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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

02 dicembre 2024

Finchè sono guerre circoscritte, c'è speranza

Le guerre non sono mai finite, soprattutto in zone del mondo dove il nostro sguardo non arriva perchè non vi è nulla che possa interessarci, salvo poi dover affrontare l'arrivo in massa di clandestini che una mentalità sbagliata e debole, non ci permette di respingere.

Meno innocue sono guerre relativamente vicino a noi, da quella endemica nel Medio Oriente, a quelle recenti scoppiate dopo la fine del comunismo sovietico.

Assistiamo in questi ultimi tempi ad un accentuarsi degli spiriti guerrieri in zone di interesse, vuoi per i commerci e i trasporti internazionali, vuoi per i giacimenti di materie prime e di terre rare, necessarie all'economia mondiale.

Se nei quattro anni della prima presidenza Trump abbiamo potuto registrare una sostanziale stabilità mondiale, senza guerre scatenate, con i quattro anni di Biden le guerre si sono moltiplicate, dando ragione a quelli che, in tempi passati, sottolineavano come i democratici fossero presidenti di guerra e i repubblicani di pace, esattamente il contrario della vulgata cattocomunista.

Con Biden quindi abbiamo visto l'abbandono dell'Afghanistan nelle mani dei talebani, l'operazione speciale, tuttora in corso, della Russia in Ucraina con valanghe di armamenti (spesso obsoleti) inviati a Kiev dagli stati Nato e, soprattutto, con miliardi di finanziamenti che non si erano trovati per la Grecia e che invece sono spuntati per sostenere Zelensky.

Se con Trump in Medio Oriente ci si avviava ad una serie di accordi (denominati "di Abramo") che stavano regolarizzando i rapporti tra gli stati della zona e, in particolare, tra Israele e l'Arabia Saudita e gli altri emirati, con Biden abbiamo visto l'azione terrorista palestinese resuscitare (e sarà stata armata da qualcuno !) il 7 ottobre 2023, provocando la legittima reazione di Israele, incendiando la zona, con l'emergere del terrorismo yemenita Houthy in danno dei commerci e dei trasporti e la conferma del terrorismo Hetzbollah in Libano.

Adesso vediamo risorgere (e anche lì ci sarà la mano di qualcuno) il terrorismo musulmano delle varie Al Quaeda, Isis e non so con quale denominazione si presentino oggi i terroristi che hanno occupato Aleppo in Siria e cercano di marciare verso il centro di tale nazione.

Gli intrecci tra chi aiuta chi e chi combatte chi, sono alquanto complessi per un sofisticato gioco di alleanze, interessi e improvvisi cambi di bandiera.

L'onu, in tutto questo si dimostra quell'ente più dannoso (e costoso) che inutile che è, il pallino lo hanno in mano le potenze mondiali e locali.

Si è parlato molto di possibile estensione della guerra dall'Ucraina verso altri attori che si sono schierati da una parte o dall'altra, così come, pur nella loro fluidità, in Medio Oriente e in Siria, dietro i diretti combattenti ci sono alleati spesso molto potenti.

Secondo Marx (che sembra l'ispiratore degli incendiari "discorsi" di Landini, piccola nota di politica nzionale) "la violenza è la levatrice della Storia", figuriamoci una guerra estesa.

In effetti dopo una guerra la spinta a ripartire, a ricostruire, ad avanzare verso nuovi traguardi è una caratteristica dell'Umanità.

Ma DOPO una guerra, il DURANTE, come mirabilmente sintetizzò Churchill, il più grande Primo Ministro Inglese, è "sangue, sudore e lacrime".

Avessi trent'anni di meno sarei sicuramente animato da uno spirito molto più pugnace di quello che sento oggi, quando mi ritrovo ad auspicare un accordo che allontani nel tempo una guerra mondiale che sono convinto prima o poi dovrà arrivare (o una guerra o il famoso Asteroide ...) considerato la decadenza e il disfacimento morale dell'Occidente e della sua Civiltà.

Il dubbio che mi assale è che questi rigurgiti bellicisti quando fra meno di due mesi si insedierà di nuovo Trump, presidente repubblicano, siano il frutto di un disegno volto a legare le mani al suo secondo mandato, creandogli difficoltà per districarsi nel coacervo di interessi e alleanze contrapposte e intrecciate in Ucraina, Medio Oriente, Siria e non dimentichiamoci la mina vagante di Formosa sulla quale la Cina ha esplicitato le sue mire violente.

Ciononostante, mi dispiace per chi sta subendo le conseguenze di uno stato di guerra, ma forse queste guerre locali sono un terreno di battaglia utile ad impedire che scoppi realmente un conflitto esteso.

Potrebbero essere considerate delle valvole di una pentola a pressione che ha necessità di sfiatare, sempre più spesso, per evitare di esplodere.

Come tutte le valvole, però, anche le guerre locali, devono essere trattate con estrema prudenza e cautela, perchè non sempre sono efficienti e quando non riescono a svolgere la funzione loro attribuita, allora provocano più danni che se non fossero state attivate.

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