrebbe tassare “i patrimoni e le rendite”, senza spiegare che sono i risparmi di tutti noi, cioè quello che riusciamo a mettere da parte dopo che il reddito prodotto con il nostro lavoro è già stato ampiamente amputato dalle tasse.
Nonostante tutto ciò Berlusconi cerca, nuotando contro corrente, di difendere l’interesse dei cittadini contro un pubblico sempre più famelico.
Per questo bisogna rendergli merito, nonostante i ritardi e le imperfezioni dell’azione: gli altri farebbero sicuramente peggio danneggiandoci pesantemente e riducendo, con il diminuire la nostra capacità economica, anche la nostra libertà individuale.
Ma nonostante le resistenze dei privilegiati, l'Italia cresce.
Pensiamo a quanto saremmo tutti più ricchi se le ottime idee di Berlusconi non incontrassero così tanti ostacoli, costringendolo a ricostruire ogni giorno quel che altri, in notti da cospiratori, hanno nell'ombra disfatto.
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