Il senatore Francesco Storace è stato iscritto nel registro degli indagati per aver ricordato a Napolitano il suo passato.
Evidentemente il regime, come tutti i regimi, ha paura della verità e come nel 1984 di Orwell, intende rimuovere dalla memoria le pagine scomode, per riempirle con una storia riveduta e corretta.
Ovvio e pleonastico confermare la piena solidarietà al senatore Storace.
Ma il problema è di gran lunga più ampio.
L’on. Santanchè e l’on. Giovanardi (tanto per citare due esponenti estranei al partito del senatore Storace) hanno ben evidenziato il problema che riguarda
la libertà di espressione,
la libertà di pensiero,
la libertà di manifestare le proprie idee,
la libertà di critica.
A ben vedere l’iscrizione del senatore Storace nel registro degli indagati rientra in pieno in quel movimento repressivo e inquisitore che, partendo dalla legge Mancino, cerca di imbavagliare il libero pensiero e che ha già visto analogo attacco portato al prosindaco di Treviso Gentilini.
Una tendenza che si è rafforzata da quando è divenuto di moda il “politicamente corretto” che vorrebbe impedire di chiamare persone e situazioni con il loro nome, proponendo una versione che ne nasconda le caratteristiche: un cieco, “non vedente”; un handicappato, “diversamente abile”; un culattone, “gay”.
Tendenza pienamente recepita dal ddl Mastella che vorrebbe punire chi si propone con spirito critico nei confronti della storia, ma anche chi, ribadendo l’appartenenza ad una Civiltà che affonda le sue radici nella Tradizione, si oppone alla deriva morale della nazione.
La difesa del buon diritto del senatore Storace a rispondere, per le rime, ad un Napolitano aggressivo e fazioso, è quindi anche e soprattutto difesa del buon diritto dei cittadini italiani di poter esprimere le proprie opinioni, anche quando non garbano alla nomenklatura di regime.
Dobbiamo essere inflessibili contro la nuova inquisizione che vuole imporre il pensiero unico (e debole) del politicamente corretto.
Esprimere liberamente le proprie idee è un valore che nobilita una intera battaglia politica e chi la conduce.
Evidentemente il regime, come tutti i regimi, ha paura della verità e come nel 1984 di Orwell, intende rimuovere dalla memoria le pagine scomode, per riempirle con una storia riveduta e corretta.
Ovvio e pleonastico confermare la piena solidarietà al senatore Storace.
Ma il problema è di gran lunga più ampio.
L’on. Santanchè e l’on. Giovanardi (tanto per citare due esponenti estranei al partito del senatore Storace) hanno ben evidenziato il problema che riguarda
la libertà di espressione,
la libertà di pensiero,
la libertà di manifestare le proprie idee,
la libertà di critica.
A ben vedere l’iscrizione del senatore Storace nel registro degli indagati rientra in pieno in quel movimento repressivo e inquisitore che, partendo dalla legge Mancino, cerca di imbavagliare il libero pensiero e che ha già visto analogo attacco portato al prosindaco di Treviso Gentilini.
Una tendenza che si è rafforzata da quando è divenuto di moda il “politicamente corretto” che vorrebbe impedire di chiamare persone e situazioni con il loro nome, proponendo una versione che ne nasconda le caratteristiche: un cieco, “non vedente”; un handicappato, “diversamente abile”; un culattone, “gay”.
Tendenza pienamente recepita dal ddl Mastella che vorrebbe punire chi si propone con spirito critico nei confronti della storia, ma anche chi, ribadendo l’appartenenza ad una Civiltà che affonda le sue radici nella Tradizione, si oppone alla deriva morale della nazione.
La difesa del buon diritto del senatore Storace a rispondere, per le rime, ad un Napolitano aggressivo e fazioso, è quindi anche e soprattutto difesa del buon diritto dei cittadini italiani di poter esprimere le proprie opinioni, anche quando non garbano alla nomenklatura di regime.
Dobbiamo essere inflessibili contro la nuova inquisizione che vuole imporre il pensiero unico (e debole) del politicamente corretto.
Esprimere liberamente le proprie idee è un valore che nobilita una intera battaglia politica e chi la conduce.
4 commenti:
Solita solfa. Sulle strade si muore a causa di una nuova "etnia": "gli ubriachi" e vigliacco se ti vengono a dire da dove provengono e quali sono le loro generalità. I giudici li scarcerano perché per loro i morti sono come quelli della play station: se li accoppi perdi i punti. In compenso che fanno? Indagano Storace. Che fetecchia di inGiustizia!
Un caso Pannella-Leone al contrario...
Se si farà una petizione - meglio se un referendum - per ricordare e ribadire quelle quattro libertà, sarò tra i firmatari.
La Costituzione, da certi pulpiti viene ricordata solo quando fa comodo a loro.
Quando da sinistra sputtanavano Cossiga un giorno si e l'altro pure, a sinistra applaudivano.
Stella
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