Un altro luogo comune della sinistra, dei pacifinti, è la “sconfitta” Americana nel Vietnam.
Ma cosa accadde realmente nel Vietnam ?
Dopo la seconda guerra mondiale, sotto le (ex post possiamo dirlo: sbagliate) pressioni americane le vecchie potenze coloniali europee sono costrette ad abbandonare i loro possedimenti, lasciandoli nelle mani di governanti locali, inetti e spesso corrotti.
Accade così anche nella penisola Indocinese, nel Vietnam, Laos e Cambogia, dove i francesi sono costretti a passare la mano.
Ma il 1945 coincide anche con l’inizio della guerra fredda, la terza guerra mondiale, del comunismo contro le Democrazie.
E la strategia comunista era di “isolare” le Democrazie, acquisendo al proprio campo le ex colonie, con l’illusione del paradiso marxista.
In Vietnam i francesi cercarono di ostacolare la violenta presa di potere dei comunisti guidati politicamente da Ho Chi Min e militarmente da Giap, ma furono incapaci di opporvisi e nel 1954, la supponenza dei generali francesi fu punita a Dien-Bien-Phu .
Nello stesso anno una conferenza di pace a Ginevra divise il Vietnam in due (come la Corea): a nord del 17° parallelo il giogo comunista con capitale Hanoi, a sud un regime avviato alla democrazia con capitale Saigon.
I comunisti cominciarono allora una infiltrazione di terroristi (Vietcong) nel sud per minare la giovane e instabile democrazia che, infatti, subì contraccolpi e cambi di governo attuati con la forza.
Dal 1962 (presidente il democratico John F. Kennedy, icona di tanti antiamericani) gli Stati Uniti, nell’assoluta incapacità francese di assumersi responsabilità nello scacchiere, inviarono consiglieri militari per aiutare l’esercito sudvietnamita combattere i terroristi.
Con il successore di Kennedy (e suo grande elettore nel 1960 ...) Lyndon B. Johnson (anche lui democratico), si attuò una escalation che portò gli effettivi statunitensi nel Vietnem del Sud a 500000 uomini.
Numerose furono le battaglie e numerosi i morti.
Gli Americani persero 60000 uomini e questa fu la molla che fece scattare un movimento pacifista, contro la guerra e contro il servizio obbligatorio di leva (anche Bill Clinton – democratico - che fu presidente dal 20 gennaio 1993 al 20 gennaio 2001 fu un renitente alla leva).
La guerra era in una fase di stallo, con gli Americani e i Sud Vietnamiti a presidiare il sud e con l’iniziativa militare del nord e dei vietcong.
Nel novembre 1968, entrato in carica il successivo 20 gennaio 1969, venne eletto presidente un Repubblicano, già Vicepresidente di “Ike” Einsenhower: Richard M. Nixon.
La guerra continuò finchè Nixon tentò, da un lato, la cosiddetta “vietnamizzazione” della guerra, rafforzando l’esercito del Sud e ritirando effettivi Statunitensi, dall’altro, tra il 1971 e il 1972, autorizzò massicci bombardamenti sul Vietnam del Nord e sulla sua capitale Hanoi, anche se non così distruttivi come quelli effettuati durante la seconda guerra mondiale contro l’Italia e la Germania.
I bombardamenti misero in ginocchio il nord e impedirono l’afflusso dei rifornimenti ai terroristi vietcong.
Hanoi fu costretta alla pace, firmata a Parigi il 27 gennaio 1973 e che fruttò a Henry Kissinger e al nord vietnamita Le Duc Toh il premio Nobel.
La pace sanciva solennemente la divisione del Vietnam, con la prospettiva futura di libere elezioni per procedere alla riunificazione del paese.
Purtroppo sulla presidenza degli Stati Uniti incombeva lo spettro del Watergate che portò alle dimissioni, per la prima volta nella storia di quel Grande Paese, di un Presidente: 9 agosto 1974.
A causa di precedenti dimissioni del vicepresidente eletto Spiro T. Agnew, arrivò alla presidenza Gerald Ford, onesto politico, proiettato alla presidenza da una serie di circostanze favorevoli ma, non avendo mai ricevuto un voto popolare, molto debole e condizionato da un Congresso a maggioranza democratica.
Il 30 aprile 1975, gli Stati Uniti abbandonarono al suo destino il Vietnam del Sud, rinunciando a combattere contro i vietnamiti del nord che, approfittando di una presidenza Americana debole, ripresero l'aggressione contro il Sud.
Gli Americani avevano vinto la guerra e, per cause tutte interne, persero la pace, non avendo sufficiente volontà e forza politica per far rispettare al nemico i trattati firmati solo due anni prima.
I vietnamiti furono convertiti a forza o massacrati e molti tentarono la via della fuga per mare (i famosi boat people) per sfuggire al tallone repressivo comunista.
Il Vietnam del Sud fu annesso al nord e le sue attività economiche persero valore e produttività.
Il Vietnam comunista è uno dei paesi più poveri al mondo.
Questa è la realtà storica.
La “sconfitta” Americana è percepita come una sconfitta sul campo di battaglia che non c’è stata, ma è una sconfitta tutta germogliata all’interno del sistema Americano.
Dai pacifinti prima, da una presidenza indebolita poi.
Da tutto questo possiamo trarre alcune considerazioni generali e di attualità.
1) L’avanzata comunista era fondata sull’inganno, la violenza e il mancato rispetto dei patti e degli accordi. Esattamente come la politica dell’islam, sin dalla sua nascita.
2) Il fronte interno è il punto debole delle Democrazie che le dittature non hanno. Tanto più spazio si lascia ai pacifinti tanto più debole è l’azione contro il nemico esterno. E se anche volessimo concedere la buona fede ai pacifinti, potremmo dire che “le strade per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni”. Figuriamoci quando i pacifinti si trasformano in autentiche quinte colonne del nemico, sfruttando le garanzie offerte dal sistema democratico per raccogliere fondi e finanziare i terroristi che questo sistema democratico vogliono sopprimere.
3) Alcuni responsabili della sconfitta di allora (Joan Baez, Jane Fonda) stanno cercando di rivivere gli anni della loro giovinezza, ma, fortunatamente, con Ronald W. Reagan la Presidenza degli Stati Uniti ha riacquistato smalto e forza e con George W. Bush anche una teoria, la difesa preventiva, che ribalta completamente le deboli risposte del “contenimento” di Mc Namara (segretario alla Difesa di Kennedy e Johnson).
4) Il Vietnam del Nord fu costretto a venire a patti dopo i bombardamenti del 1971 e del 1972. Esattamente come a patti sono venute Libia e Siria dopo la liberazione dell’Afghanistan e dell’Iraq, Ed è la miglior risposta a chi dice che quelle iniziative non sono servite a nulla. Ed è anche una indicazione sul tipo di “forza” che a volte è necessario usare.
5) I trattati sono fatti per essere violati ... e non dalle democrazie. Ginevra 1954 e Parigi 1973 furono carta straccia non appena le debolezze interne degli USA diedero ai comunisti l’opportunità di annettersi il Vietnam del Sud. Noi democrazie pensiamo, erroneamente, alla sacralità della parola e della firma, ma di fronte abbiamo individui senza scrupoli che, in nome di una ideologia o di una religione, non hanno ugual coscienza del valore di un trattato.
6) La propaganda, che porta a percepire la “sconfitta” del Vietnam come una sconfitta militare e non esclusivamente politica dovute a cause interne, è la stessa che oggi fa sperare i sinistri in un bis nell’Iraq, ma la situazione oggi è diversa e la presidenza a Washington forte e decisa.
La lezione del Vietnam ha una sua attualità nel nostro scontro con il terrorismo musulmano.
Comprenderla significa anche creare gli anticorpi perché le novelle Joan Baez e Jane Fonda non facciano altrettanti danni.
Ma cosa accadde realmente nel Vietnam ?
Dopo la seconda guerra mondiale, sotto le (ex post possiamo dirlo: sbagliate) pressioni americane le vecchie potenze coloniali europee sono costrette ad abbandonare i loro possedimenti, lasciandoli nelle mani di governanti locali, inetti e spesso corrotti.
Accade così anche nella penisola Indocinese, nel Vietnam, Laos e Cambogia, dove i francesi sono costretti a passare la mano.
Ma il 1945 coincide anche con l’inizio della guerra fredda, la terza guerra mondiale, del comunismo contro le Democrazie.
E la strategia comunista era di “isolare” le Democrazie, acquisendo al proprio campo le ex colonie, con l’illusione del paradiso marxista.
In Vietnam i francesi cercarono di ostacolare la violenta presa di potere dei comunisti guidati politicamente da Ho Chi Min e militarmente da Giap, ma furono incapaci di opporvisi e nel 1954, la supponenza dei generali francesi fu punita a Dien-Bien-Phu .
Nello stesso anno una conferenza di pace a Ginevra divise il Vietnam in due (come la Corea): a nord del 17° parallelo il giogo comunista con capitale Hanoi, a sud un regime avviato alla democrazia con capitale Saigon.
I comunisti cominciarono allora una infiltrazione di terroristi (Vietcong) nel sud per minare la giovane e instabile democrazia che, infatti, subì contraccolpi e cambi di governo attuati con la forza.
Dal 1962 (presidente il democratico John F. Kennedy, icona di tanti antiamericani) gli Stati Uniti, nell’assoluta incapacità francese di assumersi responsabilità nello scacchiere, inviarono consiglieri militari per aiutare l’esercito sudvietnamita combattere i terroristi.
Con il successore di Kennedy (e suo grande elettore nel 1960 ...) Lyndon B. Johnson (anche lui democratico), si attuò una escalation che portò gli effettivi statunitensi nel Vietnem del Sud a 500000 uomini.
Numerose furono le battaglie e numerosi i morti.
Gli Americani persero 60000 uomini e questa fu la molla che fece scattare un movimento pacifista, contro la guerra e contro il servizio obbligatorio di leva (anche Bill Clinton – democratico - che fu presidente dal 20 gennaio 1993 al 20 gennaio 2001 fu un renitente alla leva).
La guerra era in una fase di stallo, con gli Americani e i Sud Vietnamiti a presidiare il sud e con l’iniziativa militare del nord e dei vietcong.
Nel novembre 1968, entrato in carica il successivo 20 gennaio 1969, venne eletto presidente un Repubblicano, già Vicepresidente di “Ike” Einsenhower: Richard M. Nixon.
La guerra continuò finchè Nixon tentò, da un lato, la cosiddetta “vietnamizzazione” della guerra, rafforzando l’esercito del Sud e ritirando effettivi Statunitensi, dall’altro, tra il 1971 e il 1972, autorizzò massicci bombardamenti sul Vietnam del Nord e sulla sua capitale Hanoi, anche se non così distruttivi come quelli effettuati durante la seconda guerra mondiale contro l’Italia e la Germania.
I bombardamenti misero in ginocchio il nord e impedirono l’afflusso dei rifornimenti ai terroristi vietcong.
Hanoi fu costretta alla pace, firmata a Parigi il 27 gennaio 1973 e che fruttò a Henry Kissinger e al nord vietnamita Le Duc Toh il premio Nobel.
La pace sanciva solennemente la divisione del Vietnam, con la prospettiva futura di libere elezioni per procedere alla riunificazione del paese.
Purtroppo sulla presidenza degli Stati Uniti incombeva lo spettro del Watergate che portò alle dimissioni, per la prima volta nella storia di quel Grande Paese, di un Presidente: 9 agosto 1974.
A causa di precedenti dimissioni del vicepresidente eletto Spiro T. Agnew, arrivò alla presidenza Gerald Ford, onesto politico, proiettato alla presidenza da una serie di circostanze favorevoli ma, non avendo mai ricevuto un voto popolare, molto debole e condizionato da un Congresso a maggioranza democratica.
Il 30 aprile 1975, gli Stati Uniti abbandonarono al suo destino il Vietnam del Sud, rinunciando a combattere contro i vietnamiti del nord che, approfittando di una presidenza Americana debole, ripresero l'aggressione contro il Sud.
Gli Americani avevano vinto la guerra e, per cause tutte interne, persero la pace, non avendo sufficiente volontà e forza politica per far rispettare al nemico i trattati firmati solo due anni prima.
I vietnamiti furono convertiti a forza o massacrati e molti tentarono la via della fuga per mare (i famosi boat people) per sfuggire al tallone repressivo comunista.
Il Vietnam del Sud fu annesso al nord e le sue attività economiche persero valore e produttività.
Il Vietnam comunista è uno dei paesi più poveri al mondo.
Questa è la realtà storica.
La “sconfitta” Americana è percepita come una sconfitta sul campo di battaglia che non c’è stata, ma è una sconfitta tutta germogliata all’interno del sistema Americano.
Dai pacifinti prima, da una presidenza indebolita poi.
Da tutto questo possiamo trarre alcune considerazioni generali e di attualità.
1) L’avanzata comunista era fondata sull’inganno, la violenza e il mancato rispetto dei patti e degli accordi. Esattamente come la politica dell’islam, sin dalla sua nascita.
2) Il fronte interno è il punto debole delle Democrazie che le dittature non hanno. Tanto più spazio si lascia ai pacifinti tanto più debole è l’azione contro il nemico esterno. E se anche volessimo concedere la buona fede ai pacifinti, potremmo dire che “le strade per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni”. Figuriamoci quando i pacifinti si trasformano in autentiche quinte colonne del nemico, sfruttando le garanzie offerte dal sistema democratico per raccogliere fondi e finanziare i terroristi che questo sistema democratico vogliono sopprimere.
3) Alcuni responsabili della sconfitta di allora (Joan Baez, Jane Fonda) stanno cercando di rivivere gli anni della loro giovinezza, ma, fortunatamente, con Ronald W. Reagan la Presidenza degli Stati Uniti ha riacquistato smalto e forza e con George W. Bush anche una teoria, la difesa preventiva, che ribalta completamente le deboli risposte del “contenimento” di Mc Namara (segretario alla Difesa di Kennedy e Johnson).
4) Il Vietnam del Nord fu costretto a venire a patti dopo i bombardamenti del 1971 e del 1972. Esattamente come a patti sono venute Libia e Siria dopo la liberazione dell’Afghanistan e dell’Iraq, Ed è la miglior risposta a chi dice che quelle iniziative non sono servite a nulla. Ed è anche una indicazione sul tipo di “forza” che a volte è necessario usare.
5) I trattati sono fatti per essere violati ... e non dalle democrazie. Ginevra 1954 e Parigi 1973 furono carta straccia non appena le debolezze interne degli USA diedero ai comunisti l’opportunità di annettersi il Vietnam del Sud. Noi democrazie pensiamo, erroneamente, alla sacralità della parola e della firma, ma di fronte abbiamo individui senza scrupoli che, in nome di una ideologia o di una religione, non hanno ugual coscienza del valore di un trattato.
6) La propaganda, che porta a percepire la “sconfitta” del Vietnam come una sconfitta militare e non esclusivamente politica dovute a cause interne, è la stessa che oggi fa sperare i sinistri in un bis nell’Iraq, ma la situazione oggi è diversa e la presidenza a Washington forte e decisa.
La lezione del Vietnam ha una sua attualità nel nostro scontro con il terrorismo musulmano.
Comprenderla significa anche creare gli anticorpi perché le novelle Joan Baez e Jane Fonda non facciano altrettanti danni.
La lezione del Vietnam ci dice che se sapremo rispondere con forza e, se necessario, con la forza necessaria, il terrorismo musulmano non avrà scampo.
29 commenti:
Piccola precisazione: le ultime truppe americane combattenti abbandonarono il Vietnam del Sud già nel '73. Nel '74 fu il turno dei soldati non-combattenti. Quando i nordvietnamiti invasero (e sottolineo "invasero") nella primavera '75, non c'erano semplicemente più truppe USA.
Hai perfettamente ragione. La "vietnamizzazione" iniziata nel 1970-1971 fu completata dopo il trattato di pace del 1973, quando la presidenza Americana era ancora in grado di farsi rispettare.
Hai ragione anche sul termine "invasione".
Le terre che hanno avuto la sventura di vivere sotto il comunismo sono contraddistinte dalla povertà. GM
Sono d'accordo su tutto, con una precisazione:
Gli Americani vinsero tutte le battaglie ma persero la guerra.
E' vero anche , come si sente spesso dire dai reduci , che ai soldati non è stato data
l' opportunità di vincere. Vincoli su zone da bombardare, da sorvolare ecc.
Consiglio di vedere il film PATH TO WAR (A. Boldwin nei panni di McNamara). E' un po' lungo ma racconta com'è andata.
Non c'e' una sola scena di combattimento ma spiega che la guerra è stata persa a livello decisionale e non sul campo.
Bello, il revisionismo sul Vietnam.
2 cose al volo: la guerra partigiana del Vietminh era cominciata nel '41; i francesi non riconobbero la Repubblica democratica del Vietnam e persero la guerra. A quel punto arrivano gli americani, che ne approfittarono per sostituirsi ai vecchi occupanti nel Sud del paese.
i comunisti vietnamiti non erano "terroristi", ma "patrioti", e combattevano una loro guerra per l'unificazione del paese. Ridicolo anche l'uso del termine "Consiglieri militari"... quelli erano "soldati"!
L'esercito statunitense non vinse un bel niente: la guerriglia vietcong era inarrestabile, e continuava ancora vivace nonostante tutto.
Eugenio: non è revisionismo, è la realtà.
I vietcong erano terroristi, come erano terroristi i tupamaros e i feddayn che uno slogan degli anni settanta metteva assieme.
E in quello slogan era citata anche l'Ira che, per me, era e resta un movimento terrorista anche se so di dare un dispiacere ad alcuni amici.
Lo slogan era una invocazione: "Ira, feddayn, tupamaros, vietcong".
I bombardamenti del 1971-1972 stroncarono le velleità dei comunisti del nord nel sostenere i terroristi e gli infiltrati nel sud.
Senza il Watergate i sud vietnamiti vivrebbero meglio, anzi, molti di loro vivrebbero ....
Riccardo: ti ho risposto (affermativamente) privatamente.
Lorenz: bentrovato. Hai ragione. Gli Americani combatterono con un braccio legato dietro la schiena. Come purtroppo ci aaccade anche oggi in Iraq e contro il terrorismo musulmano in genere.
Suvvia, alcune delle affermazioni contenute nel testo sono proprio inventate...
Anche i partigiani italiani erano terroristi. Magari meno sanguinari, ma questo dipende da motivazioni culturali che noi non possiamo permetterci di giudicare in nome di inesistenti valori morali supremi e comuni a tutti gli uomini.
Il problema di fondo rimane uno: gli americani erano in armi su territorio straniero. Come lo erano i tedeschi pochi anni prima. Così come gli stessi americani lo sono oggi. Tutto il resto conta molto meno.
io sul vietnam sono poco informato..anche perchè i testi di studio non sono paragonabili al clima dell'epoca..già immagino i libri di storia sull'iraq!
Però mi colpì una frase di galimberti parlando di nixon.disse:
Kennedy,considerato il più grande presidente americano, impantatò gli Stati Uniti nel vietnam.
Nixon,visto come uno scheletro nell'armadio, lì tirò fuori da lì e vinse la guerra fredda.
Gli Americani vennero in armi anche in Italia e in tutta l'europa che, guarda caso, fu quella che si salvò dal giogo comunista dopo il 1945. Tutto il resto conta meno ....
combattere contro i tedeschi in italia è una cosa, combattere i vietnamiti in vietnam è un'altra.
Combattere per la Libertà è una cosa.
Combattere per imporre una dittatura è un'altra.
Gli Americani hanno combattuto e combattono per la Libertà.
Si salvò dal giogo comunista perchè stava sotto quello americano. Non cominciamo a giocare con le parole, eh.
Combattere gli italiani in italia è come combattere i vietnamiti in vietnam, mi pare.
In genere si combatte per un ideale. Può essere la libertà, può essere il socialismo. Gli Stati Uniti hanno combattuto in Vietnam solo per il loro interesse, altro che libertà.
E' una tua opinione, cioè una opinione degli orfani del blocco sovietico che finanziava i terroristi.
Negli anni settanta c'era un filo rosso che univa brigate rosse e raf tedesca, eta e ira, feddayn e tupamaros, sendero luminoso e vietcong.
Quel filo rosso era il terrorismo finanziato e sostenuto dall'internazionale comunista.
Del "giogo Americano" credo nessuno se ne sia accorto e se qualcuno se n'è accorto è stato solo perchè ne ha gioito.
Altra precisazione:
Nel 41 il Vietanam era occupato dai Giapponesi, e la lotta di liberazione era cominciata con l'aiuto dei soliti americani.
Che poi alla fine della II GM lasciarono HoChiMin alla guazza , perche' in odore Comunista e la palla ai francesi , poiche' loro colonia.
Ci sono alcune analogie, fra iraq e vietnam che possono indurre all'errore di pensare che finisca allo stesso modo, ma sono poche. Le divergenze sono tante e importanti:
Elezioni, il Rais in galera, coalizione in campo di decine di nazioni, nessuna superpotenza che supporta AlZarqawi , ma solo straccioni Noglobbal e l'iran, che si candida per prossimo test di bombe di precisone made in USA.
Se non ti accorgi del giogo americano sono fatti tuoi... non ti bastano le basi americane, le bombe atomiche e le funivie?
I finanziamenti sovietici mi risulta che andassero ai partiti comunisti, non alle cricche metafisico operaie che, come dice bene Preve, erano tutto tranne che marxiste e leniniste.
Quanto a Eta, Ira, Sendero Luminoso e Vietcong: tutta un'altra storia. Li considero movimenti più che legittimi (fra l'altro il Sendero di morti ne ha fatti davvero pochini). L'Unione Sovietica sosteneva "le lotte dei popoli per l'indipendenza", senz'altro per interesse personale nell'ambito dello scacchiere della guerra fredda, ma la sostanza cambia poco.
Nel 41 il Vietnam era occupato da tedeschi e francesi di Vichy.
Quando gli Stati Uniti invaderanno l'Iran (come preconizzato in tempi non sospetti da decine di smaliziati cronisti ormai assuefatti alle "missioni di pace" americane) spero ci sarà maggiore presa di coscienza, fra la gente, contro la loro criminale politica di bombarolaggio unilaterale.
settanta c'era un filo rosso che univa brigate rosse e raf tedesca, eta e ira, feddayn e tupamaros, sendero luminoso e vietcong
Manca solo tua nonna al minestrone che hai fatto!
Eugenio le tue sono opinioni, i miei fatti.
I crimini commessi da quelle "brave" persone che hanno fatto parte di quelle organizzazioni sono omicidi e attentati terroristi, nessuno dei quali "legittimo".
Gli Americani ovunque hanno portato benessere, democrazia, Libertà, sicurezza.
Se noi (ivi includendo tutta l'europa continentale liberata nel 1945 dagli Americani e non occupata dai sovietici) siamo liberi e abbiamo potuto dedicarci a lucrose attività economiche, lo dobbiamo agli Americani che hanno speso per le Forze Armate e alle loro basi e armi nucleari che hanno dissuaso i comunisti dall'invaderci.
Quando noi Occidentali libereremo anche l'Iran, quello sarà un giorno felice per il Mondo.
"Noi?"
Significa che smetterai di fare ginnastica ai polpastrelli, ti arruolerai e, finalmente, ci dimostrerai di non essere quel "tutto chiacchere e distintivo" che sei?
Naaaa...secondo me,al massimo, apri un altro blog...
La storia dimostra che i "movimenti più che legittimi"
sono peggio del male che vogliono combattere.
Il fatto che anche le tue siano opinioni è facilmente dimostrabile da proclama, scritti e gesti di quei movimenti "peggio del male che vogliono combattere", che dimostrano chiaramente una sincera e sentita partecipazione emotiva e ideologica.
Purtroppo gli americani hanno portato più che altro benessere eccessivo, coi piedi fragili e distribuito ampiamente dalla DC per garantire consenso, democrazia rappresentativa, libertà economiche e forte interferenza nelle faccende private dei loro protetti (pistole nelle sedi di DC e MSI, tentati, finti, falliti golpe, bombe, ecc).
Non c'è mai stato il rischio di invasioni sovietiche (ASDAMSND A;SDMnasd), in particolare dopo il 1989. Ora le basi ce le becchiamo per contrastare un'eventuale invasione iraniana, giusto?
Quando l'occidente conquisterà un altro tassello di quello che resta del mondo che resiste all'omologazione culturale, sociale ed economica, sarà un lutto per tutte le persone ragionevoli del pianeta.
Certo che dire che c'erano pistole nelle sedi DC senza ricordare Gladio rossa e lamentarsi che gli Americani hanno portato troppo benessere la dice lunga sulla mentalità del nostro Eugenio.
E non ci si può meravigliare se ritenga l'Iran "un altro tassello di quello che resta del mondo che resiste all'omologazione culturale, sociale ed economica".
Se l'Iran è un resistente alla presunta omologazione etc. etc., allora ... viva la globalizzazione omologatrice !.
Eugenio , tu sei un Radical Chick ?
Si scrive cosi' ?
Alla fine della guerra non tutti i terroristi comunisti italiani hanno abbandonato le armi, com'era stato loro ordinato. Prima delle elezioni del '48 il partito era pronto a combattere la guerra civile - ma in difesa di una eventuale vittoria elettorale (dato che, appunto, DC e MSI erano armati contro una sua vittoria).
Ricorda che l'intervento telefonico di Togliatti ("Bravi, e ora cosa volete fare? La rivoluzione bolscevica?") convalescente dopo l'attentato convinse a deporre le armi i militanti delle varie Repubbliche rivoluzionarie toscane.
Il benessere materiale, la libertà economica, hanno prodotto mostri. Non parlo solo di questioni economiche, anzi... ciò che mi preoccupa è il declino culturale, spirituale e morale della società contemporanea.
L'Iran sta oggettivamente resistendo al criminale processo di globalizzazione omologatrice.
Penso si scriva radical chic, comunque non lo sono un cazzo di niente.
"Il benessere materiale, la libertà economica, hanno prodotto mostri. Non parlo solo di questioni economiche, anzi... ciò che mi preoccupa è il declino culturale, spirituale e morale della società contemporanea.
L'Iran sta oggettivamente resistendo al criminale processo di globalizzazione omologatrice.
Perchè allora non vai in quel paradiso ?
O forse hai paura di essere trattato come lo furono i compagni che si recarono a Mosca e furono traditi dallo stesso Togliatti ?
Nel 1948 il pCI era pronto a combattere la guerra civile ?
Se Togliatte avesse avuto una qualche possibilità di farcela non avrebbe fermato nessuno.
Per fortuna avevamo ancora gli Americani in casa ....
Quale paradiso?
I compagni che furono traditi da Togliatti? Spiegati, scusa...
Comunque non vado da nessuna parte perchè sono italiano. Amo la mia terra. Andarsene sarebbe stupido: l'alternativa Eurasista ha dimostrato la sua fondatezza e occorre fare di tutto per cercare di realizzarla.
Nel '48 il Pci era armato (hai citato tu Gladio rossa, no?), e se fosse stato attaccato avrebbe reagito, mai in caso contrario; sia perchè sarebbe stato un massacro probabilmente inutile, sia perchè Togliatti aveva molte possibilità di farcela, democraticamente, e nel gioco democratico voleva restare. Chissà se avesse vinto, che casino sarebbe successo. Che culo, che avevamo (e abbiamo ancora adesso!) gli americani in casa!
Ti ho già risposta da Lisistrata: combatteremo su fronti opposti se pensi di "realizzare" un regime come quello iraniano solo in odio verso gli Americani.
Se gli Americani fossero i mostri che dipingete avrebbero azzerato il PCI, come hanno fatto all'est i comunisti al potere.
Per questo sì, usando la tua elegante espressione, abbiamo avuto culo ad avere gli Americani in casa.
E spero che si trovino così bene da restarci ancora a lungo.
Non ho detto di niente di questo. Ma nemmeno lontanamente! Se vuoi ti posso spiegare quello che vorrei, in Italia e non solo.
I comunisti non hanno azzerato il PCI, hanno costituito un sistema monopartitico, il che è diverso.
Dal canto mio spero che gli americani se ne vadino il prima possibile.
Speranze opposte.
Per 60 anni ci siamo (noi della vecchia e stanca europa) occupati di tutto tranne che della nostra sicurezza, appaltata agli Americani.
Loro hanno speso in difesa quel che noi abbiamo speso per LSU e ammennicoli vari.
Se se ne andassero (e un neo isolazionismo è sempre dietro l'angolo: ricordati che Bush ha cambiato tutto grazie all'11 settembre, ma le cancellerie europee erano tremebonde per un ritiro Americano) dovremmo sostituirli con le nostre forze.
Meglio restare solidi alleati: è nell'interesse di tutti.
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