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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

24 luglio 2025

L'Italia della Meloni ha una economia in salute

Nonostante sia in pensione da ormai più di cinque anni, sono sempre restio ad affrontare tematiche che erano, in tutto o in parte, attinenti alla mia attività professionale.

Non parlerò quindi della corbelleria, votata all'unanimità su proposta, purtroppo, della Lega, che crea l'obbligo in capo alle banche di aprire un conto corrente a chiunque ne faccia richiesta e inibisce il recesso unilaterale per i rapporti attivi, ma di quello che passa sotto il nome di "risiko bancario".

Le prime, consistenti, fusioni, sotto varia forma, risalgono all'aggregazione che nel 1998 vide il Banco Ambrosiano Veneto e Cariplo unirsi per poi inglobare e rivendere in tutto o in parte altre aziende, fino ad arrivare all'attuale prima banca italiana, Intesa Sanpaolo.

Prima ancora, ricordo di piccole acquisizioni di banche locali spesso dal nome evocativo (una per tutte: Gatto e Porpora) il più delle volte su impulso di Banca d'Italia per evitare che una difficoltà finanziaria si riversasse sui clienti dell'Istituto con la perdita dei loro depositi.

Ma anche dopo il 1998 l'intervento della Banca d'Italia è stato spesso determinante per una aggregazione, sempre come azione con finalità difensive di sistema.

Del resto erano gli anni in cui il sistema bancario era attraversato da una profonda ristrutturazione, tale da indurre le parti ad istituire, senza alcun costo per lo stato !, un "fondo esuberi" (solidale) quale ammortizzatore per le necessarie uscite di personale, per un verso considerato "esubero contabile", ma anche, in prospettiva, superiore alle necessità che si andavano prospettando con la progressiva e poi galoppante introduzione della digitalizzazione.

Mi basta pensare al fatto che quando iniziai l'attività professionale si scriveva con una macchina da scrivere, spesso neanche elettrica e le copie venivano predisposte con carta a carbone e veline, ma quando andai in pensione eravamo già nell'era del lavoro da casa tramite collegamento internet.

Come sempre, il quadro che ho delineato è approssimativo e generico, solo finalizzato a fornire una infarinatura sui precedenti di una situazione che, oggi, vede una operazione, considerata ostile dalla "preda", in pieno sviluppo (l'Opa Mps su Mediobanca) in cui, per la prima volta, vedo una aggressiva campagna pubblicitaria della "preda" con annunci ripetuti per sollecitare gli azionisti a non conferire le loro azioni.

Contemporaneamente abbiamo avuto il successo dell'operazione Bper su Popolare Sondrio e la rinuncia di Unicredit alla sua Opa su BPM.

Gli azionisti, ovviamente, decideranno seguendo il loro interesse, a me invece piace rimarcare come queste attività denotino un momento di particolare salute del nostro sistema bancario, essenziale per sostenere ogni tipo di imprenditoria economica e i consumi delle famiglie.

Siamo passati, in una trentina di anni, da fusioni di carattere difensivo, a fusioni finalizzate ad aumentare la ricchezza, all'espansione delle attività e del perimetro degli Istituti Bancari.

E questo segnale di salute delle banche rispecchia lo stato di salute dell'economia italiana, certificato persino dalle ostili agenzie di rating, due giorni fa dal Fondo Monetario Internazionale, dal famigerato spread caro a Monti che si avvia a consolidarsi sempre più frequentemente sotto i 90 punti.

C'è un unico punto dolente, che è eredità non tanto degli ultimi undici anni precedenti il settembre 2022 (che pure hanno aumentato il debito pubblico di quasi 1200 miliardi !), quanto delle scellerate politiche della prima repubblica, con nazionalizzazioni, poi privatizzazioni in svendita, elargizioni di assistenzialismo, assunzioni nel pubblico, ipertrofia statalista, ampliamento di ogni intervento pubblico con relativi costi ripetuti negli anni e ormai divenuti "diritto acquisito" dai beneficiari.

Fermare l'aumento del debito è impossibile senza togliere provvedimenti spesso clientelari (come il reddito di cittadinanza), soprattutto se si moltiplicano le richieste di intervento e di contribuzioni a carico dello stato per questo e quello.

Ma fermare e quindi invertire il processo di aumento del debito è necessario se vogliamo completare il risanamento della nostra economia, facendo pagare i beni ed i servizi a chi ne usufruisce e non scaricandone il costo sull'intera collettività.


1 commento:

The FrancK ha detto...

Fare una feroce ma intelligente lotta agli sprechi. I sovvenzionamenti a editoria e arti visive, quanti enti inutili abbiamo ancora? Agenzie Enti Fondazioni Partecipate sovrapposti o obsoleti. Accise. C'è una marea di cose da fare,,,