Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

13 luglio 2006

Opposizione da educande


Silvio Berlusconi dichiara che il Centro Destra voterà, senza condizioni, il rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Non sono d’accordo.
Così non si fa opposizione nel parlamento in attesa di ribaltare una maggioranza tale solo per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Mi piaceva, Berlusconi, quando ha rifiutato di riconoscere la finta vittoria della sinistra.
Mi piaceva quando lanciava l’idea di sciopero fiscale.
Non mi piace quando si comporta come se fossimo a Westminster anziché a Montecitorio.
Così facendo si accredita il governo, gli si fornisce quel riconoscimento che, fino ad ora e giustamente, si è rifiutato.
E infatti Napolitano si è affrettato a rilasciare una dichiarazione di plauso "anche per il significato politico" della presa di posizione di Berlusconi.
C’è ancora tempo per rifiutare di inquinare i voti dei parlamentari eletti grazie agli elettori del Centro Destra con quelli dei cattocomunisti.
E’ necessario mantenere un clima ad alta tensione, per impedire a questa “maggioranza” di devastare lo stato, ribaltando tutte le riforme del Centro Destra a cominciare dalla abolizione della riduzione delle tasse.
Non è nell’interesse dell’Italia e degli Italiani veder trasformare la Casa delle Libertà nel 118 pronto a soccorrere un governo che non può governare.
Sin dalla formazione di questo governo questo blog, assieme ad altri, ha inserito una fascia a lutto, nella quale si evidenzia come non ci si riconosce nel governo prodinotti.
Non ho cambiato idea.
Il governo prodinotti deve essere abbattuto quanto prima possibile.
Offrire soccorso, anche per il rifinanziamento della missione in Afganistan, significa allungare la vita del prodinotti.
A meno che non si imponga, nella mozione, l’aumento della partecipazione alla missione afgana, come richiesto dagli Alleati e la conferma di quella in Iraq.
Ma allora, il prodinotti non esisterebbe più …

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12 luglio 2006

Basayev come Zarqawi


Ed entrambi come Mara Cagol ed Ernesto Guevara.
La giusta fine dei terroristi è quella e solo quella.
E non si creda che sia un caso che due dei più pericolosi e criminali terroristi siano caduti sotto i colpi della giustizia nel giro di poco più di un mese l’uno dall’altro.
Le democrazie si muovono, spesso colpevolmente in ritardo, ma si muovono con l’efficacia che deriva loro dal buon diritto a difendere benessere, sicurezza e libertà.
Un buon diritto che trova validi alfieri negli uomini dei servizi segreti che, nell’obbligato silenzio e a rischio della propria vita, ottengono quelle informazioni necessarie a individuare i rifugi dei criminali terroristi e ad indirizzarvi le Forze del Bene per estirpare il Male.
Sono quelle operazioni, coperte, che ci consentono di dormire sonni tranquilli e di sventare gran parte degli attentati che quelle bestie studiano e vorrebbero attuare.
E oggi, con l’arresto di funzionari e agenti del sismi, con le intercettazioni rese pubbliche, con la contestazione alle operazioni che consentono ai nostri servizi di acquisire informazioni e di rendere inoffensivi terroristi e loro fiancheggiatori, la nostra sicurezza è incrinata.
I risultati danno ragione a Sismi, Cia, MI5.
E c’è qualcuno che gioisce quando si mettono i bastoni fra le ruote di chi ci protegge, rendendone più arduo il compito.
Le guardie in galera e i ladri in libertà !
Io continuo a stare dalla parte delle guardie !

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11 luglio 2006

Elogio dello spirito identitario


Commentando i post di alcuni blogs sulla vittoria dell’Italia ai mondiali ho riflettuto sulla profonda differenza tra le due squadre nazionali, sin dal primo impatto: l’inno.
Un articolo del quotidiano Libero, già citato nel mio post celebrativo la vittoria aveva già descritto una situazione al limite del surreale all’interno dalla compagine “francese”.
Comunisti e sostenitori dell’islam, convertiti e finanziatori “politically correct” delle difese dei delinquenti delle banlieu.
Tutti, rigorosamente, a labbra serrate quando è stata suonata la Marsigliese.
Diversamente dai nostri Campioni che hanno cantato a squarciagola l’inno (con l’eccezione dell’oriundo Camoranesi) a dimostrazione di un sentimento di Patria che è anche riconoscere e il riconoscersi in una ben determinata identità.
Ed ha ragione Le Pen quando dice che non poteva identificarsi in una multinazionale come quella che indossava solo i colori francesi, ma non ne rappresentava lo spirito.
Ha vinto la nazionale identitaria, non la multinazionale senz’anima.
Fin qui una mia riflessione a margine della finale mondiale e che, sicuramente, subirà gli anatemi e le macumbe dei sacerdoti del politicamente corretto con la loro ormai stantia e maleodorante liturgia.
Ma andiamo oltre, passiamo dal campo di calcio al ring della politica.
Stiamo attenti con l’immigrazione selvaggia.
L’innesto in una società, ed in un territorio già sovrappopolato, di elementi estranei senza filtri e limitazioni quantitative e qualitative, provoca non solo inevitabili tensioni e scontri sociali, ma anche un estraniarsi, un abbandonare le proprie radici con conseguenze di cui ci si accorgerebbe solo quando fosse troppo tardi.
Ridurre a cinque gli anni per acquisire la cittadinanza vorrebbe dire gonfiare le liste dei cittadini, alterando i già fragili equilibri e perdendo identità.
Rinunciare o voler imporre la rinuncia alle specifiche identità significa perdere in ricchezza, perdere la propria anima che, come si è visto nella finale di domenica, soccorre quando le forze ci abbandonano.
Una eventuale corsa “al centro”, alle scelte “condivise”, crea una melassa indigeribile dove possono solo prosperare mediocri funzionari e grigi burocrati di stato, portando al torpore le energie vive della società.
Viceversa l’accentuazione dello scontro per identità, purchè accompagnato da Valori di base condivisi (che non ci sono in una Italia che dovrebbe essere divisa ideologicamente e non geograficamente) è una ricchezza perché offre stimoli, modelli e alternative cui la società produttiva può rivolgersi.
L’Italia è paese nel quale ci si divide con poco e per poco.
Una battuta dice che quando si trovano due italiani sono già costituiti due partiti.
Ma la realtà è che le identità spesso possono integrarsi perché ognuna pone in evidenza un aspetto che altre trascurano o che non è nel loro centro di interesse.
Così stanno su due piani coloro che pongono in evidenza l’aspetto economico e quanti invece antepongono quello dei Valori.
Possono benissimo integrarsi, l’uno non esclude l’altro.
E proprio qui è la differenza con chi è radicalmente diverso nell’approccio e nella soluzione dei problemi.
E la differenza, quella sostanziale, è sul tipo di società cui ci si vuol riferire.
Una società statalista, assistenzialista, fondata sui funzionari e sui burocrati, che espropria e rapina il legittimo guadagno di chi produce e lavora per girarlo alle proprie clientele, da parte di chi sostiene l’attuale maggioranza nata per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Una società libera e ordinata, fondata sul rispetto dell’ individuo, del suo lavoro e sulla solidarietà (che non vuol dire assistenzialismo) da parte di chi ha sostenuto la Coalizione guidata da Silvio Berlusconi e che nei cinque anni in cui è stata al Governo ha cominciato ad introdurre quelle riforme necessarie a farci navigare in mare aperto.
Così io vedo la divisione di una Italia che ben difficilmente potrà trovare punti in comune.
Così io vedo la questione identitaria, rafforzando la quale si rafforza anche il benessere, la libertà e la sicurezza del paese e dei cittadini.
Poi, certo, ci sono i border line, ma devono fare una scelta: o di qua o di là.
Chi l’ha fatta (e l’hanno fatta tutti !) ha due sole scelte: stare con chi ha scelto o passare di campo, ma non può tenere i piedi in due staffe.
A buon intenditor

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09 luglio 2006

A chi il mondiale di calcio? A NOI !!!


C A M P I O N I !

L’Italia ha vinto il suo quarto titolo mondiale di calcio.
Una partita che, al di là dei singoli episodi, ha entusiasmato per il pathos che si porta dietro ogni finale di questo livello nella quale è impegnata la squadra Nazionale.
Un “bravo !” a tutti i giocatori, nessuno escluso, che hanno onorato la maglia azzurra, donandoci una vittoria che il 9 giugno nessuno di noi si aspettava o osava pronosticare.
Buffon, Cannavaro, Zambrotta,Grosso, Materazzi, Pirlo, Gattuso, Totti, Toni, Perrotta, Camoranesi, e ancora Nesta, Zaccardo, Barzagli, Oddo, Inzaghi, Gilardino, Iaquinta, Baroni, Del Piero, ma anche De Rossi (l’unico cui si potrebbe rimproverare un gesto antisportivo) e Peruzzi e Amelia, con la guida sicura di Marcello Lippi, giocatori e campioni che ci hanno regalato “notti magiche” … soprattutto le ultime due, con la vittoria contro Germania e Francia, sfatando anche la cabala avversa dei calci di rigore.
La partita, resterà comunque, con i suoi singoli episodi, nelle nostre menti ed ognuno di noi ripercorrerà e ricorderà quello che a lui è sembrato l’azione, il momento, il giocatore più importante.
Come sempre accade in questi momenti tornano in mente i precedenti mondiali che si sono vissuti.
Una vita, si potrebbe dire, cadenzata ogni quattro anni dal campionato del mondo di calcio, ad ogni edizione del quale è legato un ricordo, un fatto, un pezzo della esistenza di ciascuno di noi.
E se nel 1958 e nel 1962io c’era”, ma non posso ricordarmi nulla, per me si tratta di ben 11 mondiali, di cui 4 con l’Italia in finale.
Dal 1966 al 2006, 40 anni di calcio, dello sport più amato dagli Italiani, che è anche quello che suscita maggior odio e maggiori passioni: odi et amo, quare id faciam fortasse requiris recitava Catullo (non per il calcio, s’intende, ma per la sua adorata Lesbia) ma ben si può applicare anche al nostro sport.
40 anni, un periodo che, se ci riflettiamo un po’, significa una larga fetta della nostra vita.
40 anni in cui abbiamo visto passare mode e miti, presidenti e imperi.
40 anni nei quali si sono affollati tanti eventi pubblici e privati.
40 anni, qualcuno che allora c’era adesso non c’è più, anche dei propri cari, anche dei propri coetanei e amici alcuni dei quali in questo momento mi tornano in mente, come erano, come eravamo.
Ma anche 40 anni duranti i quali qualcuno che non c’era, adesso c’è, nel ciclo della vita che si rinnova e che alterna gioie e dolori: come nei mondiali dell’Italia ( e di tutti gli altri, s’intende).
Del 1966 e del 1970 ho già scritto , la delusione coreana e gli sfottò dei tedeschi che mi fecero amare l’Inghilterra, passione che non ho mai abbandonato e quattro anni dopo la notte da sogno della semifinale contro i tedeschi.
E poi il deludente 4-1 subito dal Brasile, che divenne proprietario definitivo della Rimet, nell’ultima occasione nella quale ci ritrovammo assieme tutti noi, ragazzi cresciuti assieme nello stesso quartiere, molti nella stessa classe delel elementari, delle medie e poi del liceo, gli stessi che 6 anni prima trepidarono e poi esultarono per la vittoria del Bologna nello spareggio scudetto contro l’Inter.
Eravamo un gruppo di calciofili, cresciuti tali grazie ad un campetto di fronte a casa che adesso appare piccolissimo, ma allora ci sembrava come il Maracanà.
Poi il 1974, pieno di speranze e ... rimandati a casa subito.
Era l’estate prima degli esami (di maturità) che avremmo affrontato nel 1975 e vedemmo le partite di campionato in gruppo, a casa dell’uno o dell’altro, dividendoci, una volta eliminata l’Italia, tra la sorpresa Olanda di Cruyff e Neeskens (con il suo calcio totale) e la Germania di Kaiser Franz che vinse la sua seconda coppa.
Per poi saltare all’Argentina del 1978, dove ritrovammo l’Italia che amavamo (e in finale gli olandesi trovarono ancora una volta i padroni di casa che li batterono: amaro destino quello degli “orange”).
1982: un nome su tutti. Paolo “Pablito” Rossi.
Certo, c’erano anche Zoff e Cabrini e il mastino Gentile … ma quei mondiali rimarranno per Rossi e per l’urlo di Tardelli in finale, contro i “poveri” tedeschi.
Anche allora una risposta “maschia” allo scandalo delle scommesse che due anni prima aveva persino visto le auto della polizia e dei carabinieri con i lampeggianti in campo all’ultima giornata.
1982: una consolazione per la retrocessione, la prima, del Bologna in serie “B”.
Nel 1986 speravamo, un bis del Mexico e nuvole di 16 anni prima, ma ci rimasero solo le nuvole: toccò all’Argentina del manovale Maratona bissare il successo del 1978.
Finiva tristemente il mondiale, mentre nel privato finiva un amore che si credeva duraturo.
1990: notti magiche, giocavamo in casa.
Un mondiale di successo … terminato in semifinale, eliminati ancora dall’Argentina che, però, dovette soccombere ad una Germania quadrata e che, libera dal “complesso Italia” riesce a rendere di più.
L’anno prima era caduto il muro di Berlino, una battaglia epocale, di Civiltà, era stata vinta.
Stati Uniti 1994: una finale che non perdemmo … ma la coppa finì in Brasile, per i rigori.
Che delusione !
Il mio privato vede il definitivo assestamento professionale.
Francia 1998.
60 anni dopo i francesi riescono ad agguantare quel titolo che, anche grazie all’Italia, persero in casa nel 1938.
Una brutta finale tra Francia e Brasile (praticamente il doppione dei quarti di quest’anno).
E pensare che ci avevamo creduto al punto da mettere in valigia, per una vacanza a Minorca, anche il Tricolore !
Per arrivare al 2002, i mondiali dell’arbitro Moreno, dove incontrammo un’altra Corea, con lo stesso esito finale del 1966.
Ed ora 2006: la quarta vittoria, dopo quelle del 1934, 1938 e 1982.
Bella, molto bella anche perché ottenuta contro una Francia che Starsandbars/Vandeaitaliana ha ben descritto per il suo passato spocchioso e che non ama l’Italia e la cui nazionale (si fa per dire, viste le origini dei calciatori che ne indossano la maglia) rappresenta, come ha illustrato Libero in un suo articolo ben documentato , gran parte di ciò che combatto in politica e l’opposto della società che vorrei vedere realizzata.
Una grande festa, una grande felicità, sperando di non dover aspettare altri 24 anni per poter nuovamente celebrare una vittoria della nostra Nazionale.


C A M P I O N I !

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07 luglio 2006

Tocqueville citta aperta ?

*Avvertenza: il post è lungo. L'ho scritto una settimana fa, rinviandone la pubblicazione per dare spazio all'attualità. Nel frattempo qualche fatto ulteriore è avvenuto, ma non ho ritenuto di modificare il testo perchè, sostanzialmente, anche le diverse interpretazioni del decreto Bersani rientrano in quella "chiarezza" da farsi che è, in sostanza, il filo conduttore del post.

E veniamo al ruolo delle aggregazioni sul Web, ovviamente di Centro Destra, perché sono quelle che mi interessano.
Premetto che su questo avevo già lanciato il mio sasso in piccionaia, visibile solo agli iscritti al forum, ma visto che la questione ha preso una piega pubblica e una accelerazione recente, passato anche il referendum, porto il mio mattoncino al dibattito dell’estate.
In principio non fu il Master , ma è dal suo post, con le sue tre, precise domande su Tocqueville che ho deciso di partire, anche se non si può non ricordare Il Sorvegliato Speciale titolare dell' idea iniziale di raccogliere i blog della Right Nation e che ha manifestato (qui, qui, qui e qui) l'insoddisfazione per l'indirizzo assunto, dopo aver giustamente celebrato il compleanno di Tocqueville.
Quindi le pietre miliari di questo che spero possa essere il chiarimento definitivo, sono Abr, il Sindaco e, da ultimo ma più dirompente e con proposte ben precise , Watergate .
Naturalmente vi sono stati e vi sono molti altri interventi in materia, anche Freedomland ha iniziato una serie sull’argomento, ma credo che i 4 citati siano quelli che maggiormente hanno delineato il problema, offrendo, in tutto o in parte, le loro risposte e usufruendo anche di notevoli contributi nei commenti come quelli di Robinik .
Abituato ad arrivare al nocciolo, la domanda che si pone è: Tocqueville cosa deve essere e dove deve collocarsi ?
La mia risposta è in un post che scrissi, riferito al “mio” Centro Destra lo scorso anno e non a caso intitolato The Right Nation-La Grande Destra , ribadito, nella sostanza, quest’anno con Cos'è la Destra, cos'è la sinistra ?
Quella è la mia posizione, ma non sono così presuntuoso da ritenere che sia ultimativa.
Infatti ne Il Castello abbiamo dato corso a quella fusione delle anime diverse della Destra, della Grande Destra.
Il Castello ha fatto una scelta ben precisa: valutare l’ammissibilità dei soci e degli aggregati, sulla base di una (peraltro flessibile, nell’ambito dei confini dell’attuale Centro Destra) convergenza su Valori e Ideali.
Tocqueville finora non ha fatto una scelta diversa, semplicemente non l’ha fatta, almeno con la chiarezza che le si chiederebbe.
Con un disclaimer che può essere “tirato” un po’ ovunque, ha privilegiato il numero e se è motivo di soddisfazione dire che in un anno siamo quasi arrivati a 1000 blog iscritti, è altresì irritante vedere un mezzo, che tutti noi – inizialmente – pensavamo fosse la risposta, la prima, del Centro Destra all’okkupazione sinistra della Rete, contaminato da chi sostiene una sinistra come quella italiana, massimalista e comunista, al governo (oltre che per -colpo di - mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere come scrivo nel mio tormentone) grazie ai cattocomunisti.
Ma adesso è il tempo delle scelte.
La Destra, nonostante questi tre mesi infausti, s’è desta anche in Rete.
Tocqueville ha dimostrato che più che spazi ci sono larghe praterie per i bloggers del Centro Destra.
Grazie a Tocqueville ci siamo trovati, ci siamo accorti di non essere isolati, anzi di essere parte di un gran bel gruppo.
Nel frattempo Il Castello si è trasformato e da blog scritto a più mani sta diventando un aggregatore, con confini molto chiari e determinati, per Castellani e non.
E’ nato anche Shockvillage .
C’è, da tempo, anche se in sonno dopo le politiche, B4CdL che in qualsiasi momento può trovare nuova linfa e già nella sua “dittamarca i confini.
E qualcosa mi dice che tutto questo fermento porterà anche a nuove iniziative, visto che dubito che la rinuncia alla cittadinanza di Tocqueville da parte di Watergate e Robinik li porti semplicemente ad operare come bloggers singoli.
Ognuna di queste iniziative ha un suo target, suoi presupposti e sue caratteristiche.
Vi sono bloggers che non faticheranno, legittimamente, a riconoscersi contemporaneamente in tutte le iniziative aperte o in cantiere.
E’ un po’ come l’insiemistica che quelli della mia generazione hanno appena sfiorato nelle medie.
Facciamo conto di tanti cerchi che, in alcune loro sezioni, si intersecano.
Ciò non toglie che si possa auspicare una casa comune … del Centro Destra, dei bloggers di Centro Destra che si riconoscono in questo Centro Destra , pur criticandolo – con critiche costruttive, per migliorarlo, non con la volontà di frantumarlo - a volte, quando è necessario, perché è da questo Centro Destra che dobbiamo partire per liberare l’Italia dai cattocomunisti e riprendere il cammino verso il futuro.
E, allora, la domanda che si pone per Tocqueville non può che essere: cosa vuoi essere da grande ?
L’aggregatore che ha in se tutti i bloggers di Centro Destra, liberi peraltro di esprimersi nel modo che ritengono migliore per marcare le loro identità che non vanno soffocate, oppure un blob (non un blog) trasversale, ibrido, che ha dentro il diavolo e l’acqua santa ?
Credo che la chiarezza paghi ed è chiarezza che si chiede a tutti i bloggers di Tocqueville prima ancora che alla Redazione che, mettendoci gran parte del lavoro e le macchine, quindi i soldi, sarebbe pienamente legittimata a decidere sulle scelte future.
Quindi la prima risposta deve essere data a questa alternativa: Ideazione , perché di questo si tratta, mette graziosamente a disposizione il supporto tecnico, lasciando a Tocqueville le decisioni “costituenti” secondo un principio di assoluta democrazia, oppure si riserva una “golden share” ?
Nel secondo caso, nulla questio, chi mette i soldi e gran parte del lavoro ha diritto ad imprimere la sua linea.
E il discorso per quanto riguarda Tocqueville si chiude qui.
Nel primo caso però, è necessario che la democrazia sia piena e tornerebbero attuali le regole di Watergate.
Ma prima ancora delle regole per l’elezione della Redazione e per la rotazione in home page dei post e il loro limite, dobbiamo definire i confini di Tocqueville, perché non sarebbe credibile un aggregatore di Centro Destra, perchè è così che è presentato al pubblico, che ospita post di supporters dei cattocomunisti e non scremi blog e post che travalicano, nel nome di una malintesa libertà di espressione, il buon gusto.
Personalmente ritengo che, semprechè Ideazione non reclami, ripeto:legittimamente, l’ultima parola nelle scelte, i confini li vedo corrispondere a quelli della Grande Destra, dai Riformatori ai Sociali, senza alcun limite a Destra ma, a sinistra, con il limite del sostegno alla maggioranza parlamentare uscita dagli scrutini del voto del 9 e 10 aprile.
Poi ci possono essere ulteriori ripartizioni e caratterizzazioni interne.
In tutto il mondo i liberali sono ben distinti dai conservatori, in Italia, per colpa di quel 30% di comunisti (neo, ex, vetero, post che sia), siamo costretti a stare assieme.
E non è detto che uno debba riconoscersi necessariamente tra i Lib o tra i Con.
Io mi ritrovo, sempre a grandi linee, ovvio, con un commento di Lontana ad un suo stesso post : liberista in economia e conservatore nei valori .
Ma anche sociale, fascista, federalista e nazionalista, a seconda dei singoli temi che possono essere messi in discussione.
Insomma: di Destra, senza bisogno di ulteriori precisazioni.
E così vedrei Tocqueville.
Il grande aggregatore che abbia al suo interno un sistema di aggregazione e composizione della home page basato sull’automatismo per gran parte e sulla scelta di una Redazione eletta dal basso per il top.
Il grande aggregatore che possa essere il riferimento di tutti i bloggers del Centro Destra, ma anche delle aggregazioni esistenti e in corso di creazione, più identitarie, che possono farvi parte sia attraverso i bloggers consociati, sia con una formula di partnership evidenziata nella home, cosicché ogni blogger single può anche individuare una casa identitaria che possa essere a lui più confacente.
Il grande aggregatore che unisca il Centro Destra in Rete, ma non si presti a fare cassa di risonanza di idee che non appartengono al Centro Destra, e nel rispetto delle identità crei quel “fusionismo” che, dal dibattito interno, dalle proposte, dalle idee, dalle elaborazioni delle singole menti e delle singole componenti, porti a quella risultante che formi il Centro Destra del futuro, quello che porterà a completamento le azioni, appena abbozzate, dal Governo Berlusconi, per trasformare l’Italia in una grande nazione Occidentale, con strutture, istituzioni e progetti degni del terzo millennio, senza alcun cedimento o concessione al gretto, arido e ignorante conformismo del politicamente corretto.

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06 luglio 2006

Aiutare la C.I.A. è un merito, non una colpa


Quando ero bambino, un fumetto molto diffuso era “l’albo del falco”, Nembo Kid.
Nembo kid che altri non era che il giovane Superman.
In quei fumetti, imparai a conoscere il mondo duplex.
Una Terra, situata in un universo parallelo, dove, sapendo quel che facevamo noi nel nostro universo, si piccavano di erigere a modello di vita esattamente il contrario: sennò che cavolo di mondo duplex sarebbe stato ?
Così loro avevano i concorsi per la più brutta della Terra duplex, il più debole della Terra duplex, chi prendeva meno voti governava (anche in Italia oggi …) e via con tutto il contrario di ciò che era la norma.
Naturalmente le storie potevano essere infinite, ma non credo, neppure nella più sfrenata e disinibita fantasia, che il creatore del mondo duplex potesse pensare che si perseguitassero le persone preposte a difenderci dai terroristi.
In Italia accade anche questo.
Rimosso, grazie ad una maggioranza tale per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, un autentico mastino come Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ecco che sono partiti i siluri contro gli Agenti della C.I.A. che hanno catturato un imam che predicava la violenza e sono stati persino arrestati due funzionari dei nostri servizi segreti, con l’accusa di aver collaborato con la C.I.A. in tale operazione.
Per non parlare di quello che, se rivolto ad altri giornalisti e giornali, sarebbe stato chiamato un "attentato alla libertà di stampa" con tanto di indignate reazioni e scioperi, mentre, poichè colpisce il vicedirettore e un redattore di "Libero", passa sotto silenzio: perquisizione in redazione e sequestro del computer dei giornalisti, rei (?!?) di aver fornito informazioni al Sisimi finalizzate ad aiutare la C.I.A.
Ma aiutare la C.I.A. - e i servizi segreti Occidentali - a proteggerci dai terroristi musulmani non è una colpa, è un merito !!!
Credo che i servizi segreti Occidentali abbiano fatto spesso e, spero, continuino a fare, operazioni come quella “incriminata” o comunque “coperte”, uniche efficaci per prevenire e sventare azioni terroriste.
Dubbia è la scelta di sparare nelle agenzie di stampa il nome dei funzionari arrestati (!!!) e dei giornalisti "incriminati" (sic !) per aver fatto (bene) il loro dovere nell’interesse di tutti noi, mettendoli quindi con la loro famiglia nel mirino della vendetta terrorista.
Ma soprattutto credo che a quei funzionari debba essere riconosciuto il merito (non la colpa !) di aver collaborato ad ingabbiare uno che, come minimo, è un istigatore e un “cattivo maestro”, quindi dovrebbero essere premiati, non incarcerati.
Qui si ripete lo stesso errore che ha commesso la Corte Suprema degli Stati Uniti, pensando di combattere il terrorismo musulmano con i metodi da verginelle, come se ci fosse da parte dei terroristi la reciprocità.
Di questo passo troveremo altri funzionari dei servizi segreti che agiranno per proteggere il nostro Benessere, la nostra Sicurezza, la nostra Libertà, la nostra Civiltà ?
O adesso dobbiamo aspettarci una politica delle “porte aperte” non solo nei confronti degli illegali (che questa specie di “governo” vorrebbe legalizzare a centinaia di migliaia senza neppure verificare chi ci sia in mezzo) ma anche dei terroristi che si troverebbero nelle condizioni di non poter essere efficacemente contrastati ?
Ma ci rendiamo conto che la strada per soccombere è proprio quella di dare ai terroristi tutte quelle tutele che sono dovute ad un cittadino, ma che nei loro confronti si trasformano in una arma in più contro di noi ?
Ma come è possibile credere in una "giustizia" che libera i "guerriglieri" e arresta (o vuole arrestare) chi sventa i disegni criminosi e assassini dei terroristi islamici ?
Con tutto il cuore solidarizzo con gli Agenti della C.I.A. e del Sismi, nella loro difficile azione al servizio di tutti noi, e con i giornalisti (e tutti gli altri) che li aiutano nella loro meritoria azione.

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05 luglio 2006

E andiamo avanti: Berlino !

Anche questa volta, anche giocando in casa, la Germania si è dovuta inchinare alla sua bestia nera.
Come già nel 1970, come già nel 1982.
Nessuna volontà, da parte mia, di sfruculiare i nostri amici tedeschi, ma certo che deve per loro essere un ben amaro destino quello di uscire sempre perdenti dal confronto calcistico ai mondiali, nelle partite che “contano” con l’Italia !
Una finale giocata bene (che non significa: una bella partita a parte il pathos per italiani e tedeschi), senza errori da entrambe le parti, ma con una superiorità "ai punti" dell'Italia certificata, prima ancora che dai due gol finali, da due legni e da una uscita "alla disperata" di Lehman su Perrotta.
Adesso ci aspetta la finale, contro il Portogallo (come spero) o contro la Francia (come temo).
E sarà comunque una bella finale.
Appassionante, comunque vada a finire.
E comunque vada a finire ringraziamo sin d’ora gli atleti azzurri, sicuramente migliori di quanto non fossero stati dipinti.
Hanno dimostrato di non essere vincenti per raccomandazione, ma di esserlo per le loro capacità pedatorie.
In particolare l’hanno dimostrato proprio quei calciatori, a cominciare da Buffon e Cannavaro, e quel C.T., Marcello Lippi, nel mirino della critica prima della partenza, da parte di chi avrebbe persino voluto, scrivendo una sentenza ancor prima che fosse formulata una accusa, che fossero esclusi dalla nazionale.
Per non parlare di chi, addirittura, voleva che la Nazionale si ritirasse dal mondiale o chi tifava per i nostri avversari.
Dove si sono nascosti quelli che reclamavano la rinuncia ai mondiali, l'esclusione di alcuni giocatori e tifavano per i nostri avverari ?
Lippi, Buffon, Cannavaro e gli altri hanno risposto con i fatti.
E questo dovrebbe anche far riflettere quanti hanno nelle loro mani il destino delle squadre in cui militano i nostri campioni.
Sì, perchè mentre a Dortmund i nostri Azzurri si apprestavano a regalarci le emozioni dell'enesima "partita della vita" contro la Germania, a Roma novelli Saint Just chiedevano l'annichilimento delle squadre che quegli stessi calciatori hanno cresciuto e fatto diventare campioni.
Squadre che possono essere amate o odiate, ma che rappresentano il nucleo portante del nostro calcio, per i loro meriti, che vanno riconosciuti, che trascendono le eventuali scorrettezze di alcuni dirigenti.
Ma di questo torneremo a parlare più avanti.
Per ora limitiamoci a godere l’ennesima vittoria sulla Germania, a gustare la semifinale di stasera tra Portogallo e Francia ed aspettare, con legittime aspirazioni la finalissima di domenica.

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04 luglio 2006

4 luglio: nascita di una Nazione


"Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le altre potenze della terra quel posto distinto ed eguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell'umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione. Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso di governanti; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo...."

Così inizia la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America.
4 luglio 1776.
A distanza di 230 anni esatti, la Dichiarazione mantiene intatta la sua forza dirompente e il suo profondo significato rivoluzionario.
Come per la Costituzione degli Stati Uniti, possiamo dire che gli anni non ne hanno scalfito l’importanza storica e l’intimo appeal per tutti coloro che vedono nel progresso continuo dell’Umanità il fine della nostra esistenza terrena.
Un progresso che si accompagna al Benessere, alla Sicurezza ed alla Libertà.
Vita, Libertà, Felicità.
Come nell’incipit della Dichiarazione.
A distanza di 230 anni continuiamo a render grazie a quegli Uomini che il 4 luglio 1776 scelsero la difficile via della secessione dalla Corona Inglese, cui comunque, come dimostra il rapporto particolare che esiste tra Regno Unito e Stati Uniti, riservano tuttora grande rispetto.
Di quegli Uomini ci sarebbe bisogno anche oggi in una Italia divisa e devastata da una maggioranza tale per - colpo di - mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere.
Un esempio mirabile di lungimiranza, la stessa che non ebbero i nostri costituenti (di cui Scalfaro è emblematico residuo) che privilegiarono le divisioni uscite dalla guerra persa dall’Italia.
E nonostante gli Stati Uniti abbiano ugualmente sopportato una guerra fratricida durata 4 anni, il 4 luglio è e resta una autentica Festa Nazionale, unica e per tutti.
Anche in questo una grandissima differenza rispetto alla nostra Italia dove vengono esaltate e ricordate solo quelle ricorrenze che non potranno mai essere feste di tutti, ma solo feste dell’odio.
E continua a stuzzicarmi, anche applicata alle vicende interne di oggi, l’incipit di quella Dichiarazione:
Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro …
Grazie, America !

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02 luglio 2006

Il grande imbroglio delle "liberalizzazioni" cattocomuniste


Ovvero: timeo Danaos et dona ferentes.

C’è da stropicciarsi gli occhi e le orecchie nel leggere e sentire i commenti sul decreto governativo venduto, come si vendono le auto usate, come “liberalizzazione”.
Addirittura ho letto un nuovo filone “ideologico”: liberalcomunismo … sa tanto di Cina, dove è lo sfruttamento delle grandi masse popolari ad arricchire le caste della burocrazia e del partito che continuano a soffocare ogni anelito di libertà.
Ma dove sta questa liberalizzazione ?
Gli entusiasti inneggiano alla eliminazione dei tariffari con un minimo e un massimo.
Ma questo porterà ad alzare gli onorari dei professionisti migliori, anche oltre il massimo precedentemente fissato, lasciando molti ingenui cittadine nelle grinfie dei meno qualificati.
E che cosa potrà opinare un cittadino se non ha un tariffario cui far riferimento ?
Altri sono entusiasti per la fine dell’agente monomandatario di assicurazione.
Ma dov’è la liberalizzazione ?
Questo è un obbligo bello e buono che potrebbe anche togliere dal mercato agenti e compagnie, riducendo l’offerta che, quindi, sarebbe più costosa per i cittadini.
Per non parlare della demagogia dei farmaci nei supermercati.
Che non abbasserà i costi (ci sono già quei farmaci formati dal principio, anche se non “di marca”) ma che darà il via a nuove consorterie tra farmacisti – che rischiano di essere deprofessionalizzati a impiegati – e gestori della grande distribuzione e … chi è re della grande distribuzione se non le coop rosse ?
E quale grande novità sarà la possibilità di aprire un forno senza particolari licenze ?
Forse si vuole agevolare la diffusione di pane … arabo ?
E perché poi solo i forni e non le edicole o le tabaccherie ?
Le associazioni dei consumatori pensano di aver maturato la loro vendetta nei confronti delle banche che, ora, dovranno comunicare i cambiamenti delle condizioni con 30 giorni di anticipo e i clienti avranno 60 giorni di tempo per chiudere, senza spese, il conto.
Come quasi tutte le iniziative di tali associazioni, il tutto si concretizzerà in un costo aggiuntivo, sin da ora le banche aumenteranno i costi di spese e commissioni per compensare le perdite future eventuali.
Potete avere sotto gli occhi quel che ha portato la “trasparenza” pretesa dalle associazioni dei consumatori: pagine e pagine di comunicazioni con norme contrattuali e condizioni, spedite periodicamente e, naturalmente, ogni spedizione ha un costo che viene puntualmente addebitato nei conti, come è giusto che sia perché la redazione, la stampa e la spedizione di tali documenti – obbligatori – sono un costo per ore di lavoro e spese vive, un costo che le associazioni dei consumatori si guardano bene dal pagare in proprio, ma vengono addebitate ai consumatori stessi.
E quale liberalizzazione sarà mai quella che consente l’apertura ad libitum dei negozi e … dei supermercati ?
E’ un modo come un altro per soffocare i “bottegai”, il piccolo commercio che offre, il più delle volte, qualità, per privilegiare le grandi catene (sempre cooperative rosse) che, con prodotti più scadenti e con la quantità, sono in grado di operare a costi inferiori, portando, in prospettiva, ad un abbassamento della qualità delle merci offerte.
Dei taxi ne parlano tutti i giornali e la possibilità per i comuni di estendere le licenze a cani e porci (di gradimento della giunta, s’intende) è un nuovo strumento clientelare messo in mano a maggioranze in prevalenza rosse e non mi meraviglierei se in questo modo, prossimamente, uscendo dall’aeroporto o dalla stazione, dovremo spiegarci a gesti con un tassista proveniente dal Ghana o dal Marocco, tanta è la demagogia che informerà le decisioni di aumentare le concessioni.
E, così, per inciso, pensando alla guerra dei taxi di Prodinotti, mi viene in mente la guerra analoga che il governo socialcomunista di Allende in Cile fece contro gli autotrasportatori, spiccando così il volo verso la (sua) fine.
E, infine, la grande beneficiata per le associazioni consumatori che, presumibilmente, stanno già cominciando a pensare come investire i denari che arriveranno dalle class action, cioè dalle azioni legali intentate per conto di gruppi di cittadini contro una determinata società.
Se, ad ogni stormir di fronda, certe associazioni dei consumatori si esibivano in fax ed esposti, cosa mai succederà adesso che potranno agire per vie legali ?
Ma, soprattutto, quante transazioni verranno effettuate per tacitare queste azioni ?
Non si capisce, quindi, per quale ragione sdilinquiscono anche certi “liberali”, più Tafazzi che altro, de noantri, visto che qua c’è solo una manovra che ottiene visibilità grazie ai soliti beccaccioni di sinistra cui si aggiungono alcuni del Centro Destra, traviati più dalla propaganda veicolata dai media di regime, che dalla reale conoscenza dei provvedimenti de quo.
E a proposito dei media: guarda caso non viene minimamente toccata, come altre, tra le quali quella dei magistrati, la casta dei giornalisti.
Un provvedimento che, sbagliando, non ha assunto il Centro Destra ma che poteva benissimo stare in una vera liberalizzazione, sarebbe stato quello di poter pubblicare, sotto propria responsabilità, un giornale.
Invece no, rimane l’ordine delle penne (rosse) e l’obbligo di un responsabile ivi iscritto.
Non sono toccate le riserve di patronati e caf in mano ai sindacati.
Non sono toccati i grandi gruppi economici che, infatti, per bocca della Confindustria, plaudono al provvedimento.
Non sono toccati i principali carrozzoni, quelli sì da liberalizzare e privatizzare: sanità e rai.
Mentre la liberalizzazione dei trasporti, limitata nel tempo, è condizionata dalla volontà dei comuni, con una nuova possibile orgia di transazioni sottobanco per ottenere la sospirata autorizzazione.
Da tutto ciò nelle tasche dei cittadini non arriveranno neppure quei, disprezzatissimi dalla sinistra, 400 euro di media derivanti dalla riduzione delle tasse.
Allora entrarono in tasca – e subito – denari sonanti, bersagliati da critiche e derisioni.
Oggi dovremmo esultare per delle previsioni – previsioni !!! – di recuperi futuri se e in quanto si utilizzeranno quei servizi ?
Ma, soprattutto, per smentire che siano reali liberalizzazioni, è sufficiente vedere il plauso che il provvedimento ottiene dai comunisti e dall’ala statalista della CdL (Follini e Alemanno).
Insomma, ancora una volta, il connubio tra poteri forti detentori della possibilità di comunicare e il cinismo dei cattocomunisti ha venduto un prodotto inesistente o taroccato.
Spiace rilevare che anche alcuni veri liberali ci siano cascati come polli in preda all’aviaria.
Ma come terminava quella barzelletta di tanti anni fa ?
Non è totoro quello che luccica.
Bisogna solo guardare un po’ meglio, dietro il fumo della propaganda.

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01 luglio 2006

Amarcord:Italia Germania, 4 a 3

L'Italia ha battuto l'Ucraina e, sulle ali dell'entusiasmo ritrovato, affronterà in semifinale la Germania.
Chissà perchè noi Italiani siamo la bestia nera dei tedeschi.
Loro si ritengono (forse lo sono) più forti fisicamente, più disposti al sacrificio, più organizzati, almeno fino a prima del quinquennio di Governo Berlusconi erano più ricchi (presumibilmente adesso torneranno ad esserlo ...), eppure, quando le nostre Nazionali si incontrano, subiscono.
Nel 1982 persero la finale mondiale a Madrid, ma la partita che più è rimasta nella storia del calcio, quella che suscita, ancora oggi brividi di emozione, fu la semifinale di Messico 1970.
17 giugno 1970.
Io c'era, direi con il Manzoni.
Stavo preparando gli esami di licenza media.
Per uno dei tanti scioperi (in questo caso dei professori) con cui la triplice sindacale affossò la nostra economia, la nostra produzione e tutta la vita italiana in quegli anni (a luglio 1970 si sarebbe dimesso il Governo presieduto da Mariano Rumor, proprio per reazione all'ennesimo sciopero generale proclamato dalla trimurti che, così, venendo meno l'interlocutore, fu costretta a revocarlo) e nei successivi, l'esame era rimandato di giorno in giorno.
Uno sciopero che ricordo perchè ne beneficiai in quanto, terminato, per svolgere rapidamente gli esami furono soppresse tutte le prove scritte tranne quelle di italiano e di latino (facoltativo, ma obbligatorio per chi voleva iscriversi al classico).
E per uno che non aveva problemi proprio in quelle materie, mentre zoppicava in matematica ed era stato ammesso all'esame con l'insufficienza in disegno era un bel viatico.
L'esame, infatte, andò ottimamente.
E mentre tutti noi ci dividevamo tra le partite in notturna (o quasi) dal Messico e la preparazione a questi esami che non arrivavano mai, cadde l'evento sportivo che ancor oggi ricordiamo con la nostra adolescenza.
Erano gli anni delle polemiche sulla staffetta Mazzola/Rivera.
Sandro Mazzola, più combattente, di lui si diceva che faceva arrivare prima il pallone, ma meno preciso.
Gianni Rivera, sornione, detto "l'abatino" dotato di grandissima classe (e altrettanta spocchia) pennellava palloni d'oro per un attacco che, venuto meno per una appendicite Petruzzu Anastasi, poteva contare su Rombo di Tuono, Giggggggi Riva, e su Roberto "Bonimba" Boninsegna (in panchina Pierino Prati).
Una difesa da sogno, con Zoff, Burgnich, Facchetti, Rosato (che la dea bendata ci regalò al posto dell'infortunato Comunardo Niccolai, esperto in autogol) e Pierluigi Cera, un libero d'altri tempi, mastino e roccioso.
E poi "Picchio" De Sisti, il Pirlo dell'epoca e Angelo Domenghini, un tornante che aveva la maratona nei polmoni.
Una squadra che andava ai mondiali dopo la figuraccia del 1966 in Inghilterra, quando fummo eliminati dalla Corea del Nord.
Corsi e ricorsi storici, anche quest'anno è il mondiale "dopo" l'eliminazione per mano di un'altra Corea, quella del Sud.
E siamo di nuovo in semifinale, contro la Germania.
Corsi e ricorsi.
Nel 1970 la Germania arriva alla semifinale contro la "bestia nera" Italia dopo essersi spolmonata in un durissimo incontro, finito ai supplementari, con l'Inghilterra che l'aveva sconfitta in finale nei mondiali di 4 anni prima, con mia grande soddisfazione: ero in vacanza a Selva di Valgardena e i tutristi tedeschi non facevano che sfottere noi italiani, eliminati dalla Corea, mentre loro marciavano trionfali verso la finale.
Ad ogni partita della Germania "tifavo" per la squadra avversaria e, finalmente, l'Inghilterra mi diede soddisfazione ... sarà per quel lontano episodio che sono diventato così anglofilo ?
Corsi e ricorsi.
La Germania del 2006 arriva in semifinale con la sua "bestia nera" Italia dopo essersi spolmonata fino ai supplementari contro l'Argentina e aver consumato preziose energie psicofisiche con i calci di rigore.
Lungi da me trarre conclusioni affrettate (quest'anno si gioca anche in Germania e in precedenza - 1954 e 1974 - i tedeschi hanno sempre vinto il mondiale da loro organizzato), però ...
Ed eccoci, dopo 36 anni ad aspettare un'altra semifinale mondiale Italia- Germania, con nel cuore il ricordo di quell'indimenticabile giugno 1970.
Con la speranza che il 4 luglio 2006 sia come il 17 giugno 1970.
E' il bello del calcio, lo sport più amato dagli italiani, che si intreccia con la nostra vita e rimane, indelebile, nei nostri ricordi più belli.


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