Un classico del calcio.
Si affrontano le squadre nazionali con
il maggior numero di titoli mondiali: quattro per l'Italia e sei
(purtroppo) per il Brasile.
La Confederations cup è un bidone
costruito a tavolino solo per motivi economici e finanziari.
Non ci sono le squadre migliori, anche
se ci sono sempre alcune tra le squadre migliori.
Quando una formazione, sia pur la
Spagna, vince dieci a zero, significa che l'avversario (Thaiti) non
doveva neppure essere invitato alla competizione.
Ciononostante stasera credo saremo in
milioni davanti alla televisione per guardare la partita, magari in
compagnia di quegli stessi amici con i quali vedemmo altre
Italia-Brasile, che sono restate nella memoria.
E nei miei ricordi ce ne sono tre, due
amare ed una dolcissima.
Il ricordo più bello è quello
riferito al mondiale di Spagna del 1982, quando un'Italia in cui
nessuno aveva fiducia, riuscì ad eliminare Argentina e Brasile, per
poi sconfiggere la Polonia in semifinale e la Germania in finale.
Fu un campionato anomalo, con un primo
girone eliminatorio e quindi, invece delle partite ad eliminazione
diretta come sempre accaduto prima e dopo, con un secondo girone a
tre squadre, nel quale l'Italia si trovò ad affrontare i campioni
uscenti dell'Argentina e il Brasile.
Quell'Italia-Brasile fu l'apoteosi di
due campioni: Paolo Rossi e Dino Zoff, il primo per i goals e il
secondo per le parate.
Dei miei tre ricordi su scontri
importanti tra le due nazionali, è il ricordo migliore, più
soddisfacente perchè fu l'unico ad essere vinto dall'Italia.
Dodici anni dopo, nel 1994 al mondiale degli
Stati Uniti, affrontammo in finale il Brasile.
I tempi regolamentari e supplementari
terminarono in parità.
La delusione arrivò dai rigori.
E' la partita che ricordo meno, forse
perchè volutamente cancellata per una sconfitta immeritata e
sfortunata.
Ma la partita che paradossalmente
ricordo meglio, con un pizzico di nostalgia, ma con tanta passione, è
la finale mondiale del 1970 in Messico.
Non ci fu storia se non nel primo
tempo.
Il Brasile vinse quattro a uno e ci
strappò definitivamente la coppa Rimet.
Stavamo sostenendo l'esame di terza
media e la finalissima seguiva la memorabile Italia-Germania 4-3.
Avevamo ancora negli occhi l'impresa
contro i crucchi e "certi in cor dell'antica virtù" ci
apprestammo a guardare la finalissima in quella che, con la
conoscenza del poi, fu l'ultima occasione in cui ci trovammo, tutti
assieme, noi ormai quattordicenni, che avevamo giocato ed eravamo
cresciuti assieme per una decina di anni.
Italia-Brasile fu uno spartiacque, ad
ottobre ognuno di noi avrebbe fatto una scelta differente ed avrebbe
poi preso la sua strada, anche se ogni volta che ci incontriamo,
ritroviamo quella complicità che solo il ricordo di un'infanzia felice passata assieme, possono far scattare.
Il goal di Boninsegna nel primo tempo
ci illuse.
Il secondo tempo fu una sofferenza e
una delusione.
C'è ancora chi sostiene che " se
avessi guardato da solo la partita come le altre precedenti, avremmo
vinto".
Sarà forse per i risultati non
esaltanti delle partite "che contano" contro il Brasile
ma, per me, la classicissima del calcio resta Italia-Germania, con
quei poveri crucchi che pensano sempre di farci fessi e finiscono
sistematicamente con il fare la fine dei pifferi di montagna.
Chissà che dal calcio non arrivi un
insegnamento anche per la vita politica ed economica.
Buona visione di Italia-Brasile.
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