La sconfitta negli Stati Uniti della santa alleanza di attori, cantanti, nani e ballerine, woke, blm, lgbt e ogni consorteria di pulsioni e di pretese ai danni della maggioranza, riproduce quella, in sedicesimo, cui avevamo assistito in Italia e, in generale, in Europa e le conseguenze non sembrano tardare più di tanto.
In Germania, il governo Scholz è ad un passo dalla dissoluzione ed è molto probabile che a marzo i tedeschi siano chiamati al voto e riconsegnino la cancelleria ad un cristiano democratico che, anche se quel partito è stato complice del vecchio ordine mondiale, il suo camaleontismo politico lo porterebbe sicuramente ad essere un sostenitore del nuovo ordine di Trump.
In Francia, da tempo, Macron deve volare basso, mentre in Spagna il socialista Sanchez ha gatte da pelare sia sul piano giudiziario che sul piano del fare per rimediare a un quinquennio di legislazione ideologica ed ecoambientalista, oltre a non avere una maggioranza se non concedendo a mani basse ai partiti separatisti.
Nel Regno Unito, infine, i socialisti hanno ricominciato a fare i socialisti e solo la follia dei conservatori ha consegnato loro il governo e non sembrano riuscire a presentare un leader credibile, alternativo, ma il consenso di Starmer è già precipitato, mentre resta in agguato Nigel Farage, grande amico personale di Trump, che già nel 2016, con la Brexit, salvò il Regno Unito dall'abbraccio esiziale della burocrazia europea.
L'Italia a guida Meloni può capitalizzare tutto ciò se solo riuscisse a risolvere, in un modo o nell'altro, anche con un atto di imperio, le esondazioni dei magistrati militanti.
La Meloni mi ricorda molto il Vicepresidente Eletto J.D. Vance (o viceversa): entrambi di estrazione popolare, entrambi cresciuti facendo una gavetta politica e culturale, entrambi entrati in politica senza rinunciare ad un'oncia del loro retroterra culturale.
Il rapporto che il nostro Presidente ha costruito con Elon Musk, che avrà un ruolo di rilievo tra i consiglieri di Trump, consentirà all'Italia di avere una posizione di primo piano tra gli alleati degli Stati Uniti, un po' come fu tra Berlusconi e Bush.
Ma non sono solo in calo le azioni di Germania, Regno Unito, Francia e Spagna e in ascesa quelle dell'Italia, nella concezione politica di Trump, i rapporti bipolari assumono rilevanza che trascende ogni organismo sovranazionale composto da burocrati e che sembra solo preposto a spillare denaro agli stati nazionali.
L'Ungheria, Israele, l'Argentina, sono solo alcune delle nazioni che, per il ruolo geopolitico e per l'orientamento del governo, potranno avere un posto di primo piano nella costruzione del nuovo ordine mondiale che non potrà prescindere dal recupero, a pieno titolo, della Russia di Putin, sottraendola all'abbraccio mortale della Cina e dell'Iran.
Se il precedente "nuovo ordine mondiale", che fu per primo teorizzato dal Presidente George Herbert Walker Bush e realizzato dal figlio George W Bush, purtroppo degenerò in una fanatica ricerca di una malintesa eguaglianza, appaltato ad organismi internazionali gestiti da grigi burocrati eletti per teste e non in base al peso (anche dei finanziamenti concessi) delle nazioni, quello che potrebbe uscire dalla seconda presidenza Trump potrebbe essere un ordine migliore, in cui le Nazioni ed i Popoli del mondo riacquisiscano importanza e prevalenza, rispetto ai dogmi delle religioni e delle ideologie.
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