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No alla deriva

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11 novembre 2008

Io e La Destra

A Roma si è svolto il primo Congresso Nazionale de La Destra, il movimento politico fondato da Francesco Storace.
Il resoconto puntuale lo si può leggere sul blog del mio amico Starsandbars che si iscrisse al partito già lo scorso anno ed era presente a Roma come delegato.
Io ho, invece, sostenuto e votato La Destra alle elezioni ma non mi sono mai iscritto, anche se ci sono andato vicino, perché è sempre accaduto un qualche fatto che mi ha bloccato in tale scelta.
Oggi non credo proprio che neppure voterei il movimento di Storace dopo che il 2 novembre ha scritto un post sul suo blog di simpatia per Obama, segno, dal mio punto di vista, che Storace è ormai prigioniero dell’ala estremista, nemici storici dell’America e, come tutti i nemici dell’America, ha sostenuto il candidato democratico.
Ma le ragioni essenziali della mia distanza da La Destra sono altre e ovviamente con riferimenti alla politica interna.
Nella mia idea, La Destra avrebbe dovuto essere un movimento di raccolta di tutti gli Italiani di Destra e Conservatori.
Italiani divisi tra vari movimenti sorti dall’azzeramento del vecchio MSI che, nella Destra, avrebbero dovuto trovare la loro casa comune.
Una Destra, quindi, di Valori, di Identità, di Radici, ma una Destra ancorata all’Occidente ed Atlantica.
Una Destra che sui temi etici (diritto alla vita, “unioni” omosessuali, droga) rappresentasse in sostanza la versione tricolore della analoga destra che esiste negli Stati Uniti e che, ugualmente, fosse una Destra proiettata verso il libero mercato nel rispetto dei principi della sussidiarietà e solidarietà (che non è assistenzialismo).
La mia Destra è una Destra “legge e ordine”, “disciplina e gerarchia”, “libertà e benessere”, se vogliamo parlare per slogan, quindi una Destra che ponga l’interesse degli Italiani innanzi a tutto in un quadro di stabili alleanza atlantiche.
Era il programma de La Destra/Fiamma Tricolore alle elezioni, dove ritrovavo anche un cavallo di battaglia liberale (la flat tax) e che avrei gradito fosse riproposto al Congresso.
Daniela Santanchè ci aveva provato a delineare questa Destra, naturalmente alleata del pdl, la creatura che Berlusconi aveva fatto nascere e per la quale aveva effettuato un ignobile voltafaccia dopo la caduta di Prodi, rifiutando l’apparentamento con la Destra e con l’ultimatum, opportunamente rifiutato, di confluirvi senza simbolo.
Le elezioni sono andate bene, con il conseguimento di novecentomila voti a pochi mesi dalla costituzione, ma hanno mancato il traguardo del quorum.
E lì sono cominciati i guai.
Ha rialzato la testa una piccola area estrema che, poco alla volta, con una campagna aggressiva ha monopolizzato il partito.
Probabilmente ci saranno state anche delle incomprensioni tra Storace e Santanchè, finchè, separandosi, ognuno dei due ha preso un indirizzo che, quando stavano assieme, riuscivano a coniugare con una risultante accettabile.
Così, invece, non è accettabile Storace circondato da pretoriani obamisti, anti Gelmini, anti berlusconiani e disponibili a preferire la sinistra – nostro nemico eterno – al pdl.
E non è accettabile Santanchè pronta a confluire nel “partito di centro, moderato e liberale”.
Il Congresso, ancorché Storace abbia ripreso l’idea della “casa comune” della Destra, non mi ha convinto.
L’esito conclusivo è stato alquanto deludente, romanocentrico, meridionalista, assistenzialista, incerto nella scelta di campo.
Non mi è piaciuto l’anteporre una esigenza di tecnica elettorale (la legge sulle europee) ad un processo di semplificazione del quadro politico.
Non mi è piaciuto per il socialismo accentuato di proposte che non tengono conto del fatto che qualcuno deve pagare per l’assistenzialismo che viene proposto e che la demagogia delle proposte non toglie voti alla sinistra e non ne fa acquisire alla Destra.
E’ evidente che la mia area politica di riferimento è quella de La Destra, della Fiamma Tricolore, di Forza Nuova, perché ritengo più rilevanti le questioni Ideali e dei Valori di una società, di quelle economiche, ma non rinuncio al mio essere atlantista, anche se con Obama non potremo più avere gli Stati Uniti come stella polare e, quindi, ci dovremo inventare un modo per proseguire nelle battaglie di Reagan e di Bush, che sono anche le battaglie per il nostro interesse, contro il terzomondismo e i rigurgiti di statalismo di cui l’unione europea è il principale tedoforo.
Di tutto questo non ho trovato traccia nel Congresso, anche se resta la dichiarazione di principio per cui in Italia è l’Italiano a dover essere anteposto a qualsiasi extracomunitario.
Ma la Lega lo dice meglio, con più efficacia, anche se poi razzola male (approvazione del trattato di Lisbona, accantonamento del progetto di introdurre il reato di ingresso clandestino, accantonamento del progetto di legge per fermare la costruzione di moschee …).
Mi auguro che Storace riesca ad unire i vari tronconi della Destra post missina e, contemporaneamente, ad isolare le frange estreme, che hanno la testa rivolta al passato – esattamente come gli antifascisti in servizio permanente effettivo – per poter costruire una Destra che sappia rappresentare quel mondo conservatore e, perché no ?, reazionario che intende restaurare una nazione forte, sicura, rigorosa, ordinata.
Nel frattempo io continuo a fare il battitore libero (che, poi, è anche il ruolo che preferivo quando giocavo a calcio e che ben poche volte ho avuto la soddisfazione di ricoprire).

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1 commento:

Nessie ha detto...

Eh bravo il Battitore Libero!
Io invece ritengo che il territorio (anche piccolo) sia importante e che l'identità e le radici siano l'humus nel quale l'uomo deve poter crescere e costruire la propria vita, sviluppando la sua cultura. La Lega (che ho votato) mi ha deluso, ma sono e resto comunque un'identitaria. In politica estera, tramontata l'ipotesi dei due blocchi e tramontata la meteora americana in parabola discendente, mi lego a quei popoli che hanno il mio "idem sentire" (copyright Miglio) :-)