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05 luglio 2025

La Legge del Mercato contro gli sperperi del denaro di tutti noi

C'è voluto un probabile, orrendo, duplice omicidio per puntare i riflettori su uno dei costumi peggiori della classe politica di sinistra: l'elargizione dei nostri soldi con la scusa della promozione della cultura.

La Meloni e il ministro Giuli, che non mi convince ma che in questa circostanza ho rivalutato, stanno mettendo mano a quel verminaio e credo a ciò che ha dichiarato il Premier sulla intenzione del Governo di demolire le rendite di posizione.

Sarebbe, è, un grande passo avanti verso la strada giusta che è quella di far cessare ogni contributo pubblico a cinema, giornali, editoria, teatri, cantanti e tutto  quell'ambiente (ma non solo quello) che, se ha bisogno dei nostri soldi, evidentemente non fornisce un prodotto di successo con il quale coprire i costi e avere margine per le nuove iniziative.

Che è, poi, la regola del Libero Mercato in ogni settore merceologico.

E non parlino di valorizzazione della cultura come sarebbe sempre stato fatto da Mecenate in poi, perchè Mecenate e i suoi successivi emuli usavano denaro proprio, non il nostro !

Non è un caso che tutta questa orgia di denaro nostro immolato sull'altare di un malinteso senso della "cultura", sia iniziata con quel disgraziato 1975, cinquanta anni fa, quando i socialcomunisti vinsero nelle principali metropoli italiane e si lanciarono nelle estati dell'effimero, arpionando il nostro denaro contenuto nelle casse pubbliche, pagando e strapagando cantanti, attori, nani e ballerine che, da parte loro, ricambiarono sostenendone le idee politiche.

Come per tutti i beni e i servizi, anche quel che la sinistra mette sotto il termine omnicomprensivo di "cultura", deve essere soggetto alle regole del Libero Mercato: se funziona, se è gradito, se è utile (e questo lo decide lo spettatore, il cliente, l'acquirente, non un ministro!) allora vivrà per la sua forza intrinseca, meriterà di guadagnare, di svilupparsi, di arricchire i suoi inventori e interpreti.

Ma se quel prodotto o servizio è solo il risultato di una fantasia personale di un individuo, perchè dobbiamo pagare soldi nostri perchè possa viverci sopra (e con debordante opulenza che ci viene sbattuta in faccia da riviste patinate come se fosse un modello di vita) ?

C'è una strada molto semplice: ognuno paghi il bene, il servizio, il prodotto di cui ritiene di aver bisogno per la sua vita o per il suo divertimento e il produttore, il fornitore guadagnerà in proporzione alla sua capacità di aver intercettato le esigenze del cittadino.

Lo stato deve limitarsi a garantire il rispetto delle leggi, non ad influenzare questo o quel prodotto nè, ancor meno, a partecipare alla competizione da una posizione di privilegio, perchè usa soldi di tutti.

Se un regista, un attore, credono in un film, lo producano con soldi loro e poi, se funziona, avranno il ritorno in guadagni attraverso il pubblico nelle sale e i diritti in televisione.

Se un giornale ha giornalisti che soddisfano le esigenze di lettura dei cittadini, potrà svilupparsi, pagare sempre meglio i suoi giornalisti, incrementare le vendite e quindi anche la pubblicità ed i guadagni per l'editore.

Se un editore crede in uno scrittore e lo vede come il Dante del terzo millennio, lo pubblichi, mandi le copie del suo libro nelle librerie e, se ha visto giusto, sarà premiato dal pubblico con gli acquisti e la necessità di seconde, terze e quarte edizioni.

Il tutto mettendo in gioco il proprio denaro, non il nostro attraverso contributi, patrocini o finanziamenti addirittura prima ancora che "l'opera" sia prodotta.

Scommettiamo che così riusciremmo a calmierare la borsa dei cachet di attori, registi, cantanti fino ad arrivare a quelli dei calciatori ?

Se la Legge del Mercato fosse realmente applicata, tutti noi avremmo una retribuzione equamente fondata sulla utilità e sulla necessità sociale della nostra attività.

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