Terremoti, alluvioni, catastrofi naturali.
Ogni evento di questo genere fa risaltare la generosità di tanti che accorrono come volontari o contribuiscono spontaneamente alle varie raccolte di fondi.
Ma fa anche emergere la grettezza e la meschinità di alcuni.
Non sto parlando delle speculazioni politiche espresse con una faziosità così evidente da diventare un boomerang oltre a (s)qualificare chi le pone in atto, bensì dell’assalto alla diligenza del denaro di tutti.
Si sprecano le promesse e le cifre sparate a casaccio, sempre in rialzo, sui finanziamenti che dovrebbero essere accordati per una ricostruzione pronta e senza sbavature.
Ma quando si va a toccare il tasto del “dove” prelevare questi soldi, tutti questi solerti filantropi riescono sempre ad indirizzare verso le tasche altrui.
E se il primo posto nel podio spetta di diritto (e da almeno 17 anni) all’ex braccio destro di Craxi, Giuliano Amato che, ancora una volta, perde l’occasione per tacere e propone una “una tantum”, secondo la più perversa logica socialista e statalista, non è da meno il coro delle “onlus” che difende con i denti il proprio orticello: dare agli italiani la possibilità di destinare il 5 per mille alla ricostruzione in Abruzzo ?
Giammai !
Devono passare sul loro corpo prima di far entrare in concorrenza con il “richiamo” del terremoto le loro associazioni il cui “prodotto” evidentemente loro stessi stimano così poco da aver paura di una libera concorrenza.
Ho anche letto di chi vorrebbe avocare l’intero 8 per mille, il tutto in chiave anticlericale, dimenticando che se la Chiesa cattolica cessasse, per mancanza di fondi, di esercitare le attività assistenziali e caritatevoli, non basterebbe l’8 per mille di anni per farvi fronte.
E sorvolando sul fatto che l’8 per mille alla Chiesa cattolica è una libera scelta degli italiani contribuenti che, evidentemente, hanno più fiducia in quella millenaria Istituzione che in altre.
Ci sono poi i furbetti del referendum.
Questi sanno che della loro iniziativa non gliene frega niente a nessuno.
Sanno che votando, come dovrebbe essere per non mischiare mele e pere, in una giornata diversa da quelle per le amministrative ed europee, col piffero che raggiungerebbero il quorum perché la loro iniziativa possa sperare di avere successo.
Allora cosa dicono ?
Risparmiamo i soldi , accorpiamo le votazioni e facciamo un bel fritto misto tra amministrative, europee e referendum.
Addirittura il rimpiazzo di Veltroni la chiama “Bossi tax”.
Sbagliando, come al solito.
Perché quella spesa è voluta da chi ha promosso il referendum e se c’è qualcuno che dovrebbe pagare è proprio chi questa consultazione ha voluto.
E sarebbe quindi il caso di pensare ad un deposito cauzionale, pari al costo della consultazione, che tutti i promotori dovrebbero versare – anche con lo strumento della fideiussione bancaria – e che verrebbe trattenuta dallo stato se non si raggiunge il quorum e restituita solo se l’esito del referendum fosse positivo.
Questo si chiama risparmio vero !
Naturalmente si sprecano gli onanismi di chi propone addizionali e una tantum, nelle forme più disparate e fantasiose.
Con un unico comun denominatore: presuppongono tutti un balzello, una imposizione che si traduce nella destrezza di infilarci le mani in tasca e sottrarci quel poco denaro che, ancora, non sono riusciti ad incardinare in altre gabelle.
Tutti generosi con i soldi altrui !
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Ogni evento di questo genere fa risaltare la generosità di tanti che accorrono come volontari o contribuiscono spontaneamente alle varie raccolte di fondi.
Ma fa anche emergere la grettezza e la meschinità di alcuni.
Non sto parlando delle speculazioni politiche espresse con una faziosità così evidente da diventare un boomerang oltre a (s)qualificare chi le pone in atto, bensì dell’assalto alla diligenza del denaro di tutti.
Si sprecano le promesse e le cifre sparate a casaccio, sempre in rialzo, sui finanziamenti che dovrebbero essere accordati per una ricostruzione pronta e senza sbavature.
Ma quando si va a toccare il tasto del “dove” prelevare questi soldi, tutti questi solerti filantropi riescono sempre ad indirizzare verso le tasche altrui.
E se il primo posto nel podio spetta di diritto (e da almeno 17 anni) all’ex braccio destro di Craxi, Giuliano Amato che, ancora una volta, perde l’occasione per tacere e propone una “una tantum”, secondo la più perversa logica socialista e statalista, non è da meno il coro delle “onlus” che difende con i denti il proprio orticello: dare agli italiani la possibilità di destinare il 5 per mille alla ricostruzione in Abruzzo ?
Giammai !
Devono passare sul loro corpo prima di far entrare in concorrenza con il “richiamo” del terremoto le loro associazioni il cui “prodotto” evidentemente loro stessi stimano così poco da aver paura di una libera concorrenza.
Ho anche letto di chi vorrebbe avocare l’intero 8 per mille, il tutto in chiave anticlericale, dimenticando che se la Chiesa cattolica cessasse, per mancanza di fondi, di esercitare le attività assistenziali e caritatevoli, non basterebbe l’8 per mille di anni per farvi fronte.
E sorvolando sul fatto che l’8 per mille alla Chiesa cattolica è una libera scelta degli italiani contribuenti che, evidentemente, hanno più fiducia in quella millenaria Istituzione che in altre.
Ci sono poi i furbetti del referendum.
Questi sanno che della loro iniziativa non gliene frega niente a nessuno.
Sanno che votando, come dovrebbe essere per non mischiare mele e pere, in una giornata diversa da quelle per le amministrative ed europee, col piffero che raggiungerebbero il quorum perché la loro iniziativa possa sperare di avere successo.
Allora cosa dicono ?
Risparmiamo i soldi , accorpiamo le votazioni e facciamo un bel fritto misto tra amministrative, europee e referendum.
Addirittura il rimpiazzo di Veltroni la chiama “Bossi tax”.
Sbagliando, come al solito.
Perché quella spesa è voluta da chi ha promosso il referendum e se c’è qualcuno che dovrebbe pagare è proprio chi questa consultazione ha voluto.
E sarebbe quindi il caso di pensare ad un deposito cauzionale, pari al costo della consultazione, che tutti i promotori dovrebbero versare – anche con lo strumento della fideiussione bancaria – e che verrebbe trattenuta dallo stato se non si raggiunge il quorum e restituita solo se l’esito del referendum fosse positivo.
Questo si chiama risparmio vero !
Naturalmente si sprecano gli onanismi di chi propone addizionali e una tantum, nelle forme più disparate e fantasiose.
Con un unico comun denominatore: presuppongono tutti un balzello, una imposizione che si traduce nella destrezza di infilarci le mani in tasca e sottrarci quel poco denaro che, ancora, non sono riusciti ad incardinare in altre gabelle.
Tutti generosi con i soldi altrui !
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1 commento:
Non è affatto vero che accorpando il referendum si risparmierebbe tanto. I presidenti e gli scrutatori, infatti, devono essere pagati comunque, anche se si accorpano i voti e quindi il risparmio riguarderebbe solo le spese per l'installazione dei seggi elettorali.
Oltre al fatto che se dovessero vincere i promotori, il risultato sarebbe quello di una legge antidemocratica.
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