Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

21 novembre 2025

La responsabilità è personale. Non di un genere o della società.

Ho lungamente taciuto per rispetto verso il dolore di chi ha visto strappare ai suoi affetti delle persone care.

Però, avendo ascoltato la dichiarazione della madre di una vittima, che, commentando una durissima condanna all'ergastolo dell'omicida, attribuisce colpe "alla società", mi ritengo nel pieno diritto di contestare quella affermazione e, con l'occasione, anche tutte quelle che, soprattutto certi uomini, esternano parlando, impropriamente e senza alcun titolo, a nome del genere maschile, autoflagellandosi, probabilmente per captatio benevolentiae e poi farsi incoronare come il prototipo del maschio sottomesso che certe femministe vorrebbero fosse il nuovo modello valido per tutte le stagioni.

E ne approfitto per dichiararmi totalmente contrario alla legge in votazione in parlamento e che ha ottenuto l'unanimità (!!!) alla camera con quella dizione di "consenso libero e attuale" che fa rabbrividire e che deve essere sfuggito al buon senso dei deputati.

Perchè è una inversione della prova che viola apertamente la costituzione, in tante altre occasioni innalzata a idolo incriticabile, là dove è l'imputato che deve provare la sua innocenza e non l'accusa a portare prove della sua colpevolezza.

Ma, soprattutto, è una prova diabolica (probatio diabolica) perchè le interpretazioni di quella frase sembrano unanimi nel dire che "l'attuale" significa durante tutta la durata del rapporto.

Ma come si fa ?

E come la mettiamo con situazioni in cui, magari dopo venti o trenta anni, salta fuori qualche soubrettina mancata che cerca di spillare quattrini ad un antico amante che ha fatto carriera, magari politica, ma non solo ?

C'è una deriva civile e morale che stravolge non solo il diritto (che, essendo solo un pezzo di carta trasformato in legge, può essere emendato e ribaltato in qualsiasi momento, appena cambia il vento) ma il più comune buon senso.

Responsabile di un omicidio o di un atto di violenza è chi lo commette, non il genere di appartenenza (ovviamente solo se è un Uomo Bianco, perchè quando si tratta di un immigrato si sprecano le giustificazioni incentrate sul "poverino" mentre gli omicidi commessi da donne vengono declassati e presto dimenticati !) o addirittura la Società.


19 novembre 2025

"Solo chiacchiere tra amici". Quindi Belpietro e Bignami hanno ragione

Ieri, La Verità, ha pubblicato un editoriale del Direttore Maurizio Belpietro, nel quale si diceva che un funzionario del Quirinale, Garofani, ex parlamentare del pd, aveva fatto alcune affermazioni con le quali si auspicava uno "scossone" per demolire la Meloni, il suo Governo attuale e impedirle di vincere le elezioni del 2027, con le quali il Centro Destra potrebbe, per la prima volta, eleggere un presidente della repubblica che non gli fosse ostile come tutti quelli succedutisi dal 1994 (Scalfaro) ad oggi (Ciampi, Napolitano, Mattarella).

Il Presidente dei deputati di Fratelli d'Italia, Bignami, ha chiesto la smentita, che non è arrivata, sostituita da una nota del Quirinale che voleva essere un esercizio di indifferente snobismo nei confronti di Bignami e di Belpietro.

Mal gliene incolse all'estensore della nota quirinalesca, perchè questa mattina è apparsa una intervista sul Corriere della Sera allo stesso "imputato", Garofani, poi ripresa e occultata (ripresa perchè non potevano tacerla, occultata perchè messa in pagine interne o sommersa dalle arrampicate sugli specchi dei difensori del Quirinale per i quali, evidentemente, possono essere considerati solo gli scoop di Report contro il Centro Destra) con la quale si confermava il tenore delle affermazioni, derubricandole a "solo chiacchiere tra amici", come se, avendole dette agli amici, fossero parole meno gravi provenendo da un soggetto che lavora gomito a gomito con e per Mattarella, dopo aver passato una vita come uomo di fazione del pd, maggior partito di opposizione.

Gioco, partita, incontro per Belpietro e Bignami, vista la conferma inequivocabile da parte del diretto interessato che quelle parole sono state pronunciate, probabilmente perchè esistono non solo testimonianze, ma anche registrazioni, come fa capire Belpietro anche oggi, nel confermare puntualmente tutto.

E non avrei mai creduto di dover dar ragione a Travaglio che conclude il suo editoriale odierno, scrivendo che Garofani ha solo due strade: smentire (e non lo ha fatto, anzi !) oppure dimettersi.

17 novembre 2025

Arroccandosi sui princìpi non si risolvono i problemi

La "informazione" cartacea, radio e televisiva sta dando ampio spazio all'intervento di ieri di Mattarella al Bundestag.

Un discorso articolato che Mattarella ha poi riassunto in un commento su X (e probabilmente anche altri social).

Una affermazione di princìpi che difficilmente si può contestare: chi non condanna la guerra ? Chi non condanna le violenze e le sofferenze inflitte ai civili (ma anche ai militari, sempre di uomini si tratta) ? Chi non condanna il potenziale uso altamente distruttivo delle armi nucleari ?

Credo che nessuno, sano di mente, possa sperare che si lancino ordigni ad alto potenziale distruttivo sulle città.

Quello che mi lascia perplesso è il suo insistere sulla necessità di "punire" l'aggressore, una posizione in piena linea con quella della corte penale internazionale che ha spiccato mandati di cattura contro Putin e Netanyahu (che, probabilmente, direbbero: venite a prenderci!).

Credo che insistere sull'aspetto punitivo sia la strategia sbagliata per agevolare una soluzione pacifica e far tacere le armi.

Ho sempre più nostalgia dei presidenti che si limitavano a mandare telegrammi di felicitazioni, quando accadeva qualcosa di positivo e di condoglianze quando moriva qualcuno, lasciando al governo la responsabilità di fare gli interessi dell'Italia, anche nella politica internazionale.

16 novembre 2025

Uno spot alla privatizzazione della Rai

Leggo che il conduttore di una trasmissione di rai3 è al centro di polemiche per la sua gestione, quando il problema è un altro.

Il problema, infatti, non è cosa Ranucci dice o monta nella sua trasmissione, il problema è che fa propaganda da una emittente pubblica, pagata con i soldi anche di chi non la pensa come Ranucci, lui stesso stipendiato anche con i soldi di chi per lui non vorrebbe pagare una lira.

Credo che Report, con la sua faziosità, oltre ad istigare chi la guarda (presumo che siano essenzialmente sinistri che si fanno il giro di tutte quelle trasmissioni) contro il Centro Destra, non ottenga altro che ampliare il baratro che divide gli elettori delle due parti.

Non danneggia il Centro Destra e non porta voti alla sinistra, ma irrigidisce solo le rispettive posizioni chiamando ad una sorta di "guerra santa" o, se vogliamo dirla con chiarezza, "guerra civile".

Ma anche questo, se fosse trasmessa da una televisione privata, pagata con i soldi del proprietario che fa impresa, rischia di suo trasmettendo quei contenuti e stipendiando quei conduttori, non lo troverei per nulla inappropriato, restando nella coscienza (se ce l'ha) di chi produce e diffonde quei contenuti ogni rimorso per quel che potrebbe innescare.

Non è invece accettabile che sia trasmessa dalla televisione pubblica che, invece, dovrebbe fornire esclusivamente la notizia, senza commenti di parte.

Per questo Report, con i suoi contenuti, è il miglior spot per la privatizzazione della Rai.

15 novembre 2025

La tecnica del mendicante prepotente

Sono stati presentati circa 5700 emendamenti alla legge di bilancio, di cui 1600 dai partiti di maggioranza e quindi (ma i "professionisti dell'informazione" finora hanno omesso di esplicitarlo) oltre 4000 da quelli dell'opposizione.

Sono tanti, troppi, ma se alcuni rappresentano una proposta di riequilibrio di spese comunque da fare e pochissimi, gli unici che valuterei positivamente, sono di riduzione di tasse o aliquote, la maggior parte sono proposte di maggiori spese.

Ci fu un economista che disse che qualunque passante, messo al ministero dell'economia, sarebbe stato capace di aumentare o introdurre una tassa.

Adesso possiamo dire che chiunque passasse per strada, sarebbe capace di spendere denaro per questo e quello, purchè il denaro non sia il suo (perchè allora ci penserebbe due volte).

E' quello che è accaduto con il superbonus 110% di Conte ed è quello che vorrebbero realizzare i cattocomunisti con i loro emendamenti di spesa, senza copertura, che porterebbero il debito pubblico ad aumentare come del resto è accaduto (e senza alcun beneficio per gli Italiani) nel periodo in cui governavano da Monti a Draghi.

E con quale arroganza pretendono che il Governo Meloni accolga le loro "proposte", una prepotenza pari a quella di sindaci e amministratori di sinistra che vorrebbero tornare agli anni Settanta, quando le (allora, fortunatamente, poche) giunte locali di sinistra, come quella di Bologna, spendevano a piene mani (veggasi la gratuità del trasporto pubblico), tanto poi i debiti erano in capo al governo centrale.

E' quello che si ricava anche dalle parole di Lepore e di Di Pascale, presidente dell'Emilia Romagna, che non perdono occasione per declinare ogni loro responsabilità, scaricando la colpa sul Governo, reo di non finanziarli a sufficienza.

E sono gli stessi che si dicono contrari all'autonomia differenziata, probabilmente perchè preferiscono avere la possibilità di attribuire al Governo, almeno finchè sarà di Centro Destra, quelle colpe che sono invece la rappresentazione della loro imbarazzante incapacità a confrontarsi con una sana amministrazione, sana perchè porta beneficio ai cittadini, ma sana anche perchè equilibrata tra entrate realistiche e uscite oculate e necessarie.

Mi piacerebbe che alle prossime elezioni del 2027 si dia forza alla Meloni, anche per poter dire dei "no" alle spese, finalizzando la legislatura al taglio del debito pubblico che si trasformerebbe in una ricchezza per tutti gli Italiani, sgravati dal peso di un debito, che viene da lontano, ma che negli undici anni dal 2012 al 2022 è stato allegramente alimentato.

Esattamente il contrario di quel che fa qualsiasi famiglia di buon senso.

 

14 novembre 2025

Il Corriere ha fatto peggio della BBC

E' di questi giorni la notizia, che i "professionisti dell'informazione" hanno inutilmente cercato di depotenziare, dello scandalo della BBC che, pur di dimostrare le sue tesi contrarie al Presidente Trump, ha manipolato le sue frasi, unendo pezzi di due discorsi differenti.

Del resto le frasi false attribuite da un magistrato, che dice di essere stato ingannato da un messaggio di una "fonte sicura" che tanto affidabile evidentemente non era, a Falcone e quelle altrettanto false attribuite a Borsellino pur di portare acqua al mulino della opposizione alla riforma della giustizia, rappresentano solo una lunga catena di informazione "creativa".

Se pensavamo di aver visto tutto, ci pensa il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, ad aprire una nuova frontiera per i "professionisti dell'informazione".

Chiede una intervista al ministro degli esteri russo, Lavrov e taglia pezzi significativi con la scusa che affermavano il falso ed erano solo di propaganda.

Ma cosa si aspettavano da Lavrov i "professionisti" del Corsera ?

Che portasse acqua al mulino di Zelensky ?

Una volta i giornali che sostenevano una parte politica intervistavano gli avversari, riportavano integralmente il loro pensiero e facevano scrivere un editoriale che contestasse le tesi espresse per ribadire la linea del quotidiano.

Era comunque una sopraffazione, perchè è come quando si scrive una lettera al direttore, lui avrà sempre l'ultima parola, ma almeno chi avesse voluto informarsi su come la pensava quel personaggio inviso al quotidiano, poteva farlo, senza censure e senza manipolazioni.

Se, però, tu, preventivamente, tagli parte dell'intervista, senza neanche avere la buona creanza di pubblicarla con l'avviso che non è in linea con la politica del giornale e mi sottrai la possibilità di conoscere il pensiero integrale di una parte, allora a me viene il sospetto che quelle parti che tu hai cancellato potessero non essere così false ma, forse, esponevano tesi contro le quali tu stesso hai difficoltà a ribattere.

A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.


13 novembre 2025

Ilva: meglio chiusa che nazionalizzata

C'era una volta l'acciaio, con fabbriche che davano da lavorare a migliaia di operai e da vivere alle loro famiglie.

Poi sono arrivati i verdi, con la loro iconoclastia, il tutto e subito, ai quali si sono aggregati i magistrati militanti che, seduti nei loro uffici, senza curarsi delle compatibilità economiche, hanno imposto vincoli ambientali e alle lavorazioni.

Buoni ultimi i politici cattocomunisti della Puglia, che hanno cavalcato ogni movimento di protesta, sia che dicesse "vogliamo l'aria pulita" o che sostenesse "vogliamo il lavoro".

Grandi assenti i sindacalisti, che sono sembrati dei travicelli che pencolavano ora da una parte, ora dall'altra, nella classica pretesa di volere la botte piena e la moglie ubriaca.

Nel frattempo la fabbrica di acciaio più importante d'europa riduceva la sua produzione, i proprietari guadagnavano sempre meno e di conseguenza anche il lavoro era sempre di meno.

Con un ultimo sussulto sono stati mandati via (sotto processo) gli ultimi proprietari che, bene o male, erano riusciti a far quadrare i conti e ministri improvvisati mettevano le mani nella vicenda pensando di risolverla con proclami retorici e promesse il cui mantenimento sapevano benissimo sarebbe stato accollato a chi sarebbe venuto dopo di loro.

I nodi vengono sempre al pettine e siamo arrivati al punto che la geniale soluzione dei sindacati, che interrompono il tavolo con il Governo invece di collaborare a salvare i posti di lavoro, è pretendere la nazionalizzazione dell'Ilva, cioè scaricare sul bilancio pubblico le perdite ed i costi di una gestione che appare sempre più impossibile.

In sostanza i sindacati stanno ripercorrendo la stessa strada dell'Alitalia, per la quale noi Italiani ci siamo svenati fino a svenderne ciò che restava ai tedeschi (con la speranza che sia finita, come quando si applica lo "stop loss" agli investimenti in borsa: quel che si è perso, si è perso, non piangiamoci sopra e andiamo avanti evitando di ripetere l'errore).

Mi auguro che questo Governo tenga il punto, rifiutando ogni nazionalizzazione, cioè l'accollo al pubblico di una azienda in perdita economica cui si aggiunge anche l'obbligo di costosissimi interventi per adempiere a tutte le prescrizioni ecoambientaliste.

L'Italia non ha bisogno di ritornare ai tempi dell'Alitalia o delle sovvenzioni alla Fiat con le quali si privatizzavano gli utili e si socializzavano le perdite.

Se c'è un imprenditore che ritenga di poter gestire, guadagnandoci, perchè non conosco imprenditori che lavorino per perdere denaro, l'Ilva, ben venga e gli si venda l'intero asset.

Ma se non esiste questo imprenditore, allora è meglio chiudere la fabbrica che nazionalizzarla.

Costerebbe sicuramente di meno, anche in prospettiva, alle casse dello stato un aiuto ponte ai lavoratori finchè non troveranno un nuovo lavoro o, come diceva la Thatcher, con il Libero Mercato non si aprissero dieci piccole nuove fabbriche dopo il fallimento di una grande ma decotta, piuttosto che lo stillicidio di miliardi pubblici per una fabbrica improduttiva e che dovrebbe anche sottostare a stringenti normative ecoambientaliste.

Sarebbero miliardi buttati nei rifiuti come quelli per l'Alitalia o quelli del suberbonus 110% di Conte e del suo governo giallorosso.


12 novembre 2025

L'utilità dell'onu la vede solo Mattarella

Non credo sia un caso, ma non ricordo l'ultima volta (se mai ve ne è stata una) in cui le mie idee siano state in sintonia con quelle espresse da Mattarella.

Anche ieri radio e telegiornali hanno ripetutamente mandato in onda brani di un suo intervento in qualche conferenza (inutile), in cui, nell'occasione, sono arrivate lodi sperticate al ruolo dell'onu.

Onu che non ha mai risolto una guerra, un problema, una crisi.

Anzi, con l'ipertrofia dei suoi organi, rappresenta il maggior freno a qualsiasi progresso in ogni campo dei rapporti internazionali.

Una volta, quando le comunicazioni erano più difficili, avere un organismo nel quale fossero rappresentati tutti gli stati del mondo, allora molto meno di quelli che sono oggi, poteva essere utile come camera di compensazione e reciproca conoscenza.

Oggi, quando basta prendere un aereo e recarsi di persona a parlare con la controparte, l'onu diventa solo uno stipendificio, utile a usare risorse degli stati per pagare gli stipendi a burocrati pieni di boria e autoreferenzialità ed un palcoscenico per la propaganda delle parti.

Altrettanto dicasi delle varie diramazioni dell'onu che mettono becco nei rapporti internazionali creando più problemi che opportunità di soluzioni.

Come la corte penale internazionale che sparando mandati ci arresto a destra ed a manca, contro presidenti legittimi, che con pieno diritto governano nazioni anche importanti, puntano a schierarsi con una parte in causa, quindi perdendo la propria legittimazione super partes, danneggiando anche le prospettive di incontri personali, colloqui, trattative dirette.

Se l'onu e le sue diramazioni fossero immediatamente soppresse, avremmo solo benefici, come il risparmio dei contributi a fondo perduto utili per mantenere in piedi quei carrozzoni, mentre i rapporti internazionali si svolgerebbero su piani bi o multilaterali tra gli stati coinvolti e interessati ad uno specifico problema, senza troppe dispersioni e con la possibilità di arrivare prima alla soluzione del problema.