E detto dal sottoscritto non è un complimento.
Non ho, infatti, mai apprezzato Enzo Biagi, la sua prosa, le sue idee.
Per un (fortunatamente) breve periodo (credo meno di un anno) fu (Biagi, non Gramellini) direttore del giornale della mia città, Il Resto del Carlino e, pur essendo molto giovane allora, mi ricordo che la sua direzione non suscitò entusiasmi.
Personalmente, poi, gli preferii nettamente un direttore da trincea come Girolamo Modesti, di cui apprezzai le battaglie, orgogliosamente anticomuniste, crescendo anche sui suoi editoriali .
Ma Biagi, con quella direzione finita anzitempo, dimostrò di essere un “raccontatore” più che un direttore, uno che modellava parole soavi con la pretesa di farvi entrare un insegnamento.
Alla fine della sua carriera i suoi scritti avevano la lenta cadenza delle banalità, sempre uguali, scontate, con una prosa fatta di melassa e di noioso buonismo, all’interno della quale trovava sempre il tempo di infilare una cattiveria (non riesco ad usare altro termine) contro Berlusconi.
Gramellini non lo conoscevo.
Scrive su un quotidiano che non ho mai acquistato se non saltuariamente all’estero quando non trovavo giornali più graditi.
Emanuela Falcetti, però, nella sua trasmissione radiofonica mattutina, lo ha sempre citato con entusiasmo traboccante, così, ricevendo la rassegna stampa aziendale, ho cominciato a leggermi la sua rubrica fissa “buongiorno” (peraltro sospesa durante i mondiali).
Mi verrebbe una espressione comune ma assai volgare per indicare la noia che prende dalla lettura di quelle righe, altro che “buongiorno”.
La costruzione del pezzo è identica a quella di Biagi.
Pretesto, buoni sentimenti sparsi a piene mani (senza mai dire,però, chi deve concretamente mettersi le mani in tasca per realizzare l’utopia disegnata) e la costante frecciatina contro Berlusconi, la Lega o comunque il Centro Destra.
Devo essere sincero.
Preferisco la violenza verbale di un Di Pietro a questi abatini della penna.
Almeno Di Pietro mi proietta l’idea di essere una persona con delle passioni, in un mondo colorato, quello di Gramellini è un mondo tristemente monocolore: grigio ...
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Non ho, infatti, mai apprezzato Enzo Biagi, la sua prosa, le sue idee.
Per un (fortunatamente) breve periodo (credo meno di un anno) fu (Biagi, non Gramellini) direttore del giornale della mia città, Il Resto del Carlino e, pur essendo molto giovane allora, mi ricordo che la sua direzione non suscitò entusiasmi.
Personalmente, poi, gli preferii nettamente un direttore da trincea come Girolamo Modesti, di cui apprezzai le battaglie, orgogliosamente anticomuniste, crescendo anche sui suoi editoriali .
Ma Biagi, con quella direzione finita anzitempo, dimostrò di essere un “raccontatore” più che un direttore, uno che modellava parole soavi con la pretesa di farvi entrare un insegnamento.
Alla fine della sua carriera i suoi scritti avevano la lenta cadenza delle banalità, sempre uguali, scontate, con una prosa fatta di melassa e di noioso buonismo, all’interno della quale trovava sempre il tempo di infilare una cattiveria (non riesco ad usare altro termine) contro Berlusconi.
Gramellini non lo conoscevo.
Scrive su un quotidiano che non ho mai acquistato se non saltuariamente all’estero quando non trovavo giornali più graditi.
Emanuela Falcetti, però, nella sua trasmissione radiofonica mattutina, lo ha sempre citato con entusiasmo traboccante, così, ricevendo la rassegna stampa aziendale, ho cominciato a leggermi la sua rubrica fissa “buongiorno” (peraltro sospesa durante i mondiali).
Mi verrebbe una espressione comune ma assai volgare per indicare la noia che prende dalla lettura di quelle righe, altro che “buongiorno”.
La costruzione del pezzo è identica a quella di Biagi.
Pretesto, buoni sentimenti sparsi a piene mani (senza mai dire,però, chi deve concretamente mettersi le mani in tasca per realizzare l’utopia disegnata) e la costante frecciatina contro Berlusconi, la Lega o comunque il Centro Destra.
Devo essere sincero.
Preferisco la violenza verbale di un Di Pietro a questi abatini della penna.
Almeno Di Pietro mi proietta l’idea di essere una persona con delle passioni, in un mondo colorato, quello di Gramellini è un mondo tristemente monocolore: grigio ...
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3 commenti:
Gramellini scrive sulla Stampa, giornale che, purtroppo, entra in casa mia... si sa che 'sto giornale tende a sinistra e non perde occasione per dare addosso al centrodestra e alla Lega, e costui ne è un degno esempio... All'inizio lo leggevo anche ma poi, vedendo che idee aveva, ho smesso. Basti anche dire che spesso e volentieri è ospite da Fazio su Rai 3: detto tutto, no?
Ti avevo postato un commento su Gramellini ma non è apparso... mi sa che c'è qualche problema con la moderazione, peccato...
La moderazione funziona benissimo, ero io in vacanza e senza possibilità di intervenire ... :-)
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