Alitalia non è una partita chiusa.
I sindacati autonomi di categoria e le Associazioni Professionali, trovatisi davanti ad una proposta di contratto inaccettabile, soprattutto per le interpretazioni di parte dell’accordo in precedenza sottoscritto (come spesso fanno i datori di lavoro), hanno negato il loro consenso.
Abbiamo quindi assistito ad un continuo succedersi di “bastone e carota” nei loro confronti, minacce e lusinghe, appelli e ultimatum.
Al momento in cui scrivo non so cosa porterà l’assemblea di oggi a Fiumicino, ma si possono già trarre alcune lezioni dalla vicenda.
Berlusconi, pur di legare il suo nome al “salvataggio” di Alitalia non ha esitato ad accollare allo stato italiano, cioè a noi contribuenti, gli oneri della “bad company”, violando quello che è uno dei principi fondamentali di una sana amministrazione statale.
Berlusconi, pur di mandare avanti il progetto Cai, ha riconosciuto alla trimurti confederale (cui si è aggiunta ormai da tempo una irriconoscibile e indifendibile Ugl) di una rappresentatività che in molte categorie non ha, che però ha sempre preteso, con un assist straordinario a Epifani & Co.
Poteva essere l’occasione per riportare i confederali a più miti consigli e invece …
La resistenza dei sindacati autonomi di categoria ha svelato il bluff di Cai che aveva messo come clausola sine qua non, la firma del contratto da parte dei sindacati.
Invece i sindacati più rappresentativi non hanno (finora) firmato e Cai ha presentato ugualmente l’offerta.
Segno inequivocabile che l’affare c’è, eccome.
Solo che è indirizzato a pochi, mentre tutti noi pagheremo il loro guadagno.
Non si tratta di “capitani coraggiosi” perché il loro rischio è limitato all’investimento iniziale che sarà presto ben ricompensato dalla parte succosa e produttiva di Alitalia, visto che i debiti ce li siamo accollati noi cittadini e contribuenti.
Non mi dispiacerebbe se i sindacati di categoria e le Associazioni Professionali andassero a “vedere” le carte di Colaninno & Co., proclamando uno sciopero per il 1° dicembre, primo giorno di attività di Cai.
Come volerebbero gli aerei ?
Sospinti dall’aria mossa dalle chiacchiere dei confederali ?
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I sindacati autonomi di categoria e le Associazioni Professionali, trovatisi davanti ad una proposta di contratto inaccettabile, soprattutto per le interpretazioni di parte dell’accordo in precedenza sottoscritto (come spesso fanno i datori di lavoro), hanno negato il loro consenso.
Abbiamo quindi assistito ad un continuo succedersi di “bastone e carota” nei loro confronti, minacce e lusinghe, appelli e ultimatum.
Al momento in cui scrivo non so cosa porterà l’assemblea di oggi a Fiumicino, ma si possono già trarre alcune lezioni dalla vicenda.
Berlusconi, pur di legare il suo nome al “salvataggio” di Alitalia non ha esitato ad accollare allo stato italiano, cioè a noi contribuenti, gli oneri della “bad company”, violando quello che è uno dei principi fondamentali di una sana amministrazione statale.
Berlusconi, pur di mandare avanti il progetto Cai, ha riconosciuto alla trimurti confederale (cui si è aggiunta ormai da tempo una irriconoscibile e indifendibile Ugl) di una rappresentatività che in molte categorie non ha, che però ha sempre preteso, con un assist straordinario a Epifani & Co.
Poteva essere l’occasione per riportare i confederali a più miti consigli e invece …
La resistenza dei sindacati autonomi di categoria ha svelato il bluff di Cai che aveva messo come clausola sine qua non, la firma del contratto da parte dei sindacati.
Invece i sindacati più rappresentativi non hanno (finora) firmato e Cai ha presentato ugualmente l’offerta.
Segno inequivocabile che l’affare c’è, eccome.
Solo che è indirizzato a pochi, mentre tutti noi pagheremo il loro guadagno.
Non si tratta di “capitani coraggiosi” perché il loro rischio è limitato all’investimento iniziale che sarà presto ben ricompensato dalla parte succosa e produttiva di Alitalia, visto che i debiti ce li siamo accollati noi cittadini e contribuenti.
Non mi dispiacerebbe se i sindacati di categoria e le Associazioni Professionali andassero a “vedere” le carte di Colaninno & Co., proclamando uno sciopero per il 1° dicembre, primo giorno di attività di Cai.
Come volerebbero gli aerei ?
Sospinti dall’aria mossa dalle chiacchiere dei confederali ?
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