Io appartengo ad una generazione
fortunata.
Noi nati nel 1956 e dintorni (diciamo
la generazione "L" , nata negli anni cinquanta e che oggi ha tra i cinquanta e i sessanta anni circa che comprende anche i primi anni
sessanta) abbiamo avuto una infanzia felice e sana.
Non abbiamo avuto la guerra, non
abbiamo subito bombardamenti e anche la miseria del dopoguerra era
ormai lontana quando nascemmo e, anzi, eravamo nel pieno dello
sviluppo economico dell’Italia, la cui moneta vinceva premi
internazionali.
Potevamo bere latte appena munto senza
obbligo di tanti passaggi che ne riducono il sapore e giocare in
cortile con gli altri bambini senza che i nostri genitori dovessero
preoccuparsi di mostri e pervertiti.
Avevamo tanto amore da parte dei nostri
genitori che superavano le loro difficoltà di coppia senza pensare a
distruggere la famiglia, perché il divorzio ancora non era legge.
Ed eravamo tutti nati, perché anche
l’aborto non era ancora legge.
Avevamo i nonni in famiglia e anche noi
piccoli ci prendevamo cura di loro, senza pensare di sopprimerli
perché vecchi e malati.
Magari avevamo anche cani e gatti che
mangiavano i nostri scarti, senza avere la pretesa del cibo
inscatolato e preparato esclusivamente per loro.
La televisione iniziava alle 16,30 con
la Tv dei ragazzi e finiva poco dopo le nove di sera con Carosello.
Siamo stati fortunati anche a scuola e
all’università, perché la scuola dell’obbligo era ancora
selettiva e insegnava, mentre alle superiori abbiamo incrociato il
“sessantotto” ma avevamo ancora insegnanti autorevoli, capaci e
severi, per cui ne siamo usciti più facilmente, ma con la medesima
preparazione dei nostri padri.
Siamo andati all’università senza
numero chiuso ed abbiamo potuto formarci conoscendo vecchi luminari
ai limiti della pensione o del trapasso, che comunque amavano ancora
trasmetterci la loro conoscenza e la loro esperienza.
Abbiamo servito la Patria per
un anno nonostante all’epoca i militari fossero, tranne poche armi,
una barzelletta e sicuramente non avrebbero saputo affrontare i
rischi di una vera guerra, ma abbiamo potuto confrontarci con
esperienze diversissime dalle nostre.
Abbiamo avuto una relativa facilità ad
inserirci nel mondo del lavoro ed a percorrere un cursus honorum
molto più adeguato al titolo di studio conseguito di quanto non
possano dire i venti-trentenni di oggi.
Abbiamo vissuto in “diretta” il
crollo dell’internazionalismo comunista, l’ideologia più
sanguinaria e perversa che mai abbia conosciuto la Terra, anche se,
nonostante tutto, di comunisti ce ne sono ancora troppi, soprattutto in
Italia.
Scontiamo questa nostra fortuna con
l’allontanarsi della data di “scadenza”, cioè della pensione.
Se fossero ancora in vigore le leggi
esistenti quando entrai nel mondo del lavoro, il 18 di questo mese
avrei potuto salutare e iniziare una sedentaria vita da pensionato.
Invece resterò (non che mi dispiaccia,
finchè c’è salute e il lavoro piace …) in teoria ancora per
nove anni (anche se penso che con la voglia di rottamazione dei "vecchi" e "costosi" saranno quattro o cinque).
Se la mia è stata una generazione
fortunata, ciò è dovuto ai sacrifici e alla lungimiranza dei nostri
padri, che si sono sacrificati ed hanno costruito, che ci hanno
istruito ed insegnato.
Noi cosa lasceremo ai nostri figli e
nipoti ?
Siamo ancora in tempo a cambiare
registro.
Siamo ancora in tempo a lasciare una
società civile, più libera, viva (non come quella delle nazioni
scandinave) dove lo stato stia lontano dalle nostre tasche e dalle
nostre vite, quindi dove prevalga l’Individuo con le sue doti, la
sua fantasia, le sue capacità.
Siamo ancora in tempo a fermare e far
regredire l’invasione degli immigrati che sottrarrebbero la nostra
terra ai nostri figli.
Siamo ancora in tempo a recuperare
quell’integrità morale che si fonda sul nucleo essenziale di ogni
società civile, la Famiglia, unita e stabile nel tempo, formata solo
e solamente da un Uomo e una Donna.
Siamo ancora in tempo a recuperare il
senso del bello dell’invecchiare ed a cancellare gli incubi di una
società futura come dipinta da molti film di fantascienza, dove i
vecchi, perché non più produttivi e malati, vengono soppressi.
Siamo ancora in tempo a dominare il
progresso per non esserne schiavi.
E un passaggio fondamentale sono, da
sempre, le scelte politiche che possono determinare un indirizzo
piuttosto che un altro.
Per quanto i tempi moderni ci
bombardino di vicende e notizie tanto che ci resta poco tempo
per riflettere, sappiamo tutti, benissimo, chi è che vorrebbe
mettere ancor di più le avide e oppressive mani dello stato nelle
nostre tasche e nella nostra vita e chi invece ha più ritegno e
rispetto.
Sappiamo tutti chi considera divorzio,
aborto, eutanasia, liberalizzazione della droga, unioni omosessuali,
cittadinanza e voto agli immigrati addirittura un “diritto civile”
e chi, invece, un vulnus alla nostra identità nazionale e integrità
morale.
Ricordiamoci che è sempre meglio “piuttosto” di “niente”.
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6 commenti:
Ci sono alcune falsificazioni in questo post, sebbene involontarie e scritte in buona fede: lo stato attuale in realtà sono le banche e i bancocrati che se ne sono impadroniti ,come il trio Monti-Passera-Fornero. Ovvero dei privati e non dei "politici". Inoltre se studi bene la dottrina neoliberista di quel Friedman che difendi, prevede proprio il rifinanziamento dello stato (ovvero la cosa pubblica e cioè i cittadini) per le banche "private". In Inglese si chiama "bailout".
Spero di invecchiare serenamente con uno stato che torni sovrano e non requisito dai banchieri privati.
Ognuno ha i suoi mantra ... :-)
Ciao, appartengo anch'io alla generazione L e mi sono riconosciuto in pieno nel tuo percorso di vita. Anch'io ho vissuto le stesse situazioni e le stesse emozioni che hai ricordato.
Non sarei però così ottimista sul "Siamo ancora in tempo..."
Secondo me invece il tempo è scaduto.
Non siamo più in tempo a recuperare nulla. Sul piano politico siamo ormai, come dice anche Nessie, al governo delle banche e dei burocrati europei, sul piano morale
qualsiasi forma di valore e di etica è andato a farsi benedire e per tutti, chi più chi meno, contano solo "I schei".
L'economia e il tessuto produttivo della Nazione sono in continuo, costante sfaldamento, sul tema dell'immigrazione siamo già invasi e circondati, il resto lo farà il tempo con i nuovi arrivi e sopratutto con il "differenziale demografico" fra "noi" e "loro".
Dobbiamo renderci conto che siamo alla caduta dell'impero Romano, siamo alla fase delle invasioni barbariche.
Peccato che sia durato poco, perchè in fondo, se ci pensiamo bene il benessere di questa società è durato dagli anni settanta ad oggi, sono una quarantina di anni e siamo già al declino e alla mancanza quasi totale di prospettive che non siano di mera sopravvivenza individuale, aiutati molto in questo senso da "Mamma Inps", dalla "Zia Cassa Integrazione" e dai tesoretti che le famiglie italiane hanno accumulato con fatica negli anni passati.
Ma finite queste riserve?
Dopo si andrà avanti. Come sempre nella storia del mondo e dell'Umanità. Con più fatica, dolori e sofferenze di quante non ne sarebbero occorse prendendo un'altra strada, ma si andrà avanti. Non deve venir meno il senso del futuro e l'ottimismo per superare gli ostacoli. In fondo siamo sopravvissuti ai governi di Ciampi, Dini, Prodi, D'alema e Amato, riusciremo anche a sopravvivere a Monti. E poi, noi della Generazione L, sappiamo benissimo che ... non è mai troppo tardi. ;-)
Certo, è vero anche questo che il mondo è sempre andato avanti anche in situazioni peggiori di questa, basti pensare agli anni dell'ultima guerra e alla successiva rinascita dell'Italia.
Ma allora c'era voglia di ricostruire, voglia di rimboccarsi le maniche, di sacrificarsi per un futuro che si sperava sarebbe stato migliore (e c'era il piano Marshall degli odiati capitalisti americani).
Non vedo oggi risorse politiche, morali, economiche in grado di farci ripartire, ma forse sono considerazioni dettate dal disincanto chi ne ha viste parecchie e nel corso degli anni sempre peggiori. Può essere che da qualche parte si accenda una luce e che si possa veramente ripartire.
Me lo auguro, per noi, ma sopratutto per i nostri figli e nipoti....
Chi parte rassegnato è già sconfitto ... :-)
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