La vicenda Alitalia continua e continua anche l’indignazione a comando contro i lavoratori della compagnia che stanno lottando, senza paraocchi ideologici, per il loro lavoro, per un lavoro ben retribuito nel quadro di regole certe.
In pratica i sindacati autonomi e le associazioni professionali di piloti e assistenti di volo, assolvono al ruolo che è loro demandato dal loro essere rappresentanti di quei lavoratori.
E questo infastidisce perchè turba e disturba la casta dei manovratori.
Turba e disturba la triplice sindacale che vede messa a nudo la propria limitata rappresentatività.
Turba e disturba la classe politica (di maggioranza e opposizione) perché ostacola il dispiegarsi da un lato della mitologia del “salvatore della compagnia italiana”, dall’altro il guadagno degli imprenditori propri amici.
Turba e disturba quel gruppo di potere raccolto attorno ai “capitani coraggiosi” che vede messo in pericolo un affarone succoso, visto che i debiti di Alitalia sono accollati ai cittadini e a loro rimarrebbe solo la parte sana.
Così, veniamo bombardati da una quotidiana dose di informazione subliminale che tende a creare una diffusa ostilità nei confronti dei lavoratori.
Viene denunciata la “irresponsabilità” di chi non firma (ma c’è un obbligo a firmare ? O, piuttosto, non si vuole dare corso a quelli che sono i principi di un libero mercato che comprende anche la libertà di accettare o meno le proposte aziendali ?).
Viene tirata nuovamente fuori la bufala degli “scioperi bianchi” che altro non sono che l’applicazione delle normative che la dirigenza aziendale ha dato e la cui inosservanza potrebbe anche essere causa di responsabilità e giusta causa di licenziamento.
Si minacciano (e si attuano) precettazioni (alla faccia del tanto conclamato diritto di sciopero che, per altre e meno pertinenti vicende, viene tirato in ballo ogni due per tre) e, naturalmente, si muovono le procure.
In Italia abbiamo, finalmente, i nuovi untori da crocifiggere per tutto ciò che va male: i lavoratori di Alitalia che non accettano il diktat della Cai.
Ma sarà un loro diritto utilizzare gli strumenti della democrazia e della libertà sindacale per manifestare la loro idea e per cercare di ottenere condizioni migliori ?
Io credo di sì.
Non solo ne hanno il diritto, ma la loro è una battaglia di libertà che dovrebbe interessare tutti i lavoratori italiani, perché se passa il principio per cui si possono, impunemente, scorporare aziende, accollare i debiti al pubblico e consegnare la “polpa” a cordate di imprenditori che fiutano l’affare, con contestuale libertà di scegliersi i dipendenti che vogliono, mandando alla rottamazione gli altri, il tutto sotto l’ombrello dei confederali che firmano non sulla base della valutazioni di categoria, ma in base ad un non ben precisato quadro di riferimento politico-istituzionale, allora domani tutto questo potrebbe accadere ovunque e non ci sarà nessuno che sosterrà le buone ragioni dei lavoratori.
Non ci sarà nessuno perché quella che stanno combattendo oggi i sindacati autonomi di categoria e le associazioni professionali di Alitalia è una battaglia per la sopravvivenza di tutto il sindacalismo autonomo italiano, quel sindacalismo che, scevro dei paraocchi ideologici, non risponde e non è condizionato da legami con i partiti e con la politica, ma guarda esclusivamente alle questioni di categoria e aziendali, lasciando la politica fuori dai luoghi di lavoro, perché la politica è interesse generale da affrontare nelle sedi a ciò preposte e per la quale votiamo, praticamente ogni anno, per esprimere chi deve rappresentare le nostre idee.
Spiace vedere come un governo apparentemente di Centro Destra, presieduto da Berlusconi contro il quale i confederali (ugl inclusa) hanno promosso una decina di scioperi generali nei suoi quasi sette anni complessivi di governo, non veda e non colga l’opportunità che si presenta con la vicenda Alitalia per rimuovere, una volta per tutte, l’ipoteca confederale dalla gestione della cosa pubblica economica ma, anzi, offra una sponda ai confederali contro gli autonomi, riconoscendone una rappresentatività anche là dove tale rappresentatività è smentita dai fatti.
Una simile occasione non sarebbe stata lasciata cadere dalla Thatcher e da Reagan che, infatti, con i minatori e con i controllori di volo non la mancarono.
E questo ci induce a dubitare del futuro e per il futuro del “partito di centro, moderato e liberale” voluto dal nuovo Berlusconi, oltre a ricordare con nostalgia il Berlusconi del 2001-2006.
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In pratica i sindacati autonomi e le associazioni professionali di piloti e assistenti di volo, assolvono al ruolo che è loro demandato dal loro essere rappresentanti di quei lavoratori.
E questo infastidisce perchè turba e disturba la casta dei manovratori.
Turba e disturba la triplice sindacale che vede messa a nudo la propria limitata rappresentatività.
Turba e disturba la classe politica (di maggioranza e opposizione) perché ostacola il dispiegarsi da un lato della mitologia del “salvatore della compagnia italiana”, dall’altro il guadagno degli imprenditori propri amici.
Turba e disturba quel gruppo di potere raccolto attorno ai “capitani coraggiosi” che vede messo in pericolo un affarone succoso, visto che i debiti di Alitalia sono accollati ai cittadini e a loro rimarrebbe solo la parte sana.
Così, veniamo bombardati da una quotidiana dose di informazione subliminale che tende a creare una diffusa ostilità nei confronti dei lavoratori.
Viene denunciata la “irresponsabilità” di chi non firma (ma c’è un obbligo a firmare ? O, piuttosto, non si vuole dare corso a quelli che sono i principi di un libero mercato che comprende anche la libertà di accettare o meno le proposte aziendali ?).
Viene tirata nuovamente fuori la bufala degli “scioperi bianchi” che altro non sono che l’applicazione delle normative che la dirigenza aziendale ha dato e la cui inosservanza potrebbe anche essere causa di responsabilità e giusta causa di licenziamento.
Si minacciano (e si attuano) precettazioni (alla faccia del tanto conclamato diritto di sciopero che, per altre e meno pertinenti vicende, viene tirato in ballo ogni due per tre) e, naturalmente, si muovono le procure.
In Italia abbiamo, finalmente, i nuovi untori da crocifiggere per tutto ciò che va male: i lavoratori di Alitalia che non accettano il diktat della Cai.
Ma sarà un loro diritto utilizzare gli strumenti della democrazia e della libertà sindacale per manifestare la loro idea e per cercare di ottenere condizioni migliori ?
Io credo di sì.
Non solo ne hanno il diritto, ma la loro è una battaglia di libertà che dovrebbe interessare tutti i lavoratori italiani, perché se passa il principio per cui si possono, impunemente, scorporare aziende, accollare i debiti al pubblico e consegnare la “polpa” a cordate di imprenditori che fiutano l’affare, con contestuale libertà di scegliersi i dipendenti che vogliono, mandando alla rottamazione gli altri, il tutto sotto l’ombrello dei confederali che firmano non sulla base della valutazioni di categoria, ma in base ad un non ben precisato quadro di riferimento politico-istituzionale, allora domani tutto questo potrebbe accadere ovunque e non ci sarà nessuno che sosterrà le buone ragioni dei lavoratori.
Non ci sarà nessuno perché quella che stanno combattendo oggi i sindacati autonomi di categoria e le associazioni professionali di Alitalia è una battaglia per la sopravvivenza di tutto il sindacalismo autonomo italiano, quel sindacalismo che, scevro dei paraocchi ideologici, non risponde e non è condizionato da legami con i partiti e con la politica, ma guarda esclusivamente alle questioni di categoria e aziendali, lasciando la politica fuori dai luoghi di lavoro, perché la politica è interesse generale da affrontare nelle sedi a ciò preposte e per la quale votiamo, praticamente ogni anno, per esprimere chi deve rappresentare le nostre idee.
Spiace vedere come un governo apparentemente di Centro Destra, presieduto da Berlusconi contro il quale i confederali (ugl inclusa) hanno promosso una decina di scioperi generali nei suoi quasi sette anni complessivi di governo, non veda e non colga l’opportunità che si presenta con la vicenda Alitalia per rimuovere, una volta per tutte, l’ipoteca confederale dalla gestione della cosa pubblica economica ma, anzi, offra una sponda ai confederali contro gli autonomi, riconoscendone una rappresentatività anche là dove tale rappresentatività è smentita dai fatti.
Una simile occasione non sarebbe stata lasciata cadere dalla Thatcher e da Reagan che, infatti, con i minatori e con i controllori di volo non la mancarono.
E questo ci induce a dubitare del futuro e per il futuro del “partito di centro, moderato e liberale” voluto dal nuovo Berlusconi, oltre a ricordare con nostalgia il Berlusconi del 2001-2006.
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