Utilizzando il palcoscenico di una manifestazione della Lega e aiutato dall’effetto reazione dei politici statalisti, Umberto Bossi è ritornato grande protagonista dell’estate politica, proponendo una sua interpretazione di secessione fiscale (già anticipata da Roberto Calderoli alcuni giorni fa).
I politici statalisti e gli abatini del politicamente corretto si sono ritrovati uniti a scuotere le testoline e alzare il ditino in un “no, così non si fa”.
Il leader della Lega, con il fiuto che gli riconoscono anche gli avversari, ha intercettato l’esasperazione dei cittadini per le tasse che hanno ridotto la nostra capacità economica, per ingrossare la spesa pubblica senza trasformarsi, almeno, in servizi efficienti.
Così Bossi propone una secessione fiscale attraverso una procedura che consentirebbe di trattenere le tasse in ambito regionale.
L’effetto mediatico ha suonato il tam tam della “rivolta fiscale” che, in realtà, non è, perché le tasse si pagherebbero, ma invece di versarle nei canali che portano a Roma, verrebbero trattenute a disposizione delle autorità locali.
Oscar Giannino, autore di un bel saggio emblematicamente intitolato “Contro le tasse”, spiega oggi su Libero come si può fare per ostacolare il fisco nella sua rapacità.
Statalisti d’ambo gli schieramenti sono entrati in fibrillazione, pensando, evidentemente, ai nostri soldi che si volatilizzano in tasse, come se fossero proprietà loro e temendo che la proposta di Bossi possa sottrarre risorse alle clientele e all’assistenzialismo che gonfia la spesa pubblica italiana.
E’ una estate all’insegna delle tasse, con Visco che, senza alcun pudore, si lamenta perché, dopo che i suoi uffici hanno crocefisso - senza contraddittorio - Valentino Rossi dando in pasto alla stampa i rilievi sulle sue dichiarazioni dei redditi, il campione di motociclismo si è difeso con un video che Visco denuncia “senza contraddittorio", esattamente come le veline passate alla stampa: uno a uno, palla al centro.
Allora affrontiamo questo problema delle tasse e diciamo subito che sono troppe, troppo alte e soprattutto inutili perché vanno ad alimentare una spesa clientelare e non il miglioramento di una pubblica amministrazione degna di una nazione evoluta e civile.
Anche se tutti pagassero tutto, non ci sarebbe alcun beneficio, perché i denari in più che finirebbero nelle casse del fisco, verrebbero utilizzati per aumenti agli statali, contributi a fondo perduto, produzione di filmacci che nessuno va mai a vedere e finanziamenti a pioggia a favore delle più disparate lobbies di categoria e geografiche.
E’ una illusione, una favola il “pagare tutti pagare meno” che ci viene propinata per rompere il fronte dei contribuenti e metterli uno contro l’altro (veggasi anche il sistema di spionaggio fiscale introdotto con la finanziaria di Prodi), come dimostra il fatto che la sinistra ci ha aumentato le tasse, si è ritrovata con un "tesoretto" frutto della politica di Tremonti, ha vissuto un anno in pieno sviluppo globale dei mercati, ma è riuscita ad aumentare il deficit di bilancio e ad attingere a piene mani da tutti quei soldi per disperderli in vari rivoli, senza alcun beneficio per i servizi ai cittadini.
Quindi, meno soldi finiscono allo stato, meno sperperi ci saranno.
Il Governo Berlusconi aveva introdotto un ciclo virtuoso con la riduzione delle tasse.
La sinistra, come primo provvedimento, ha fatto esattamente l’opposto inasprendo ogni genere di vessazione fiscale.
La secessione fiscale, la rivolta dei contribuenti sarebbe, a questo punto, una risposta civile (o forse preferiscono i moti di piazza ?) e legittima.
Perché questa abbia possibilità di successo, conseguendo il risultato di abbattere Prodi e di restaurare Berlusconi con il suo ciclo virtuoso di riduzione delle tasse, è necessario che non solo Bossi, ma tutto il Centro Destra, almeno quello non statalista, si impegni in un contratto con il contribuente e come ha ben osservato Giannino:
si diano indicazioni facili da seguire
si mettano a disposizione esperti fiscali e assistenza legale
ci si impegni in un provvedimento di sanatoria per eventuali sanzioni o procedimenti di infrazione, una volta che saremo tornati al governo.
Solo così si può mobilitare la grande forza popolare e la rabbia contro i gabellieri falce e martello che ci stanno spogliando anche di quel poco che avevamo.
La proposta di Bossi è molto riduttiva rispetto a quel che auspica Giannino, ma se serve per cominciare, ben venga, anche se, da bolognese, per me poco cambia se le mie tasse finiscono al governo cattocomunista di Roma o alla giunta cattocomunista emiliana.
Capisco che per lombardi, veneti, siciliani e molisani, la soddisfazione ci sarebbe, eccome, per noi emiliani, nessuna.
Sarebbe bello poter congelare i propri contributi fino a che non fossero utilizzati da un governo di cui si condivide la filosofia politica.
Sarebbe bello, in Italia, avere una doppia legislazione, una doppia contabilità: una per il Popolo della Casa delle Libertà e una per i cattocomunisti.
Purtroppo è il sogno di un pomeriggio di mezza estate.
In concreto c’è il “pronunciamento” di Bossi.
Finalmente un leader del Centro Destra che ha battuto un colpo.
Almeno si comincia a fare qualcosa di concreto per mandare a … casa Prodi e i suoi gabellieri.
Entra ne
I politici statalisti e gli abatini del politicamente corretto si sono ritrovati uniti a scuotere le testoline e alzare il ditino in un “no, così non si fa”.
Il leader della Lega, con il fiuto che gli riconoscono anche gli avversari, ha intercettato l’esasperazione dei cittadini per le tasse che hanno ridotto la nostra capacità economica, per ingrossare la spesa pubblica senza trasformarsi, almeno, in servizi efficienti.
Così Bossi propone una secessione fiscale attraverso una procedura che consentirebbe di trattenere le tasse in ambito regionale.
L’effetto mediatico ha suonato il tam tam della “rivolta fiscale” che, in realtà, non è, perché le tasse si pagherebbero, ma invece di versarle nei canali che portano a Roma, verrebbero trattenute a disposizione delle autorità locali.
Oscar Giannino, autore di un bel saggio emblematicamente intitolato “Contro le tasse”, spiega oggi su Libero come si può fare per ostacolare il fisco nella sua rapacità.
Statalisti d’ambo gli schieramenti sono entrati in fibrillazione, pensando, evidentemente, ai nostri soldi che si volatilizzano in tasse, come se fossero proprietà loro e temendo che la proposta di Bossi possa sottrarre risorse alle clientele e all’assistenzialismo che gonfia la spesa pubblica italiana.
E’ una estate all’insegna delle tasse, con Visco che, senza alcun pudore, si lamenta perché, dopo che i suoi uffici hanno crocefisso - senza contraddittorio - Valentino Rossi dando in pasto alla stampa i rilievi sulle sue dichiarazioni dei redditi, il campione di motociclismo si è difeso con un video che Visco denuncia “senza contraddittorio", esattamente come le veline passate alla stampa: uno a uno, palla al centro.
Allora affrontiamo questo problema delle tasse e diciamo subito che sono troppe, troppo alte e soprattutto inutili perché vanno ad alimentare una spesa clientelare e non il miglioramento di una pubblica amministrazione degna di una nazione evoluta e civile.
Anche se tutti pagassero tutto, non ci sarebbe alcun beneficio, perché i denari in più che finirebbero nelle casse del fisco, verrebbero utilizzati per aumenti agli statali, contributi a fondo perduto, produzione di filmacci che nessuno va mai a vedere e finanziamenti a pioggia a favore delle più disparate lobbies di categoria e geografiche.
E’ una illusione, una favola il “pagare tutti pagare meno” che ci viene propinata per rompere il fronte dei contribuenti e metterli uno contro l’altro (veggasi anche il sistema di spionaggio fiscale introdotto con la finanziaria di Prodi), come dimostra il fatto che la sinistra ci ha aumentato le tasse, si è ritrovata con un "tesoretto" frutto della politica di Tremonti, ha vissuto un anno in pieno sviluppo globale dei mercati, ma è riuscita ad aumentare il deficit di bilancio e ad attingere a piene mani da tutti quei soldi per disperderli in vari rivoli, senza alcun beneficio per i servizi ai cittadini.
Quindi, meno soldi finiscono allo stato, meno sperperi ci saranno.
Il Governo Berlusconi aveva introdotto un ciclo virtuoso con la riduzione delle tasse.
La sinistra, come primo provvedimento, ha fatto esattamente l’opposto inasprendo ogni genere di vessazione fiscale.
La secessione fiscale, la rivolta dei contribuenti sarebbe, a questo punto, una risposta civile (o forse preferiscono i moti di piazza ?) e legittima.
Perché questa abbia possibilità di successo, conseguendo il risultato di abbattere Prodi e di restaurare Berlusconi con il suo ciclo virtuoso di riduzione delle tasse, è necessario che non solo Bossi, ma tutto il Centro Destra, almeno quello non statalista, si impegni in un contratto con il contribuente e come ha ben osservato Giannino:
si diano indicazioni facili da seguire
si mettano a disposizione esperti fiscali e assistenza legale
ci si impegni in un provvedimento di sanatoria per eventuali sanzioni o procedimenti di infrazione, una volta che saremo tornati al governo.
Solo così si può mobilitare la grande forza popolare e la rabbia contro i gabellieri falce e martello che ci stanno spogliando anche di quel poco che avevamo.
La proposta di Bossi è molto riduttiva rispetto a quel che auspica Giannino, ma se serve per cominciare, ben venga, anche se, da bolognese, per me poco cambia se le mie tasse finiscono al governo cattocomunista di Roma o alla giunta cattocomunista emiliana.
Capisco che per lombardi, veneti, siciliani e molisani, la soddisfazione ci sarebbe, eccome, per noi emiliani, nessuna.
Sarebbe bello poter congelare i propri contributi fino a che non fossero utilizzati da un governo di cui si condivide la filosofia politica.
Sarebbe bello, in Italia, avere una doppia legislazione, una doppia contabilità: una per il Popolo della Casa delle Libertà e una per i cattocomunisti.
Purtroppo è il sogno di un pomeriggio di mezza estate.
In concreto c’è il “pronunciamento” di Bossi.
Finalmente un leader del Centro Destra che ha battuto un colpo.
Almeno si comincia a fare qualcosa di concreto per mandare a … casa Prodi e i suoi gabellieri.
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4 commenti:
Per quanto riguarda l'appello di Lisistrata, la risposta e' semplice: la manifestazione si fa lo stesso e vorrei vedere che qualcuno la impedisse. Pero' il discorso e' piu' ampio e va inevitabilmente a toccare i veti post IIa GM. Evidentemente l'Europa era gia' costituita da nazioni a sovranita' limitata, ora viene solo sancito sulla carta cio' che prima era prassi non scritta. Va ricordato che alcuni leader dei movimenti nazionalisti sono stati ammazzati e che ogni iniziativa identitaria viene spiegata come "nazifascismo" pure nella Germania della Merkel, nella quale i partiti identitari crescono incessantemente pure in un clima intimidatorio esercitato sia da destra che da sinistra. E qui sta il punto: non ci si puo' collocare a meta' strada: o si vuole un modello internazionale o uno nazionale. O si tolgono i privilegi a _tutte_ le minoranze o non li si toglie a nessuno. Se la difesa della diversita' biologica vale solo per le zucchine e non per l'uomo c'e' qualcosa che non funziona. Ogni nazione si basa su principi etnici; se il "razzismo" e' un reato, va da se' che anche il nazionalismo lo e'. Ovviamente se fosse concesso agli stranieri di manifestare, ma non agli autoctoni sarebbe chiarissimo che una risposta moderata non sarebbe piu' sufficiente. Le autorita' UE dovranno subire un pubblico processo per Alto Tradimento una volta ripristinata la Sovranita'. Altra cosa che cortei pacifici, per altro, vietati.
Per quanto riguarda Bossi: e' ovvio che uno sciopero fiscale significa una secessione di fatto, in quanto il primo strumento dell'affermazione della sovranita' e' l'imposizione fiscale sui cittadini, ma anche i dazi per gli stranieri. Naturalmente se gl'italiani sono tassati mentre gli stranieri no, il discorso si complica e si riallaccia al tema di sopra. E' al solito' una questione di Sovranita', anche se visto da diverse angolazioni.
L'iniziativa di Bossi, che non è uno sciopero fiscale perchè le tasse le dovremmo pagare nella misura voluta da Prodi e Visco, potrebbe essere sì il primo passo per una legittima autoriduzione di una imposizione eccessiva. Magari portandola in linea con la media europea, visto che a sinistra hanno anche il culto di tale "media". Giulio
Ciao Sauro, bentronato sul pezzo :-)
Sto seguendo la questione di Bruxelles perchè è grossa se impedissero la manifestazione.
Sul fisco la mia posizione è nota e antecedente alla proposta di Bossi. Per me 10% di flat tax che paghi Forze Armate, Giustizia (mna quella vera, però !), Polizia di Stato, infrastrutture (strade, ponti etc.). Il resto sia privatizzato o gestito dallo stato in via sussidiaria e comunque con criteri di economicità. Pensione ? Si versa un tot (ma che si sia liberi di scegliere dove versarli). Sanità? Idem c.s. Scuola. Come detto (e liberi di scegliere la scuola che più si ritiene adatta).
Del resto le spese migliori sono quelle che facciamo noi stessi ...
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