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No alla deriva

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07 luglio 2024

La Destra che verrà

In attesa dell'esito dei ballottaggi francesi che, credo, siano attesi con maggior ansia dalle parti dei cattocomunisti che dalle nostre, la politica internazionale procede senza soste e la locomotiva sembra essere l'odiato (dai cattocomunisti) Primo Ministro Ungherese Victor Orban.

Dal primo luglio l'Ungheria, quindi il suo Primo Ministro, presiedono per sei mesi l'unione europea e Orban si è subito recato a Kiev (nessuno ha avuto nulla da ridire) e poi è volato a Mosca e qui si sono alzati i toni apocalittici dei guerrafondai che vogliono combattare la Russia, fino all'ultimo ucraino.

Avrei preferito se questo ruolo da mediatore fosse stato assunto dall'Italia ma, purtroppo, la nostra posizione internazionale è stata compromessa con Draghi e il suo trenino per Kiev con Macron e Scholze (e forse pure Sanchez).

Orban fa quello che dovrebbe fare qualsiasi persona di buon senso che ricopra un incarico che lo autorizzi a trattare con i belligeranti: cercare un compromesso per la pace.

Orban, puramente e semplicemente, supplisce alla cronica assenza, inutilità e nocività dell'onu e del suo segretario generale, che se ne sta chiuso nel suo ufficio a blaterare di palestinesi, invece di mettere il culo su un aereo e fare la spola tra Mosca e Kiev fino al raggiungimento di un accordo di tregua.

Ma Orban non guarda solo alla pace in Ucraina, ma anche al futuro di questa unione europea e, allora, ha preso l'iniziativa per costruire, mattone dopo mattone, una alternativa alla coalizione contro natura di popolari, socialisti, liberali e verdi (a mezzo sull'uscio).

Nel giro di poco tempo ha raggruppato i partiti nazionalisti di sette stati, in un numero sufficiente per fare un gruppo.

Presumo che lunedì, dopo il voto francese, vi aderiranno anche il Rassemblement National e la Lega, consentendo così a tale gruppo di superare i conservatori della Meloni e assestarsi al terzo posto.

Suppongo che, come sempre accade, l'attrattiva di un tale raggruppamento sia tale da poter catalizzare l'adesione di altri piccoli partiti.

Si realizzerebbe così una situazione in cui a fronte di una ammucchiata alla francese che comprende popolari, socialisti, liberali, verdi e sinistra estrema (quella dove vanno a braccetto Fratoianni e la Salis con Conte i cinque stelle) ci saranno due forti raggruppamenti di destra.

Il partito PIS polacco ha manifestato un certo imbarazzo nell'ipotizzare un accordo con la Von der Leyen e sembrava che fosse in procinto di uscire dal gruppo dei conservatori per unirsi a quello dei Patrioti.

Un nome che dovrebbe essere accattivamente anche per Fratelli d'Italia e se il PIS con FDI dovessero optare per aderire al gruppo inventato da Orban, allora il numero di seggi lieviterebbe, superando i socialisti al secondo posto e, con l'aggrgazione di partiti minori appartenenti alla stessa area, anche minacciare il primo posto di un partito popolare che sarebbe così isolato sulla destra dell'ammucchiata e in minoranza all'interno della stess, con i conseguenti mal di pancia tra i popolari più sani.

In questo quadro restano per ora sullo sfondo i partiti come l'Afd tedesca e gli eredi di Alba Dorata in Grecia, il cui apporto potrebbe essere determinante per caratterizzare politicamente e numericamente il gruppo.

Ma c'è anche una seconda visione e, cioè, l'opportunità che, pur rinunciando a puntare al gradino più alto del podio, i due gruppi di destra restino separati, accreditando i Conservatori come possibile forno alternativo, molto gradito ai popolari sani, rispetto a quello socialista e verde.

L'attivismo di Orban, alla fine, sta ottenendo quello che tante chiacchiere non hanno ottenuto in passato: mettere in crisi una struttura di potere autoreferenziale e che si alimentava con le sue stesse dichiarazioni.

Il cantiere messo in piedi da Orban (chissà se in collegamento con la Meloni che ha incontrato a Roma pochi giorni fa) sta quindi creando i primi frutti, mettendo, alla fine, con le spalle al muro la parte sana dei popolari che dovranno, alla fine, scegliere se stare con la Destra o se accucciarsi all'ombra protettiva dei cattocomunisti.

Con il rischio di subire lo stesso smottamento che hanno subito in patria Scholz e Macron.

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