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04 gennaio 2010

La costituzione ? Meglio riscriverla ex novo

Il ministro Brunetta è un socialista non pentito e questo non potrà mai consentirmi di riconoscermi nelle sue motivazioni, ma gli riconosco vari meriti.
Le sue esternazioni, mai “politicamente corrette”, increspano le acque sin troppo ferme della palude politica e, adesso, ha finalmente rotto il tabù che imponeva, a chiunque parlasse di riformare la costituzione, di precisare, come in una liturgia, che da modificare era la seconda parte e non la prima.
Finalmente anche la prima parte non è più intoccabile e allora diciamola tutta: la nostra costituzione deve essere riscritta ex novo e non rattoppata alla bene meglio togliendo una parola qui e aggiungendone una là.
La costituzione vigente risale ad un’epoca che, stante i cambiamenti intervenuti, appare più preistorica che solamente lontana.
E’ il frutto di un “lavoro” di due anni (1946-1948) da parte di una classe politica inesperta, proveniente o dall’esilio o dalla burocrazia.
Esponenti alquanto anziani dell’Italia prefascista e giovanotti che, spesso, si erano convertiti il 25 luglio 1943 (o addirittura il 25 aprile 1945) dopo magari aver insegnato “Mistica Fascista”.
Era un’Italia che usciva da una guerra persa che, per certi aspetti, aveva anche assunto la connotazione di guerra civile.
Era un’Italia che stava ancora sopportando l’occupazione militare nemica.
Ma, soprattutto, era un’Italia in cui emarginati gli eredi del Fascismo – che comunque aveva fatto la Storia Patria per 22 anni – e ignorata la marginale elite liberale ed azionista, era spartita tra due grandi filoni dogmatici e ideologici: i cattolici che avrebbero sostenuto la Democrazia Cristiana e i socialcomunisti che avrebbero dato vita al Fronte Popolare (diviso poi, dopo la sconfitta, in pci e psi).
E la costituzione risente tutta della paternità socialcomunista e della maternità cattolica.
E’ una costituzione che già con la caduta del comunismo e la successiva, ingloriosa, fine della Democrazia Cristiana sopravvive, come un simulacro rivolto al passato, ai suoi genitori, mantenendo ingessata la politica italiana perché era stata pensata proprio per impedire che una parte potesse avere la forza per informare ai propri ideali e valori la società italiana.
Siamo così arrivati, arrancando, al 1994 quando la discesa in campo di Silvio Berlusconi ha prodotto quella spinta al rinnovamento che andava ad aggiungersi alla forza ed allo spirito rivoluzionario della Lega.
Ma, ancora, la “costituzione nata dalla resistenza antifascista …bla …bla …bla …” si è dimostrata la palla al piede di ogni riforma efficace, brandita come un’arma da tutti coloro che non volevano che l’Italia voltasse pagina.
Pensiamo che solo nel 2005 fu abolita la XIII disposizione transitoria e finale che impediva ai membri maschi di Casa Savoia di rientrare in Italia, mentre è tuttora vigente l’anacronistica XII disposizione transitoria e finale che proibisce la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista.
Come se, dal 1948, dopo 62 anni, ci fosse ancora qualcuno che considera così debole la nostra democrazia da paventare la libera circolazione ed espressione delle idee.
Allora ben venga la provocazione del ministro Brunetta e allarghiamo il concetto a tutta la costituzione del 1948 il cui posto, ormai, è in una teca al museo archeologico del diritto, per scrivere una nuova Carta Fondamentale.
Una Carta breve, che possa essere studiata a memoria sin dalle scuole elementari, agile, contenente solo i principi e i valori ispiratori la comunità che vuole perpetuare la Nazione Italiana.
E, forse, sarebbe sufficiente un solo articolo che dicesse con chiarezza che la Libertà è il bene supremo e lo stato, uno stato che si rispetti, la deve garantire in ogni sua forma (pensiero, parola, scritti, associazionismo) anche nei confronti di chi dovesse esprimere opinioni difformi da quelle “codificate”, perché solo il voto, espressione della Sovranità Popolare, potrà decidere l’indirizzo della nazione e quali idee meritano di essere tradotte in leggi e quali dovranno ancora convincere la maggioranza sulla loro bontà.


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