Ho sempre considerato un libro il regalo perfetto, perchè è sufficientemente personalizzabile, rappresenta il carattere di chi lo regala e di come si è percepiti da chi ce lo regala.
Ma anche per i libri la scelta è difficile, soprattutto quando la persona che deve riceverlo, nella fattispecie il sottoscritto, almeno una volta alla settimana esplora un paio di librerie (con rigorosa esclusione di Feltrinelli e della coop) alla ricerca di qualcosa di suo gusto.
Allora libri che non siano libri, che non si leggano come libri, ma che facciano la loro figura nella biblioteca.
Ecco che da alcuni anni, una cara amica mi regala l'annuario delle vignette di Forattini, da sfogliare, non da leggere.
Anche per il Natale 2010 ho ricevuto il forattiniano “Siamo uomini o giornalisti?” e mi è venuta voglia di sfogliarne a caso uno precedente.
Così ho preso il “Foratt pride” del Natale 2000 (quindi con vignette da fine 1999 a ottobre 2000) e in 369 pagine e altrettante ( o quasi) vignette, scorrono i ricordi di un decennio fa, da D'alema ad Amato, alla candidatura di Rutelli quale premier per le successive elezioni che Berlusconi avrebbe stravinto il 13 maggio 2001.
Stessi personaggi che oggi appaiono sulla scena politica, che c'erano anche negli anni precedenti e non hanno alcun titolo per chiedere a Berlusconi di farsi da parte perchè la pensione (ma solo politica, perchè bisognerebbe loro imporre di lavorare almeno una decina di anni) toccherebbe a loro per primi.
I libri di Forattini sono un bel regalo, ma anche un annuario di pronta e piacevole consultazione, per ricordare come eravamo e come erano, come possiamo vedere dalla riproduzione che ho scansionato per questo post e che ci ricorda un episodio che probabilmente gli interessati vorrebbero cancellare dalla storia, come nelle revisioni di "1984".
E come eravamo ce lo ricorda, non senza qualche inevitabile commozione, un altro libro regalo ricevuto, da un'altra cara amica, in questo Natale e rapidamente divorato: “Noi che ...” la raccolta degli sms inviati alla fortunata trasmissione televisiva “I migliori anni” che rievoca i decenni sessanta, settanta, ottanta e novanta.
Canzoni, strumenti, abitudini, che riemergono con una semplice frase eppure così azzeccata da far, inevitabilmente dire: è vero, era proprio così.
Episodi e momenti riposti in un cassetto della memoria, ma mai completamente dimenticati e che è piacevole trovare come memoria condivisa da altri coetanei, che avevano venti anni nel 1976.
Tale comune ricordo, esperienze simili, memorie condivise, sono inevitabilmente l'humus che unisce una generazione e che la rende parte di una comunità con le stesse radici e le tradizioni che si tramandano di padre in figlio.
E' quel che uno dei maggiori Poeti Italiani, Alessandro Manzoni, riassunse in quei due versi che cito spesso: una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor.
E' la prova provata che il vulnus all'unità di questa nazione non viene dalle rivendicazioni locali, espressioni di una reazione ad un costoso andazzo che ha trasferito forzosamente per troppi anni la ricchezza prodotta al Nord al clientelismo meridionale e anche segnale di un attaccamento alle proprie Radici e Tradizioni, ma dalla immissione inconsulta e massiccia di individui che nulla hanno a che spartire con noi in termini d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor.
Come potrebbero mai, costoro, comprendere l'importanza di una via, di un monumento, di una casa, di un piatto della nostra Italia ?
Ecco che anche due regali apparentemente disimpegnati, consentono una riflessione e diventano regali graditi e importanti.
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Ma anche per i libri la scelta è difficile, soprattutto quando la persona che deve riceverlo, nella fattispecie il sottoscritto, almeno una volta alla settimana esplora un paio di librerie (con rigorosa esclusione di Feltrinelli e della coop) alla ricerca di qualcosa di suo gusto.
Allora libri che non siano libri, che non si leggano come libri, ma che facciano la loro figura nella biblioteca.
Ecco che da alcuni anni, una cara amica mi regala l'annuario delle vignette di Forattini, da sfogliare, non da leggere.
Anche per il Natale 2010 ho ricevuto il forattiniano “Siamo uomini o giornalisti?” e mi è venuta voglia di sfogliarne a caso uno precedente.
Così ho preso il “Foratt pride” del Natale 2000 (quindi con vignette da fine 1999 a ottobre 2000) e in 369 pagine e altrettante ( o quasi) vignette, scorrono i ricordi di un decennio fa, da D'alema ad Amato, alla candidatura di Rutelli quale premier per le successive elezioni che Berlusconi avrebbe stravinto il 13 maggio 2001.
Stessi personaggi che oggi appaiono sulla scena politica, che c'erano anche negli anni precedenti e non hanno alcun titolo per chiedere a Berlusconi di farsi da parte perchè la pensione (ma solo politica, perchè bisognerebbe loro imporre di lavorare almeno una decina di anni) toccherebbe a loro per primi.
I libri di Forattini sono un bel regalo, ma anche un annuario di pronta e piacevole consultazione, per ricordare come eravamo e come erano, come possiamo vedere dalla riproduzione che ho scansionato per questo post e che ci ricorda un episodio che probabilmente gli interessati vorrebbero cancellare dalla storia, come nelle revisioni di "1984".
E come eravamo ce lo ricorda, non senza qualche inevitabile commozione, un altro libro regalo ricevuto, da un'altra cara amica, in questo Natale e rapidamente divorato: “Noi che ...” la raccolta degli sms inviati alla fortunata trasmissione televisiva “I migliori anni” che rievoca i decenni sessanta, settanta, ottanta e novanta.
Canzoni, strumenti, abitudini, che riemergono con una semplice frase eppure così azzeccata da far, inevitabilmente dire: è vero, era proprio così.
Episodi e momenti riposti in un cassetto della memoria, ma mai completamente dimenticati e che è piacevole trovare come memoria condivisa da altri coetanei, che avevano venti anni nel 1976.
Tale comune ricordo, esperienze simili, memorie condivise, sono inevitabilmente l'humus che unisce una generazione e che la rende parte di una comunità con le stesse radici e le tradizioni che si tramandano di padre in figlio.
E' quel che uno dei maggiori Poeti Italiani, Alessandro Manzoni, riassunse in quei due versi che cito spesso: una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor.
E' la prova provata che il vulnus all'unità di questa nazione non viene dalle rivendicazioni locali, espressioni di una reazione ad un costoso andazzo che ha trasferito forzosamente per troppi anni la ricchezza prodotta al Nord al clientelismo meridionale e anche segnale di un attaccamento alle proprie Radici e Tradizioni, ma dalla immissione inconsulta e massiccia di individui che nulla hanno a che spartire con noi in termini d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor.
Come potrebbero mai, costoro, comprendere l'importanza di una via, di un monumento, di una casa, di un piatto della nostra Italia ?
Ecco che anche due regali apparentemente disimpegnati, consentono una riflessione e diventano regali graditi e importanti.
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