Ieri,
29 maggio, la terra ha nuovamente tremato nelle provincie emiliane di
Modena, Ferrara, Bologna in modo sensibile e rilevato anche in tutto
il Nord, Toscana e Marche.
A
differenza della scossa di domenica 20, eravamo tutti ben svegli (gli
orari sono stati alle 9,15 e alle 12,57) tanto che i movimenti più
significativi (oltre il quinto grado della scala Richter) sono stati
avvertiti sensibilmente.
Sappiamo
che morti e distruzioni sono avvenute in zone della provincia
modenese e minori conseguenze nel ferrarese e nel bolognese.
Per
quanto potessero sembrare inutili e burocratiche, le prove di
evacuazione che, almeno nel mio ufficio, sono state eseguite in
passato, sono risultate efficaci e, dopo aver trovato rifugio nei “luoghi
sicuri” individuati vicino ad un muro portante, abbiamo disposto
l’uscita che si è svolta in modo ordinato.
Per
due volte nella giornata.
Ho
ascoltato ieri sera il “filo diretto” di radio uno e in
particolare ho rilevato l’intervento di un ingegnere dell’Enea di
Bologna che, con molta chiarezza, ha esposto problematiche e
considerazioni.
Tale
ingegnere ha anche obiettato circa la scelta di chiudere le scuole a
Bologna dove non vi era alcuna necessità di simili provvedimenti.
In
effetti pur avendo avvertito la scossa in modo più che sensibile, i
danni in città sono stati minimi.
La
paura tanta.
Chiudere
gli uffici pubblici in queste condizioni è una pessima scelta che
lascia i singoli alle proprie paure, mentre è necessario reagire,
soprattutto là dove le strutture hanno resistito.
E’
poi necessario non aggiungere ai danni umani e materiali del
terremoto, anche quelli psicologici ed economici del fermo
lavorativo.
La
miglior risposta che possiamo dare è quella di continuare a
produrre, ognuno nel proprio ambito lavorativo, per evitare che tutto
rischi di fermarsi, aggravando una situazione già critica.
Anche
quando, con la ricostruzione o l’emergenza, sembra che una
professione non abbia alcuna attinenza, è invece importante il
messaggio di attività e di normalità.
L’edicola,
il bar, la banca, l’ufficio postale, la scuola aperti, non solo
consentono l’espletamento delle attività quotidiane, ma anche
evitano che sempre più persone si ritrovino senza un preciso scopo e
alimentino, l’un con l’altro, paure e voci.
Ci
sono varie iniziative a sostegno di un numero di sfollati che è
raddoppiato dopo gli eventi di ieri e qui ricordo solo quella del Resto del Carlino (quotidiano della regione) e di Mediafriends con Canale 5 .
Ma
il terremoto non deve essere una scusa per non fare o per aspettare
che siano gli altri a fare.
Il
terremoto può e deve essere una ulteriore motivazione di impegno
personale per fare meglio e di più.
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2 commenti:
Già inviato il mio contributo.
Lì da te come siete messi con le scosse?
Grazie. Io ho avvertito in modo netto, più di qualsiasi altro evento simile del passato, le scosse più forti del 20 all'alba (attutite solo dal sonno) e nettamente quelle di martedì. Fortunatamente nè in casa, nè in ufficio abbiamo avuto danni, neppure un libro caduto, ma i colleghi che abitano in provincia o anche nella periferia di città più vicina alla zona dell'epicentro hanno spesso l'impressione di sentire anche le scosse più leggere. Finora, insomma, a Bologna città è più l'impressione, la sensazione che il danno.
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