Puntualmente arriva un episodio che dimostra come un riarmo nazionale (beninteso: sotto il controllo esclusivo di Roma e senza concessione alcuna alla follia di un esercito europeo posto sotto il controllo della commissione di Bruxelles !) sia non solo opportuno, ma necessario e improcrastinabile.
Il Ministro Piantedosi era stato cooptato in una delegazione dell'unione europea in missione in Libia.
I burocrati europei, però, nella loro ignoranza o, peggio ancora, nella supponenza di poter ignorare la realtà politica, hanno scelto come loro interlocutore il solo governo di Tripoli, quello riconosciuto dall'onu, saltando le opportune trattative con quello di Bengasi che, però, controlla un'area pari e forse maggiore di quella controllata dal governo tripolino.
Esauriti quindi i colloqui a Tripoli, "forti" di un salvacondotto fornito da quel governo, gli europei sono partiti a petto in fuori verso il territorio controllato dal governo di Bengasi, rifiutando, a quanto leggo, di far partecipare il capo di quel governo al colloquio che avevano chiesto all'uomo forte della Cirenaica, il generale Haftar, sostenuto da Mosca.
Il risultato è noto: il governo di Bengasi ha dichiarato non graditi i membri della delegazione dell'unione europea che, così, se ne sono tornati a casa con le pive nel sacco.
Sarebbe accaduto lo stesso ad una delegazione americana, cinese o russa ?
No e non perchè avrebbero gestito meglio la missione, concedendo al governo che controlla una parte della Libia un riconoscimento che apparterrebbe solo alla realpolitick, ma perchè la forza militare di Stati Uniti, Russia e Cina sarebbe un deterrente abbastanza forte per impedire simili atti.
E non sarebbe accaduto neppure nei confronti delle singole nazioni europee prima della seconda guerra mondiale, quando le nostre cannoniere difendevano efficacemente i nostri interessi senza necessità di sparare un colpo, perchè la controparte sapeva che non ci sarebbe stata nessuna remora a spararlo, quel colpo, in caso di uno sgarbo.
Non so quale sia il reale stato delle nostre Forze Armate.
Sicuramente abbiamo reparti ben addestrati e capaci di intervenire in zone limitate e circoscritte, ma abbiamo pochi effettivi (il che imporrebbe di ritornare alla leva militare che sarebbe anche una utile palestra per i nostri giovani) e soprattutto abbiamo armi poche e vecchie, con arsenali (comunque presumibilmente obsoleti) probabilmente svuotati dalla onerosa politica di sostegno all'Ucraina.
Abbiamo di contro una eccellenza nel campo dell'industria e ingegneria bellica, si pensi alla Beretta, alla Fincantieri, alla Leonardo, che potrebbero ben produrre armi moderne, anche carri armati come fu per l'Ariete.
Il margine per passare dal 2% teorico (effettivo per ora sembra essere l'1,6%) al 5% del pil, anche computando spese collaterali di carattere infrastrutturale utili anche a fini bellici, è tale che dovrebbe consentirci di ripristinare quella deterrenza opportuna a livello diplomatico per non dover più sottostare alle prepotenze di mezzi staterelli che, pur se da riconoscere e rispettare nella loro realtà per il controllo di un territorio, non devono sentirsi autorizzati a trattare una delegazione, anche se solo dell'unione europea, come un gruppo di clandestini.
Nessun commento:
Posta un commento