"ROMA - Don Pierino Gelmini, il fondatore della Comunità Incontro, è indagato dalla procura di Terni per abusi sessuali. Ad accusarlo alcuni ex ospiti delle strutture della comunità di Amelia"
Sono costretto a scrivere il terzo post consecutivo sull'ipocrisia del politicamente corretto.
Oggi, ad essere finito sulla graticola, è Don Pierino Gelmini, sacerdote ultraottantenne, fondatore di una delle prime, se non la prima, comunità di recupero di drogati (preferisco chiamarli con il loro nome che con l'eufemismo politicamente corretto di "tossicodipendenti").
Pare che da alcuni mesi sia indagato a seguito di denunce presentate da ex ospiti della sua comunità, per presunti abusi sessuali (ti pareva !).
Non ho ancora letto le sprezzanti esternazioni sinistre che definiscono "spazzatura" le accuse come invece accadde quando uscirono voci, sì, ma quelle delle registrazioni relative alle scalate bancarie e probabilmente non avrò il piacere di leggerle e troverò invece le dichiarazioni che si riservano a quelli "dell'altra parte": "la magistratura faccia il suo lavoro".
Così, se anche finirà tutto in una bolla di sapone, potrà essere archiviato nelle pagine interne dei giornali di regime.
Don Gelmini non è sotto l'ombrello sinistro e lui i drogati li voleva guarire.
Per decenni la sua opera ha salvato centinaia di persone e tranquillizzato altrettante famiglie disperate.
Ora il suo lavoro, comunque finisca l'inchiesta giudiziaria, è sporcato dalle insinuazioni perchè, come credo dicesse Montanelli: "insinuate, insinuate, qualcosa resterà".
La sua vicenda ricorda quella di Muccioli, anche lui energicamente in prima fila nella lotta alla droga e altrettanto bistrattato e contrastato da chi non amava che quella lotta fosse lotta vera e con risultati.
Mi domando se è un paese (come piace chiamarlo alla sinistra) normale questo in cui la parola di un drogato, di una prostituta, di un omosessuale deve essere subito interpretata come la verità, mentre quella di un sacerdote di lungo corso, di un carabiniere, sia da bocciare "a prescindere".
E mi rispondo: no, non è normale questo paese che si affida, dopo uno scrutinio sul quale rimangono e si accrescono tutti i dubbi, ad una sinistra che sa solo tassare, imporre lacci e lacciuoli allontanandoci da ogni libertà e da ogni progresso per metterci in una gabbia di burocrazia e di controlli.
E' ora di pensare a separare la nostra vita e la nostra sorte da questa Italia che non ci appartiene, per restituire alla maggioranza della Nazione una speranza per il futuro, più libertà, vera giustizia, principi e valori morali che hanno le loro radici nella millenaria Tradizione della nostra Gente.
Entra ne
Oggi, ad essere finito sulla graticola, è Don Pierino Gelmini, sacerdote ultraottantenne, fondatore di una delle prime, se non la prima, comunità di recupero di drogati (preferisco chiamarli con il loro nome che con l'eufemismo politicamente corretto di "tossicodipendenti").
Pare che da alcuni mesi sia indagato a seguito di denunce presentate da ex ospiti della sua comunità, per presunti abusi sessuali (ti pareva !).
Non ho ancora letto le sprezzanti esternazioni sinistre che definiscono "spazzatura" le accuse come invece accadde quando uscirono voci, sì, ma quelle delle registrazioni relative alle scalate bancarie e probabilmente non avrò il piacere di leggerle e troverò invece le dichiarazioni che si riservano a quelli "dell'altra parte": "la magistratura faccia il suo lavoro".
Così, se anche finirà tutto in una bolla di sapone, potrà essere archiviato nelle pagine interne dei giornali di regime.
Don Gelmini non è sotto l'ombrello sinistro e lui i drogati li voleva guarire.
Per decenni la sua opera ha salvato centinaia di persone e tranquillizzato altrettante famiglie disperate.
Ora il suo lavoro, comunque finisca l'inchiesta giudiziaria, è sporcato dalle insinuazioni perchè, come credo dicesse Montanelli: "insinuate, insinuate, qualcosa resterà".
La sua vicenda ricorda quella di Muccioli, anche lui energicamente in prima fila nella lotta alla droga e altrettanto bistrattato e contrastato da chi non amava che quella lotta fosse lotta vera e con risultati.
Mi domando se è un paese (come piace chiamarlo alla sinistra) normale questo in cui la parola di un drogato, di una prostituta, di un omosessuale deve essere subito interpretata come la verità, mentre quella di un sacerdote di lungo corso, di un carabiniere, sia da bocciare "a prescindere".
E mi rispondo: no, non è normale questo paese che si affida, dopo uno scrutinio sul quale rimangono e si accrescono tutti i dubbi, ad una sinistra che sa solo tassare, imporre lacci e lacciuoli allontanandoci da ogni libertà e da ogni progresso per metterci in una gabbia di burocrazia e di controlli.
E' ora di pensare a separare la nostra vita e la nostra sorte da questa Italia che non ci appartiene, per restituire alla maggioranza della Nazione una speranza per il futuro, più libertà, vera giustizia, principi e valori morali che hanno le loro radici nella millenaria Tradizione della nostra Gente.
Entra ne
2 commenti:
Mmmh... Chissà come mai è un sacerdote vicino al centrodestra...
Mai che venga accusato un don Gallo o un don Vitaliano Della Scala...
Tra l'altro ho letto che chi lo accusa era stato cacciato dalla struttura perchè colto mentre rubava dei beni comuni! Ma ovviamente questo i media non lo dicono...
Posta un commento