Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

23 agosto 2025

#IostoconSalvini

Matteo Salvini ha espresso una opinione che qualunque Italiano (ma anche francese) assennato sottoscriverebbe: se a Macron prudono le mani, al punto da boicottare il tentativo di pace di Trump e di chiedere continuamente di mandare truppe in Ucraina, allora che sia il primo ad indossare elmetto e partire per il fronte.

Il traballante e minoritario governo francese ha convocato, presumibilmente istigato da una sfuriata isterica di Macron, l'ambasciatrice d'Italia protestando per le parole e richiamando la "collaborazione" tra i due stati.

La classica ipocrisia diplomatica per minacciare facendo la parte della vittima.

Macron è il primo a criticare i capi di stato stranieri, chiunque, offuschi la sua sfrenata ambizione di un novello Napoleone che diretto a Waterloo senza però essere mai passato da Austerlitz, Marengo, Jena.

Purtroppo in Italia ci sono troppi personaggi asserviti alla narrativa francese, tutti premiati con onorificenze francesi che avrebbero dovuto restituire o rifiutare dopo i sorrisini di Sarkozy nel 2011.

Ma ciò non toglie che l'Italia non debba accettare alcun tipo di sudditanza alla Francia.

Salvini ha espresso il desiderio della parte sana dell'Italia che rifiuta di combattere guerre altrui, in cui avremmo solo da perderci.

#iostoconSalvini


22 agosto 2025

E quindi uscimmo a riveder le stelle

L'Italia di Giorgia Meloni è al centro di crocevia importanti nel mondo e questo perchè con una libera elezione, il Popolo Italiano ha votato dando una maggioranza coesa e stabile ad una Coalizione che vede i tre partiti principali collaborare da trent'anni.

Non è una Coalizione improvvisata o basata sul mercato delle poltrone e degli strapuntini, ma fondata su basi ideali e progettuali comuni, come la riduzione delle tasse, la costruzione di opere pubbliche come il Ponte Silvio sullo Stretto, la riduzione e regolamentazione dei flussi di immigrati, con l'obiettivo di fermare ogni accesso clandestino.

Stabilità, coerenza, diplomazia, sono gli ingredienti che hanno consentito al Governo Meloni di ridurre ai minimi il famigerato spread sul quale ha costruito le sue fortune Monti, di tenere sotto controllo i conti pubblici nonostante l'enorme debito pubblico ereditato soprattutto dai governi di sinistra, cancellare i provvedimenti debitori di Conte, sedersi in Europa e nel Mondo non più "dietro" a Berlino e Parigi, ma al loro fianco e sempre più spesso davanti a loro.

Il tutto con benefiche ricadute sull'inflazione, gli stipendi, gli affari delle nostre aziende, le esportazioni, il turismo.

Insomma, si vive sicuramente meglio oggi di tre anni fa, anche se i capi della sinistra vorrebbero riportarci ai tempi bui dei confinamenti, dell'austerità, dell'assistenzialismo che toglie solo la spinta a migliorarsi per renderci tutti sudditi in una palude comune di povertà, tristezze e miserie.

Nonostante l'appoggio delle toghe, della stampa, della chiesa di parte zuppiana (in attesa di verificare come agirà il nuovo papa dopo i giorni dell'entusiasmo per l'elezione) e non solo, i cattocomunisti devono appigliarsi al loro antifascismo compulsivo per raccontare che siamo sull'orlo di un disastro che vedono solo loro (probabilmente vedono il LORO disastro, che certifica il successo dell'Italia e il Bene degli Italiani).

Nel frattempo la stabilità che abbiamo da tre anni ci porta benefici e consente al nostro Presidente del Consiglio di occuparsi con successo anche di questioni internazionali.

Ecco, su questo avrei qualche riserva, non tanto sulle scelte, legittime anche quando non le condivido come l'appoggio all'Ucraina e la critica a Netanyahu, quanto sull'utilità di sprecare così tante energie per finalità che restano e resteranno sempre al di fuori delle possibilità non solo dell'Italia ma, come vediamo, anche della prima potenza mondiale, gli Stati Uniti.

Piccole scaramucce, guerre locali che non coinvolgono attori mondiali, scontri tribali, possono trovare soluzione quando un Trump batte i pugni sul tavolo, ma là dove ci sono troppi attori che, anche nella loro piccola meschinità (leggi Macron) cercano in tutti i modi di ostacolare chi cerca la pace, allora mi sembra solo una perdita di tempo impegnarsi più di tanto, più di essere presenti a tutela dell'interesse dell'Italia a non venir travolta nel caso in cui si rompessero gli argini del buon senso.

E se è sicuramente piacevole navigare tra le stelle (e non solo guardarle da lontano come si accontentava Dante Alighieri) per essere protagonisti e non solo spettatori, le energie che una persona di qualità come la Meloni mette in tali attività sono tolte al giardino di casa, che potrebbe splendere più di quanto già non faccia.

Leggo con piacere che si sta preparando la manovra economica e che è presente l'ipotesi di ridurre la terza aliquota Irpef di due punti, come leggo con interesse la benevola attenzione con la quale il Governo guarda alle manovre che potrebbero restituire interamente in mani italiane il controllo di un importante Istituto di Credito come Mediobanca e, in prospettiva, la principale Compagnia di Assicurazioni.

Meno piacere ho nel vedere che il Centro Destra ricade nello sbaglio dell'epoca di Berlusconi, con i piccoli dirigenti locali che si fanno la guerra per un posto al sole, nella convinzione che sarà poi la Meloni a trainare i voti necessari per essere eletti.

La Meloni fa benissimo a volare, ma non a rinunciarvi in attesa di novità sull'Ucraina o sul Medio Oriente, in estremo oriente per aprire nuovi mercati e fare nuovi accordi, ma il resto delle sue energie, le metta sul fronte interno, per guidare la Coalizione, potenzialmente vincente ovunque purchè non ci si sieda sulle sbagliate convinzioni che i successi all'estero portino i successi in Patria, con quella stessa mano ferma che usa nel trattare con Macron, rimettendo il suo pur coetaneo francese, in riga, come merita.

21 agosto 2025

Il realismo della Meloni

Ogni volta che ci si avvicina ad un possibile accordo che ponga fine alla guerra in Ucraina, si distinguono, in negativo, individui ai quali, probabilmente, prudono le mani e, in realtà, avrebbero bisogno di una lezione, più che di essere coccolati e ascoltati in favore di telecamera.

Ogni riferimento a Macron è voluto, ma anche Tusk, tutti i baltici che sembrano fatti con lo stampino di Kaia Kallas, primi ministri di stati con un paio di milioni di abitanti, eppure eccola a dettar legge credendosi una Churchill in gonnella.

Per non dire dell'ambiguità di un Merz che vorrebbe, ma non può, far riemergere lo spirito bellicoso, più che bellico, del suo popolo.

Si distingue, e sono felice di aver contribuito ad insediarla a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni che, pur seguendo coerentemente la scelta di appoggiare l'Ucraina, mai messa in dubbio, esclude con forza che l'Italia possa schierare reparti sul campo, anche dopo una eventuale pace.

La Meloni sa che il suo appoggio all'Ucraina le costa simpatie, anche se forse non perderà consensi perchè a destra sappiamo ragionare e non abbiamo l'antifascismo compulsivo che i bellaciao applicano ad ogni espressione della politica, come vediamo quotidianamente leggendo i loro commenti su X.

L'Italia è sempre stata considerata un alleato inaffidabile, uno stato dalla lingua biforcuta, frutto di un duplice tradimento nelle due guerre mondiali.

Nella prima guerra, l'Italia era parte, inopinatamente, della Triplice Alleanza, con i nemici storici di Austria e Germania, salvo entrare in guerra, un anno dopo il suo inizio, contro di loro e a fianco della Triplice Intesa.

Una scelta naturale considerati i territori rivendicati tutti sotto amministrazione austriaca, ma inopportuna dal punto di vista della affidabilità del giovane Regno.

Nella seconda guerra mondiale abbiamo fatto di peggio, iniziando la guerra, sempre un anno dopo, assieme, sì, al nostro alleato (ancora una volta la Germania, scelta sempre sbagliata), aggredendo una Francia già piegata, con l'illusione che gli Inglesi si sarebbero non arresi, ma accontentati di una pace che avrebbe consegnato l'Europa ad Hitler.

Calcolo sbagliato e così la guerra si prolungò fino ad esaurimento di uno stato già provato dalla conquista dell'Impero nel 1936 e qui si consumarono una serie di tradimenti: il Gran Consiglio che sfiduciò Mussolini, il Re che lo fece arrestare per sostituirlo con Badoglio e la resa senza onore, segreta e occultata fino all'8 settembre, di quest'ultimo al nemico, al punto che pare che gli Inglesi stessi avessero coniato il verbo "to badogliate" per indicare un tradimento.

Con tali premesse non potevamo pensare di ricoprire ruoli affidabili e la stessa ambigua politica della prima repubblica su alcuni scacchieri internazionali (soprattutto sul Medio Oriente da parte di Andreotti e ancor più di Craxi che prima protesse a Sigonella e poi lasciò andare liberi dei terroristi palestinesi assassini che avevano dirottato l'Achille Lauro e ucciso un passeggero ebreo) non avevano contribuito a sanare la naturale e legittima diffidenza sulla nostra affidabilità.

Ci provò Berlusconi a ristabilire una credibilità dell'Italia, con la partecipazione alla liberazione dell'Afghanistan e alla pacificazione dell'Iraq liberato dopo l'infame attentato islamico dell'11 settembre, ma dopo i suoi governi si tornava sempre alla solita politica ambigua.

E' arrivata quindi l'operazione militare speciale contro l'Ucraina da parte della Russia e qui, accodandosi all'unione europea, in perfetto stile Prodi che predica la bellezza di "stare dietro" a Berlino e Parigi, Draghi scelse di stare con l'Ucraina e di rincalzo Mattarella pronunziò e continua a pronunciare pistolotti infarciti di retorica bellica a sostegno del comico di Kiev.

Vinte le elezioni del 2022 con un elettorato probabilmente diviso in due, ma prevalentemente incline a non immischiarsi nelle guerre altrui, la Meloni ha presumibilmente scelto di non cambiare, ancora una volta, la posizione dell'Italia, confermando la linea di sostegno all'Ucraina, inviando denaro e armi ma, almeno, tenendo ferma la barra, negando coinvolgimenti diretti.

Una scelta che comprendo, in parte, relativamente alla necessità di non dare dell'Italia la solita immagine inaffidabile, condivido, ma che mi auguro mantenga la linea rossa invalicabile dell'invio di reparti sul campo di battaglia, anche sotto forma di forze di pace e di interposizione.

Sono confortato in questo da una secca battuta che la Meloni avrebbe rivolto a Macron, chiedendogli: e quanti uomini dovremmo inviare ?

Infatti se è mia convinzione che un'azione militare delle truppe occidentali, anche senza gli Stati Uniti, sarebbe in grado di respingere i russi (al netto del rischio nucleare che sarebbe immenso perchè se i russi si vedono sconfitti non esiterebbero a lanciare i missili contro di noi e non saremmo in grado di fermarli) perchè abbiamo armi migliori, militari professionisti e addestrati, il problema è proprio quello della quantità, lo stesso che sta facendo arretrare costantemente ma inesorabilmente le linee ucraine.

Nel 2005 fu sospeso e poi abolito un servizio di leva che, già nel ventennio precedente, era stato fortemente penalizzato riducendo i mesi di "naja" e gli effettivi in addestramento.

Questo vuol dire che quasi tutta la popolazione di età inferiore ai 40 anni e una vasta parte tra i 40 e 60, cioè quella che prima di ogni altra fascia d'età, in ogni tempo, è chiamata a servire la Patria in armi, è totalmente priva di addestramento militare.

Impossibile in tale situazione, nel breve, schierare reparti in numero adeguato a controllare una lunghissima linea di confine terrestre in Ucraina, anche assieme agli eserciti di nazioni praticamente tutte nelle nostre condizioni.

E' giusto, a mio avviso, aumentare le spese per la difesa, come sarebbe giusto ripristinare il servizio militare obbligatorio, con richiami periodici di aggiornamento, magari con riservisti inquadrati in una Guardia Nazionale.

Ma un simile progetto richiede tempo, sono passati venti anni dall'ultimo scaglione chiamato a svolgere il servizio di leva e venti anni sono tantissimi per pensare di avere una riserva che possa essere mobilitata in ventiquattro ore come sta in queste ore facendo, con grande efficienza, l'IDF di Israele.

L'apprezzabile realismo della Meloni è tutto qui: cercare di riparare ai danni del passato mostrandoci credibili e affidabili nelle nostre alleanze e, nel contempo, trovare il modo per guadagnare quegli anni necessari per poter tornare ad avere Forze Armate non solo bene armate e tecnologicamente avanzate, ma anche con un numero di effettivi addestrati adeguato a sostenere impegni prolungati e diffusi.

20 agosto 2025

Pacifinti messi a nudo

Per anni hanno ammorbato la politica con la loro liturgia pacifinta, le loro bandiere arcobaleno, le loro marcette domenicali, peraltro sempre a senso unico, sostenendo le pretese di chi è contro l'Occidente.

Sono stati coccolati e viziati dai politici di sinistra che, in cambio, hanno avuto la cortesia del loro silenzio quando D'Alema e Mattarella (presidente e vicepresidente delconsiglio con delega ai servizi segreti) ordinarono di bombardare Belgrado.

I "professionisti dell'informazione", manipolatori come non mai tanto da giustificare pienamente la riottosità della Meloni a parlare con loro (molto meglio il colloquio diretto, oggi che è possibile, con i cittadini) hanno accreditato costoro come vessilliferi di un mondo senza guerre, ingannando solo chi è propenso a farsi ingannare e, quindi, merita di essere ingannato.

Ma, oggi, nonostante lo sforzo profuso dai soliti "professionisti dell'informazione", nel dipingere un'immagine distorta del vertice di Washington, esaltando più il livido Macron e l'ambiguo Merz, invece di applaudire la grande prestazione della Meloni, persino chi è propenso ad essere ingannato sarà più difficile ingannare.

E' evidente che c'è una parte della politica internazionale che non vuole la pace in Ucraina e, francamente, non capisco bene l'utilità di una tale posizione.

Il conflitto ucraino non ci serve, ci costa non solo per aver dovuto abbandonare l'acquisto delle materie prime dalla Russia, abbondanti e a basso prezzo, ma anche perchè l'unione europea si è stoltamente accollata l'onere di acquistare le armi da regalare agli ucraini.

Abbiamo spinto tra le braccia della Cina, vero nemico dell'Occidente tutto, la Russia che, nel corso della sua Storia, ha sempre guardato, aspirando di esservi pienamente accolta, più a occidente che ad oriente.

Abbiamo rinunciato a quella posizione di principio, giusta, per cui erano le popolazioni a dover decidere la loro appartenenza, nella fattispecie quelle di Crimea e del Donbass se essere ucraine o essere russe.

Con una economia di guerra non ancora combattuta, stiamo compromettendo il Benessere e la Sicurezza delle nostre nazioni.

Lasciamo perdere i cattocomunisti in Italia che, nella loro squallida palude, ogni mattina si alzano pensando a cosa possono dire contro la Meloni e, dopo aver letto le cronache del vertice, invece di applaudire al successo italiano, criticano e darebbero contro alla Meloni sia che persegua l'idea di un articolo cinque esteso all'Ucraina, sia che aderisca all'invio di militari sul terreno, sia che si chiami fuori dalla follia di Macron.

Un Macron svilito sia in patria che nei consessi internazionali, dove non può fare altro che atteggiarsi a bulletto di Guascogna, facendosi fotografare con la mano in tasca e cercando di minare il terreno della pace.

Forse sperando di ripetere l'avventura del suo compare Zelensky che, da due anni, è scaduto dal suo mandato di presidente ma, causa guerra, ha sospeso le elezioni che dovrà affrontare una volta conclusa la pace, per cui l'unico modo per restare al potere ed evitare eventuali imputazioni da parte del suo successore, è continuare la guerra "fino all'ultimo ucraino".

Questa guerra, se si fosse applicato a Crimea e Donbass lo stesso criterio della autodeterminazione dei popoli, non sarebbe mai scoppiata e adesso i pacifinti sono nudi alla meta, perchè sono proprio loro a disseminare di ostacoli il percorso verso la pace che, evidentemente, invocano a parole, ma rifuggono nei fatti.


19 agosto 2025

Finiamola con gli "atti dovuti" dei magistrati !

Due casi in due giorni, sembrano fatti con lo stampino.

I Carabinieri, chiamati da cittadini spaventati e in pericolo, intervengono per riportare alla ragione un esagitato che dava in escandescenze, danneggiava proprietà e minacciava persone.

In entrambi i casi, dopo aver tentato una dissuasione a parole, i Carabinieri hanno estratto il taser e neutralizzato i due esagitati.

Caso vuole che, dopo, ma non è detto a seguito, del colpo con il taser i due muoiano.

L'autopsia dirà le cause, ma, a prescindere da tale risultanza, i Carabinieri non devono subire alcun fastidio, perchè hanno solamente fatto il loro dovere, servendo e proteggendo i cittadini spaventati e minacciati dagli energumeni che andavano neutralizzati e, non essendosi calmati con le parole, i Carabinieri hanno dovuto usare tra le armi in dotazione, quella ritenuta meno invasiva e cioè il taser di cui sono stati forniti proprio per queste circostanze.

Non so perchè i due fossero così esagitati, ma è evidente che fossero un pericolo per i cittadini, quindi dovevano essere messi nelle condizioni di non nuocere. 

Se anche la causa ultima del loro decesso, la "spintarella" finale, fosse stato il taser, nulla dovrebbe essere imputato ai Carabinieri.

Niente minacce ai passanti, niente distruzioni di proprietà, niente taser.

E' ora di finirla con i magistrati che, invece di ringraziare premiare chi rende più sicure le nostre strade e la nostra vita, si nascondono dietro un "atto dovuto" per disincentivarli dal fare quello per il quale noi, cittadini inermi e disarmati per volontà dello stato, li ringrazieremo sempre.

18 agosto 2025

Una delegazione numerosa significa debolezza e sfiducia reciproca

Ne ho contati otto che, oggi, varcheranno come scolaretti il cancello della Casa Bianca, credendo di poter condizionare il Presidente Trump: Macron, Meloni, Mertz, Rutte, Starmer, Stubb, Von der Leyen e Zelensky.

Nella mia esperienza di trattative di lavoro, ho sempre visto perdenti le delegazioni numerose che, in genere, erano tali per sfiducia nei confronti del professionista che, pure, avevano delegato e finivano per litigare tra loro perchè ognuno aveva il suo personale interesse a porre l'accento su un aspetto piuttosto che un altro, che invece stava a cuore al proprio vicino.

Trump rappresenta il Mediatore, Colui che prova a mettere d'accordo i litiganti e, dopo aver parlato e definito un percorso e magari qualcosa di più, con uno dei contendenti (Putin) adesso deve ottenere la firma di Zelensky la parte più debole perchè perdente sul campo, delegittimato essendo scaduto il suo mandato da presidente da due anni, privo delle risorse, anche umane, per continuare la guerra da solo.

Zelensky, quindi, cerca sponde e le trova nella illusione che entrare nella Nato e nella unione europea sia un beneficio ed ecco che sono legittimamente chiamati i capi della Nato (Rutte) e dell'unione (Von der Leyen).

Gli altri che ci stanno a fare ?

Gli altri sono lì perchè hanno degli interessi nazionali da difendere, alla faccia della tanto conclamata "unità europea" e perchè, dopo due trattative (con Big Pharma sui vaccini e con Trump sui dazi) in cui la Von der Leyen ha dimostrato la sua abilità a concludere accordi in perdita e in ginocchio, non si fidano di quel che potrebbe sottoscrivere a nome di tutti.

E anche Starmer, che fa parte della Nato, quindi rappresentato dal ridanciano olandese Rutte, di suo non si fida di tutti gli altri, volonterosì sì, ma solo per fare le scarpe agli altri.

Non mi meraviglierei se domani uscissero indiscrezioni che indicassero come Trump si sia dovuto spendere anche per mettere d'accordo i colleghi europei che oggi riceve alla Casa Bianca.

Salvo poi ascoltare le dichiarazioni di tutti che dicono di aver contribuito, in perfetta unità di intenti, a salvaguardare gli interessi dell'Ucraina che, volente o nolente, dovrà ingoiare parecchi rospi, ma che è salva grazie alla forza di una unione in cui non ci si fida a lasciar sola la propria presidente.

17 agosto 2025

Let Giorgia, be Giorgia

In questo periodo ferragostano quando, pure, di notizie ce ne sono (il vertice di Anchorage, la morte di Pippo Baudo) è, su X, un fiorire di indignazione minoritaria e di altrettanto minoritaria irrisione, da parte dei due fronti contrapposti sui vaccini.

Non li chiamerò "no vax" e "covidioti", perchè dopo cinque anni mi sembra che si debba superare quella contrapposizione voluta proprio da chi ebbe l'intenzione, riuscendoci, di confinarci a casa, di imporci un trattamento sanitario obbligatorio (o quasi) per misurare fino a dove si sarebbe potuto spingere nell'opprimere la popolazione.

Sono persone, in un campo e nell'altro, che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno dubbi sulle loro stesse scelte e che probabilmente, sempre nella stragrande maggioranza dei casi, preferirebbero la libertà di scegliere che l'obbligo, in modo da poter valutare, senza avere alle spalle un fucile spianato, cosa reputano meglio, dopo aver consultato il proprio medico.

Ma l'ultima parola deve, sempre spettare al singolo cittadino, maggiorenne e, se lo riterrà, anche vaccinato.

Non apprezzo quindi la scelta del ministro Schillaci (che ad ogni sondaggio che mi perviene indico come uno dei pochi ministri in cui non ripongo alcuna fiducia) di revocare la famigerata commissione sui vaccini, cedendo alle pressioni dei favorevoli ai vaccini e presumibilmente delle società farmaceutiche.

Ma rifiuto anche l'isteria, con un sorprendente Mario Giordano in prima fila, di chi ne fa una questione di vita o di morte, minacciando sfracelli contro ... la Meloni e il Centro Destra, senza capire che se facessero venir meno il loro sostegno al Governo, al loro posto tornerebbero gli emuli, complici e nipotini di Speranza, con i vari Draghi, Conte, Schlein, Renzi e Calenda che agirebbero, non solo sui vaccini, in modo ben più aggressivo contro le loro stesse idee.

Grande colpa credo l'abbiano i social, dove chiunque si ritiene in grado di sparare ordini a destra e a manca su cosa si deve fare, salvo poi spegnere il dispositivo e andarsene per i fatti suoi senza curarsi della valanga che può innescare, soprattutto perchè i cosiddetti influencer, con migliaia di lettori, per continuare ad avere citazioni, spazio, interesse, devono, ad ogni intervento, alzare sempre più l'asticella delle iperboli e, quando sono finite, quella degli insulti e delle previsioni apocalittiche.

Nel 1981, con il colpo di stato in Polonia del Generale Yaruselsky (o come si scrive), il Presidente Reagan attivò una azione di natura morale, civile, economica, ma non militare, a sostegno dei polacchi oppressi dall'ennesimo colpo di stato comunista.

Ricordo un messaggio televisivo con Reagan stesso, la Thatcher e i principali capi di governo occidentali, per l'Italia c'era Spadolini, che andava sotto il titolo "Let Poland, be Poland", cioè lasciamo che la Polonia sia libera di decidere.

Ecco, sarebbe opportuno che, invece di continuare a tirare per la giacchetta la Meloni e il suo Governo, in base alle nostre personali esigenze e priorità (e siamo in tanti, ognuno con la sua personale scala di valori e di importanza) ci si affidi alle scelte di un Presidente del Consiglio che, in quasi tre anni, ha dimostrato la sua capacità di gestire tutti i temi nazionali e internazionali.

Sarebbe l'aspetto positivo della democrazia rappresentativa, in cui chi viene eletto, cerchi di raggiungere quel punto di equilibrio per percorrere la strada indicata nel proprio programma, senza il passo arrembante dei bersaglieri, ma con quello, costante, sicuro e che porta lontano, degli alpini.

Diamo fiducia alla Meloni che saprà considerare e dare spazio a tutte le opinioni, a differenza di chi si candida a sostituirla che vorrebbe imporre una verità assoluta fatta di obblighi e sanzioni e sarebbe favorito se, a fronte di una scelta tutta da verificare sul come arriverà alla conclusione, prevalesse l'isteria iconoclasta dei richiami più distruttivi.

16 agosto 2025

Che spasso i "professionisti dell'informazione" dopo Anchorage !

Trump e Putin si sono visti, si sono parlati, sono tornati nelle rispettive capitali lasciando i "professionisti dell'informazione" a cimentarsi sull'interpretazione dei segni, delle smorfie, del non detto, delle indiscrezioni di qualche talpa, vera o presunta che sia.

La spasmodica attenzione ad un vertice di pace è nociva alla pace, esattamente come la chiamata di decine di persone, mezze figure, capi di stato e di governo di nazioni marginali, ognuna delle quali vuole dire la sua e presentare la sua geniale ricetta.

Ma ce lo immaginiamo Cesare Ottaviano Augusto che, per pacificare il mondo allora conosciuto, avesse chiamato a consulto e avesse trattato con i vari capi tribù germanici o dei parti o gli aspiranti faraoni d'Egitto ?

Non ci sarebbe mai stata pace.

Certo, a tutti piacerebbe conoscere le proposte, i punti di accordo e quelli di disaccordo, ma credo sia opportuno lasciare ai "Grandi" la determinazione, in via riservata, di quel che si concede e di quel che si ottiene, in modo che tutti possano poi dichiararsi felici, vincenti e in pace.

Dopo una guerra, qualcuno perde più di altri e quel qualcuno è chi la guerra l'ha persa sul campo.

Nel caso di Russia e Ucraina è evidente che Zelensky è tenuto artificialmente in vita dai finanziamenti europei, dalle armi americane e dallo spionaggio inglese.

La Germania, dopo due guerre mondiali perse, lasciò sul campo l'Alsazia, la Lorena, gran parte della Prussia e fu costretta a dividersi in due.

L'Italia dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale perse dolorosamente l'Istria che si aggiunse alla Dalmazia che ci era stata negata anche dopo la vittoria nella Grande Guerra.

Perchè insistere per mantenere una unità territoriale dell'Ucraina, con la pretesa di soggiogare le popolazioni russofone della Crimea e del Donbass ?

Non so come finirà e non mi avventuro nella lettura della palla di vetro come fanno i "professionisti dell'informazione", però il buon umore di Trump e Putin lascia ben sperare e noi Occidentali abbiamo necessità di chiudere il capitolo della guerra in Ucraina per staccare la Russia dalla Cina.


14 agosto 2025

Rivedere il limite dei 14 anni per la punibilità

Contrariamente a quanto suggerirebbe la logica, considerata l'immaturità manifesta, l'allungamento della vita, il rallentamento dell'apprendimento, dell'ingresso nel mondo del lavoro, l'abolizione del servizio militare obbligatorio e tanti altri fattori che ci dicono come un trentenne, oggi, abbia la maturità di un ventenne degli anni Sessanta e Settanta, per non dire dei nostri Nonni che affrontavano la vita sin dalla più giovane età, acquisendone esperienza, si sono abbassati vari limiti di età per conseguire un diritto, come per il voto attivo e passivo.

Unica eccezione, pienamente condivisibile, la guida degli autoveicoli.

Se ne era parlato già in passato, ma poi tutto è andato in cavalleria e, dopo l'omicidio perpetrato da quattro bambini rom tra gli 11 ed i 13 anni a Milano, in cui è morta una signora di 71 anni, Cecilia De Astis, credo debba riproporsi il tema della punibilità dei minori di 14 anni.

La capacità di delinquere di un minore di 14 anni non solo non è inferiore a quella, ad esempio, di un sedicenne, ma confida anche su due elementi aggiuntivi: la sfrontatezza che deriva dalla consapevolezza di non pagare dazio e il gusto del "fare qualcosa da adulti" che spinge sempre i più giovani.

Nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove la criminalità minorile è una piaga anche per le numerose comunità estranee alla tradizione civile delle due nazioni, l'età della punibilità varia, negli Stati Uniti, tra i 6 e i 12 anni a seconda dello stato, mentre nel Regno Uniti è stata recentemente fissata in 10 anni in Inghilterra e Galles e in 12 in Scozia.

Insomma, per tutti età inferiori a quella italiana e, come in Italia, con un occhio di riguardo a pene riabilitanti, lasciando la detenzione come ultima ratio.

Anche alla luce, quindi, dei fatti di cronaca quotidiani che vedono come protagonisti minori di 14 anni, che si atteggiano e agiscono come vere e proprie bande criminali, non solo nei confronti dei loro coetanei, ma anche verso adulti contro i quali fanno valere la legge del numero e del branco, credo che un provvedimento che sposti almeno ai 10 anni la soglia di punibilità debba essere assunto con urgenza.

Simili fenomeni, infatti, dilagheranno se non saranno adeguatamente contrastati, non solo con la "comprensione" e ancor meno con aleatorie politiche di "inclusione", ma con una determinazione che mostri, finalmente, uno stato dal volto severo, ma giusto anche e soprattutto verso le vittime dei crimini dei minorenni.

Rieducazione non vuol dire lasciarli andare dopo un predicozzo noioso e senza prospettive, ma costringerli a prendere atto del male fatto, comprenderlo ed espiarlo con un servizio per la comunità, a cominciare dalle loro vittime e dai loro famigliari. 

13 agosto 2025

... e allora arrangiatevi !

Indubbiamente il Ferragosto del 2025 può essere ben più importante che non le solite tiritere sul caldo, il traffico, la spiaggia, i sentieri di montagna intasati come il 24 dicembre nei centri commerciali.

Merito di Trump, come accade ormai sin da prima del suo secondo, trionfale ingresso alla Casa Bianca del 20 gennaio.

Trump, finalmente, sta dimostrando quanto conti e cosa significhi avere un potere e saperlo usare.

Invece dell'ipocrita e mesta autoflagellazione dei "buoni", che rinnegano i Padri per mostrarsi "aperti" alle istanze degli antichi, presunti, "oppressi", danneggiando con ciò non solo una intera Nazione, ma tutta la Civiltà Occidentale che, ricordiamocelo, ci ha dato, pur con naturali errori, il miglior mondo che ci stiamo ora godendo. 

Il peso degli Stati Uniti, della sua economia e della sua potenza militare, è stato gettato da Trump per sancire la pace tra Ruanda e Congo, tra Pakistan e India, tra Armenia e Azerbaijan, tra Israele e Iran e ci sta provando anche con Russia e Ucraina, nonostante gli sgambetti che figuri come Macron cercano di tirargli, nascondendosi dietro altri 26 capi di stato e di governo.

Sono quindi molto curioso, lo ammetto: seduto comodamente in poltrona e diviso tra il fresco della montagna e la quiete di una città svuotata dai suoi residenti e colorita da turisti dagli abbigliamenti più improbabili, in attesa dell'esito dell'incontro di Anchorage, al quale viene forse attribuita una eccessiva aspettativa ma, questa volta, comprendo la fame di notizie dei "professionisti dell'informazione" che al 15 di agosto si spremono fino all'ultima goccia per poter comporre un giornale.

Sono curioso soprattutto perchè sono convinto che Trump sia propenso a chiuderla certificando lo status quo emerso da tre anni e mezzo di guerra, per poter quindi andare avanti.

E sono curioso per vedere come reagirebbe Zelensky se gli mettessero sotto il naso, da firmare, il riconoscimento della sovranità russa su Crimea e Donbass.

Il campo ha dato un responso molto chiaro: la Russia, pur in tempi più lunghi e con spese più alte, sta vincendo la guerra, nonostante le armi occidentali, le sanzioni (sono una ventina gli inutili "pacchetti" di Bruxelles), nonostante l'isteria della delegittimata corte penale internazionale che sembra aver preso gusto ad intralciare la politica emettendo a raffica mandati di cattura, nonostante, soprattutto, il grandissimo apporto dei servizi segreti britannici, i migliori al mondo dopo quelli israeliani, che forniscono puntualmente obiettivi e suggerimenti alle scalcagnate forze armate ucraine che, senza i satelliti di Musk e le informazioni dell'MI6, sarebbero state sbaragliate in breve tempo.

Bene, sarei curioso di vedere cosa accadrebbe se Zelensky, istigato dai Macron e dagli Starmer, non firmasse.

E di sentire Trump dire: e allora, arrangiatevi, gli Stati Uniti si chiamano fuori,

P.S.: ovviamente mi auguro che Zelensky firmi qualunque accordo dovesse emergere da Anchorage (se mai ne uscirà uno) e che si chiuda tutto questo spiacevole capitolo, riprendendo le normali relazioni con la Russia per strapparla all'influenza cinese.