E' una evidente stortura che non ricompensa il rischio di perdere il lavoro, di trasferimenti onerosi, di non ricevere lo stipendio, di fallimento del datore di lavoro, di essere penalizzato nella progressione di carriera: tali rischi sono praticamente inesistenti per i dipendenti pubblici.
In parallelo la produttività diventa un elemento essenziale per le voci integrative e variabili della retribuzione dei dipendenti privati, mentre solo negli ultimi anni si è provato a dare una spolveratina di merito con retribuzioni variabili anche per i dipendenti pubblici, peraltro con l'ombra dei sindacati sempre in agguato.
Inutile piangere sul latte versato e il passato è passato, chi ha dato, ha dato, chi ha avuto, ha avuto.
Per il futuro una sana prospettiva sarebbe quella di organizzare le attività ora definite "pubblico impiego", secondo criteri, standard e regole private.
Perchè, ad esempio, non considerare di appaltare la gestione del catasto ad una azienda che organizzerebbe il lavoro, pagherebbe i dipendenti, in base a regole privatistiche, facendo leva sul merito, sulle capacità, sulla produttività ?
Analoga domanda può essere posta su tutti gli altri lavori dei vecchi "statali", anche quelli sempre posti su un piedistallo con la scusa della "missione" o della riservatezza del lavoro.
Cosa c'è, infatti, di più riservato, che suscita reazioni di massima gelosia nella custodia dei dati (quanti di noi sarebbero disposti a comunicare al vicino il saldo del proprio conto o la composizione del proprio portafoglio titoli ?), del lavoro di banca dove i dipendenti vengono a conoscenza della situazione economica di chiunque abbia un rapporto presso l'azienda in cui lavorano ?
E se dei dati escono illecitamente è perchè quel dipendente è infedele come può esserlo il dipendente di un tribunale che, ad esempio, facesse pervenire ad un giornale qualche notizia riservata su indagini in corso con le relative documentazioni.
Non accade, forse, ma se accadesse ...
Con la privatizzazione dei dipendenti pubblici lo stato non solo risparmierebbe sui costi incassando una cifra dalla società fornitrice del servizio che vincesse l'appalto, ma anche si libererebbe di tutti i condizionamenti che si hanno nel gestire del personale dal quale poi ci si aspetta il voto.
Nuovi contratti, nuove regole, nuova percezione del lavoro pubblico non più visto come una nicchia di privilegio, ma come motore produttivo della Nazione.
Merito, capacità, produttività diventerebbero le leve con le quali i servizi per i cittadini verrebbero forniti con meno burocrazia, più efficienza e più rapidità.
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