Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

07 ottobre 2025

Italia e Francia

Anche se continuo a ricevere messaggi da google su questo e quello che non funziona nel blog (e poichè scrivere mi piace, ma non ho intenzione di inseguire aggiornamenti e modifiche, potrei spostarmi esclusivamente su X dove sono @Sivalesbenest), provo a pubblicare, aggiornato, quel che ieri non sono riuscito a mettere in linea.

Ieri commentavo le lamentele degli espulsi da Israele dopo l'arresto per aver tentato di violare il blocco navale, novelli Rackete e, novelli Silvio Pellico, raccontavano la loro prigionia, durata circa 24 ore, a fronte di una crociera nel Mediterraneo di almeno un mese.

Si sono resi ridicoli da soli.

Oggi, invece, due sono le notizie di rilievo.

Innanzitutto la larga vittoria di Occhiuto in Calabria a conferma del presidente uscente (per la prima volta) e terza elezione consecutiva in cui in Calabria vince il Centro Destra.

Come già nelle Marche è premiato il buon governo e punito l'estremismo parolaio e assistenzialista cattocomunista.

A fronte di votazioni che, come presumo vedremo nelle restanti quattro regioni al voto prossimamente (con qualche rischio in più per la sinistra), sanciscono la inusuale stabilità politica che l'Italia ha trovato sotto la guida, suaviter in modo, fortiter in re, di Giorgia Meloni, assistiamo alla devastazione prodotta in Francia da un presidente borioso, presuntuoso, arrogante che è riuscito nell'impresa di gettare alle ortiche (eufemismo) un meccanismo elettorale che ha sempre garantito stabilità e alternanza politica ai francesi.

La Francia, purtroppo, rischia di affondare anche noi (oltre all'unione europea, ma questo sarebbe un bene) e, pur essendo tentato dal sorrisino modello Merkel/Sarkozy, mi auguro che, in un estremo atto di pentimento e di coscienza, Macron vada a godersi una pensione anticipata e anche la Francia possa essere governata dalla Destra, trovando la sua rinascita.


05 ottobre 2025

Come negli anni Settanta

Ho un'età sufficiente per ricordare, assieme ai continui dirottamenti, attentati, omicidi e stragi dei palestinesi di Arafat, perpetrati anche a casa nostra, il periodo che iniziò con le contestazioni a Berkley nel 1967 e proseguì poi in Europa e che terminò nel terrorismo rosso delle Brigate Rosse in Italia e della RAF, della Baader Meinhof in Germania.

Vedo molte analogie, inclusa la "mobilitazione" degli studenti che, assieme ai pensionati "duri e puri" della cgil e agli immigrati, clandestini e non, formano non solo l'ossatura, ma la quasi totalità dei manifestanti di questi giorni come si nota dai servizi e dalle interviste radio televisive.

Parentesi: chi produce ha continuato a produrre e lavorare anche per nutrire quelli che sono andati in piazza, nonostante loro e i loro blocchi che hanno solo reso più difficile lavorare e produrre.

Ma tornando al passato, ricordo che si promuovevano manifestazioni per le visite in Italia del Presidente degli Stati Uniti (allora Nixon) e del suo consigliere prima e segretario di stato poi, Henry Kissinger.

Ricordo che le manifestazioni contro il "colpo di stato" in Cile del Generale Pinochet non furono immediate, ma prima si espletò completamente il periodo di vacanze estive e quindi si cominciò a manifestare dal primo ottobre, a bocce ferme, una sorta di sciopero del venerdì dell'epoca.

Qui, in pratica, è la stessa cosa.

La flottiglia (a proposito: perchè non vengono smentiti gli Israeliani che dicono che quelle barche in crociera non portavano alcun aiuto umanitario ? Non potrebbero mostrarci fotografie, filmati dei carichi che trasportavano ?) ha proseguito la sua provocazione anche dopo il piano di pace Trump, accettato da Israele e da tutti gli stati musulmani, arabi e non.

Evidentemente Gaza è un pretesto, come lo fu il Cile nel 1973 e quelli che vorrebbero ritirarsi dalla partita contro Israele del 14 ottobre sono gli stessi che non volevano giocare la finale della Coppa Davis nel 1976.

Mi auguro che le analogie finiscano qua e che non si debba assistere ad un ritorno della lotta armata e dei compagni che, ma solo dopo molto, troppo tempo perso a tacere sulla loro natura ideologica, persino il partito comunista ritenne che sbagliassero.

Noi di Destra siamo, per antonomasia, Reazionari e la reazione è la risposta ad una azione iniziata da altri, quindi è, per naturale logica, successiva all'azione altrui.

Ecco, mi auguro che questa volta, la ormai imprescindibile Reazione, ancorchè successiva, non sia, di nuovo, tardiva.


04 ottobre 2025

Il Governo crea, la sinistra distrugge

Nella stessa giornata in cui la parte peggiore dell'Italia ha tentato di impedire la circolazione pubblica e privata e quindi il diritto al lavoro che crea produttività e ricchezza per tutti gli Italiani, il Governo raccoglie i frutti di tre anni di una lenta, ma costante virata per rimettere la Nazione sulla giusta carreggiata dopo la sbornia cattocomunista da Monti a Draghi.

La manovra economica per il 2026 ha due importanti passaggi: l'anticipato rientro al 3% nel rapporto deficit pil, quindi l'uscita dalla procedura di infrazione che sarà sancita ad aprile se gli scioperi strumentali di Landini non ci condanneranno a perdite di quote di pil e la riduzione al 33% dell'aliquota mediana Irpef per i redditi da 28 a 50 mila euro e si parla di oltre 400 euro che resteranno nelle tasche dei cittadini.

La differenza tra chi si interessa a creare Benessere per gli Italiani e chi, invece, esclusivamente per conseguire finalità politiche, ci danneggia, distruggendo quello che nel frattempo si crea di buono, appare evidente a chiunque ragioni e non abbia la testa imbottita dalla propaganda dei "professionisti dell'informazione".

In sostanza: Gaza non è rilevante per gli interessi italiani.

Dal punto di vista della politica internazionale, con i terroristi palestinesi abbandonati e isolati, a parte una solidarietà di facciata, dagli stessi stati musulmani, arabi e non, quel che accade in quel lembo di terra è del tutto ininfluente.

Dal punto di vista economico ho letto che il rapporto degli scambi economici con Israele è di tre a uno a favore di Israele e, quindi, volendo boicottare, sarebbe Israele che potrebbe danneggiare l'Italia e non viceversa.

Dal punto di vista della estrazione di fonti di energia, quella terra ne è del tutto priva.

Rimangono gli ultimi due punti, quello storico politico e quello umanitario.

Sul primo è bene ricordare che la Palestina non è mai esistita come non esiste oggi.

Si tratta solo di una suddivisione amministrativa decisa da Roma e che comprendeva le regioni "bibliche" della Giudea, Samaria, Galilea unite ad altre regioni che oggi fanno parte di almeno cinque stati: Israele, Siria, Egitto, Giordania e Libano.

Solo nel 1948 l'onu ha pensato di creare i famosi due stati, ricevendone il rifiuto da parte della popolazione araba che non voleva condividere il territorio con gli ebrei, da cui lo slogan: dal fiume al mare che presuppone la distruzione di Israele (altro che "due stati" !).

La Storia e le guerre che si sono combattute hanno dimostrato quanto fossero stati mal consigliati gli arabi della Palestina, oggi abbandonati da quegli stessi stati arabi che li avevano istigati a non accettare la costruzione a tavolino di uno stato confinante con l'altro stato palestinese costruito a tavolino, cioè Israele.

Resta il piano umanitario ma, come si sta dimostrando in queste ore con l'ordine impartito all'IDF di rallentare le operazioni militari a fronte della disponibilità manifestata dai terroristi palestinesi di accettare il rilascio di tutti gli ostaggi come da piano Trump, non sono le violente e distruttive manifestazioni di piazza ad aiutare gli arabi di Palestina, bensì le concrete azioni diplomatiche che hanno tanto più successo, quanto meno vengono discusse e commentate nei media (ricordo qui l'estrema efficacia della diplomazia segreta di Kissinger).

La protesta di piazza, quindi, resta solo una azione politica esclusivamente distruttiva, che ha come protagonisti, anche volendo prendere per buoni i dati di Landini, due milioni di Italiani tra i quali dubito ci sia una maggioranza di lavoratori attivi.

Due milioni, poi, cifra inferiore agli stessi elettori cattocomunisti (oltre 12 milioni alle politiche del 2022 inclusi i 5 stelle) per non prendere a parametro i 58 milioni di Italiani.

Ma come accade quando pochi urlano per la strada, sufficienti a danneggiare la moltitudine tranquilla di chi chiede solo di svolgere il proprio lavoro in pace, tranquillità, sicurezza e senza dover effettuare un percorso di guerra per evitare gli ostacoli che vengono frapposti anche nel semplice raggiungimento del luogo di lavoro.

Il Governo continui quindi ad occuparsi del Benessere degli Italiani senza farsi distrarre da questioni che nessuno, in 80 anni, ha ancora risolto e che non hanno alcuna rilevanza sulla nostra vita quotidiana.




03 ottobre 2025

Nelle piazze per Gaza, l'Italia peggiore

A quasi due anni dal massacro perpetrato dai terroristi palestinesi, con contestuale rapimento di decine di israeliani sopravvissuti alla strage, nel silenzio su quell'atto criminale, una parte (minoritaria) dell'Italia si è inventata il pacifismo anti sionista e condanna la prolungata azione di ritorsione di Israele, finalizzata a neutralizzare, una volte per tutte, la banda di assassini palestinesi che, nel suo statuto, porta ancora la clausola di distruzione dello stato ebraico.

La guerra è combattuta a migliaia di chilometri dall'Italia e dall'Europa e si può dire che, una volta piegati i terroristi palestinesi che negli anni precedenti hanno portato il loro terrorismo, con dirottamenti, attentati, omicidi e stragi, anche a casa nostra, è circoscritta ad un piccolo ambito territoriale, quello di Gaza e, parzialmente e sporadicamente, della Cisgiordania.

Non ritorno sul merito perchè mi sono già espresso e la mia affermazione del titolo è rivolta al metodo, non al merito.

Nel merito reputo legittima qualsiasi opinione, quella di chi ritiene che l'IDF stia compiendo un genocidio, come quella di chi ritiene che Netanyahu, anche a nome e nell'interesse di tutto l'Occidente, abbia presentato e stia facendo pagare ai palestinesi il conto di settanta anni di dirottamenti, attentati, omicidi e stragi, anche a casa nostra.

Nel mezzo, varie altre opzioni, graduate e interpretate liberamente e tutte legittimamente, in base alle esperienze, conoscenze, idee, convinzioni di ciascuno di noi.

Nel metodo, però, osservo che mentre chi urla al genocidio non accetta alcun contraddittorio, chi argomenta, pacificamente, la tesi opposta, chi ritiene giustificata un'azione conclusiva nei confronti del terrorismo palestinese, viene insultato e spesso aggredito anche fisicamente.

Nel metodo osservo che mentre le manifestazioni della Destra, anche su temi scottanti, anche della Destra Radicale, si svolgono pacificamente senza causare danni alle cose, alle persone, alle attività produttive, alla circolazione pubblica e privata, i sostenitori dei palestinesi danneggiano, spaccano, impediscono di recarsi al lavoro, quindi di produrre, bloccando la circolazione pubblica e privata.

E' un danno all'economia nazionale perchè è noto che ogni giornata di lavoro persa, causa una riduzione del pil che, a sua volta, alimenta lo spread cioè gli interessi maggiori rispetto ai nostri concorrenti, che dobbiamo pagare agli investitori dei nostri titoli, quindi diventa un  aggravio di bilancio che gli Italiani o, meglio, quel 50% di Italiani del ceto medio che paga le tasse, devono coprire.

Il tutto, oggi, anche con uno "sciopero" che la commissione di garanzia ha dichiarato illegittimo e ci tocca pure ascoltare Landini che, nella sua crassa ignoranza, farebbe rientrare questo sciopero nelle cause di legittimità anche senza preavviso.

Bene, le cause di legittimità sono contemplate nell'art. 2, comma 7 della legge 146/1990 che, testualmente, recita: " Le disposizioni del presente articolo in tema di preavviso minimo e di indicazione della durata non si applicano nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell'ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell'incolumità e della sicurezza dei lavoratori.".

Appare evidente che un conflitto armato, lontano dall'Italia, che non ha alcuna influenza nè rilevanza sul lavoro degli Italiani, che non tocca minimamente la vita pubblica e privata degli Italiani, che non impedisce alcunchè alla vita politica, economica, sociale e culturale degli Italiani, non può essere causa legittima di uno sciopero senza preavviso.

Leggo anche di manifestazioni svoltesi in tarda serata e nella notte e mi domando, chi mai, dovendo recarsi al lavoro il giorno dopo, penserebbe di manifestare riducendo il tempo del suo legittimo riposo ?

Non è che in piazza vadano quelli che non producono ma vivono di sussidi, di concessioni dello stato e degli enti locali (ad esempio sedi non locate, ma conferite in comodato gratuito a questa o quella associazione) ?

Ma tutto questo sarebbe solo marginale se chi decide di andare a manifestare perchè crede che Israele stia commettendo un genocidio, non ostacolasse le attività, la circolazione, il lavoro di chi, invece, ritiene prioritario produrre per se stesso, per la sua famiglia, per la sua azienda, per la sua Nazione e, sì, anche per quelli che scendono nelle piazze a protestare e gli impediscono di raggiungere la località o il posto di lavoro.

Ecco perchè nelle piazze per Gaza c'è l'Italia peggiore, non per le idee (legittime, anche se non le condivido) che sostiene, ma per il metodo scelto che diventa sopruso, sopraffazione e violenza su chi lavora e produce anche per chi protesta.                 

02 ottobre 2025

Perchè dobbiamo pagare noi per Gaza ?

Ho già ricordato che, dal mio punto di vista, il terrorismo deve essere sradicato, anche con la forza se necessario.

Legittima l'opinione opposta che ascolto volentieri quando è argomentata (non ne trovo, per ora, preferiscono insultare e urlare).

Ma quello che rifiuto nel modo più totale è che si debba pagare noi per i problemi altrui.

Gli scioperi strumentali, le occupazioni, i blocchi della circolazione, danneggiano solo noi, anzi danneggiano gli Italiani che producono e lavorano per mantenere anche quelli che, con ogni evidenza, se si mettono ad occupare stabili e piazze nelle serate e nottate, non lavorano.

Manifestare non solo è legittimo, ma doveroso a sostegno delle proprie idee, purchè non comporti alcun disagio o danno al prossimo che non condivide, non manifesta e vuole, con pieno diritto, procedere con la sua attività.

Sì alla libertà di manifestazione purchè non comprometta le attività quotidiane di chi non manifesta perchè non condivide o è semplicemente e legittimamente neutrale.

Diversamente è sopruso e prevaricazione dei manifestanti che dovrebbe essere impedita, anche con la forza, a tutela di tutti i cittadini.


01 ottobre 2025

Liberi di scegliere

Due elezioni regionali sono passate e ve ne saranno altre cinque in un mese circa.

Leggo molti commenti, ma non in ordine all'interessante (per noi elettori) rapporto di forza tra Fratelli d'Italia e Lega che, mi sembra ormai chiaro, si rivolgono al medesimo elettorato, con marginali differenziazioni nelle parti più identitarie.

Se guardiamo lo sviluppo, nazionale e locale, del consenso elettorale nel Centro Destra, vediamo che una percentuale tra il 35% e il 40% rappresenta ormai quell'elettorato che vota esplicitamente, continuativamente e convintamente a Destra, scegliendo Lega o Fratelli d'Italia.

Quella percentuale potrebbe incrementarsi di un paio di punti in percentuale se non si disperdessero forze (e anche validi militanti) in liste monotematiche, malpanciste o "non è abbastanza".

Quello che è interessante rilevare è che l'elettore di Destra non ha, in linea generale, una preferenza pregiudiziale verso uno dei due partiti di riferimento.

La Lega nel 2018 e 2019 ottenne un grande consenso per le politiche di Salvini e per come le realizzava da Ministro dell'Interno, consenso non scalfito dalla rottura con Conte, ma devastato dalle scelte di entrare nel governo Draghi con i cattocomunisti e quindi di votare la rielezione di Mattarella, due circostanze fortemente sgradite alla base elettorale che, infatti, ha premiato, senza far perdere un solo voto al Centro Destra, Fratelli d'Italia.

Un voto premiante che è stato quindi confermato a seguito della caratura mostrata da Giorgia Meloni nella guida del Governo e nel suo approccio alla politica estremamente professionale, nonostante alcune, specifiche scelte che per una parte, anche consistente, dell'elettorato non sono condivise.

Ma l'azione complessiva di governo rispetta quello che è l'impegno assunto e la tendenza è a procedere con una politica che segna un cambio di rotta, magari molto più lento di quanto tanti di noi gradirebbero, rispetto agli undici anni precedenti da Monti a Draghi.

Questo si rispecchia nella ulteriore crescita di Fratelli d'Italia e nella impossibilità della Lega di ritornare a percentuali a doppia cifra.

Ma questo non deve essere un motivo di problemi per il Centro Destra, anche se è comprensibile che nella Lega ci sia qualcuno che rimpiange i tempi d'oro del 2018 2019.

La Lega si è stabilizzata su una percentuale di voti superiore alla media di quella che otteneva al tempo del primo Centro Destra e quei consensi sembrano fidelizzati, nonostante la forte attrattiva di Fratelli d'Italia e in proprio della Meloni.

Al contrario questa possibilità per gli elettori di Destra di scegliere tra due opzioni ugualmente attrattive, è uno stimolo ai rispettivi leaders per evitare quelle fughe in avanti che i consiglieri fraudolenti "professionisti dell'informazione", cercano di istigare, come già fecero, purtroppo con successo, con Fini e, nelle due occasioni ricordate, con Salvini.

Se la Meloni non farà errori non tanto in certe scelte soprattutto di politica estera, quanto nel rinunciare ad essere alternativa ad ogni schieramento o proposta dei cattocomunisti, allora Fratelli d'Italia resterà il partito di riferimento della Coalizione.

Se invece la Meloni dovesse, inopinatamente, scegliere qualche inciucio con i cattocomunisti, allora noi elettori avremo l'opzione alternativa, la Lega, da utilizzare senza favorire i cattocomunisti, disperdendoci in inutili e marginali liste di protesta o nell'astensione.



30 settembre 2025

Premiata la buona amministrazione di Acquaroli

Prime due consultazioni elettorali regionali, tormentone che ci accompagnerà fino a Natale o quasi, assieme alla telenovela della crociera nel Mediterraneo in attesa che Gaza sia liberata e trasformata in Riviera dorata.

In Valle d'Aosta la situazione è alterata dalla presenza di uno storico partito locale, l'UV, che, come la SVP in Alto Adige, catalizza molti voti e non consente il confronto tra le Coalizioni nazionali.

E' pur vero che quei due partiti sono sempre stati funzionali ai governi in carica con cui trattavano vantaggi per le loro zone, così sono stati vicini alla dc, ai cattocomunisti e adesso la SVP si è avvicinata al Centro Destra, vedremo cosa farà l'UV che ha recuperato i voti persi cinque anni fa e potrebbe fare senza i partiti nazionali.

Rilevante il confronto nelle Marche, tradizionalmente rossa, liberata da Francesco Acquaroli solo nel 2020, quindi a forte rischio di ricaduta nel vizio cattocomunista come è accaduto all'Umbria.

Invece, nonostante i cattocomunisti in formazione piena avessero candidato l'ex sindaco di Pesaro, il distacco è stato di ben otto punti, con una netta affermazione di Acquaroli, confermato a furor di popolo come accadde a Toti in Liguria (altra regione tradizionalmente rossa) e speriamo che adesso Acquaroli non finisca nel centro del mirino di una certa magistratura ideologizzata.

Il voto locale è sempre un voto locale, quindi non si possono trarre conclusioni di carattere nazionale, anche se i "professionisti dell'informazione" su questo hanno una visione asimmetrica, voto locale con riflessi nazionali se vincono i cattocomunisti, voto locale da dimenticare al più presto quando vince la Destra.

In questo caso ha ragione Arianna Meloni quando, togliendosi un sassolino dalle scarpe, dice che il voto premia una buona amministrazione che dimostra come, contrariamente a tutti coloro che, prima dicevano che il Centro Destra non aveva personale politico all'altezza, poi, con la progressiva affermazione della Meloni in ogni settore, dicevano che la Meloni era però isolata, senza personale politico, Fratelli d'Italia, il Centro Destra tutto, ha personale capace, meritevole, di qualità, che fa bene sia la parte politica che quella amministrativa.

Del resto il candidato cattocomunista aveva evidentemente ben poco da dire sulle questioni che interessano veramente i marchigiani, se la sua campagna elettorale è stata fondata sulla ridicola pretesa che una regione italiana potesse riconoscere il cosiddetto stato di Palestina, quando l'Italia non lo riconosce.


29 settembre 2025

Guadagnare non è reato

Leggo che la Lega, inopinatamente, ripropone una tassazione sui cosiddetti extra profitti delle banche.

Già parlare di "extra" profitti mi sembra una sciocchezza, perchè, se ottenuti nel rispetto delle leggi, sono normalissimi profitti e guadagnare, rispettando la legge, non è reato, nè deve essere motivo per taglieggiare chi ci riesce.

In secondo luogo si vorrebbero utilizzare quei soldi per tante "opere buone", a cominciare dalle opportune riduzioni delle tasse e rottamazioni delle cartelle fiscali.

Ma quelle "opere buone" si possono benissimo ottenere tagliando spese inutili, come quelle che stiamo sostenendo per mandare al seguito della flottiglia una fregata e sono convinto che a spulciare il bilancio dello stato e degli enti locali (regioni e comuni in primo luogo) si troverebbero innumerevoli voci di spese inutili o a fondo perduto o concessioni sotto costo, la cui somma consentirebbe abbondantemente di ridurre le tasse e rottamare le cartelle fiscali.

Certo, i beneficiari di quelle elargizioni a carico del bilancio di tutti non sarebbero contenti, ma se la scure del fisco si abbattesse sugli utili delle banche, ci sarebbero anche altri cittadini a non esserne contenti.

I dipendenti, innanzitutto, per i quali alcune voci della retribuzione, quelle legate ai risultati, sono parametrate a complessi meccanismi che, però, considerano sempre i risultati di bilancio al netto delle imposizioni fiscali.

Un taglieggiamento degli utili da parte dello stato penalizzerebbe i principali artefici dei buoni risultati delle banche: i dipendenti (e qui mi aspetterei - so benissimo: invano perchè si tratta di lavoratori Italiani e non "palestinesi" - una protesta di Landini e compagni, visto che ad essere danneggiati sono dei lavoratori, anche iscritti alla cgil o agli altri due sindacati della trimurti).

Ma non solo i dipendenti sarebbero danneggiati, anche migliaia di azionisti, piccoli e grandi, che hanno investito nelle azioni bancarie e che vedrebbero ridurre i propri dividendi nel caso di un ulteriore taglieggiamento da parte del fisco sui profitti.

Sottolineo che, in ambedue i casi, verrebbero danneggiate due categorie di cittadini che, a differenza dei benefici incassato da chi semplicemente veniva assistito dallo stato, sono parte attiva della produttività nazionale: i dipendenti di banca con il loro lavoro che consente alle aziende di macinare utili e gli azionisti che con il loro investimento si sono assunti il rischio di sostenere quelle aziende in cambio della prospettiva di un dividendo basato sugli utili così creati.

Della Lega condivido molte proposte, iniziative ed azioni, ma questo insistere per mettere le mani del fisco nelle tasche private, anche se si tratta delle banche, mi sembra una proposta irricevibile da chiunque voglia cambiare rotta per avviarci ad un virtuoso ciclo liberale, dove si premi il merito, le capacità, la produttività e non si cerchi di rastrellare soldi da chi produce per distribuirli in modo uniforme e massificante, cioè socialista.


28 settembre 2025

A pensare male ...

Improvvisamente la psicosi dei droni, avvistati, più degli Ufo negli anni Sessanta e Settanta, in ogni dove.

Soprattutto sulle nazioni del Nord Europa che non vedono l'ora di venire alle mani con i russi, purchè, si intende, in prima fila, al fronte, Trump schieri i Marines.

Poi c'è l'omino in tuta mimetica di Kiev scaduto da due anni dalla sua carica che non molla,  che dice che il prossimo bersaglio sarà l'Italia.

E come no, per venire in Italia i droni russi dovrebbero sorvolare altri tre o quattro stati (Polonia, Austria, Repubblica Ceca o Slovacchia) tutti Nato, che sicuramente guarderebbero da un'altra parte e li lascerebbero passare indenni.

Versioni per boccaloni.

Se non bastasse, applichiamo una delle tante perle di saggezza che ci ha lasciato Giulio Andreotti: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

Bene, cosa pensare allora dei danesi che denunciano sorvoli di droni, anche in formazione, anche sulla più importante base militare della loro nazione e poi con un sorrisino ebete ci dicono che, però, non li hanno abbattuti ?

E' vero, un drone costa mille euro, mentre il missile necessario per abbatterlo ne costa un milione, ma almeno UNO lo potevate abbattere, così da studiarlo e togliere ogni dubbio sulla sua provenienza ?

Non si chiede uno scudo all'israeliana, costosissimo, ma almeno una spesa finalizzata a capire chi è il padrone di quei droni.

O forse lo sanno benissimo, ma torna comodo gridare, ancora una volta, al lupo, anzi all'orso russo.

27 settembre 2025

Quella bettola dell'assemblea onu

Stampa radio e televisioni hanno dato ampio risalto ai fischi ed alla sguaiata contestazione subita dal Premier israeliano Netanyahu all'assemblea annuale dell'onu trasformata in bettola di periferia da "diplomatici" con i quali si può costruire molto poco.

Che gli ebrei siano invisi a gran parte dei "gentili" è un dato di fatto e precede lungamente Gaza e anche il nazionalsocialismo tedesco.

Basti pensare all'episodio biblico di Mosè, con la fuga dall'Egitto che sembra più una cacciata da pogrom ante litteram, o alla reazione che gli ebrei hanno provocato nei Romani, generalmente tolleranti verso i popoli conquistati, tranne quelli che rappresentavano un pericolo per la Pax Romana (che contemplava anche l'accoglienza nel Pantheon delle divinità dei popoli sconfitti, grande esempio di volontà di inclusione), fino alla distruzione del Tempio.

I pogrom nelle epoche successive, la persecuzione degli ebrei da parte della chiesa, la costruzione dei ghetti, le limitazioni ai diritti e persino agli spostamenti anche a Venezia che, peraltro, essendosi imposta sulla chiesa affiancando un Inquisitore della Serenissima a quello del papa, si distinse come lo stato europeo più accogliente e tollerante per gli ebrei, pur nella severità delle leggi che ne limitavano la libertà.

Io non so perchè tutto questo accada, perchè sia nato questo approccio, questo sentimento, così diffuso, così ancestrale, così ... interpartitico.

Non mi basta come spiegazione imputare agli ebrei l'uccisione di Gesù Cristo, nè le leggende sugli usurai.

Indubbiamente anche gli ebrei mettono del loro, come per l'episodio del 1994 quando la data fissata per le elezioni politiche anticipate (20 marzo) fu rinviata di una settimana perchè vi cadeva una festività ebraica (e mi sembra che ce ne siano anche più di quelle nostrane).

Ma la Politica, la Diplomazia, non è questione di simpatia o di antipatia, di istinto ancestrale o di tradizione religiosa, la Politica e la Diplomazia sono caratteri distintivi dell'Uomo Civile che impongono di superare, con il ragionamento, le reazioni istintive e quali soluzioni pensiamo di poter offrire se gli stessi ambasciatori preposti ai solenni consessi internazionali, si comportano come tifosi in trasferta ?

Lo spettacolo da bettola offerto dai "diplomatici" che hanno fischiato, ululato e abbandonato l'aula senza ascoltare il Premier Netanyahu è un insulto alla Politica e alla Diplomazia e dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, la dannosità, più che l'inutilità, dell'onu, capace solo di drenare risorse economiche per mantenere nel lusso la propria dorata burocrazia.

Come si fa a trovare una soluzione ad un problema che esiste, irrisolto, da 80 anni, se ci si rifiuta di ascoltare le ragioni di una delle parti in causa ?

Per fortuna è anche dimostrato che l'onu non conta nulla, prevalendo su di esso i rapporti bi e multilaterali, gestiti in prima persona dalle Nazioni e dai loro governi e, soprattutto, nella politica internazionale i voti delle nazioni e dei governi non si contano, ma si pesano.

Sarebbe ora che chi può, giri l'interruttore e chiuda la bettola di vetro di New York.