Carlo Azeglio Ciampi è il responsabile
dell’attuale stallo, dei danni che ne derivano, della mancanza di
una maggioranza parlamentare chiara e coesa.
O, precisamente, il predecessore di Napolitano è
responsabile di una legge elettorale che vediamo funziona benissimo
alla camera, ma non altrettanto al senato.
Ciampi ha infatti imposto che, in
cambio della sua firma per la promulgazione della legge, al senato il
premio di maggioranza fosse frazionato per regioni e non conteggiato
a livello nazionale.
Alcuni “puristi”
dell’assemblearismo e delle chiacchiere che loro chiamano
“democrazia”, storceranno il naso sul fatto che una coalizione,
come quella di sinistra, che non ha raggiunto il 30% dei voti
validamente espressi e, per di più, ha sopravanzato la coalizione
concorrente di soli 120mila voti, possa governare.
Ma la scelta è tra l’ingovernabilità
della rappresentanza proporzionale e il governo della minoranza più
forte.
Certo, se questa minoranza si propone
azioni devastanti, completamente ostili all’altra grande minoranza
(leggi di privilegio per gli omosessuali, esproprio degli immobili,
taglieggiamento dei redditi, razzie sui risparmi, accoglienza con
tanto di regalia di cittadinanza e voto per stranieri che nulla hanno
a che spartire con la nostra terra e con la nazionalità Italiana,
cessione di larghe fette di Sovranità ad enti internazionali senza
il consenso dei cittadini, introduzioni di leggi punitive della
libertà di opinione e di manifestarla) allora molto, ma molto meglio
nessun governo e quello di Ciampi diverrebbe un merito e non più una
colpa.
Ma in una Nazione veramente tale, dove
le parti, pur differenziandosi su aspetti progettuali, avessero a
base gli stessi Valori e Principi fondanti della comunità, la
governabilità diventa un bene.
Ma tutta questa è pura e semplice
teoria, la politica è l’arte del possibile e cosa c’è di
possibile in Italia oggi ?
L’unica possibilità è un governo
ancora una volta extraparlamentare, una sorta di “governo del re”,
presieduto da un soggetto che sarebbe potuto essere, questa volta
legittimamente, un Monti (ma oggi non più Monti Mario che si è bruciato
schierandosi) che si presentasse in parlamento per ottenere la
fiducia su pochi punti per “mandare avanti” lo stato, senza
intaccare le scelte di fondo e restituire a giugno la parola agli
elettori.
Quali provvedimenti ?
Il primo e principale per restituire
dignità allo stato è, se non abolire e restituire compito
prettamente politico, sospendere il pagamento dell’imu di giugno,
lasciando al governo che verrà, eletto dal Popolo, deciderne la
sorte definitiva.
Il secondo è riformulare la legge
elettorale per garantire la governabilità.
Escludendo il ritorno al proporzionale
le strade sono soltanto due:
- un maggioritario uninominale secco senza alcun “recupero” proporzionale e senza la pagliacciata del doppio turno che favorirebbe il mercimonio dei voti;
- un maggioritario, come l’attuale, dove vince la coalizione che prendesse più voti, consentendo anche al senato il premio in base ai voti nazionali e non regionali.
Naturalmente dovrebbe e potrebbe essere
anche introdotta la decadenza automatica per chi, come Fini e i suoi
o a seguito dello “scouting” di Bersani sui senatori grillini ,
cambiasse casacca dopo essere stato eletto per una coalizione o
lista.
Il resto, solo ordinaria
amministrazione, perché un “governo del re” non ha alcun titolo
per interferire nei rapporti politici o per imporre tasse o
organizzare riforme.
Per un governo del genere credo che
Berlusconi, Bersani e Grillo potrebbero benissimo votare la fiducia
in parallelo, sbloccare lo stallo e affrontarsi in una ordalia
elettorale tra aprile e giugno.
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1 commento:
Perfetto, e condivido.
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