Questa mattina, al giornale radio, ho ascoltato una gustosa invettiva del capogruppo dipietrista alla camera, Donadi, che lanciava fulmini e saette contro quelli che, eletti con l'opposizione, tradivano il voto elettorale per appoggiare il governo o astenersi.
Donadi ha ragione.
Chi viene eletto in una coalizione, per una determinata finalità, merita appieno la qualifica di traditore e tutta l'infamia che ne deriva se passa, armi e bagagli, sul fronte opposto senza dimettersi dall'incarico ricevuto per i voti conseguiti nella coalizione in cui fu eletto.
Donadi, però, avrebbe dovuto accomunare ai "suoi" traditori, quelli che, eletti con il Centro Destra “per Berlusconi Presidente”, avevano sottoscritto la mozione di sfiducia.
Strana amnesia, quella di Donadi, che dimostra come i “valori” del suo partito siano gli stessi degli altri: prevalere, a qualunque costo, in qualunque modo.
Non a caso siamo la patria di Machiavelli, cui è attribuita la sintesi del suo “Principe”, per cui “il fine giustifica i mezzi” (per amor di precisione: tale frase non esiste in nessuno scritto di Machiavelli, alcuni la attribuiscono a Guicciardini, altri ad una sorta di congiura dei gesuiti o dei protestanti per mettere in cattiva luce l'Autore del Principe).
Se fossimo in una nazione in cui se il voto popolare avesse un valore, i traditori non sarebbero corteggiati e premiati.
Ma se non avessero la dignità e l'onore di dimettersi, se non esistesse, come purtroppo non esiste in Italia, una norma che faccia decadere chi, eletto in una coalizione, si esibisca nel salto della quaglia, dovrebbe essere l'avversario che venisse in tal modo favorito a rendere innocue tali performance, allontanando dall'aula e non facendo votare un numero pari di propri eletti.
Donadi, se avesse voluto essere portatore di Valori, veri e con la “V” maiuscola, avrebbe dovuto dire: alcuni dei nostri tradiscono il voto popolare e, in parte, compensano il tradimento sull'altro versante operato dai finioti.
Per pareggiare i conti, tot nostri deputati non parteciperanno al voto in modo da annullare anche il voto dei restanti saltafosso del versante opposto.
Questo avrebbe dovuto dire.
Ma se, pur di abbattere il Premier con una congiura di palazzo, guardandosi bene dal ricorrere alla via maestra del voto, prendono per buoni i voti di chi fu eletto “per Berlusconi Presidente”, allora non hanno alcun diritto a lanciare anatemi se qualche parlamentare eletto con la sinistra voterà invece la fiducia.
E' una questione di semplice “par condicio”.
Se sono traditori, lo sono tutti.
Se invece sono persone che semplicemente cambiano idea, lo sono ugualmente tutti, con pari diritti e … reputazione.
Entra ne
Donadi ha ragione.
Chi viene eletto in una coalizione, per una determinata finalità, merita appieno la qualifica di traditore e tutta l'infamia che ne deriva se passa, armi e bagagli, sul fronte opposto senza dimettersi dall'incarico ricevuto per i voti conseguiti nella coalizione in cui fu eletto.
Donadi, però, avrebbe dovuto accomunare ai "suoi" traditori, quelli che, eletti con il Centro Destra “per Berlusconi Presidente”, avevano sottoscritto la mozione di sfiducia.
Strana amnesia, quella di Donadi, che dimostra come i “valori” del suo partito siano gli stessi degli altri: prevalere, a qualunque costo, in qualunque modo.
Non a caso siamo la patria di Machiavelli, cui è attribuita la sintesi del suo “Principe”, per cui “il fine giustifica i mezzi” (per amor di precisione: tale frase non esiste in nessuno scritto di Machiavelli, alcuni la attribuiscono a Guicciardini, altri ad una sorta di congiura dei gesuiti o dei protestanti per mettere in cattiva luce l'Autore del Principe).
Se fossimo in una nazione in cui se il voto popolare avesse un valore, i traditori non sarebbero corteggiati e premiati.
Ma se non avessero la dignità e l'onore di dimettersi, se non esistesse, come purtroppo non esiste in Italia, una norma che faccia decadere chi, eletto in una coalizione, si esibisca nel salto della quaglia, dovrebbe essere l'avversario che venisse in tal modo favorito a rendere innocue tali performance, allontanando dall'aula e non facendo votare un numero pari di propri eletti.
Donadi, se avesse voluto essere portatore di Valori, veri e con la “V” maiuscola, avrebbe dovuto dire: alcuni dei nostri tradiscono il voto popolare e, in parte, compensano il tradimento sull'altro versante operato dai finioti.
Per pareggiare i conti, tot nostri deputati non parteciperanno al voto in modo da annullare anche il voto dei restanti saltafosso del versante opposto.
Questo avrebbe dovuto dire.
Ma se, pur di abbattere il Premier con una congiura di palazzo, guardandosi bene dal ricorrere alla via maestra del voto, prendono per buoni i voti di chi fu eletto “per Berlusconi Presidente”, allora non hanno alcun diritto a lanciare anatemi se qualche parlamentare eletto con la sinistra voterà invece la fiducia.
E' una questione di semplice “par condicio”.
Se sono traditori, lo sono tutti.
Se invece sono persone che semplicemente cambiano idea, lo sono ugualmente tutti, con pari diritti e … reputazione.
Entra ne
1 commento:
Posta un commento