Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

10 luglio 2024

Trappola per Giorgia

Continuano le indiscrezioni sulle manovre in corso per confermare la Von der Leyen quale presidente della commissione europea.

Pare che la signora non sia neanche partita per Washington al vertice Nato, costretta, come dicono che sia, ad inseguire i voti da tutte le parti.

La situazione è nota, i cattocomunisti in versione europea hanno visto confermata la loro maggioranza, esigua ed a rischio franchi tiratori se consideriamo la triade che ormai da tempo occupa quelle posizioni (popolari, socialisti e liberali), più larga se in formato francese con l'aggiunta dei verdi e dell'estrema sinistra.

Ma una tale formazione rischia di spaccare il partito popolare, maggioranza relativa, dove convivono i democristiani con la testa rivolta a sinistra e i veri popolari (greci, spagnoli, bavaresi) che preferirebbero chiudere a sinistra e aprire all'Ecr della Meloni.

Naturalmente gli altri, come le stelle, non stanno a guardare e, promotore Viktor Orban che si dimostra un politico di razza, hanno costituito quello che, in breve tempo, è diventato il terzo gruppo parlamentare, i Sovranisti d'Europa, nonostante anche loro si siano inchinati davanti alle fole antifasciste nella chiusura all'Afd che, a sua volta, pare sia riuscito comunque a costituire un gruppo autonomo con altri partiti di varie nazioni.

I popolari, per risolvere il loro problema, stanno tentando un'operazione spregiudicata: staccare Fratelli d'Italia da ogni alleanza con il resto della Destra europea, per utilizzarne i voti, senza una apertura formale, riuscendo in tal modo a compattare i propri aderenti e a non rompere con i socialisti.

Sono certo che la Meloni capisca perfettamente che accettare l'impostazione di Weber che, da un lato, si spertica in elogi per lei e, dall'altro, non solo chiude persino al riparto delle cariche istituzionali con i Patrioti, ma pensa di sostituire Orban quale presidente di turno dell'unione, significherebbe cadere in una trappola in cui a rimetterci sarebbero soprattutto lei e Fratelli d'Italia.

E' lo stesso tipo di trappola in cui cadde Salvini nel momento in cui prima entrò al governo con Draghi e i cattocomunisti e poi votò per la rielezione di Mattarella.

La conseguenza fu che la Lega, da partito guida del Centro Destra al 34%, scese rapidamente fino al 9% delle europee 2024 con la contemporanea ascesa di Fratelli d'Italia dal 6% all'attuale 29%.

Se la Meloni cadesse nella trappola di Weber, per una vicepresidenza o anche per un commissario di peso nella commissione, si innesterebbe il processo inverso, perchè noi Elettori di Centro Destra non iscritti e non impegnati in un partito, abbiamo la fortuna di avere due forni equivalenti da cui comprare il pane: Lega e Fratelli d'Italia e se uno dei due sforna pagnotte non gradite, acquistiamo dall'altro, soprattutto se sembra aver capito quale tipo di lievito usare per farci contenti.

Fuor di metafora andreottiana, Salvini e la Lega hanno perfettamente compreso l'errore e tutto sta a dimostrare che non intendono ripeterlo.

La costituzione del gruppo dei Patrioti, le posizioni assunte sulla riconferma della Von der Leyen, gli emendamenti per togliere gli obblighi vaccinali per i minori, la posizione equilibrata sulla guerra in Ucraina, sono tutte indicazioni su una ritrovata affidabilità della Lega che, tra l'altro, può contare sul Generale Vannacci che non è arretrato di un millimetro dalle condivisibilissime posizioni espresse nel suo libro "Il mondo al contrario" che è un prontuario, se non un manifesto, per una Destra moderna, non più succube delle argomentazioni, delle parole d'ordine e del lessico dei cattocomunisti e del politicamente corretto woke, omosessuale, verde, immigrazionista e similari.

Ancora questo sentimento non si è tradotto in un travaso di voti da Fratelli d'Italia alla Lega perchè la Meloni è molto abile nel tenere il punto con una certa coerenza, coniugando la posizioni ideali con il realismo politico dovuto da un presidente del consiglio.

Ma ascoltare le sirene di Weber no, non supererebbe la prova coerenza, soprattutto se un tale cedimento dovesse essere fatto usando come sgabello la discriminazione verso gli altri gruppi della Destra europea.

Sono convinto che la Meloni lo sappia ma chi può è meglio che glielo rammenti, sempre.

09 luglio 2024

La Destra a due punte in Europa

Terminata l'ordalia elettorale con le votazioni europee e quindi le elezioni britanniche e francesi, si torna alla realtà.

Un esercizio molto difficile per i cattocomunisti che sono obbligati a rincuorare le truppe a prescindere dalla verità e dai numeri, ma in ciò sono coadiuvati da una stampa serva che, ormai da anni, non svolge, in maggioranza, il suo compito informativo, per supplire con una incessante propaganda all'assenza di Ideali, Valori e Progetti della sinistra.

Su X uno dei pochi giornalisti che commentano in modo appropriato (Fabio Dragoni) ha scritto (sintetizzo) che la differenza tra la Destra in Italia dove governa con una solida maggioranza e in Francia dove è arrivata ad essere maggioranza relativa ma ancora tutti gli altri si coalizzano a prescindere da un programma di governo comune, si chiama Berlusconi che nel 1994 "sdoganò" la Destra.

Ho commentato dicendomi d'accordo, ma ricordando che la crescita del Rassemblement National, in proprio, senza aiuti esterni, senza bisogno di garanti, è più costante e solida di quella della Destra Italiana chiamata sempre a dimostrare di essere "cambiata" e che, purtroppo, a volte (come per la reprimenda ai ragazzi di Gioventù Nazionale) casca nella trappola del volersi dimostrare ligia ai canoni del conformismo politicamente corretto.

Ma il risultato che emerge dalle varie elezioni è una crescita omogenea, ovunque, della Destra Nazionalista.

Una volta l'area era occupata in gran parte dai popolari, erano loro la unica, vera alternativa, la famosa "diga" contro il socialcomunismo.

Da molti anni la diga dei popolari ha mostrato tutte le sue crepe e sono talmente tante che non basterebbero neppure tutte le dita di un volonteroso segretario per tapparle.

Allo smarrimento di una larga parte dell'elettorato che non ne vuol sapere dei socialcomunisti e, ancor meno, dei verdi, ha quindi fatto seguito la ricerca di una casa che rappresentasse il sentimento profondo per chi ormai non aveva più rappresentanza e l'ha trovata nella Destra, il cui cantiere è sempre stato in evoluzione, in Italia come nelle altre Nazioni.

Nella scorsa legislatura la Destra era divisa, con alcuni partiti ancora presso i popolari (come l'ungherese Fidesz), persino tra i liberali (i cechi di Ano), i non iscritti (Alba Dorata e chi l'ha sostituita e quindi, in ultimo, l'Afd tedesca) e in due grandi raggruppamenti, i Conservatori con gli Italiani di Fratelli d'Italia, i polacchi del Pis e gli spagnoli di Vox e Identità e Democrazia con gli Italiani della Lega, i francesi del Rassemblement National, gli austriaci del Fpoe e gli olandesi del Partito della Libertà.

Passate le elezioni francesi la situazione di è evoluta e semplificata e, adesso, la Destra gioca essenzialmente con due punte: i Conservatori che hanno perso Vox passata al nuovo gruppo dei Patrioti d'Europa fondato dall'ungherese Orban uscito dal ppe e che quindi ha aggregato, via via, i cechi che hanno abbandonato i liberali, Vox che ha abbandonato i Conservatori e, negli ultimi giorni il partito della Libertà olandese, l'Fpo austriaco, il Rassemblement National francese e la Lega che hanno sostanzialmente fatto confluire ID nel nuovo gruppo che, così, è diventato il terzo nel parlamento europeo con 84 seggi, ai quali si possono aggiungere nei lavori parlamentari i 78 dei Conservatori.

La sommatoria dei due gruppi raggiungerebbe quota 162, più dei socialisti e se la smettessero di creare barriere, genuflettendosi, davanti alle ingiunzioni della sinistra, con l'Afd e gli eredi di Alba Dorata insidierebbero il primato dei popolari.

Una tale prospettiva sarebbe la mia preferita, senza tanti calcoli sul fatto che due gruppi, apparentemente uno più moderato e l'altro più identitario, potrebbero essere maggiormente attrattivi per partiti ed elettori di confine.

Mi sembra, infatti, che la costruzione di una alternativa alle consorterie dominanti, quelle politiche succube di quelle affaristiche e finanziarie, possa raggiungere i propri scopi in modo stabile, sia pur in tempi più lunghi, costruendo la propria forza dal basso, senza scorciatoie, come ha fatto il Rassemblement National in Francia.

Ho però l'impressione che, forse anche a causa delle responsabilità di governo della Meloni e quindi di FdI, non sarà quella la strada che verrà seguita.

La Destra, quindi, giocherà questa legislatura a due punte, apparentemente come quella passata, ma con una forza numerica non solo maggiore in termine di seggi, ma anche di adesioni per partiti che in precedenza avevano aderito ad altri gruppi.

Aspettando la terza punta, come in Italia, dove a Fratelli d'Italia e alla Lega si aggiungono i popolari di Forza Italia.

E tra i popolari sono tanti a non condividere l'alleanza con la sinistra, ben consci dei danni già prodotti nell'aultima legislatura, soprattutto a causa degli invasati eco ambientalisti.

Una, due o tre punte, con o senza battitori liberi, l'importante, però, è che azzannino la Von der Leyen o chi per essa, trasformando il parlamento europeo in un campo di battaglia per, almeno, fermare la deriva verde, woke, lgbt, antioccidentale, che vuole cancellare la nostra Cultura e millenni di Civiltà e che sta rovinando l'Europa e il mondo intero.

Mi auguro di vedere dei bei fuochi artificiali (e speriamo che siano solo artificiali ...).

08 luglio 2024

Viva la Francia ingovernabile

I cattocomunisti, ancora una volta, hanno vinto ... all'estero.

O, almeno, credono di aver vinto.

I risultati ormai consolidati dopo il ballottaggio dicono che il fronte popolare ha ottenuto 182 seggi, 168 la coalizione di Macron e 145 il Rassemblement National.

In termini di voti, però, il Rassemblement National si conferma primo partito con oltre 10milioni di voti, contro i 7 milioni del fronte popolare e i poco più di sei di Macron.

Poi ci sono gli altri tra indipendenti e gollisti.

La vittoria è quindi senza maggioranza parlamentare, perchè è solo una vittoria "contro", in cui tutti hanno giocato ad impedire la vittoria del Rassemblement National, senza una base, un programma, un progetto comune.

Se nel pre voto si diceva che RN non avrebbe potuto governare con i previsti 220 seggi, come può farlo una coalizione di partiti di estrema sinistra con 180 ?

Ancora una volta determinante si è rivelato il sistema elettorale, con il maggioritario a doppio turno che appare peggiore non solo dell'uninominale a turno unico inglese (dove con il 33% i laburisti hanno ottenuto una solida maggioranza del 65% dei seggi e potranno governare, senza compromessi, per cinque anni) ma persino dello sgangherato sistema italiano voluto dal PD, dove la Coalizione di Centro Destra ha ottenuto una solida maggioranza in seggi ottenendo comunque il 46% dei voti (divenuti 48% alle europee 2024).

La Francia è così ingovernabile, visto che il programma dell'estrema sinistra (che non è quella di tutto il fronte popolare, ma del più esagitato Melanchon) è incompatibile sul piano economico, in politica estera e sociale con quello di Macron.

Leggo che oggi in tanti stanno scrivendo su come la Francia potrà uscirne: male, potrà uscirne solo male, con grande beneficio dell'Italia che, con la stabilità governativa che abbiamo, potrà avvantaggiarsi dalle difficoltà, peraltro già emerse nei fondamentali economici, di Germania e Francia.

Poi, sicuramente, molto italianamente (magari si affideranno ai Letta e Gozi e agli altri insigniti della legion d'onore) riusciranno ad abbozzare un programma comune, affidato ad un Conte o ad un Gentiloni francese che obbedirà, con il cappello in mano, alle diretive di Bruxelles e darà un contentino all'estrema sinistra accentuando la deriva su omosessuali, verde, immigrati e tutto ciò che non interessa l'unione europea preoccupata solo dei tappi delle bottiglie e di pompare denaro nelle multinazionali con leggi che ne promuovino i prodotti, mascherandoli da transizione verde.

Forse riusciranno a convincere i gollisti (una quarantina di seggi) e i socialisti (circa settanta all'interno del fronte popolare) ad unirsi a Macron per una maggioranza molto instabile e molto ballerina.

Però e noi Italiani lo sappiamo benissimo, quei governi porteranno più danni che benefici e il Rassemblement National, che già adesso ha raddoppiato i seggi, potrà crescere ancora, fino a superare ogni collusione contro natura tra sinistra e centro.

Adesso la Destra europea si unifichi nel gruppo dei Patrioti di Orban per far vedere i sorci verdi all'ancien regime di Bruxelles, arroccato nei suoi privilegi e nella sua nociva inutilità.


07 luglio 2024

La Destra che verrà

In attesa dell'esito dei ballottaggi francesi che, credo, siano attesi con maggior ansia dalle parti dei cattocomunisti che dalle nostre, la politica internazionale procede senza soste e la locomotiva sembra essere l'odiato (dai cattocomunisti) Primo Ministro Ungherese Victor Orban.

Dal primo luglio l'Ungheria, quindi il suo Primo Ministro, presiedono per sei mesi l'unione europea e Orban si è subito recato a Kiev (nessuno ha avuto nulla da ridire) e poi è volato a Mosca e qui si sono alzati i toni apocalittici dei guerrafondai che vogliono combattare la Russia, fino all'ultimo ucraino.

Avrei preferito se questo ruolo da mediatore fosse stato assunto dall'Italia ma, purtroppo, la nostra posizione internazionale è stata compromessa con Draghi e il suo trenino per Kiev con Macron e Scholze (e forse pure Sanchez).

Orban fa quello che dovrebbe fare qualsiasi persona di buon senso che ricopra un incarico che lo autorizzi a trattare con i belligeranti: cercare un compromesso per la pace.

Orban, puramente e semplicemente, supplisce alla cronica assenza, inutilità e nocività dell'onu e del suo segretario generale, che se ne sta chiuso nel suo ufficio a blaterare di palestinesi, invece di mettere il culo su un aereo e fare la spola tra Mosca e Kiev fino al raggiungimento di un accordo di tregua.

Ma Orban non guarda solo alla pace in Ucraina, ma anche al futuro di questa unione europea e, allora, ha preso l'iniziativa per costruire, mattone dopo mattone, una alternativa alla coalizione contro natura di popolari, socialisti, liberali e verdi (a mezzo sull'uscio).

Nel giro di poco tempo ha raggruppato i partiti nazionalisti di sette stati, in un numero sufficiente per fare un gruppo.

Presumo che lunedì, dopo il voto francese, vi aderiranno anche il Rassemblement National e la Lega, consentendo così a tale gruppo di superare i conservatori della Meloni e assestarsi al terzo posto.

Suppongo che, come sempre accade, l'attrattiva di un tale raggruppamento sia tale da poter catalizzare l'adesione di altri piccoli partiti.

Si realizzerebbe così una situazione in cui a fronte di una ammucchiata alla francese che comprende popolari, socialisti, liberali, verdi e sinistra estrema (quella dove vanno a braccetto Fratoianni e la Salis con Conte i cinque stelle) ci saranno due forti raggruppamenti di destra.

Il partito PIS polacco ha manifestato un certo imbarazzo nell'ipotizzare un accordo con la Von der Leyen e sembrava che fosse in procinto di uscire dal gruppo dei conservatori per unirsi a quello dei Patrioti.

Un nome che dovrebbe essere accattivamente anche per Fratelli d'Italia e se il PIS con FDI dovessero optare per aderire al gruppo inventato da Orban, allora il numero di seggi lieviterebbe, superando i socialisti al secondo posto e, con l'aggrgazione di partiti minori appartenenti alla stessa area, anche minacciare il primo posto di un partito popolare che sarebbe così isolato sulla destra dell'ammucchiata e in minoranza all'interno della stess, con i conseguenti mal di pancia tra i popolari più sani.

In questo quadro restano per ora sullo sfondo i partiti come l'Afd tedesca e gli eredi di Alba Dorata in Grecia, il cui apporto potrebbe essere determinante per caratterizzare politicamente e numericamente il gruppo.

Ma c'è anche una seconda visione e, cioè, l'opportunità che, pur rinunciando a puntare al gradino più alto del podio, i due gruppi di destra restino separati, accreditando i Conservatori come possibile forno alternativo, molto gradito ai popolari sani, rispetto a quello socialista e verde.

L'attivismo di Orban, alla fine, sta ottenendo quello che tante chiacchiere non hanno ottenuto in passato: mettere in crisi una struttura di potere autoreferenziale e che si alimentava con le sue stesse dichiarazioni.

Il cantiere messo in piedi da Orban (chissà se in collegamento con la Meloni che ha incontrato a Roma pochi giorni fa) sta quindi creando i primi frutti, mettendo, alla fine, con le spalle al muro la parte sana dei popolari che dovranno, alla fine, scegliere se stare con la Destra o se accucciarsi all'ombra protettiva dei cattocomunisti.

Con il rischio di subire lo stesso smottamento che hanno subito in patria Scholz e Macron.

06 luglio 2024

La sinistra tra malafede e ignoranza

I socialisti inglesi hanno vinto le elezioni ed è un tripudio da parte dei cattocomunisti italici.

Quello che loro e le loro veline di stampa, radio e televisioni non dicono è che il Labour ha vinto con il 33% dei voti espressi, solo un punto in più del 2019 e con la stessa percentuale ottenuta al primo turno francese dal Rassemblement National cui, però, i cattocomunisti italici, al seguito dei loro simili francesi, negano la legittimità a governare (N.B.: alle ultime europee la Coalizione di Centro Destra ha ottenuto il 48% dei voti in aumento del 2% sulle politiche del 2022).

Di più.

I voti ottenuti dai laburisti sono mezzo milione in meno di quelli ottenuti nel 2019.

La sommatoria dei voti e delle percentuali dei Conservatori e del Reform Party di Nigel Farage supera abbondantemente (38% e 11 milioni di voti) quelli dei laburisti.

Il Reform Party è arrivato terzo, davanti ai liberaldemocratici che però hanno ottenuto dieci volte i seggi del partito di Farage.

In termini di seggi i laburisti hanno avuto, con il 33% dei voti espressi, il 63% dei seggi (412 su 650)

Immaginiamo solo cosa sarebbe accaduto, quante urla e manifestazioni, scioperi ed editoriali sul Fascismo di ritorno se da noi il Centro Destra, con il 33% dei voti avesse ottenuto il 63% dei seggi.

Eppure nel Regno Unito, nessuno ha gridato allo scandalo, nessuno delegittima la vittoria socialista, nessuno si mette a fare astrusi calcoli riproporzionando i voti ottenuti alla percentuale degli elettori (60% contro il 67% del 2019), asserendo che solo il 19% degli Inglesi ha votato per i laburisti.

Al contrario sia Sunak che Farage hanno riconosciuto l'esito del voto, senza alcuna acrimonia.

Dal canto suo Starmer, il nuovo Primo Ministro, ha già composto il suo governo ed annunciato i primi due provvedimenti: fine della ricollocazione in Ruanda dei clandestini e aumento delle tasse.

Così chi non ha votato perchè scontento dei Conservatori e chi ha votato laburista, subisce subito la prima tosata.

Le differenze con l'Italia (e con la Francia dove stanno già organizzando manifestazioni di piazza qualora dovesse vincere la Destra) sono abissali, esattamente come quelle tra chi ha da tempo metabolizzato il significato di "democrazia" e chi ancora non ha trovato la parola sul dizionario per, almeno, cercare di leggerne la definizione.

Ed emerge così quel mix tra malafede (dei capi popolo) e ignoranza (di chi li segue) che è il tratto distintivo della sinistra in Italia (e in Francia).

Qui da noi, Schlein e compagni si oppongono a tutto ciò che ha reso il Regno Unito una grande Nazione, a cominciare da un sistema elettorale e di premierato che possa garantire una stabile maggioranza di governo in grado di mettere in pratica il programma votato dagli elettori, senza subire sgambetti da altre istituzioni, burocrati o magistrati.

E' la ragione per cui la Meloni ha definito la riforma del premierato "la madre di tutte le riforme".

E' la ragione per cui i cattocomunisti vi si oppongono strenuamente.

05 luglio 2024

La superiorità del maggioritario uninominale a turno unico

Gli Inglesi hanno votato ieri ed oggi avranno già il nuovo Primo Ministro.

Si potrebbe chiudere qui a dimostrazione della superiorità del sistema elettorale maggioritario, uninominale a turno unico: il primo che arriva, vince.

Una garanzia di stabilità, di passaggio indolore delle consegne, di esclusione di ogni compromesso, mercato delle vacche, do ut des, suk mediorientale cui assistiamo in Francia, dove, al termine di tutte quelle manovre e manovrine, i cosiddetti antifascisti che si autodefiniscono "blocco repubblicano" (non sapevo che il Rassemblent National fosse monarchico ...) non hanno neppure una base comune ed escludono di governare insieme, con ciò dichiarando una manifesta ingovernabilità a meno che la Destra non riesca a vincere con la maggioranza assoluta in barba a desistenze e mercimoni.

Nel Regno Unito, invece, non solo a ventiquattro ore dal voto avranno già il Primo Ministro, ma ci sarà una maggioranza coesa, che ha corso su un programma premiato dagli elettori.

Non solo, nel Regno Unito chi entra al governo avrà un periodo di tempo per sviluppare la sua politica senza l'ansia dei sondaggi quotidiani e dello stillicidio di transumanze degli eletti.

Da oggi nel Regno Unito governeranno i laburisti, dopo 14 anni di governi conservatori che sono seguiti a 13 anni di governi laburisti che a loro volto avevano fatto seguito al periodo d'oro della rinascita britannica con i 12 anni della Thatcher cui si aggiunsero, in appendice e senza soluzione di continuità, i 6 anni di John Major, entrambi conservatori.

Periodi lunghi, che hanno consentito a tutti i governi, di un colore e dell'altro, di realizzare il programma o di dimostrarsi inadatti a farlo.

E nessuno che delegittimi l'altro, anche se la percentuale dei voti ottenuti dai laburisti per dominare la camera bassa è di 14 punti inferiore a quella ottenuta dalla Coalizione di Centro Destra cui i cattocomunisti obiettano di non rappresentare la maggioranza dell'Italia, ascrivendosi per intero gli astenuti.

E' una delle tante occasioni in cui mi piacerebbe essere Inglese.

04 luglio 2024

Il bene comune

Da Mattarella via via scorrendo per tutti gli altri capi e capetti della sinistra del nuovo fronte popolare, inclusi i rientranti Renzi e Calenda, fino all'agit prop in rete o nei pranzi con amici che non capisce ma si adegua a tutto, è un gran parlare, un riempirsi la bocca di "bene comune".

Ma questo "bene comune" non si sa cosa sia, perchè appena si arriva al dunque constatiamo che i vessilliferi del fronte popolare cattocomunista blaterano essenzialmente di antisemitismo, antifascismo, saluti romani.

Poi si oppongono strenuamente a tutte le riforme che porterebbero l'Italia ad un efficientamento delle proprie strutture, a cominciare dalle regioni che con una autonomia (se non con un sistema federale) sarebbero costrette ad affidarsi ad amministratori capaci di far rendere le ricchezze che ognuna delle nostre regioni ha, valorizzando le sue caratteristiche peculiari, invece di eleggere cacicchi che si adagiano sull'assistenzialismo ed i trasferimenti di fondi da Roma.

Si oppongono al premierato, non parliamo del presidenzialismo, non si sa bene perchè, visto che blaterano solo di "democrazia" senza conoscerne il significato.

Si oppongono alla riforma della giustizia, preferendo mantenere un sistema che tiene agli arresti domiciliari un semplice indagato come il Presidente della Liguria Toti che non è certo accusato di omicidio, ma lascia libero, anche alla vigilia della sentenza definitiva, un soggetto sul quale si addensano sospetti di omicidio, confermati dalla sentenza, dandogli l'opportunità di rendersi irreperibile.

Pretendono più soldi per la sanità pubblica (un Moloch che divora risorse) quando già sono stanziati più miliardi di ogni altro periodo, ma non forniscono indicazioni sulle coperture finanziarie.

Pretendono di cambiare il modello di sviluppo per fantomatiche esigenze ambientali, ma non dicono come dovremmo pagare i costi enormi di tale (inutile e non sentito) cambiamento.

Poi si esaltano per alleanze contro natura, fondate solo sull'odio, senza un programma, senza un progetto, senza una prospettiva di governo, solo per appplaudire perchè si sono "fermati i fascisti".

Perchè poi, alla fine, il "bene comune", dei cattocomunisti si identifica con la conservazione delle loro posizioni di potere che è un unico con le loro retribuzioni.

Guardate i cinque stelle che, dopo essere stati nel 2019 determinanti per l'elezione della Von der Leyen e della sua disastrosa commissione, oggi, rifiutati dai liberali e probabilmente da altri gruppi, sono andati a bussare alla porta del gruppo di estrema sinistra che comprende la Salis e la Rachete, cioè una che è sotto processo con accuse gravissime per reati contro la persona ed è già stata condannata per reati contro la proprietà e un'altra che si è resa protagonista di una azione violenta in mare contro una nostra motovedetta, poi graziata per il soccorso delle toghe rosse.

Guardate Renzi e Calenda, vessilliferi del centro, del terzo polo.

Dopo aver preso una solenne batosta e avendo finalmente compreso che l'unico centro in Italia è rappresentato da Forza Italia, stano bussando alla porta del pd per rientravi con la coda tra le gambe, salvo poi, una volta riassestatasi, ricominciare a fare la fronda a chiunque ne sia il segretario.

Il bene comune per i cattocomunisti è, in realtà, un danno permanente per tutti noi, per i cittadini che lavorano, che aspirano ad una giustizia che li protegga da ladri, rapinatori e assassini, che vorrebbero un governo forte che difenda gli interessi nazionali in tutte le sedi, amministratori locali che non si occupino di Zaki o di politica estera, ma di riparare e tenere pulite le strade, valorizzare le risorse locali, garantire la salvaguardia di una Tradizione.

Certamente ci sono quelli che, con la bava alla bocca, urlano contro Israele e poi additano altri come antisemiti, quelli cresciuti a pasta asciutta antifascista salvo poi applaudire confinamenti ed esclusioni dal lavoro e dallo stipendio per chi non si adegua alle scelte imposte dalle consorterie farmaceutiche globali, quelli che si fanno prendere dalle convulsioni per un saluto romano, ma inneggiano abitualmente ad un terrorista assassino come Guevara, mostrando il saluto comunista.

Ci sono e, purtroppo, rappresentano una grandissima palla al piede per tutta la nostra Civiltà e la nostra Società.

Ma prendere conoscenza che ci sono, significa anche dare loro la rilevanza che meritano, non scendere al loro livello, non dare spiegazioni e non piegarsi alle loro pretese di rendere omaggio alla loro liturgia antifascista.


03 luglio 2024

I Vecchi, quelli Grandi e quelli che lo sono molto meno


Lo spunto viene dalle impressionanti immagini di Biden, presidente degli Stati Uniti, non solo durante il dibattito con il precedente Presidente Trump, ma in tutte le riprese dove appare suonato come un pugile dopo un k.o. e lo si considera "vecchio", a 81 anni.

Poi viene da pensare che Mattarella di anni ne ha 83 e Bergoglio ne farà 88 a novembre, ma quelli sono portati in palmo di mano.

Accade quindi che un grande giornalista come Vittorio Feltri, le cui direzioni hanno portato copie vendute e seguito di lettori, dimostrando il suo valore professionale e personale, esprima sue valutazioni sulla politica, sulle persone, sulle situazione e venga subissato da insulti che pongono in primo piano la sua non più verde età.

Contemporaneamente una signora di 93 anni che non si capisce in cosa abbia "illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario" (art. 59 della costituzione antifascista nata dalla resistenza bla ... bla ...bla ...) tanto da essere nominata senatore a vita (che speriamo vengano soppressi con la riforma attualmente al secondo di quattro passaggi parlamentari) esprima uguali giudizi su altre situazioni e altre persone e viene invece portata in palmo di mano, esaltata come un oracolo e riverita come una divinità.

Alla fine si capisce che non è l'età a rendere qualcuno un vecchio imbornito o un saggio e fulgido esempio, ma è quello che dicono.

Se fanno affermazioni funzionali alla narrazione che viene imposta tramite una stampa quasi tutta allineata a sinistra, con i più vieti concetti di inclusione, allora sono da elogiare ed ottengono aperture di giornali, radio e televisioni.

Se, invece, dicono quello che pensano senza infingimenti e senza ipocrisia, allora vanno messi all'indice, ridicolizzati e si vorrebbe impedire loro di esprimersi.

Alla fine è sempre una questione di schieramento.

Un pregiudizio che impedisce di riconoscere i meriti reali, ma privilegia l'appartenza alla propria cerchia.

Ecco perchè la sinistra è stata presa dal ballo di San Vito quando la Meloni ha istituito il ministero dell'Istruzione e del Merito.

Merito, una parola che i cattocomunisti vorrebbero cancellare dal dizionario, tanto per i giovani quanto per i vecchi.

02 luglio 2024

La Francia fa emergere i limiti del doppio turno

Il Presidente del Senato, scatenando le solite reazioni belluine dei cattocomunisti, recentemente ha sollevato la questione se sia opportuno continuare con il doppio turno per l'elezione dei sindaci (sottolineo che è SOLO per l'elezione dei sindaci e non anche dei presidenti di regione).

Le elezioni in Francia del 30 giugno e i miserabili pastrocchi che stanno cercando di fare in vista del secondo turno del 7 luglio, rispondono meglio di ogni "costituzionalista" emerito e celebrato dalla stampa rossa al perchè dovremmo dimenticare il doppio turno.

Il principio del doppio turno sarebbe quello di coniugare stabilità con rappresentatività.

Si dovrebbe raggiungere una maggioranza stabile e, nel contempo, rappresentativa della reale maggioranza degli elettori.

In realtà se il primo turno è utile ai partiti per contarsi, la settimana (o le due settimane nel caso italiano dei sindaci) servono a stringere i peggiori e più immondi accordi di potere, di scambio.

Per ottenere l'appoggio dei candidati arrivati terzi, si ribaltano o si accantonano le proposte che erano state presentate al voto degli elettori, si spendono parole e si fanno promesse per dare incarichi a questo o quello, compensativi per la loro rinuncia alla battaglia politica a prescindere da ogni valutazione di merito.

Non si raggiunge così alcuna stabilità di governo, ma solo l'immobilismo dovuto al contrappeso tra dare e avere tra partiti, con l'aggravante di un doppio costo, quello dell'immobilismo che non consente di sviluppare un progetto di governo e quello del clientelismo compensativo verso chi ha rinunciato per far convogliare i propri voti sul miglior offerente.

E qui c'è l'ulteriore dimostrazione che il doppio turno è nocivo.

Si trattano gli Elettori come mandrie.

Il candodato che per settimane ha blandito, promesso, assicurato di svolgere un compito, di sostenere idee e progetti, si trasforma nel padrone che sposta i "suoi" voti esclusivamente in cambio di un vantaggio personale.

Perchè gli Elettori dovrebbero automaticamente spostarsi secondo le indicazioni del candidato che hanno votato al primo turno ?

Lo farebbero solo quelli che hanno qualcosa in ballo, qualcosa in gioco, qualcosa da guaagnare o perdere e, allora, non ci sarebbe alcuna nobiltà nella politica che sarebbe sempre e comunque con la "p" minuscola.

Se due candidati hanno la possibilità di convergere su un programma di compromesso, lo facciano da subito, per poter presentare agli Elettori quel programma sul quale chiedere il voto e che non cambia in una sola settimana tra un voto ed un altro.

Il sistema italiano delle coalizioni è di gran lunga migliore di quello francese del doppio turno, perchè le coalizioni concordano preventivamente un programma da realizzare in caso di vittoria e gli elettori si aspettano che quel programma venga realizzato, in tutto o in parte, ma che non sia rimescolato in una settimana solo per accattivarsi il voto di una parte che si era presentata con altri programmi, magari opposti.

Come in Francia dove Macron, pur di impedire che si costituisca una maggioranza omogenea, ha aperto ai sostenitori della patrimoniale, delle tasse, dell'assistenzialismo, dell'immigrazionismo.

Io voglio sperare che gli elettori francesi abbiano sufficiente giudizio per non lasciarsi trattare come una mandria condotta al macello e giudichino con la loro testa cosa significa adeguarsi alle scelte della desistenza tra gli pseudo liberali di Macron ed i socialcomunisti di Melanchon.

Quale governo potrebbe mai uscire da una situazione bloccata, senza una maggioranza omogenea ?

Potrebbe essere solo un governo debole, frequentemente impallinato in parlamento e incapace di costruire un qualsivoglia progetto.

Le storture del doppio turno sono tutte davanti ai nostri occhi, non si ottiene nè stabilità, nè rappresentatività, ma solo una serie continua e senza fine di accordi più o meno sottobanco, di spartizione dei ruoli più lucrativi senza alcun riguardo per quello che è l'interesse da perseguire, l'interesse comune che richiede scelte chiare, che siano portate a conoscenza degli Elettori prima del voto e che non siano soggette a revisioni successive al voto espresso che deve essere un mandato vincolante per ogni eletto.


01 luglio 2024

Never complain, never explain

Un lettore de La Verità, con una sua lettera pubblicata oggi, ha in poche parole indicato la strada al Centro Destra richiamando una regola di Casa Windsor puntualmente applicata dalla Regina Elisabetta II: "never complain, never explain", cioè mai scusarsi, mai spiegare.

Il lettore, che dimostra di essere un conoscitore della Politica, quella con la "P" maiuscola, conclude citando una frase di Sir Winston Churchill che raccomandava di non accontentare l'opposizione, perchè tanto non sarebbe mai stata soddisfatta.

Le due citazioni molto "British" sono riferite al comportamento che dovrebbe tenere la Maggioranza di Centro Destra davanti alla canea che, ad ogni flatulenza di stampa o giudiziaria, scatenano (o vorrebbero scatenare) i cattocomunisti.

Nella fattispecie le citazioni arrivano dopo la ridicola "indagine"di "stampa", eseguita con i discutibili metodi dello spionaggio dal buco della serratura, che ha scatenato colonne di piombo per qualche frase definita antisemita e per qualche saluto romano.

Purtroppo i dirigenti di Fratelli d'Italia non conoscevano la regola Windsor e non l'hanno applicata, distinguendosi nello stracciarsi le vesti contro quelle frasi, invece di ignorare la canea rossa e occuparsi di cose serie.

Mi auguro che, almeno, conoscano Churchill e ne applichino il principio per cui, a fronte delle richieste assurde di punizioni, espulsioni, messa al bando della Gioventù Nazionale, NON accontentino l'opposizione tanto non ne sarebbe mai soddisfatta.

Mi auguro che la Meloni e tutti i suoi collaboratori, continuino ad ignorare le richieste di dichiararsi antifascisti, esattamento come fa il Generale Vannacci che, giustamente, ricorda che non è obbligatorio essere antifascisti.

Finora le opposizioni non hanno presentato una sola richiesta che vada nel senso dell'Interesse Nazionale, ma ha solo accampato pretese ideologiche fuori dal seminato e remato contro l'Italia.

Mai come oggi dovrebbero essere applicate le regole Windsor e Churchill.

Mai scusarsi, mai spiegare e mai accontentare una opposizione che non ne sarebbe mai soddisfatta.