Da un lato cgil e uil, con il pieno supporto dei cattocomunisti incardinati nella decina di partiti e movimenti di opposizione, a cominciare dal pd della Schlein, si preparano al millesimo (circa) sciopero da quando la Meloni è al Governo con il Centro Destra, probabilmente numero mai raggiunto, complessivamente, negli undici anni di governi (da Monti a Draghi) dei loro sodali di sinistra e che comunque non abbiamo visto quando Conte e Draghi limitavano le libertà individuali per poi espellere dal lavoro e dallo stipendio chi non si punturava.
Dall'altro un partito importante della Coalizione, Forza Italia, assume una posizione incomprensibile sul canone rai, votando contro in commissione la sua riduzione assieme a tutta l'estrema sinistra.
Incomprensibile, perchè se anche la strada maestra resterà sempre la privatizzazione del carrozzone rai con la vendita anche a spezzatino dei vari comparti, la riduzione del canone, in vista della sua abolizione, eliminerebbe uno dei balzelli più odiosi al Popolo, assieme alla tassa sulla casa e al bollo auto.
Meno incomprensibile la posizione di Forza Italia, se lo si inquadra in quel ritorno alla prima repubblica che già vediamo nel movimento cinque stelle e che è realtà nel pd e nei suoi satelliti renziani, calendiani, radicali, verdi e di sinistra collettivista, dove Forza Italia si candida al ruolo che fu quello del partito socialista (che, come disse qualcuno, scuoteva l'albero democristiano per poi far cogliere i frutti al pci) perennemente di ostacolo ad ogni politica sensata, nella speranza di conseguire dividendi elettorali.
Si ripropone così lo schema che nella prima repubblica portò al fallimento l'Italia: i sindacati con gli scioperi e un partito di governo sempre a boicottare le scelte più opportune.
C'è da confidare nel carattere della Meloni, sicuramente più temprato di quello dei vari Rumor, Piccoli, Forlani e compagni, anzi "amici".
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